Mucche, buoi e Artemisia Gentileschi

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18 Giugno 2016

Mucche coi tacchi e barocco in formato video: meno di una settimana perché si passi, sul palco del CRT, dai madrigali visivi della compagnia Anagoor all’iperrealismo rurale di Alvis Hermanis, in dolce attesa del suo 7 dicembre alla Scala con Madama Butterfly. Questo il folgorante giugno del Teatro dell’Arte, che proseguirà nei prossimi giorni con un prequel dei fatti di Elsinore, Amleto prima, e con le libere associazioni di 4, spettacolo firmato Rodrigo Garcìa.

Et manchi pietà è il progetto del gruppo veneto Anagoor per rievocare vita e opere di Artemisia Gentileschi in tredici cortometraggi biografici, proiettati in sala con trasformazione del teatro in cinema e viceversa. La colonna sonora passa di Orfeo in Orfeo: Monteverdi, Luigi Rossi e Stefano Landi avanguardisti antichi sempre più attuali col passare dei secoli. L’incisione è realizzata dall’ensemble Accademia d’Arcadia, specializzato in musica barocca e rinascimentale e ben diretto da Alessandra Rossi Lürig.

Dalla morte della madre al celebre, traumatico stupro subito, i video degli Anagoor richiamano e attualizzano su schermo le miriadi di Giuditte e Danae, compagne suffragette della pittrice, che a furia di decapitare Oloferne su tela sembra aver teorizzato l’eliminazione del maschio – non troppo ingiustamente, dal suo punto di vista.

ET MANCHI PIETA 1 -ph-anagoor

Con rigore a tinte tenui, gli Anagoor insistono sul giusto progetto di intersezione tra linguaggi. Non per completezza, ma perché il pubblico scorga la complessità di quanto sfugge a ciascun medium. Così riemergono, evocativi e giustamente mai esaustivi, ritratti di poeti e artisti non dimenticabili. Come Virgilio Brucia, visto al Piccolo lo scorso gennaio, lento e solenne, riappropriazione global-industriale dei canti dell’Eneide, coi suoi temi più dolorosi e scottanti.

Invece la povera Artemisia non è stata buona musa. Le è toccato un rispolvero innocuo, persino prevedibile: prologo e intermezzo recitati da Moreno Callegari con enfasi retorica da guida museale. Poco più che un compitino, con frasi a effetto decisamente fuori fuoco: dall’impero delle immagini alla vita che imita l’arte fino all’undici settembre, per forzare a ogni costo l’incontro tra il nostro presente e quello di Artemisia.

Eppure il caravaggismo visivo firmato Anagoor sa anche scuotere gli affetti, per dirla alla Monteverdi. La scena dello stupro richiama, forse inconsciamente, Kontakthof di Pina Bausch: una fastidiosa invasione dello spazio vitale in cui a poco a poco le carezze si trasformano in violenza. Ed è piena di ironia la scena in cui Artemisia si arrampica sull’impalcatura del cantiere, con scomode vesti e sottovesti in mezzo a garzoni seminudi che lavorano a un affresco. Per il resto troppi ovvi riferimenti al fuoco dell’ispirazione e all’asfittica mancanza di libertà per un pittore donna.

3 BLACK MILK - ALVIS HERMANIS ph Gints Malderis

Ed ecco poi le atmosfere post-orwelliane di Black Milk di Alvis Hermanis, dove sei attrici con due corna e un po’ di trucco diventano tutte mucche, indubitabilmente mucche. Così in quasi due ore seguiamo i luoghi del bestiame dalla mangiatoia al pascolo al parto dei vitelli. E prende forma in sala una fattoria degli animali senza destino, in cui la mungitura è una molestia e l’unica destinazione certa è il macello. Il contenitore nero marrone della scena presenta la campagna lettone, primordiale e interiore, in cui si passa a intermittenza da lampi di poesia ad abissi di crudeltà. Perché solo così Hermanis può riflettere sull’identità del suo popolo, scandagliato con la chirurgia della fiaba e delle tradizioni più umili. Il passo indolente dell’Adagio di Albinoni cuce le scene come un metronomo che riallinea uomo e natura.

In questo suo studio di un territorio selvaggio, per niente addomesticabile, Hermanis si fa antropologo. E le attrici-mucche diventano una scusa per un teatro che indaga se stesso: sul crudo del corpo dell’attore, sul cotto della messinscena – per restare antropologi.

 

 

 

 

TAG: Alvis Hermanis, Anagoor, Artemisia Gentileschi, CRT, Teatro dell'Arte
CAT: Teatro

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