Festival d’autunno, da Arezzo all’Umbria, Lugano e Reggio Emilia
AREZZO _ Teatro, è ancora tempo di festival, anche se, nel frattempo, iniziano ad avanzare gli appuntamenti dentro gli spazi al chiuso. Tante le occasioni, dal Festival dello Spettatore ad Arezzo al Festival internazionale del Teatro di Lugano. Da non perdere pure le iniziative dell‘Umbria Factory come quelle del piccolo Teatro Zanetti di Genova e del Festival Aperto di Reggio Emilia dedicato agli Inuit.
Ha già nove anni il festival -unico del panorama nazionale- dedicato allo spettatore che si svolge ad Arezzo dal 26 al 29 settembre. Ideato dalla Rete Aretina con il sostegno e la collaborazione di Anghiari Dance Hub, Diesis Teatrango, Kanterstrasse Teatro, Libera Accademia del Teatro, NATA Teatro, Officine della Cultura, Teatro di Anghiari vedrà tra gli altri in scena la compagnia Samovar, Marco D’Agostin, Toia&Callaci, Sanpapié, Michela Giraud e Collettivo Clochart. Il focus di questo anno, afferma il direttore Massimo Ferri sarà quello di esplorare “il ruolo della cultura nel promuovere il benessere sociale e individuale. Attraverso spettacoli, laboratori e incontri, si metteranno al centro le arti performative come strumenti di inclusione, crescita personale e rigenerazione sociale, contribuendo a creare comunità più coese e consapevoli. Perché se la cultura non potrà salvare il mondo da sola, non lo faranno certamente politiche focalizzate esclusivamente sul profitto e sull’esercizio del potere politico ed economico”.
Per tutta la durata del festival la compagnia Samovar posiziona la sua mobilhome in piazza San Jacopo offrendo ogni volta per sette spettatori alla volta “Officina oceanografica sentimentale ” un intreccio artistico di clownerie musicale, teatro comico-poetico e marchingegni. Scritto diretto e interpretato da Luca Salata è uno spettacolo intimo, formato da spatole, rotelle e onde per 7 viaggiatori, ospitati nella roulotteatro.
Il 26 via alle 21,15 (Teatro Pietro Aretino) con il collaudatissimo e amato “Best Regards” del giovane coreografo Marco D’Agostin che con la sua interpretazione dal vivo offre “un esercizio di memoria, una danza all’ombra (o alla luce) di Nigel Charnock, eccezionale performer e autore dei DV8 Physical Theatre, morto prematuramente nel 2012”.
Il giorno dopo dalle 10 alle 13 e dalle 14,30 alle ore 16 presso il Teatro Pietro Aretino giornata di studi “Cultura &comunità”. Tra gli ospiti Claudia Forti e Cristina Giachi e Carlo Andorlini. Alle 18 alla Libreria Feltrinelli preentazione del libro “La distribuzione degli spettacoli dal vivo. Un percorso di curatela” di Elena Lamberti che “attraverso il racconto di queste molteplici esperienze, questa pubblicazione suggerisce una metodologia lavorativa per chi vuole occuparsi del management e cura di una compagnia”.
Toia&Callaci alle 21,15 al Teatro Pietro Aretino preentano “Le Giovanne. Una eresia cosmica” scritta e interpretata da Agustina Toia, con la regia di Severo Callaci, che vuole essere “un omaggio all’universo femminile ispirata alle vite di Juana Manso, Giovanna la pazza, Giovanna D’Arco, La Papessa Giovanna, Giovanna Marturano, Juana de Ibarboreau e Suor Juana Inés de la Cruz, donne che combatterono per i loro ideali, vissero il carcere e il convento, andarono in guerra, liberarono i loro popoli, scrissero cose belle, le seppellirono sotto un altro nome, seguirono il loro istinto, morirono in assoluta povertà ma rimasero impresse sulle banconote dei loro Paesi”.
“Spettatori La Gran Reunion #8. Incontro nazionale dei gruppi di spettatori in Italia” è il tradizionale meeting al quale gruppi di spettatori che aderiscono a progetti di formazione si ritrovano qui ad Arezzo per fare il punto condividere idee e visioni del teatro. L’appuntamento è il 28 settembre al parcheggio Rossellino (ore 11,30) dove il
Pullman Dello Spettatore partirà per il Casentino dove, alle 14,15, si terrà la presentazione del progetto “SPARSE Plus – Supporting & Promoting Arts in Rural Settlements of Europe”.Alle ore 15,30, con replica alle 17 e alle 18,30, nel centro storico di Bibbiena, spettacolo per 50 spettatori a replica “A[1]BIT” della compagnia Sanpapié.
Il progetto nasce dalla voglia di esplorare la relazione dell’individuo e della comunità con la città e, in generale, con gli spazi urbani. Lo spettacolo è interpretato da Mattias Amadori, Sofia Casprini, Gioele Cosentino, Francesca Lastella, Giulia Pironi con la regia e coreografia di Lara Guidetti. La programmazione di sabato propone 3 appuntamenti. Ad Arezzo, al Cinema Eden, alle ore 21,15, proiezione del film “Flaminia”, diretto e interpretato da Michela Giraud, che incontrerà il pubblico a fine proiezione, con Lucrezia Lante della Rovere, Rita Abela, Antonello Fassari, Nina Soldano, Edoardo Purgatori.
Al Teatro di Bucine, alle ore 21,15 va in scena “I Porci. Una gastronomia machista”, progetto di Manuel Di Martino, Simone Miglietta, Alessandro Persichella, con Simone Miglietta, Alessandro Persichella e regia di Manuel Di Martino. In un futuro distopico, gli ultimi due maschi alpha, sono tenuti in gabbia e messi in mostra in uno zoo umano.
Al Teatro Dovizi di Bibbiena alle ore 20,30 – 21,30 e 22,30 lo spettacolo per 10 spettatori a replica messo in scena dagli allievi della Nata Teatro “Pinteruoli,” percorso teatrale ispirato all’opera di Harold Pinter. Un percorso nel teatro per assistere a distanza ravvicinata ad alcuni “microspettacoli” (monologhi e dialoghi), tutti diversi ma accomunati da stile e temi. Domenica 29 settembre, ultima giornata, presso la Libera Accademia del Teatro, alle ore 10 Druga Andrea Franchi e Filippo Brilli metteranno in scena “Suoni e Mondi. Viaggio alle origini del rapporto fra suoni, musica, cultura e uomo”. Nella prima parte l’antropologo e musicista Filippo Brilli accompagnerà il pubblico in un percorso nell’antropologia della musica, alla ricerca del rapporto fra natura, suono e uomo dalla preistoria fino ai giorni nostri. Nella seconda, Druga e Filippo Brilli condurranno gli spettatori nel mondo sonoro adatto ad abbandonare il corpo, guidati e avvolti da sonorità ancestrali, etno world, ambient e sospese. Il festival si conclude alle ore 17, presso il Teatro Petrarca, con lo spettacolo “Down”, del Collettivo Clochart, regia e drammaturgia di Michele Comite che lo interpreta assieme a Giorgia Benassi e Stefania Favero.
Senza allontanarsi troppo dalla Toscana a Spoleto, dal 26 al 29 settembre e a Foligno il 26 settembre e dal 3 al 6 ottobre e dall’11 al 13 ottobre c’è l‘Umbria Factory Festival. UFF 24 insiste, come e ancora di più rispetto agli ultimi anni, sugli artisti che “scelgono e sperimentano percorsi insoliti e poco esplorati attraverso temi e progetti rischiosi che dialogano profondamente con la contemporaneità, che escono dai seminati della comfort zone, che rifiutano il clichè avventurandosi in zone d’ombra che molte volte possono anche portare a risultati sorprendenti e inattesi…”. Così dichiarano gli organizzatori di questo festival nel cuore verde dell’Italia che sollevano il sipario alle ore 19 del 26 settembre nello spazio Oberdank con il progetto “Beyond Borders”. Lo spettacolo a cura degli Instabili Vaganti è “un’opera “aperta”, in grado di modificarsi in base al luogo in cui viene rappresentata e agli artisti chiamati a prenderne parte. Aperta come un “cerchio in espansione”, immagine che racchiude il senso di tutta la performance, che parte dalla memoria di chi “agisce“ in scena per arrivare a toccare questioni socio-politiche d’interesse globale”. Regia di Anna Dora Dorno, drammaturgia di Nicola Pianzola. Coreografie di Mouayed Ghazouani ed Elena Capelli in scena con Arianna Terreno, Camilla Paris, Nicola Pianzola. Mella stessa giornata a Foligno, nello Spazio Zut!, alle ore 21 Caroline Baglioni e Michelangelo Bellani (regia) mette in scena “Play” con la stessa Baglioni e Annibale Pavone. La piéce prende le mosse nel momento in cui un’attrice si reca a casa di un regista per fare un provino. Durante il colloquio il dialogo che si sviluppa confonde il piano tra realtà e finzione.Tornando a Spoleto, il 27 e 28 in prima assoluta Evan Ray Suzuki presenta “Afterimage/Studio”, una performance ispirata dal butoh che “esplora il marginale e l’ineterstiziale immergendosi in una “spettralità” che riflette l’assenza corporea di un apaesaggio post internet sempre più digitalizzato” (Cantiere Oberdan il 27 alle 21,30 e il 28 alle 19,30). Il 28 alle 16,45 nel Giardino di Villa Redenta gli Opera Bianco mettono in scena “Playground#Spoleto” in cui si “mette a fuoco la relazione tra danza e paesaggio e l’incontro tra performers professionisti, bambini e anziani, corpi con ritmi , dinamiche e posture diverse, un’esperienza estetica e rituale”. Cocept coreografia e regia di Marta Bichisao e Vincenzo Schino con la stessa Bichisao, Beatrice Leonardi, Lucia Pomponi e Simone Scibilia.
Davide Grillo presentata “Come se niente fosse”, il suo monologo teatrale alle 21,30 al Cartiere Oberdan il 28 settembre. Il monologo parte da una allerta meteo dove si “avverte la popolazione che è in arrivo nella penisola italiana una gigantesca ondata di scettiscismo, la perdita di senso che ne deriva si estende a tutte le cose progressivamente….” Il 29 settembre alle 16,30 ultimo appuntamento con Next Generation.
A Foligno si riprende il 3 ottobre (ore 19) al Teatro Subasio Spello con “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”, un progetto di e con Lisa Tonelli e Silvio Impegnoso, regia di Michelangelo Bellani. Alle 21 nello stesso spazio i Sea Dogs mostrano lo studio di “Permacrisis”, progetto di Francesco Bianchi, Simone Chiacchiarelli , Giacomo Lilliù, Arianna Primavera, Simone Tangolo e Francesca Zaira Tripaldi.
Il 4 ottobre nello Spazio Pubblico di Foligno (ore 19) evento site specific di Dario Pruonto “Raccolta non filtratta della fragilità”, percorso di sperimentazione artistica che prova ad unire poesia, arte pubblica e comunità. Nella stessa giornata alle ore 21 nello Spazio Zut! Ilenia Romano presenta lo studio coreografico “Strings”, sperimentazione sul raporto di assonanza-dissonanza-risonanza tra movimento e musica. La musica è di S.Scodanibbio eseguita dal vivo da Giacono Piermatti. Un’ora più tardi nell’Auditorium di San Domenico, va in scena “Absu” a cura di Synespecies (Elìas Marino compositore on sede a Madrid): una narrazione audiovisiva, simbolica sulla genesi dell’universo. La performance descrive l’origine di tutte le cose. L’indomani, 5 ottobre alle 11 nello Spazio Pubblico (in replica l’indomani alle 16) la Casadargilla presenta “Città sola#Variazione 5”. Riduzione e drammaturgia di Fabrizio Sinisi, regia e podcast di Alessandro Ferroni. Tratto dal libro di Olivia Laing è una performance sonora itinerante.
Nella stessa giornta all’Auditorium di Santa Caterina alle 18 (in replica il giorno dopo alla stessa ora) Tostacarusa mette in scena il primo studio di “Con la lingua sulla lama”. Ideazione Tostacarusa con Aura Ghezzi.Il lavoro nasce dall’incontro con il patrimonio folk delle fiabe europee e dal confronto con la fiaba come genere e modello performativo.
Michele Bandini e Mael Veisse sono gli autori della performance “Rifugio” /Studio 01″ il 5 e 6 ottobre alle 19 nell’Auditorium Santa Caterina. “Rifugio” è un progetto abitativo-performativo che gioca con l’intimità tra lo stare in casa e lo stare in scena, tra l’introspezione e l’esposizione tra lo spettacolo e il quotidiano. Claudio Morici è l’autore e unico attore in scena di “La malattia dell’ostrica” in scena il 5 ottobre alle 21 nello Spazio Zut! “Attraverso incursioni nella vita dei grandi della letterattura, Claudio Morici trova un modo per accompagnare suo figlio nella tempestosa età adolescenziale. Riscoprendo gli autori che ci salvano la vita”.
Il 5 ottobre alle 22 (Auditorium San Domenico) il collettivo Spime. Im presenta “Grey Line A/V show”. “ “Untold” di Unterwasser il 6 ottobre allo Spazio Zut! (ore 21) chiude lil primo fine settimana a Foligno. Ad aprire il secondo, quello che va dall’11 al 13 ottobre sarà l’11 alle 17 nello Spazio Pubblico (replica l’indomani alle 17) sarà la danzatrice Anna Basti in “Le classique C’est Chic!”, L’11 alle 21 al Teatro Subasio Spello Lorenzo Marangoni e Niccolò Fettarappa portano in scena “Solo quando lavoro sono felice”. Il musicista Teho Teardo è il protagonista del “Concerto al buio” l’11 ottobre alle 22,30 nello Spazio Zut! “Un Caffè sospeso” è la performance che presenta Giulio Stasi il 12 ottobre nello Spazio Pubblico. Repliche per quattro spettatori per volta: ore 10-13 e ore 15-17 (in replica anche il 13 ottobre alle stesse ore). Luca Pagan è il protagonista della performance “Multi node shell” il 12 ottobre alle 18 nell’Auditorium Santa Caterina. Il 12 ottobre allo Spazio Zut! (ore 19) il gruppo di ricerca teatrale Il giardino delle Ore presenta “Quasi una serata”, tre atti unici di Ethan Coen. Nello stesso spazio alle 21,30 il canadese Eric Chenaux è in concerto. Un’ora dopo il trombettista Rob Mazurek e Gabriele Militelli, trombettista e musicista elettronico si esibiscono nel live “Star Splitter”. Il 13 ottobre dalle 16 alle 21 a Palazzo Candiotti si potrà visitare l’installazione interattiva “Dear Laila” per uno spettatore alla volta, opera di Basel Zara, artista palestinese residente nel Regno Unito. Nell’Auditorium Santa Caterina alle 17 del 13 ottobre si potrà seguire “Sport” coreografia di Salvo Lombardo /Chiasma con Chiara Ameglio, JaskaranAnand, Fabritia D’Intino e Daria Greco. Il gruppo teatrale Menoventi presenta “Entertainment. Una commedia in cui tutto è possibile” con Tamara Balducci e Francesco Pennacchia. Regia di Gianni Farina (13 ottobre alle 19 nello Spazio Zut!”).
Ricerca scientifica, cultura teatrale e arte, sono al centro della attività del Teatrino Ottavio Ciro Zanetti in salita inferiore San Rocchino 3R a Genova. La terza stagione si apre venerdì 27 settembre alle 17 con la consegna della seconda borsa di studio “Ottavio Ciro Zanetti” assegnata allo Cnao (Centro di Adroterapia oncologica). A seguire il tetaro con un “Torneo di monologhi”, ben diciotto interpretati dagli attori Andrea Benfante, Enrico Campanati, Anna Giarrocco, Ambra Giordano, Enrica Origo e Davide Quillico. Questi si cimenteranno con questi autori: Edward Albee, Elias Canetti, Christopher Hampton, Pier Paolo Pasolini, Jean Tardieu, Franca Valeri, Virginia Woolf, Inoue Yasushi, Marguerite Yourcenar, Edward Bond, Ennio Flaiano, Vittorio Gassman, Eugène Ionesco, Bernard-Marie Koltès, David Mamet, Giuseppe Patroni Griffi, Somerset Maugham, Leonardo Sciascia.
Sono ben 33 le edizioni deprestigioso FIT Festival di Lugano in calendario dal 4 al 13 ottobre con una anteprimpa dal 28 al 30 settembre. Evento completamente dedicato al contemporaneo porta in scena nella città svizzere sempre molto sensibile all’arte e al teatro alcuni dei più ricercati e rinomati artisti della scena di casa e quella internazionale, europea soprattutto. Il Fit infatti offrirà le sue proposte in diversi spazi luganesi con artisti provenienti da sette paesi: Bielorussia, Francia, Italia, Polonia, Serbia, Spagna, Svizzera.
A segnare e indicare la linea di questa edizione, giunta in un periodo assai problematico e delicato sul piano politico generale è la direttrice artistica Paola Tripoli che si mostra assai preoccupata. “La crisi della democrazia, brutale e violenta che si registra è impressionante -afferma e così prosegue- sono cinque anni che il trend democratico è in declino. Davanti a questo scenario ho deciso di ripartire a percorrere una strada tortuosa ma necessaria. Quella dei diritti. Diritti acquisiti, ma mai per sempre. La linea curatoriale è quindi volutamente espansa, volutamente difforme, ma con l’intenzione di tessere un filo che costruisce un pensiero sulla necessità di sviluppare la capacità di orientarsi nella complessità del contemporaneo, praticando esercizi di libertà”. Da qui la scelta di affidare l’apertura del festival (il 29 settembre alle 19 e il 30 alle 20,30 nella Sala Teatro LAC) a “Bérénice” opera d’arte completa, da Jean Racine, e trattato poetico sulla solitudine e sull’abbandono a cura di Romeo Castellucci. Interpretata dalla grande attrice Isabelle Huppert è “uno spettacolo che, suggerendo la fragilità della virilità al potere, esalta l’intima e consapevole conoscenza della vita da parte della donna”.
Sarà così esercizio ulteriore di libertà la “Medea” di Elena Cotugno (Teatro dei Borgia) di scena il 5 ottobre alle 16 e il 6 ottobre alle 18 al Circo Acli) e che sceglie di raccontare il fenomeno della prostituzione delle donne diventate schiave in un gigantesco racket cresciuto dentro la complessa vicenda delle migrazioni. “Una riscrittura del mito greco attraverso una Medea prostituta e straniera. Non semplicemente uno spettacolo, piuttosto un’esperienza che ci attraversa”.
La fine della vita corrisponde alla fine dell’amore? I nostri ultimi anni rendono deserti i nostri desideri? A che età ci consideriamo vecchi o piuttosto siamo considerati tali? A queste domande risponde Mohamed El Khatib con lo spettacolo “La Vie secrète des vieux” (5 ottobre alle 20,30 nella Sala Teatro LAC).
Il rapporto tra tecnologia e arte, sviluppo della Intelligenza artificiale, in sostituzione dei corpi in immagine in 2d verso l’obiettivo. Tutto questo in “Seer” della serba Tamara Gvozdenovic (6 ottobre alle 20,30 Palco LAC). La polacca Gosia Wdovik in “She was a Friend of Someone Else” (8 ottobre, ore 20,30 Palco Lac) esplora il legame tra burnout e attivismo: “a paura che i diritti non siano acquisiti per sempre, e che nel momento in cui si abbassa l’attenzione rischino di scomparire, come è accaduto nel suo paese, la Polonia, dove l’aborto è ora illegale”
Arkadi Zaides, artista bielorusso mette in scena “The Cloud” (10 ottobre, ore 20,30 Palco Lac) dove “riflette sul concetto di iperoggetti (fenomeni o entità complesse) e sulla natura sfuggente ed espansiva delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale”.
Carlotta Viscovo e Angela Demattè debuttano l’11 ottobre alle 18 (e in replica l’indomani alle 20,30) presso il Teatrostudio LAC con “L’Estasi della lotta” dove si interrogano su corpo e protesta, dimensione intima e ruolo politico dell’artista, arte e mercato arrtaverso la figura di Camille Claudel.
In “El Adaptor” (11 ottobre alle 20,30 Palco LAC) Marco Berrettini racconta come un uomo bianco etero cisgender “ non capisce più, nella nostra società occidentale e di fronte alle contraddizioni delle relazioni umane contemporanee, come possiamo esorcizzare tutta la rabbia di chi è diventato improvvisamente un frustrato boomer.”.
Kiyan Khoshoie (13 ottobre alle 20,30 Palco LAC) in “Wannabe” ripercorre la sua infanzia e la passione per i video musicali su MTV e le boyband; si interroga sul bambino che è stato, sull’adulto che è diventato. Cosa resta di quel bambino in questo corpo adulto? Possiamo ancora giocare e sognar di essere qualcun altro?”.
Oltre alla programmazione per adulti, la sezione concorso “YOUNG AND KIDS” dedicata alle giovani generazioni propone al Foce, anche quest’anno, 5 spettacoli che adottano linguaggi fortemente contemporanei: “Lo specchio della Regina” di Teatro La Ribalta (6 ottobre ore 15, da 10 anni), “Nuvole, a tratti” della compagnia ticinese Teatro Danzabile (8 ottobre ore 9.30, da 5 anni), “Bestiarium” della burattinaia Annina Mosimann (9 ottobre ore 15, da 6 anni), per i piccini “Soqquadro” di Teatro del Piccione (10 ottobre ore 9.30, da 3 anni) e infine “Demeter/Olympus Kids” della compagnia spagnola Agrupación Senõr Serrano (13 ottobre ore 15, entrata riservata a solo bambini da 7 a 11 anni).
Infine una bella notizia dell’ultima ora. Il Festival Aperto di Reggio Emilia va in Groenlandia con “Lo sciamano di ghiaccio” in scena al Teatro Cavallerizza mercoledì 25 settembre, alle ore 20.30: al centro la cultura Inuit del Canada/Groenlandia, con musicisti italiani e vocalità Inuit. Più in particolare lo spettacolo porterà il pubblico nel piccolo villaggio di Kulusuk, sulla costa sudorientale dell’isola, e nella cittadina di Tasillaq.
Chi sono gli inuit? Uno dei popoli più antichi e pacifici della terra, oggi a un bivio cruciale. In Groenlandia la curva demografica non cresce da trent’anni e i nativi non sono più di cinquantamila. Minacciato dallo scioglimento dei ghiacci, dalle politiche estrattive di Canada e Stati Uniti, “costretto a ridurre la pratica tradizionale della caccia, il popolo inuit sta vivendo in modo traumatico l’irruzione della modernità: il dilagare dell’alcolismo e un altissimo tasso di suicidi giovanili ne sono la testimonianza”.
“Lo sciamano del ghiaccio” è un racconto senza parole, fatto solo di immagini, suoni e voci, “della metamorfosi rapida, impetuosa, a volte crudele che la Groenlandia e il popolo inuit hanno subito negli ultimi cinquant’anni” ed è il frutto del lavoro del team creativo composto da Guido Barbieri, drammaturgia, Oscar Pizzo direzione musicale, Fabio Cherstich, regia, luci, scene con i video Piergiorgio Casotti, una lunghissima frequentazione la sua con quei luoghi, che dialogano con le musiche originali di Massimo Pupillo e con i canti tradizionali di Karina Moeller, cantante inuit che vive in Danimarca.
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