“Chi resta”, tutto l’amore di una Cosmomamma prima del grande viaggio

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10 Gennaio 2024

Iperspazio. O giù di lì. In un luogo dal tempo comunque sospeso, dove finalmente si parla -come mai è avvenuto prima- e le verità saltano fuori. Il confronto ravvicinato è tra una madre appena scomparsa, una precisa e scoppiettante Daniela Piperno fasciata in un elegante tailleur carta da zucchero e una figlia, Matilde Vigna, in un informale abito di taglio maschile color giallo canarino. Non solo attrice protagonista ma anche ideatrice e regista assieme ad Anna Zanetti di “Chi Resta”, seconda prova di autrice dopo “Una riga nera al piano di sopra”, giunto in finale al Premio Ubu come migliore novità drammaturgica 2022, pubblicati entrambi in questi giorni nella collana Linea di Ert/Teatro Nazionale e Luca Sossella editore, curata da Sergio Lo Gatto e Debora Pietrobono. Due testi entrambi sulla perdita, come quello (“Chi Resta”) appunto andato in scena fino a metà dicembre in prima nazionale nell’intimo teatro bolognese delle Moline. Luogo ideale per i kammerspiel, genere da camera che ama i moti dell’animo da proporre in atmosfere raccolte. L’ispirazione viene dalla musica da camera e l’idea è quella di trasferirne lo stesso tipo di carattere: niente recitazione strillata, piuttosto attenzione alle sfumature ed equilibrio tra testo e recitato. Insomma un teatro di poesia a cui si attiene anche la prova di Vigna, coadiuvata dai video di Federico Meneghini, le luci di Umberto Caponeschi, progetto sonoro di Alessio Foglia e musiche originali di spallarossa.

“Chi resta”,  il testo di Matilde Vigna, autrice anche della regia con Anna Zanetti in scena con Daniela Piperno, in prima nazionale al teatro delle Moline di Bologna (Foto Luca Del Pia)

L’oggetto dell’atto unico è d’altra parte delicato e coinvolge direttamente i sentimenti di chi deve fare i conti con la scomparsa di un genitore. Non solo il dolore per una scomparsa quanto piuttosto il senso di spaesamento e devastazione che procura: quasi una seconda epifania. In un tempo dilatato e fuori misura passano come in una moviola gli eventi più significativi di una vita insieme. Gli sbagli e le incomprensioni che intrecciano crudelmente la perdita ai sensi di colpa. E questo si aggiunge alla quotidianità dei conti da pagare all’ospedale, all’agenzia funebre etc… Le telefonate a cui rispondere come quelle del notaio o chi chiama per comunicare il proprio cordoglio. Arrivano come richiamo al mondo dei viventi, messaggi di un altro tempo, ignorati da una figlia senza più madre, disorientata e persa nella nuova solitudine. Attimi di intermittente realtà, efficacemente descritti in “Chi resta”, surreale dialogo tra madre e figlia, fatto di realtà virtuale quanto pulsante di vita nello snodo reciproco, di parole ed azioni. Matilde è donna in crisi, nel personale e nel politico; davanti alle proprie contraddizioni, viene incalzata scientificamente da una madre in funzione di mallevadore. Stimolo esterno a fare i conti con se stessi, a osservare da vicino i propri atti, capire gli sbagli e analizzare le occasioni perdute. Donna che non sarà mai madre, figlia senza più madre intuisce la necessità di cambiare. Ma come?

Il confronto ravvicinato di una madre appena scomparsa e la figlia di mezza età in “Chi resta” di Matilde Vigna in scena con Daniela Piperno a Bologna (Foto Luca Del Pia)

Scorrono come in un film i fotogrammi di un tempo solo apparentemente dimenticato, tormentando le cicatrici rimarginate e quelle più fresche. La madre è lì a suggerire, a raddrizzare. Ma anche svelare qua e là un po’ di quello che intravediamo la notte sul cielo stellato. Galassie, buchi neri, le gravità e le loro assenze, i misteri della materia che ci circonda e ci riguarda come umanità. Affascinanti e dotte citazioni, appartenenti a un sapere iniziatico, quelle di Franco Battiato, musicista e studioso e delle sue “correnti gravitazionali” da “superare per fermare l’invecchiamento, da frenare come atto di cura”. O gli anedotti del teorico della relatività, lo scienziato tedesco Albert Einstein che, riferendosi alla scomparsa del suo amico e collaboratore Michele Besso, così scrisse ai suoi: “Michele è partito da questo strano mondo, un poco prima di me. Questo non significa nulla.. Le persone come noi che credono nella fisica sanno che la distinzione tra passato, presente e futuro non è altro che una persistente, “cocciuta illusione”. Come osserva nel bel saggio che fa da prologo ai due racconti, la studiosa Valeria Verdolini, in “Cambio di Stato” ricorda ancora Einstein quando nella fase finale di ricerca il grande scienziato scherzò con “inquietudine” parlando di “onde fantasma” che trasmettono la luce, “trasformazioni spazio-temporali in cui si risolve l’identità delle particelle”. Tutto questo enunciarsi di teorie insomma, non si sa, alla fine, quanto siano state incluse nei testi teatrali per tranquillizzare o inquietare maggiormente il nostro possibile futuro vagare nello spazio come monadi curiose. Ogni cosa comunque, come incalza la madre di Matilde, va fatta per bene perché è l’ultima. Prima di intraprendere il lungo viaggio senza ritorno.

Il dolore per la perdita di una madre e l’ansia del presente e di un futuro di solitudine nello spettacolo di Matilde Vigna (Foto Luca Del Pia)

Quanti rapporti genitori-figli non risolti… Quante strade, durante l’esistenza, si sono lastricate di cattivi pensieri e quanti altrettanti sensi di colpa. Emergono dolorosi proprio quando un genitore scompare. Nel momento in cui si accinge a lasciare. Come un viaggiatore nello spazio che, indossata la tuta bianca e incornato il grande casco d’astronauta si volta indietro per l’ultima volta, magari sulle note di “Starman”, l’uomo delle stelle di David Bowie. Se si è stati capaci di fare tesoro, ascoltando e magari interloquendo pure in modo brusco, tanto di guadagnato. Viceversa, rien a faire. E’ questo il modo di elaborare il lutto, superare il dolore, anche quello più profondo. Solo facendo i conti con i nostri fantasmi possiamo ritrovare il coraggio di vivere e riprendere il cammino.

Chi resta” è un luminoso gioiellino teatrale. La dimostrazione che si può scrivere di contemporaneità narrando dei nostri giorni tenendo incollato alla visione e all’ascolto, e fino all’ultimo, anche un pubblico smaliziato e competente come quello bolognese delle Moline che ha registrato costantemente ogni sera il sold out.

“Starman waiting in the sky

He’d like to come and meet us

But he thinks he’d blow our minds

There’s a Starman waiting in the sky

He’s told us not to blow it

‘Cause he knows it’s all worthwhile

He told me

Let the children lose it

Let the children use it

Let all the children boogie…..”

La “Cosmomamma” pronta al grande viaggio nell’iperspazio in “Chi resta”  lo spettacolo teatrale di Matilde Vigna in scena con Daniela Piperno (Foto di Antonio Visceglia)

TAG: Albert Einstein, bologna, Daniela Piperno, Franco Battiato, Matilde Vigna, Teatro delle Moline
CAT: Teatro

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