A.I.

La clessidra e l’algoritmo: Federico Bottino e la sfida etica dell’IA

L’intelligenza artificiale non è solo tecnologia, è una sfida etica e politica che l’Europa rischia di perdere. Federico Bottino, fondatore del venture studio AI-native KVA (Gruppo Excellence), analizza il passaggio critico dal “web gratuito” al “furto di massa” dei dati

22 Dicembre 2025

Ho conosciuto Federico Bottino a Torino, durante la presentazione di una ricerca sull’accessibilità digitale che si è svolta nel corso di una giornata dedicata al tema dell’inclusione sul web. Mi ha colpito subito la sua capacità di affrontare argomenti complessi – sia dal punto di vista tecnologico che dal punto di vista etico – e il suo modo di riportare ogni cosa su un piano “analogico”. Durante il suo intervento, per restare nel minutaggio concordato con gli organizzatori, non ha utilizzato un timer impostato su uno smartphone ma ha scandito lo scorrere del tempo con una clessidra.

KVA: far nascere il deep tech sui valori europei

Federico Bottino, insieme ad Alberto Trivero, ha creato KVA – Kakashi Venture Accelerator, il primo AI-native venture studio in Italia che combina consulenza strategica e costruzione di venture deep tech attraverso una visione integrata dell’intelligenza artificiale. Per i profani, un venture studio è un’azienda che crea nuove aziende o investe in aziende esistenti. Le quote di maggioranza della società sono state recentemente acquisite dal Gruppo Excellence. “Abbiamo creato KVA perché crediamo che questa nuova rivoluzione tecnologica non possa prescindere dai valori europei”, spiega Bottino.

La terza rivoluzione tecnologica e il rischio del “furto di massa”

L’intelligenza artificiale è la grande sfida di questo tempo. La politica e le grandi aziende europee, con la loro endemica lentezza, non riescono a tenere il passo e il rischio è un impatto devastante sia sull’economia del Continente che sulla tenuta democratica dei singoli Paesi. “Quella a cui stiamo assistendo – sottolinea Federico Bottino –  è la terza rivoluzione tecnologica. La prima è stata quella che ha visto l’avvento delle schede perforate che hanno poi dato vita al Progetto Manhattan, trent’anni dopo abbiamo visto nascere e crescere Internet e successivamente tutta l’infrastruttura che ha reso mobile l’accesso al web, con social media usati anche come sistemi di propaganda, l’utilizzo di strumenti come google maps sia per uso civile che militare, WhatsApp, Telegram e tutto il resto. Ora stiamo assistendo alla nascita della ‘macchina intelligente’ e dei sistemi automatici, che possono essere un’auto che si guida da sola, i droni che ti portano i pacchi ma anche i droni che fanno esplodere un’imbarcazione”.

Federico Bottino

Macchine intelligenti, appunto. Come sappiamo l’utilizzo dell’espressione “intelligenza artificiale” è molto fuorviante: in realtà si tratta di modelli probabilistici che elaborano informazioni esistenti e seguendo regole statistiche producono soluzioni, risposte, azioni. La vera questione – etica più che tecnologica – è in che modo e con quali regole vengono utilizzate queste gigantesche banche dati che si sono “nutrite” di tutto ciò che negli anni abbiamo regalato alle big tech navigando sul web, pubblicando sui social network, facendo tracciare i nostri spostamenti ai navigatori satellitari e i nostri consumi ai siti di e-commerce.

“La tecnologia ci sta presentando il conto”

La tecnologia – continua Federico Bottino –  ci sta prestando il conto. Per anni abbiamo utilizzato strumenti che sono diventati parte della nostra vita quotidiana, ricevendo immensi benefici. Non abbiamo avuto più bisogno delle enciclopedie perché era tutto su Google (enciclopedie comprese), non abbiamo più avuto bisogno di rubriche telefoniche perché i nostri contatti erano tutti sui social network, non abbiamo più avuto bisogno dei rullini fotografici. All’apparenza era tutto gratuito, ma in realtà noi stavamo ripagando il servizio a chi ha utilizzato tutta quella mole di dati per vendere pubblicità e ora utilizza quei dati per alimentare i modelli di intelligenza artificiale. Ogni volta che le persone mettevano le spunte su ‘accetta’ cedevano dati a chi ha fatto e farà profitto su quei dati. Si è già detto molte volte che quando il servizio è gratuito il prodotto siamo noi, ma in questo caso non siamo stati solo un prodotto, ma eravamo il sample di ricerca su cui stavano testando questa tecnologia. Ora la corsa dei colossi che gestiscono l’AI è a monetizzare tutto questo: oggi OpenAI ha investimenti infrastrutturali enormi – nell’ordine delle centinaia di miliardi tra capitale, compute e costi operativi – a fronte di ricavi ancora relativamente contenuti rispetto alla scala dell’investimento”.

Dalle ricette Unesco al copyright: la difesa degli asset strategici

Uno dei grandi temi che l’Europa e i governi stanno cercando di affrontare riguarda la proprietà intellettuale. Come impedire il sistemico “furto” di tutto quello che negli anni è finito in rete, dalle facce degli attori alle voci dei doppiatori, ma anche il lavoro intellettuale in tutte le sue forme? “Gli asset dell’intelletto umano – spiega ancora Bottino – sono stati e vengono utilizzati per allenare e migliorare i modelli. Io penso che i governi dovrebbero legiferare per proteggere i loro asset ed evitare questo enorme furto di massa. Per far comprendere questo concetto in Italia faccio spesso l’esempio la nostra cucina, da poco diventata patrimonio Unesco: immaginate che le nostre ricette finiscano in una macchina in grado di riprodurle in ogni angolo del pianeta. Una certa politica, in modo miope, pensa che difendere la nostra cucina sia impedire la vendita di carne prodotta in laboratorio o di altri prodotti, ma non si rende conto di qualcosa di assai più pericoloso. Abbiamo commesso lo stesso errore nel cosiddetto ‘mondo analogico’, svendendo asset strategici senza renderci conto che stavamo lasciando andare pezzi importanti che ora sono patrimonio di altri Paesi”.

La filosofia e l’esegesi delle fonti: così salviamo la democrazia

La rivoluzione interessa trasversalmente tutte le generazioni, ma per ovvie ragioni saranno i più giovani a doverla declinare e a dover vincere le nuove sfide che si prospettano. Perché il rischio è che l’intelligenza artificiale diventi un nuovo strumento di controllo cognitivo, come lo sono diventati i social network, dove propaganda e disinformazione condizionano l’opinione pubblica e minano le democrazie.  In Cina – ricorda Federico Bottino – l’utilizzo della nuova tecnologia è obbligatoria per gli studenti dagli otto anni in su. Ai nostri ragazzi direi che è fondamentale studiare filosofia, perché bisogna uscire da una visione tecnico ingegneristica della conoscenza. Bisogna tornare al concetto di astrazione: oltre alla filosofia teoretica penso alla logica e alla matematica. Tutti questi modelli sono ispirati a come ragiona il cervello umano, quindi per governarli bisogna tornare al pensiero nel senso più alto del termine. A un ragazzo di 12 anni direi che se non capisce perché un modello di AI ha risposto in un certo modo è in un mare di guai. Il mio professore di Storia, quando il media più evoluto era la televisione, ci ripeteva allo sfinimento che le fonti vanno controllate. L’esegesi delle fonti è quello che fa la differenza fra una democrazia morta e una democrazia viva. Quando ci chiediamo perché un modello di AI ci ha dato una determinata risposta c’è la la nostra capacità di dominare la tecnologia e non di essere dominati alla tecnologia”.

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