Il grave errore del volo di Stato
Sentite, io lo ammetto, non mi è molto chiaro quel che succede in questo paese; o meglio, come diceva Barzini tutti sappiamo cosa sta succedendo ma nessuno sa come andrà a finire (mentre in Russia a detta dello stesso Barzini nessuno sa mai cosa stia accadendo ma come finisca è già scritto per la gioia dell’amico Putin). Si comincia col carabiniere collezionista di cimeli navali che si tiene in camerata la bandiera di guerra della Kriegsmarine, incidentalmente usata dai neonazisti nelle piazze e negli stadi: bottino di guerra strappato nei tafferugli all’Artemio Franchi? Nel dubbio mezzo paese insorge a difenderlo tutti trasformati da commissari tecnici della Nazionale a raffinatissimi battitori d’asta di memorabilia nautiche guglielmine da Sotheby nonché, popolo di notissimi babyboomer imboscati in fureria quando non militesenti per epidemia varicocelica con lontano parente mutilato ad Adua, impegnati a disquisire di regolamenti di disciplina, della differenza tra sanzione disciplinare e reato penale e poi, perdiana signora mia un po’di quel che ci vuole, la tutela della privacy in una camerata è sacrosanta!
Arriva il turno del Cav, uno che di pancia italica sa come nessun altro, che in una tranquilla serata preelettorale tra un mascara un po’ eccessivo e la solita prodigiosa ricrescita tricologica spara una frase, anzi, una “battuta” delle sue (e mai innocenti perché scemo almeno lui non è), che quasi sdogana la Buonanima (che di farsi sdoganare da un cav con la ricrescita scommettiamo non avrebbe avuto voglia): un idem sentire di non pochi italiani avviati verso le elezioni.
Da ultimo, diciamo, in un momento simile poteva mancare il contributo di casa Savoia che a far cose di cui non si sente necessità alcuna è somma maestra? E chi siamo noi per farci mancare qualcosa: rientra finalmente la regina (si dice amatissima) e pure il re per un eterno riposo sul sacro suolo. Solo che il re arriva su un volo militare di Stato e francamente questo parrebbe un po’ troppo a chi ha letto almeno un Bignami per la maturità; ma quando si vede qualcuno alzare il sopracciglio nonostante la benedizione quirinalizia (quel palazzo fa male alla salute dai tempi dei papi; alla nostra salute, intendo) ecco sollevarsi il coro dai candidi manti che per contrappasso quasi invoca il trasporto sull’affusto del cannone con corazzieri e pennacchi di prima classe perché, ma scherziamo? Lui, sempre lei signora mia! era un capo dello Stato!
Ora, io sul fascismo e zone limitrofe seguo, senza se e senza ma, due profondi conoscitori della materia: Renzo De Felice per primo, in particolare il suo volume “Gli Anni del Consenso”; e a seguire il massimo cultore della materia, Benito Mussolini, la cui frase più celebre per quanto mai dipinta su un muro recita che lui, il fascismo, non lo ha inventato ma lo ha cavato dall’animo degli italiani.
Un paio di osservazioni quindi potrebbero non stonare. La salma del re non era in esilio, poteva rientrare dal 1947 visto che la Costituzione si applica ai vivi: era la famiglia reale contraria perché lo voleva tumulato solo e soltanto al Pantheon e questo pareva un filino eccessivo. Ora, posto che non mi crea alcun problema il rientro dei morti come non me lo creò quello dei vivi, che significato ha per il Quirinale il rientro con un volo di Stato del suo ex inquilino? Perché un volo militare se si è voluto mantenere il massimo riserbo ai più alti livelli? Implica qualche tipo di riconciliazione nazionale o riconoscimento postumo al ruolo della Sciaboletta delle leggi razziali che con solerte cerchiobottismo si fa ma non si dice? Perché, guardate, sul fascismo e zone limitrofe, e la monarchia ne è stata politicamente parte integrante fino al Luglio prima dell’8 Settembre, non si può scherzare e se quel volo è di Stato allora lo posso considerare una estradizione e non ho alcuna difficoltà, come fece qualche volta la Chiesa Romana Cattolica, ad attendere per la salma il processo per Alto Tradimento con ampia facoltà di prova storica: a difesa della memoria dei miei nonni e degli zii che non ho conosciuto perché rimasti da alpini tra la Grecia e la Russia senza trovare, loro, uno straccio di aereo con cui rientrare.
Si deve rileggere il fascismo e la nostra storia anche senza gli occhiali del mito del 25 Aprile ma non si può pensare di accettare silenziosamente né gli sdoganamenti né i rimpatri senza che la storia e gli italiani ne diano un giudizio condiviso.
Senza esso non vacilla il voto di maturità, che sarebbe comunque un atto dovuto di una scuola seria, ma i fondamenti stessi della politica, del suo interpretare il liberalismo come sofferta, difficile strada di emancipazione individuale e collettiva dalle sciagure del secolo scorso. Se passa tutto, dalle bandiere al volo di Stato ai treni puntuali allora è vero che la borghesia italiana, per le molte paure che oggi ne agitano l’anima, sta di nuovo precipitando verso il trade off tra sicurezza e libertà, la prima a costo della seconda. Io invece sto con Popper, tollerante con tutti ma non con chi è (o è stato) intollerante con la libertà: spero di non trovarmi troppo solo perché l’aria che tira non mi rassicura per nulla e dopo le elezioni ne vedremo delle belle. Ma anche fossi solo….
6 Commenti
Devi fare per commentare, è semplice e veloce.
Bel pezzo! Davvero
troppo gentile, anche il suo!
il problema è lo sdoganamento mediatico del neofascismo a reti unificate
Complimenti. Vorrei aggiungere che mi piacerebbe che qualcuno si alzasse e dicesse “Sono stato io a decidere l’aereo di Stato”, cioè se ne assumesse la responsabilità politica. Invece no, siamo davanti ad una scelta per cui non possiamo biasimare o applaudire alcuno.
Eccellente
noi col fascismo non abbiamo fatto i conti