A Santarcangelo dei Teatri sarà un “Futuro Fantastico”

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16 Giugno 2021

Manuela Infante, la giovane regista e drammaturga cilena torna in Italia, a distanza di due anni dalla presentazione, alla Biennale diretta da Antonio Latella, di quel coinvolgente e geniale allestimento che è “Estado Vegetal”. Un’opera che ha il merito di aver posto per la prima volta gli spettatori davanti ad un totale e rivoluzionario cambio di prospettiva: non più dalla parte dell’uomo antropocentrico, con tutto il suo arrogante carico di delitti e misfatti, a cominciare dal disastro ambientalista, ma quella della vegetazione e delle piante. In sintonia con gli studi di Stefano Mancuso e del filosofo Michael Marder, l’artista cilena esordiva così in modo superlativo in Europa con il primo allestimento di teatro “non umano”: consistente cioè in una drammaturgia che sposta attenzione e indagine dentro il mondo animale, così come in quello delle piante, delle pietre e dei minerali. Il nuovo spettacolo sulla carta sembra un ulteriore e stimolante passo in avanti: tratto da un’opera fortemente simbolica qual’è “Metamorfosi” del poeta romano Publio Ovidio Nasone che, proprio per questa pubblicazione, venne mandato in esilio da Augusto nell’8 d.C. Allestimento, quello della regista sudamericana che forse maggiormente, tra quelli presenti all’interno del ricco e stimolante programma dell’edizione cinquantennale di Santarcangelo dei Teatri (dall’8 al 18 luglio) pare rispecchiare, e meglio interpretare, sulla carta lo spirito creativo e l’architettura del cartellone messo a punto con lavoro amorevole e certosino dalla coppia formata da Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande, cioè i Motus. Che al loro progetto di curatela hanno scelto di dare il titolo di “Futuro Fantastico” (II Movimento). Festival “mutaforme” di meduse, cyborg e specie compagne.

Una scena dall’allestimento “Metamorphoses” tratto dal poema di Ovidio a cura di Manuela Infante e Michael De Cock, regia di Infante (foto di Danny Willems)

“Mutaforme”, cioè _ come i due hanno spiegato nella conferenza di presentazione, pochi giorni fa _ un termine che sin da subito non è solo un aggettivo: “al tradizionale “proteiforme” si è affiancato infatti questo neologismo, dall’inglese shapeshifter, che ha una lunghissima storia nella letteratura, nella mitologia e nel folklore di tutto il mondo e incarna la possibilità per umani o altre creature di trasformarsi in altre specie” hanno spiegato i Motus. Di questi “mutaforme” poco si sa delle origini e forse una volta erano degli individui in simbiosi con la natura. E ancora: “Per alcuni sono abomini e per questo visti come portatori di sfortuna, streghe o mostri, oppure esseri con un dono magnifico. Non hanno il senso di appartenenza ad un branco, o ad una specifica razza, pertanto _ dicono Casagrande e Nicolò _ non sono organizzati secondo gerarchie o classi, ma sono liberi e indipendenti e possono anche transitare fluidamente tra i generi”.

Insomma, una definizione che calzerebbe a pennello per “Metamorphoses” lo spettacolo diretto da Infante, coprodotto dal prestigioso Kvs di Bruxelles lo scorso anno, con la collaborazione per la parte drammaturgica di Michael de Cock, direttore artistico dello stesso centro belga, il quale sembra sia stato anche il casuale suggeritore della lettura del testo di Ovidio alla regista cilena, che poi ha colto l’occasione per andare oltre sul teatro “non umano” tirando fuori un allestimento che prevedibilmente farà discutere e inquietare sollevando dibattito ed emozioni (in scena il 17 e il 18 alle 22 presso il parco Baden Powell). Il poema, scritto più di duemila anni fa dal poeta Ovidio infatti, è sicuramente un capolavoro, ma anche in controluce la cronaca veritiera di una cultura profondamente maschilista e patriarcale che alle donne consegnava ruoli di secondo piano e sottomissione. C’è davvero il tanto per una lettura non convenzionale. E pure da scommetterci che Manuela Infante _ in questi giorni dovrebbe mettere in scena anche in Germania un altro allestimento post-humanista, “Cómo convertirse en piedra” _ non si tirerà di certo indietro. Lo spettacolo si avvale della musica di Diego Noguera, light design Andrès Poirot con Hannah Berrada, Luna de Boos e Jurgen Delnaet.

“Metamorphoses” spettacolo di teatro “non umano” con la regia della cilena Manuela Infante di scena a Santarcangelo (foto Danny Willems)

“ Metamorphoses” è solo il primo di una rete di appuntamenti ad alta densità emotiva ed intellettuale di una edizione che, se pur segnata nei due anni dalla pandemia con tutte le limitazioni e difficoltà incontrate da chi quotidianamente ha dovuto lavorare alla sua organizzazione, lascerà di sicuro un segno molto forte nella storia del più antico festival teatrale d’Italia. Saranno le mille spore rilasciate dai lavori d’artisti che, dopo il silenzio del coprifuoco, porteranno sulla scena idee innovative. O ancora le provocazioni e le azioni di poeti e poetesse che lanceranno stimoli per sperimentare altre esperienze di vita e cultura. Suggerendo inedite visioni progettuali, nuovi percorsi di cittadinanza attiva.

“E’ alla gentilezza degli animali che guardiamo in questa edizione” hanno affermato i Motus, i quali vorrebbero che il Festival “fosse fatto e visto con gli occhi di un gatto o quelli specchiati di un pesce o di un cefalopode… vorremmo imparare a essere presenti e silenziosamente accoglienti, in osservazione, in apprendimento, con quella estraneità che la selvatichezza animale porta intrinseca e sacralizza”. E tornando al concetto guida di questo anno, quello del “mutaforme” i due direttori artistici di Santarcangelo spiegano come questi “non hanno il senso di appartenenza ad un branco, o ad una specifica razza, pertanto non sono organizzati secondo gerarchie o classi, ma sono liberi e indipendenti e possono anche transitare fluidamente tra i generi. Di queste teorie e immaginari saranno intrisi tanti appuntamenti di questa edizione, gli incontri di approfondimento, la programmazione musicale e cinematografica… ma anche i luoghi stessi…”.

I Motus, Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, direttori artistici di Santarcangelo dei Teatri edizione 2021 “Futuro Fantastico” (II Movimento)

Ad esempio: il parco dei Cappuccini, oltre ad ospitare spettacoli all’aperto si trasformerà in villaggio ecosostenibile. Piazza Ganganelli sarà invece abitata esclusivamente da worshop per giovanissimi e ballerini di liscio per quattro sere dedicate alla memoria di Raul Casadei scomparso pochi mesi fa. Il Supercinema sarà occupato nelle due sale tra spettacoli e maratone cinematografiche, così pure il rinnovato Teatro del Lavatoio. Il grande Sferisterio accoglierà i progetti musicali, mentre musiciste e musicisti suoneranno per terrazzi e tetti sino all’antica Rocca. Colle Giove sarà sede dell’itinerante Cinema du Desert, e lo stadio (con i Be Waters) e il campo dei Mutoid per l’evento site specific dei belgi Ghost, in un happening unico dedicato a “Mad Max”.

Al Parco dei Cappuccini saranno collocati due grandi palchi all’aperto. E poi ancora la villa Torlonia, il teatro Petrella di Lonigiano e infine a Rimini per vedere l’omaggio tributato da Deflorian/Tagliarini a Fellini in “Sovrimpressioni” in collaborazione con il cineasta Jacopo Quadri (Sala Pamphili, Complesso degli Agostiniani, Rimini).

“Futuro Fantastico” il festival del cinquantennale si aprirà l’8 luglio con uno speciale pomeridiano che prevede la presentazione del risultato di due anni di ricerca dedicati proprio ai cinquanta anni del festival e finiti in un libro curato da Roberta Ferraresi pubblicato da Corraini Edizioni, la proiezione di un documentario di Michele Mellara e Alessandro Rossi per Mammuth film con materiali inediti della rassegna. E infine la mostra fotografica curata da Uliano Lucas “Santarcangelo ’80 Revisited” alla Galleria dell’Immagine di Rimini.

La performer Betty Apple nella performance “Signals from future” prodotto con un programma di intelligenza artificiale che altera il volto

Bestiari Fantastici. In questa sezione internazionale, oltre a Manuela Infante, sono presenti artiste provenienti da America Latina, Africa e Asia, luoghi in cui sta emergendo una “nuova generazione impegnata in percorsi di decolonizzazione e rivendicazione dei diritti delle minoranze, oltre che in riflessioni sulla crisi dell’Antropocene”. Si apre con il video “Signals from future” della taiwanese Betty Apple, prodotto da un programma di intelligenza artificiale che altera il suo volto incrociandolo con altri volti umani e animali. Da Taipei mostra un’azione live inedita dal titolo “It Me – ItMe -Time (Travel): uno sguardo sul futuro,un mondo possibile dove sono abbattute le barriere, non solo tra generi ma anche tra umani, animali, vegetali e materia inorganica. La performance sarà presentata nell’ambito del talk Body in transition_Time/Space Travels (11/07, Scuola Pascucci), che vedrà anche il contributo digitale dell’artista ghanese transgender Va-Bene Elikem Fiatsi (crazinisT artisT), che con la nuova produzione “Gray-healings-Grey-bodies”esplora il concetto di “inbetweeness” indagando gli stereotipi di genere, la “queerness”, lo stigma sessuale nel continente africano, dove ci sono leggi omofobe durissime.

La perfomer brasiliane Gabriela Corneiro da Cunha in “Altamira 2042” (foto di Nereu Jr.)

Amanda Piña in “Climatic Dances” affronta il tema della diversità culturale e biologica del nostro pianeta da un punto di vista non occidentale (9 e 10). Gabriela Carneiro de Cunha, coreografa brasiliana mescola assieme umano, naturale e artificiale in “Altamira 2042” in prima europea (17 e 18 al Petrella di Longiano). La Terra preda dei veleni e una tecnologia che punta solo al profitto e non al benessere dell’umanità è al centro di “Madre”, spettacolo nato dalla collaborazione tra Ermanna Montanari, Marco Martinell e il pittore Stefano Ricci e il compositore Daniele Roccato (11/07). Cinema du Desert proietterà la serie di corti “Afrofuturistik” (14) a Colle Giove, “Nausicaa della Valle del Vento” di Miyazaki (13 a piazza Ganganelli), “Songs of the Water Spirits” di Nicola Bongiorno (15 a Fiume Marecchia) e “Il Nuovo Vangelo” di Milo Rau (il 16 a ex Unicem). Olandese ma originaria del SurinameCherish Menzo presenta la sua ultima performance “Jezebel” (13 e 14) una critica alle figure femminili iper sessualizzate delle Video Vixen le modelle ingaggiate per i videoclip di hip hop degli anni Novanta. Animalità e connessione con mondi non umani sono il filo delle opere della danzatrice Barbara Berti con Dogod è di scena a Villa Torlonia il 9 in “The Situation” e l’11 con “Golden Dream”. La greca Lenio Kaklea presenta “Ballad” (17 e 18 Scuola Pascucci). E infine L’artista queer residente a Berlino Sophie Guisset (in collaborazione con Est Coulon) propone “Plus One”, performance per una sola persona con la quale, attraverso la composizione di un puzzle, cerca di stabilire un’intimità e un dialogo raro anche in tempi pre-Covid (16, 17 e 18/07, Scuola Pascucci).

“Madre” con l’attrice Ermanna Montanari autrice con Marco Martinelli, Stefano Ricci e Daniele Roccato (Foto Enrico Fedrigoli)

Santarcangelo guarda anche alle ultime generazioni dedicando una sezione ad hoc come “Begin Anywhere” che avrebbe dovuto ospitare lo scorso inverno un gruppo di artisti. Questi ritornano con una serie di spettacoli, alcuni ultimati proprio durante il festival. Ecco così la prima nazionale di “Io non sono nessuno” di Emilia Verginelli con il breaker Muradif Hrustic e Michael Schermi (17 e 18 al Lavatoio); poi “Gli altri” di Anna Serlenga e Rabii Brahim/Corps Citoyen (8 e 9 al Supercinema); l’etiope Selamawit Biruk presenta una coreografia di Nora Chipaumire (17 e 18). Paola Stella Minni e Konstantinos Rizos mostrano “Pako doble” (15 e 16 al Lavatoio). Gloria Dorliguzzo è impegnata nella sua prima coreografia “Folk Tales” (13 e 14 al Lavatoio). Omaggio a Rosa Luxembourg in “Immagina un paesaggio eroico” del collettivo internazionale Nova Melancholia (15 e 16 Scuola Pascucci). Poi ancora il live set di Maddalena Reversa, il duo Ankkh, il collettivo Extragarbo, Pankaj Tiwari dl Das Theatre di Amsterdam, Muna Mussic in dialogo con l’eritreo Filmon Yemane, Alexia Sarantopoulou con Ondina Quadri in un lavoro ispirato a Rosseau (8 e 9 Scuola Pascucci). Infine 50 ragazze e ragazzi migranti, rifugiati e richiedenti asilo saranno i protagonisti in prima nazionale di “Incroci” un percorso di rete coordinato dal Teatro Magro di Mantova che propone “V/Visitors” (18 al Supercinema) cui partecipano anche Asinitas Onlus di Roma con “Abitare il ritorno” (il 16 al Supercinema) e Babel Crew di Palermo con “Elemen-Z”, il 17 al Supercinema.

“Io non sono nessuno” di Emilia Verginelli con Muradif Hrustic e Michael Schermi presentato in prima nazionale a Santarcangelo

Il 15 e 16 al Parco Baden Powell, da non perdere Romeo Castellucci con “Il Terzo Reich”un’installazione filmica con la performance della danzatrice Gloria Dorliguzzo e le musiche di Scott Gibbons, “un’opera che è l’immagine di una comunicazione inculcata e obbligatoria, dove il linguaggio può essere strumento violento e totalitario e dove la parola esaurisce interi ambiti di realtà”.

Altro appuntamento speciale è la performance concerto di Industria Indipendente in “Klub Taiga- Dear darkness” (9, 10 e 11 al Lavatoio). La cineasta francese Marie Losier in un negozio del centro storico allestirà il set di “Shoot and smile” (10 e 11).

Un evento da seguire è nello spazio di Mutonia la perfomance del collettivo belga Ghost (15 e 16) con lo spettacolo-concerto dedicato a Mad Max. Stesso spazio il 17 luglio ospiterà lo spettacolo “Leaps on fire” di Games with flames.

Tre sere sono dedicate in piazza Ganganelli (ore 18,30) alle prove generali del lavoro della celebre Non scuola del Teatro delle Albe, esperienza di teatro anti accademica nata a Ravenna venti anni fa e rivolta gli adolescenti di tutto il mondo.

E poi ancora worshop, rassegne di cinema, incontri, discussioni e persino la realizzazione di un villaggio temporaneo ecosostenibile (curato da Chiara Organtini e progettato da Ama Matteo Ascani) e poi diversi laboratori su ecosistemi ultraumani e inter specie… Santarcangelo dei Teatri è così è un inarrestabile fiume di idee, un flusso continuo di stimoli ed eventi: un incredibile programma monstre di un festival che è rigenerante e salutare come il primo bagno d’estate al mare, dopo una lunga clausura invernale. Così vuole ricostruire la voglia di scoprire ed essere sedotti dal teatro che per un po’ si temeva di aver perduto.

Un’immagine tratta dal film “Klub Taiga” di Ra di Martino presente nella performance di Industra indipendente (foto di Alessandro Chiodo

 

 

 

 

 

 

 

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CAT: Teatro

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