Il KwaZulu-Natal, ultima grande monarchia nera

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4 Gennaio 2022

Nonostante siamo cresciuti in una cultura eurocentrica, sappiamo oramai che ai tempi dei Romani e dei Greci, in Africa, fiorivano grandi civiltà guidate da monarchie ultra-centenarie. L’espansione del deserto del Sahara, il colonialismo e la tratta degli schiavi hanno cancellato quasi tutto. Il popolo Zulu è un’eccezione straordinaria e complessa, specie a causa del fatto che la Repubblica Sudafricana nata dalle ceneri dell’Apartheid, ha concesso alla monarchia Zulu (che di per sé è di stampo assolutistico) non solo di sopravvivere e di ricevere un sostegno economico da parte dello Stato – come succede anche alle case regnanti europee che, quasi tutte, hanno ceduto quasi tutti i poteri ai rispettivi parlamenti – ma di continuare a svolgere un ruolo politico e sociale ed attivo.

Il centro della monarchia si trova nella Provincia del KwaZulu-Natal – la regione forse più bella ed intatta dell’enorme paese africano, quella in cui l’organizzazione tribale è in grado di opporsi vittoriosamente alle decisioni politiche dello Stato e che, anche quando è costretta ad accettare le decisioni della giustizia sudafricana, trova un modo per eluderla. Questo fatto, che dal punto di vista antropologico culturale è affascinante, dal punto di vista politico crea un’instabilità che rischia continuamente di sfociare nella violenza. Questo è stato impedito per quasi mezzo secolo dal fatto che il Re Goodwill Zwelithini avesse accordi saldissimi con la ANC e la IFP (il principale partito di opposizione sudafricano, fondato dal Re degli Zulu per avere una presenza istituzionale). Alla sua morte, il tappo è saltato, ed oggi il KwaZulu-Natal è una bomba innescata che rischia di esplodere in qualsiasi momento.

Il motivo per il quale ciò accade nel KwaZulu-Natal è etnico. I neri del Sudafrica si dividono principalmente in Nguni[1], Sotho[2], Shangaan-Tsonga[3] e Venda[4]. Gli Nguni, che rappresentano quasi i due terzi della popolazione nera, si dividono in quattro gruppi distinti: gli Nguni settentrionali e centrali (i popoli di lingua Zulu), i Nguni meridionali (i popoli di lingua Xhosa), gli Swazi dello Swaziland e delle aree adiacenti e gli Ndebele della Provincia Settentrionale e del Mpumalanga[5].

Da tre secoli queste etnie hanno raggiunto un accordo su una comune monarchia – e questo accordo, sostanzialmente, sopravvive. Tutte le tribù hanno le stesse caratteristiche: sono stanziali e, quando i loro Imizi (fattorie familiari) crescono troppo a causa della prole, allora costruiscono un Kraal (ovvero un recinto per gli animali in comune)[6], che diventa il centro di un villaggio. Ogni Kraal, una volta raggiunto un certo numero di abitanti, elegge il suo nKhosi, che non è un nobile, ma è il delegato a rappresentare il Kraal nell’amaKhosi (ovvero l’assemblea dei Kraal di una certa regione geografica)[7] che, a loro volta, nominano degli Imbizo, che negli anni porteranno la voce dei villaggi fino alla Corte del Re[8].

La fondazione del Regno e la guerra con i Boeri

Il re Shaka, in una ricostruzione cinematografica del 1986, interpretato dall’attore Henry Cele[9]

La monarchia Zulu nasce all’inizio del 19° secolo grazie alle guerre condotte dal Re degli Nguni, Sigidi kaSenzangakhona, detto Shaka (o Tshaka): il bastardo – un soprannome ottenuto da bambino[10] poiché nato da una principessa orfana ed uno nKhosi in disgrazia[11]. Scacciato dal suo Kraal insieme ai genitori (il loro matrimonio non era valido secondo le regole della tribù dei Mthethwa) con cui vivevano[12], si arruola nel reggimento iziCwe distinguendosi per l’abilità e la totale mancanza di pietà[13]. Divenuto il favorito del Re Dingiswayo, Shaka ottiene l’appoggio per usurpare il trono ai suoi eredi, e diviene capo degli Zulu quando Dingiswayo viene catturato e ucciso, nel 1818, in una guerra tribale[14]. Shaka lo vendica, annettendo l’intera regione del Natal e dello Swaziland[15].

Shaka fonda una nuova capitale, KwaBulawayo[16], e praticando una politica di sterminio e razzie (si parla di oltre un milione di morti), arricchisce e rende leale il suo popolo[17]. Quando, nel 1824, sbarcano i primi inglesi decisi a colonizzare l’area, l’esercito britannico evita qualsiasi scontro, stringendo accordi di cooperazione[18]. Nasce così, a due giorni di cavallo da KwaBulawayo, la prima città europea: Port Natal, più tardi ribattezzata Durban[19]. Shaka non romperà mai la pace con gli inglesi[20], ma questo non cambia il suo destino: quando, nel 1827, muore sua madre, Shaka la seppellisce insieme a dieci ragazze vive ed ordina l’esecuzione di oltre 7000 sudditi considerati non sufficientemente addolorati[21]. Il 22 settembre 1828 una delle sue guardie del corpo lo ammazza a coltellate[22].

Shaka lascia un’enorme eredità: ha trasformato un piccolo ed insignificante regno Zulu in una delle dinastie più potenti della storia africana che conta, alla sua morte, più di 250’000 sudditi[23]. La sua figura leggendaria ha ispirato romanzi e studi storici ed è ancora oggi la base del re degli Zulu. Muore nel momento in cui nel Transvaal si rafforza la comunità Boera (dall’olandese buuren, cioè contadini), un popolo composto da migranti di origine olandese, tedesca e ugonotta, arrivati per la prima volta nel 1652, quando al Capo di Buona Speranza nasce il primo scalo per il rifornimento delle navi commerciali che uniscono l’Olanda alle colonie delle Indie orientali[24]. Costretti dalle vessazioni inglesi a lasciare Cape Town, i Boeri, attorno al 1835, si spostano nel Transvaal ed entrano in contatto con gli Zulu[25]. Re Dingaan, successore di Shaka, massacra 70 pastori che si erano presentati per negoziare l’acquisto di terre per il popolo Boero, perché teme che l’incontro sia una trappola[26].

Scoppia la guerra: Dingaan marcia alla testa di 15’000 uomini contro gli insediamenti Boeri ai piedi dei monti Drakensberg uccidendo chiunque si trovi sul loro cammino, donne e bambini compresi[27]. I boeri contrattaccano e vengono sconfitti alle porte della vecchia capitale di Mgungundlovu[28]. Il 12 agosto 1838 si arriva allo scontro finale. I boeri, comandati da un ufficiale di carriera, Andries Pretorius[29], si attestano sulle rive del fiume Ncome e aspettano, pazienti: stavolta hanno fucili e cannoni, mentre gli Zulu hanno solo lance e vecchi moschetti ad avancarica, e tremila di loro lasciano la vita in quella che verrà chiamata la battaglia di Bloedrive (fiume di sangue)[30]. Da allora in poi Dingaan si limita a scaramucce difensive, e il 20 dicembre 1838 Pretorius entra trionfalmente a Mgungundlovu[31].

Mpande, fratello di Dingaan, si schiera con i Boeri e, nella battaglia di Maqongqo, il 29 gennaio del 1840, insieme a Andries Pretorius[32], viene sconfitto, deposto ed ucciso mentre scappa nello Swaziland[33]. Mpande è ora Re, ma di un regno piccolo, paragonabile alle riserve degli indiani d’America, ed è sottoposto alle leggi boere[34].

Le guerre inglesi contro i Boeri e contro gli Zulu

Una scena di battaglia della seconda guerra boera (1899-1902) disegnata da R. Caton-Woodville[35]

La pace finisce quando i due figli di Mpande, Cetshwayo e Mbulazi, si affrontano alla testa di due fazioni che, nel 1856, si scontrano nella battaglia di Ndondakusuka Kraal[36]. Vince Cetshwayo e Mpande, sentendosi minacciato, chiede aiuto agli inglesi[37]. Un funzionario britannico, Theophilus Shepstone, convince Cetshwayo a giurare lealtà a suo padre e rinunciare al trono fino alla morte di Mpande, nel 1873[38]. Questo accordo costituisce la base per quelli successivi che, riconoscendo la supremazia militare inglese, convinceranno gli Zulu ad entrare a far parte dell’Unione del Sudafrica[39]. Una pace tradita dagli inglesi nel 1879, e che porta all’annientamento dell’esercito Zulu e l’annessione violenta dei territori controllato da Cetshwayo[40].

Un’annessione pagata cara: nella battaglia di Isandlwana 25’000 guerrieri Zulu massacrano la guarnigione inglese di 1350 uomini[41]. Londra invia un esercito enorme che, il 4 luglio del 1879, annienta l’esercito di Cetshwayo[42], che viene catturato e costretto all’esilio[43]. Il nuovo governatore, Garnet Worseley, divide il Sudafrica in 13 province, per ciascuna delle quali nomina uno nKhosi di sua preferenza, sperando in questo modo di sbriciolare la resistenza[44]. Ottiene il risultato opposto: la sua scelta ricade su traditori, funzionari corrotti e disertori[45], e ciò porta il paese di nuovo sull’orlo della guerra civile[46].

A mediare viene chiamato Cetshwayo, che rientra nel KwaZulu-Natal nel gennaio del 1883[47]. L’operazione si rivela un fallimento: il suo avversario, Zibhebhu, vince la guerra[48] e costringe Cetshwayo a fuggire ancora[49]. Il re muore l’8 febbraio 1884, avvelenato[50]. Suo figlio, Dinuzulu, quindicenne, eredita il trono e si allea con i Boeri, promettendo loro terre in cambio di aiuto. Rimane in carica fino alla morte, avvenuta nel 1913, ma pur ottenendo un trattato di pace accettabile, e l’esecuzione dei capi della ribellione uSuthu[51], perde ogni indipendenza. Quando suo figlio, Solomon kaDinuzulu, sale sul trono, ha perso qualsiasi potere, e viene considerato alla stregua degli altri nKhosi[52].

Dopo la scoperta della miniera di diamanti di Kimberley, nel 1872, Boeri ed inglesi si scontrano[53]. L’alleanza tra Zulu e Boeri produce un risultato sorprendente: alleati perché percepiti come indigeni, mentre gli inglesi sono gli invasori[54]. La rabbia boera porta ad uno scontro che, nel febbraio del 1881, vedrà la sconfitta inglese a Majuba Hill[55]. Ciò non ferma l’ondata di ingegneri, cercatori d’oro e commercianti che, dopo ulteriori scoperte minerarie nel Transvaal, a partire dal 1884 porta migliaia di migranti da ogni parte del mondo[56]. I boeri si rifiutano di concedere loro la cittadinanza[57]. Gli “Uitlander” (stranieri) che fondano decine di villaggi, si rivoltano, ma la loro ribellione viene soffocata nel sangue nella primavera del 1896[58].

I migranti vengono difesi dalla Corona britannica. Dopo una serie di schermaglie ed ultimatum, le due province boere del Transvaal e dello Stato Libero di Orange decidono di dichiarare nell’11 ottobre 1899 la “seconda guerra anglo-boera”[59]. Dopo una serie di battaglie sanguinose, che dapprima sembrano vedere i boeri vicini alla vittoria e, infine vedono gli inglesi conquistare tutte le terre boere[60], questi ultimi passano alla guerriglia[61], che verrà repressa con la devastazione di oltre 30’000 fattorie e 40 villaggi[62], migliaia di prigionieri torturati[63]e costruzione di 18 campi di concentramento in cui, in pochi mesi, moriranno 42’000 civili[64]. Il 31 maggio 1902 il Trattato di Vereeniging sancisce la nascita dell’Unione del Sudafrica come colonia inglese[65] e concede ai boeri, in cambio della resa, la restituzione dei villaggi ed una sovvenzione di 3 milioni di sterline (circa 175 milioni di sterline di oggi) per la ricostruzione[66]. In tutto questo, Re Mpande degli Zulu si mantiene equidistante, e rifiuta di farsi coinvolgere nella guerra[67].

Durante e dopo gli anni dell’Apartheid

Foto che ritrae uno dei danti avvisi che dettano le regole comportamentali durante l’apartheid[68]

Dal 31 gennaio 1906, la Commissione per la delimitazione delle terre[69] assegna due quinti delle terre dello Zululand ai bianchi. Gli occupanti Zulu diventano affittuari, oppure vengono deportati nelle riserve[70]. Il malumore continua, specie dopo la decisione del governo di Pretoria di aprire il Sudafrica ai migranti cinesi, ma tutto si limita a sporadici atti di violenza[71]. Nel 1892 viene introdotto il Franchise and Ballot Act, che limita ai neri il diritto al voto[72]. Nel 1894, con il Natal Legislative Assembly Bill del 1894, queste limitazioni vengono estese agli immigrati indiani[73]. Nel 1905 il diritto di voto viene cancellato del tutto nel 1905 con il General Pass Regulations Bill[74], cui segue l’umiliante Asiatic Registration Act (1906): d’ora in poi neri ed indiani devono avere sempre con sé un lasciapassare, pena multe severissime[75].

Nel 1902 Abdullah Abdurahman fonda l’African Political Organization (APO)[76], che rappresenta i meticci e la comunità di colore. Nel 1910, con la promulgazione del South African Act, iniziano gli anni del segregazionismo razziale[77], controllato dal partito bianco al potere, il South African Party (SAP) di Louis Botha[78]. Nel 1911 viene varato il Mines and Works Act che riserva miniere e ferrovie ai soli lavoratori bianchi[79]. Nel 1913 è la volta del Natives Land Act che impedisce il possesso e l’affitto da parte dei neri delle terre al di fuori delle riserve designate[80]. Nel 1923 il Natives (Urban Areas) Act definisce i neri urbani come “soggiornanti temporanei”, benvenuti solo nella misura in cui servano “ai bisogni della popolazione bianca”[81].

I neri fanno ciò che possono: l’8 gennaio 1912 nasce il Congresso Nazionale dei Nativi Sudafricani (SANNC), che vuole riunire tutti i neri nella difesa dei loro diritti[82]. Dopo la Prima Guerra Mondiale le leggi razziali vengono inasprite[83], per cui la crescita economica ed industriale degli anni seguenti si avvale oramai non di operai, ma di schiavi[84]. I neri devono frequentare scuole, università, luoghi sportivi, mezzi di trasporto separati, ed hanno il divieto di avere rapporti sessuali con i bianchi – ed il South African Communist Party (SACP) viene messo al bando: molti suoi esponenti confluiranno nella ANC[85].

Gli Zulu sono allo sbando, schiavizzati nelle townships, baraccopoli che sorgono nelle periferie delle città dei bianchi, dove lavorano come servi o minatori[86]. I neri sono divisi: la maggior parte di loro aderisce alla ANC, gli Zulu aderiscono ad una società segreta, chiamata Inkatha, che solo nel 1990 diventerà un vero e proprio partito della monarchia (Inkatha Freedom Party), il cui programma è la restaurazione del regno creato da Shaka[87]. Paradossalmente, essendo più interessato all’identità Zulu che al bisogno di libertà ed eguaglianza, Inkatha sarà un temibile alleato della SAP dei bianchi[88]. La lotta tra Inkatha e ANC costa 20’000 morti e termina solo con le prime elezioni democratiche del 1994, e grazie al carisma di Nelson Mandela[89].

Quando Madiba vince le elezioni presidenziali, lui e De Klerk hanno di fronte un compito apparentemente impossibile: trasformare 300 anni di guerra tribale nella storia di un solo popolo, e farlo attraverso il perdono e l’empatia reciproca. La nuova Costituzione riflette questo sforzo e, seguendo la mentalità nera, prevede una Repubblica Parlamentare, ma con la singolarità di avere la figura del capo di Stato e quella di Governo coincidenti[90]. La prima misura, prima ancora delle nuove leggi a favore dei neri, è stata quella di cancellare le odiose divisioni geografiche volute dagli inglesi, prime fra tutte le riserve[91].

Oggi il Sudafrica è uno Stato federale che conta nove province autonome, una delle quali, Il KwaZulu-Natal, è popolata per quasi quattro quinti dall’etnia Zulu, ed ha una struttura amministrativa diversa dalle altre province, poiché è di tipo monarchico: la provincia nasce ricalcando i confini della repubblica boera, unificando il bantustan di KwaZulu (istituito nel 1970) e la provincia del Natal. Accanto al parlamento provinciale, democraticamente eletto, la Provincia ha un capo dello Stato nominato per successione dinastica: Re Goodwill Zwelithini kaBhekuzulu, che rimane in carica fino a 72 anni quando, il 12 marzo 2021, muore di Covid[92].

Il Presidente Jacob Zuma con il Re Zulu Goodwill Zwelithini[93]

La Costituzione mediata da Madiba regala a Zwelithini un vero regno, inserito come tale, nel 1996, al Capitolo 12, che riconosce il ruolo politico ed istituzionale del re degli Zulu e ne limita i poteri, lasciando alla democrazia quelli della gestione della giustizia, della difesa e dell’indirizzo economico[94]. L’ANC accorda un posto di ministro degli interni nel primo Governo di Unità Nazionale al capo Mangosuthu Gatsha Buthelezi, ex capo dell’Assemblea legislativa del KwaZulu e leader della IFP (Inkatha Freedom Party)[95]. Non è una scelta casuale: Zwelithini è il Re, ma Buthelezi è da sempre il suo più grande avversario, perché il primo è interessato solo al ripristino delle tradizioni precoloniali, mentre il secondo, all’interno di un sistema democratico, si batte per una situazione di quasi indipendenza del KwaZulu-Natal – che vuol dire basta sovvenzioni alla Casa Reale[96].

Nel 1975 Buthelezi aveva accusato Zwelithini di ingerenza nella politica della IFPO e della ANC, e nel 1979 addirittura di cospirare per rovesciare la democrazia insieme al Governo del Mozambico[97] e di tentare di sostituire un suo uomo, Mhlabunzima Maphumulo, a capo dell’intero Sudafrica[98]. Buthelezi, come capo dell’Assemblea Legislativa, gli abbassa lo stipendio – un insulto sanguinoso[99], che costringe il governo del SAP, per evitare una guerra civile, a imporre a Buthelezi di smetterla[100].

Il 28 marzo 1984 i leader IFP Themba Khoza e Humphrey Ndlovu organizzano una manifestazione contro l’Apartheid. Migliaia di zulu si dirigono verso il centro di Johannesburg, una parte di loro si avvicina al quartier generale della ANC, la Shell House. Qualcosa va storto, si spara, muoiono 19 manifestanti Zulu[101]. Secondo la ANC dalla Shell House si è sparato per difesa, ma questa tesi viene smentita dalla Commissione d’inchiesta[102]. Nel giugno 1995, la ANC e l’allora presidente Nelson Mandela ammetteranno di aver dato l’ordine di sparare[103]. Gli undici membri dell’ANC, responsabili delle uccisioni, verranno amnistiati[104].

La controversia, però, rimane, ancora più esacerbata. Un incontro tra il capo Buthelezi, il re Zwelithini, ed i partiti, fallisce miseramente[105]. Buthelezi richiede una mediazione internazionale: l’intervento del diplomatico keniano Washington Okumu, che riuscirà nella riconciliazione[106]. Lo farà accettando clausole segrete, di cui si saprà solo anni dopo, e che hanno cambiato per sempre la faccia del KwaZulu-Natal: alla IFP viene accordato il ruolo di partito monarchico ed alcune modifiche costituzionali che rafforzano il ruolo di Re Zwelithini a discapito delle intrusioni di Buthelezi – ma la chiave dell’accordo è la creazione di un fondo reale che amministri milioni di ettari di terra, una richiesta tenuta segreta alla ANC ed all’opinione pubblica[107]. L’accordo lo firma De Klerk, che mette Madiba di fronte al fatto compito: è finita la guerra civile, ma è nato l’Ingonyama Trust[108].

Il 28 aprile 1994 la vince ANC con il 62,65% dei voti, e Mandela forma un Governo di Unità Nazionale[109]. La redistribuzione delle terre passa sotto il controllo dello Stato, tranne quella del KwaZulu-Natal: in base alla legge 3KZ del 1994, circa 2,8 milioni di ettari (il 26,9% del territorio della provincia, un territorio grande come l’Inghilterra) diventano un fondo con il re Zulu come unico fiduciario[110]. Zwelithini viene così liberato dall’influenza che Buthelezi possedeva sulle sue entrate[111].

L’Ingonyama Trust

La pianta delle terre assegnate all’Ingonyama Trust con la legge del 1994

L’accordo viene reso noto dopo le elazioni, e produce reazioni infuriate. Ma oramai la pace è fatta, Mandela è presidente e tutti sono d’accordo nel voler calmare le acque[112]: L’Ingonyama Trust entra in vigore il 2 ottobre 1998. Secondo l’Ingonyama Trust Amendment Act 9[113] il fondo fiduciario è amministrato dal Re assieme ad otto membri nominati dal Ministro dell’Agricoltura, della Riforma Agraria e dello Sviluppo Rurale del Governo Nazionale, previa consultazione con il Re, il premier del KwaZulu- Natal ed il presidente della KwaZulu-Natal House of Traditional Leaders[114]. Ai neri che vivono in questi terreni viene rilasciato un certificato di diritto all’occupazione (PTO)[115], ma i proventi della terra sono ora amministrati dal Re: “Ingonyama (il Re) è l’unico amministratore fiduciario della terra […] la terra del Trust spetta al Re come fiduciario per conto dei membri delle comunità”[116].

Uno degli scopi del Trust è quello di creare un ceto di nobili (gli amaKhosi), che percepiscono parte dei proventi e possono quindi vivere di queste decime[117]. La gran parte di queste terre sono state espropriate ai bianchi grazie all’art.25 della Costituzione: “Una persona o una comunità la cui forma di possesso della terra è legalmente insicura a causa di precedenti leggi o pratiche discriminatorie razziali ha diritto, nella misura prevista da una legge del Parlamento, a un possesso che è legalmente sicuro o a un risarcimento comparabile”[118]. Le terre passano all’Ingonyama Trust e, col tempo, aumentano di valore, facendo aumentare enormemente la ricchezza ed il potere di Re Zwelithini, specie quando questa terra viene ceduta per lo sfruttamento minerario.

Dopo un quarto di secolo, tensioni e scandali relativi all’Ingonyama Trust Board (ITB), ovvero il Consiglio di Amministrazione dell’Ingonyama Trust[119], sono finiti in Tribunale, ma la contraddizione costituzionale iniziale impedisce che si arrivi a qualsivoglia soluzione. L’equivalenza del potere del Re e dello Stato porta a giudizi contro ITB che, poi, il Re non adempie – cosa che non fa che aumentare la rabbia, la frustrazione e le violenze tra le diverse tribù. Per questo motivo, un rapporto federale pubblicato il 21 novembre 2017 chiede l’abrogazione del concetto di PTO e la sua sostituzione con completi diritti di proprietà, accusando l’ITB di “incoraggiare” gli occupanti a cedere i propri diritti legati al Permission to Occupy (PTO) in cambio di contratti di locazione, il che trasforma i contadini nuovamente in schiavi[120].

Nell’ottobre del 2018, il revisore generale Kimi Makwetu accusa il consiglio di amministrazione di Ingonyama Trust di non aver fornito documenti giustificativi relativi ad un terreno per un valore di 1,08 miliardi di rand (circa 60 milioni di euro)[121]. Nel novembre del 2018 il Council for the Advancement of the SA Constitution (CASAC), un’organizzazione per la difesa della Costituzione[122], in collaborazione con il Movimento delle donne rurali nel KwaZulu-Natal, denuncia il fatto che circa 5 milioni di residenti nei terreni fiduciari sarebbero stati costretti sotto minaccia[123] a stipulare contratti di locazione ed a pagare affitti al Re[124].

Si parla di cifre imponenti: 71 milioni di rand nel 2015, 96 milioni di rand nel 2016 e 107 milioni di rand nel 2017 (quasi 6 milioni di euro)[125]. Molti residenti, soprattutto donne, nell’impossibilità di pagare, sono stati illegalmente sfrattati[126]. Alcune terre sono state espropriate e cedute in affitto a società minerarie, dalle quali si esigono royalties per lo sfruttamento del sottosuolo[127]. Niente male per dei terreni che gli occupanti possiedono per diritto Costituzionale, considerando poi che le locazioni illecite sono state stipulate a partire almeno dal 2007[128].

Una ricerca del Land and Accountability Research Center dell’Università di Cape Town punta il dito sui leader tradizionali che avrebbero usato la loro posizione per vessare i propri sudditi[129]. Nel settembre 2020, il ministro dell’agricoltura Thoko Didiza, avvia un’indagine sugli affari finanziari dell’ITB e sul suo presidente, Jerome Ngwenya, accusato di essersi arricchito illecitamente[130]. Nel gennaio 2021 Il revisore generale del Sudafrica (AGSA) Thabo Ditodi commenta i risultati dell’inchiesta: procedure scorrette nella gestione delle forniture, spese irregolari, nessun controllo sul conflitto di interesse, appalti ottenuti senza richieste di preventivi[131].

King Goodwill Zwelithini al KwaKhethomthandayo Royal Palace a KwaNongoma[132]

L’11 giugno 2021 l’Alta corte di Pietermaritzburg emette una sentenza contro le pratiche di locazione[133]: i giudici affermano che ITB agisce in aperta violazione della Costituzione[134]. I magistrati lamentano che il comportamento del ministro per lo sviluppo rurale non sia mai intervenuto per interrompere tali pratiche, come invece avrebbe dovuto[135]. La Corte inoltre condanna ITB a restituire ai residenti le somme sottratte illecitamente attraverso i contratti di locazione[136].

Oltre alle rendite illegali di locazione, fino al 2017 il re Zwelithini riceve dal Governo un emolumento annuale di 58,8 milioni di rand, aumentati a 65,8 milioni di rand nel 2018 (3,65 milioni di euro); nel 2020 viene annunciato un nuovo aumento di di 4,5 milioni di rand e la cifra arriva a 71,3 milioni di rand, l’equivalente di oltre 5 milioni di dollari[137]. Nessuno ha mai chiesto al re di rendicontare l’uso di questi soldi[138].

La pioggia di soldi continua. Nel 2013 vengono stanziati 20 milioni di rand per la manutenzione dei palazzi della famiglia reale, e non si sa in che modo siano stati utilizzati[139]. Secondo il Sunday Times nel 2014 sono stati stanziati 10,3 milioni di rand per i palazzi reali, 2,2 milioni di rand per gli stipendi delle sue sei mogli, 2,5 milioni di rand per le spese di viaggio e un milione di rand per l’istruzione dei suoi 26 figli – che ovviamente frequentano le migliori scuole private[140].

Il suo matrimonio con Zola Mafu nel 2014 è costato ben 4 milioni di rand, poi ha speso 130’000 rand di denaro pubblico in torta e posate per il suo 66° compleanno[141]. Nel 2018 il governo provinciale ha speso 15 milioni di rand per rinnovare le sue residenze[142], 7 milioni di rand in riparazioni e ristrutturazioni nel solo palazzo di Kwakhangela – 1 milione di rand solo per i tappeti[143]. La cascata non finisce con la morte di Zwelithini: il premier del KwaZulu-Natal, Sihle Zikalala, consegna nel dicembre 2020 sei auto di lusso alle regine, in feroce lotta tra loro per la successione, e promette di portare avanti i progetti ciclopici per la ristrutturazione delle residenze della monarchia[144].

Un laboratorio a cielo aperto

Luglio 2021: la più grande città del KwaZulu-Natal, Durban, in preda alle fiamme dopo i disordini legati alla successione di Re Zwelithini ed all’arresto dell’ex presidente Jacob Zuma[145]

È evidente che lo Stato è troppo debole nei confronti della monarchia, ed il governo della provincia, figlio di un accordo stentato tra una ANC corrotta e senza figure di spicco ed una IFP fedele al Re, impedisce che si risolvano i problemi. L’effetto di tutto questo è l’anarchia, la crescita di influenza delle gangs criminali, una profonda divisione fra le tribù (ogni nKhosi ritiene, non a torto, che altri vengano privilegiati e che il suo popolo venga tenuto alla fame), un’instabilità sociale che mette in dubbio la sopravvivenza delle industrie minerarie e della logistica (martoriate da continui omicidi, furti e ricatti), una crescente povertà, l’impazzare di malattie come il Covid e l’AIDS a causa della mancanza di qualsiasi politica sociale e della crescente incapacità del sistema sanitario di arrivare là dove ci sarebbe la necessità, un crescente numero di abbandoni scolastici, la nascita di bande di violenti che controllano strade e centri di distribuzione alimentare. Una lista agghiacciante.

Una cosa è chiara: con il suo atteggiamento, Re Zwelithini è riuscito a riportare la monarchia al centro della vita politica e sociale del KwaZulu-Natal, rendendolo una sorta di protettorato, un’area in cui le leggi sudafricane sono inapplicabili se dispiacciono alla monarchia, ma nel quale la monarchia non ha nessuna responsabilità riguardo al benessere dei propri sudditi. Questa è la questione più grave tra quelle irrisolte: o si regala alla provincia l’indipendenza, come è stato fatto con lo Swaziland, ed a quel punto tocca ai sudditi Zulu decidere se accettare i continui soprusi della Casa Reale, o si trasforma nuovamente la monarchia in una sorta di istituzione per turisti – ed a quel punto se ne pagano alcuni capricci, ma viene sciolto ITB e vengono puniti coloro che tramite il Trust si sono arricchiti illegalmente.

In questo momento di sospensione si attende che il destino si compia senza controllo o indirizzo della politica. Dopo la morte del Re, la stessa monarchia è estremamente indebolita, perché ha perduto un capo consapevole di un obiettivo da raggiungere. Nel prossimo articolo vi racconteremo come ciò abbia trasformato il KwaZulu-Natal in un laboratorio a cielo aperto – e di come l’alleanza tra la criminalità e le parti più corrotte della ANC stiano complottando per trasformare questa provincia di inestimabile bellezza in una nuova Transnistria.

 

 

[1] https://www.britannica.com/topic/Nguni
[2] https://www.britannica.com/topic/Sotho
[3] https://www.southafrica.net/za/en/travel/article/the-shangaan-tsonga-people
[4] https://www.britannica.com/topic/Venda-people
[5] http://countrystudies.us/south-africa/46.htm
[6] https://www.britannica.com/topic/Kraal
[7] https://www.sahistory.org.za/article/zulu
[8] https://www.sahistory.org.za/article/zulu
[9] https://www.afrikaiswoke.com/shakazulu-tv-series-review/
[10] https://best5.it/post/shaka-re-degli-zulu-1787-1828/
[11] https://www.sahistory.org.za/people/shaka-zulu
[12] https://www.sahistory.org.za/people/shaka-zulu
[13] https://www.sahistory.org.za/people/shaka-zulu
[14] https://www.britannica.com/biography/Dingiswayo
[15] https://www.sahistory.org.za/people/shaka-zulu
[16] https://amp.en.google-info.org/index.php/32732991/1/bulawayo-zulu-empire.html
[17] https://www.encyclopedia.com/international/encyclopedias-almanacs-transcripts-and-maps/zulu-empire
[18] https://best5.it/post/shaka-re-degli-zulu-1787-1828/
[19] https://www.treccani.it/enciclopedia/zululand_%28Enciclopedia-Italiana%29/
[20] https://www.jstor.org/stable/3171924
[21] https://theafricanhistory.com/1427
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TAG: KwaZulu-Natal, Monarchie, South Africa
CAT: Storia

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