Teatro, Tra fiabe popolari e miti letterari, debutti a Ravenna, Belgio e Palermo

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26 Maggio 2024

RAVENNA _Luigi Dadina, fondatore e tuttora componente del Teatro delle Albe di Ravenna, da alcuni anni è radicato in quella terra di confine che è Marina di Ravenna, a pochi chilometri dalla città madre. Una sorta di riserva indiana, meta fin dagli anni sessanta dei primi immigranti che arrivavano dal Sud in cerca di lavoro e poi, negli anni, luogo di residenza e arrivo per altri migranti provenienti dalla terre africane e orientali. E’ in questa ricca babele linguistica, stimolante crogiolo di genti e culture che Dadina ha stabilito il suo quartiere generale dentro gli spazi del Cisim, centro culturale profondamente radicato nel territorio e attivo sul piano dell’animazione, ma anche della musica e del teatro. Qui ha preso forma il Grande Teatro del Lido Adriano che lo scorso anno ha messo in scena con la partecipazione di decine di giovani attori e musicisti l’avvincente “Mantiq At-Tayr, il Verbo degli Uccelli”, affascinante racconto, poema sapienziale di Farid Ad Din Attar, poeta persiano del 1200. Fu un grande successo di pubblico. Questa volta ci riprovano con un altro racconto di ispirazione popolare. E’ il caso di “Pachatantra o le mirabolanti avventure di Kalila e Dimba”, nuovo spettacolo che il Grande Teatro di Lido Adriano metterà in scena per la prima volta in Italia – e forse in tutto l’Occidente – dal 30 maggio al 2 giugno, a partire dalle ore 20 , presso lo stesso spazio del Cisim (via Parini 48, Lido Adriano) inserito nel cartellone di “Ravenna Festival 2024”. Realizzato in co-produzione Cisim-Lodc e Ravenna Festival e in collaborazione con Equidistanze artistiche, Ravenna Teatro delle Albe, Accademia delle Belle Arti di Ravenna e Comune “Pachatantra” è nato “da riflessioni e scambi tra un gruppo di artisti e operatori di Ravenna, legati alla periferia della città, del lido più popoloso e cosmopolita della riviera, vede la collaborazione di tanti soggetti, oltre ai sopracitati, le cooperative sociali Teranga e Cidas”.

Una scena da “Il Verbo degli Uccelli” il  racconto popolare messo in scena l’estate scorsa  dal Grande Teatro del Lido Adriano a Ravenna con la regia di Luigi Dadina  (foto Nicola Baldazzi)

Veri protagonisti dello spettacolo, anche in questa occasione, sarà il centinaio circa di persone, tra attori, cantanti, musicisti e artisti di ogni età che compongono il Coro del Grande Teatro. Oltre alla regia di Luigi Dadina del Teatro delle Albe e la direzione artistica di Lanfranco Vicari, direttore dei Cisim, l’opera si avvale della drammaturgia di Tahar Lamri, scrittore ravennate di origini algerine, le musiche di Francesco Giampaoli, con il contributo di Enrico Mao Bocchini, il songwriting di Lanfranco Vicari, e la voce di Jessica Doccioli. Direzione organizzativa di Federica Vicari con Francesca Savorelli, Greta Mini, Marco Molari, Albino Nocera e Hiba Alif. A questi si affianca la Compagnia Spazio A con Camilla Berardi, Marco Montanari e Marco Saccomandi che hanno condotto i laboratori teatrali e saranno in scena con il Coro. Le scene sono di Alessandra Carini e Nicola Montalbini con la collaborazione degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna.

Tahar Lamri che ha curato la drammaturgia dello spettacolo spiega che la raccolta di favole moralistiche orientali di origine indiana, “Panchatantra”,  è conosciuta “come un libro destinato a insegnare la saggia condotta umana, opera sapienziale destinata ad insegnare a sovrani e governanti i principi del buon governo attraverso la saggezza pratica o l’arte di governare”. Il testo, composto in sanscrito nel III secolo A.C. “racconta le vicende di due sciacalli che vivono alla corte del leone, re del paese. Se Kalila è soddisfatta della sua condizione, Dimna aspira invece agli onori, qualunque sia il mezzo per raggiungerli. Ciascuno dei due giustifica la propria posizione collegando tra loro aneddoti differenti che veicolano precetti etici e morali, i quali hanno come protagonisti sia uomini che animali. Le storie mirano anche a regolare la buona condotta dell’individuo a livello personale, familiare e civile”. E precisa ancora che:  “gli impulsi che guidano i protagonisti sono profondi, essenziali, elementari. La maggior parte delle favole sono costruite intorno a un antagonismo, a un conflitto; spesso raffigurano lotte di potere asimmetriche che riflettono la presenza di pericoli di cui occorre liberarsi, pena la perdita della vita. Impulsi e passioni sono le forze che spingono questi esseri ad agire, mettendo in scena una lotta che anima i protagonisti ricordando uno spazio sull’orlo del caos, un universo crudele dove armonia, pace e concordia non possono avere posto”.

“Pachatantra”, un momento delle prove collettive per lo spettacolo del Grande Lido Adriano al debutto questi giorni a Marina di Ravenna (Foto di Nicola Baldazzi)

Così riflette Luigi Dadina sul significato di questo lavoro e la metodologia usata in questa forma che è essenzialmente una dimostrazione di teatro popolare. “Oggi nel mondo si moltiplicano anatemi e esclusioni, intolleranze e massacri, e il nostro lavoro a Lido Adriano, la nostra perferia multietnica – dice Dadina – parte da queste le favole che, come dice Tahar Lamri, sono l’alfabeto dell’umanità, viaggiano senza fermarsi, ci svelano i meccanismi delle nostre anime, sono la testimonianza del fatto che condividiamo cultura e storie. Non ci chiediamo più quante persone hanno aderito quest’anno al nostro viaggio, sono tanti e tanti di loro erano già con noi lo scorso anno, di tutte le età e nazionalità, romagnoli o con radici in altre regioni, paesi, continenti”. E dove già “qualcuno dei giovani inizia a immaginare un futuro nel teatro, nel rap, nella musica. Ormai hanno introiettato la regola aurea del nostro teatro: o arriviamo tutti o non arriva nessuno”. E ancora, più chiaramente spiega che quello del Grande Teatro del Lido Adriano è “un teatro rap, dietro al quale emergono il monodiare dei griot e il recitare salmodiante della cultura islamica. Tutto questo a Lido Adriano, dove i condomini ospitano persone che vengono da lontano, con i loro canti, quelli che i figli forse non conoscono più, con le loro favole, dimenticate e poi forse ricordate”.

Altro debutto teatrale, ma in terra straniera. Il Teatro dei Venti debutta domenica 26 in Belgio con “Don Chisciotte”, nuovo spettacolo della compagnia per spazi urbani, a Boom all’interno del festival Theater aan Twater. La tappa è realizzata con il sostegno di Ater Fondazione e dall’Istituto Italiano di cultura di Bruxelles. Secondo la rilettura della compagnia di Modena, il testo di Cervantes mantiene ancora forte e intatta la capacità di “risvegliare la potenza di ciascuna persona, affinché possa continuare a combattere le ingiustizie, aprirsi alla meraviglia, farsi carico delle fragilità”.

Una scena di “Don Chisciotte” il nuovo spettacolo per grandi spazi all’aperto del Teatro dei Venti, regia di Stefano Tè al debutto in Belgio (Foto Chiara Ferrin)

Dal vivo i teatranti utilizzano trampoli, musica dal vivo e macchine teatrali. “Quello che affrontiamo insieme per le strade e le piazze _ dicono quelli del Teatro dei Venti _ è un viaggio onirico che sprona a tornare alle radici dei nostri desideri. Ciò per cui lotta Don Chisciotte, e che si riverbera anche in Sancho, è la possibilità di non rassegnarsi, di non abituarsi al male, con lo sguardo rivolto al futuro, che ha bisogno di tutta la nostra consapevolezza presente”. La drammaturgia dello spettacolo non segue cronologicamente la successione degli eventi del romanzo, ma “unisce una punteggiatura di tempi e luoghi differenti, per costruire un ritratto dei personaggi adatto al teatro negli spazi urbani”.

Ideazione regia e drammaturgia sono di Stefano Tè. I testi di Azzurra D’Agostino (traduzione di Johanna Bishop). In scena: Alessandro Berardi Oxana Casolari, Francesca Figini, Davide Filippi, Esther Grigoli, Alice Mascolo, Antonio Santangelo, Christian Sidoti, Cesare Trebeschi, Francesco Valli. Musiche Igino L. Caselgrandi, Pietro Colliva, Diego Lancellotti, Nicola Raccanelli. Macchine Teatrali di Dino Serra, in collaborazione con Paolo Romanini, Emanuela Savi, Chiara Pettenati. Costumi e scenografie Maria Scarano – Atelier Polvere di Stelle. Consulenza artistica Mario Barzaghi.

Dopo il debutto in Belgio lo spettacolo sarà l’8 giugno a Carpi per Concentrico Festival, il 16 giugno a Pennabilli per Artisti in Piazza, il 22 giugno a Santa Sofia per “Di Strada in Strada”, il 29-30 giugno a Sibiu (in Romania) a “Fits”. Il 30 giugno ad Arte Sella, provincia di Trento, debutta “In cima alle Favole”, progetto speciale creato per Pergine Festival, con gli ospiti delle Case di Riposo del territorio, in replica dal 2 al 13 luglio a Pergine Valsugana. Il 13 luglio il Teatro dei Venti presenterà a Castroreale, nell’ambito InCastro Festival, “Favole senza età”, progetto di racconto e ascolto in cuffia che raccoglie anche le voci e le storie degli anziani della Casa Residenza SG Bosco di Modena. Il 15 luglio a Lecce torna in scena “Don Chisciotte”, nella rassegna Teatro dei Luoghi.

La scena dei Diavoli nell’allestimento “Don Chisciotte” dal romanzo omonimo dello spagnolo Miguel Cervantes , realizzato dal Teatro dei Venti in tournée in tutta Italia (Foto di Chiara Ferrin)

Dal 24 al 28 luglio il Teatro dei Venti accoglie il pubblico a Gombola, Appennino Modenese per “Trasparenze Festival XII edizione”, in cui debutterà il nuovo spettacolo creato con gli abitanti del territorio, all’interno del programma di “Montagna Mia”. “Don Chisciotte” torna il 31 agosto a Rovereto all’interno di Oriente Occidente Festival e il 1 settembre a Cuneo per Mirabilia Festival.

Approda infine il 7 e 8 giugno al Teatro Biondo di Palermo, Sala Strehler, per la quinta edizione di “Between Land and Sea”, dopo essere stato presentato in anteprima a Tunisi lo scorso autunno, “El”, la nuova creazione teatrale ideata e diretta dal regista e scenografo Simone Mannino nell’ambito del suo Ensemble Teatrale Mediterraneo, come “parte di un movimento culturale che mira ad indagare nuove forme di espressione teatrale, sperimentando con linguaggi e tecnologie innovativi al fine di portare avanti la ricerca artistica nel contesto del Mediterraneo contemporaneo”.

Tratto dal romanzo “Il sole invincibile” di Claudia Salvatori, con estratti di “Héliogabale ou l’anarchiste couronné “di Antonin Artaud, nell’adattamento di Claudia Salvatori e Simone Mannino, “El” esplora il “sogno utopico di un mondo multietnico e multiculturale senza conflitti, attraverso la figura storica di Eliogabalo, giovane imperatore romano proveniente dalla Siria, per scrutare temi universali come il potere, la corruzione, l’identità e la ricerca spirituale”.

Lo spettacolo, rappresentato in lingua italiana, francese e araba (con sottotitoli), è arricchito dalla scenografia multidisciplinare dello stesso Mannino, dai costumi di Philippe Berson, con le musiche originali composte e suonate dal vivo da Gaetano Dragotta e la violista tedesca Ruth Kemna. In scena: Maher Msaddek, Chiara Muscato, Aymen Mabrouk, Ruth Kemna, Haithem Moumni, Gisella Vitrano, Mariem Sayeh, Valeria Sara Lo Bue, Khouloud Jlidi.

Una scena da “El” lo spettacolo atteso al debutto queste sere  al Teatro Biondo di Palermo, regia di Simone Mannino per la quinta edizione di “Between Land and Sea”

 

 

 

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