Strage di Pasqua a Lahore, ennesimo attacco in un Paese martoriato dal terrore

27 Marzo 2016

L’esplosione di un attentatore suicida a Lahore (Pakistan) è stata nel posteggio del parco Gulshan-i-Iqbal, molto frequentato da famiglie essendo il giorno festivo. Le vittime mortali sono sinora almeno 72 (i feriti 280). Il bilancio è stato moltiplicato dall’assembramento di folla per il festivo e dall’assenza di misure di sicurezza nel parco, cosa non del tutto anormala visto che non si tratta di un obiettivo abituale.

L’attentato è stato sinora rivendicato dal TTP, il principale gruppo di talebani del Pakistan, e da un gruppo dissidente, Jamaat-ul-Ahrar. Rivendicazioni molteplici sono abituali in questi casi, perché esiste una macabra competizione interna tra gruppi terroristici per ottenere prestigio e risorse. I TTP non sono affiliati a Daesh/ISIS, non mi risulta che nemmeno Jamatul ma non ho sicurezza su questo secondo dato. Il loro califfo non è Al Baghdadi ma Mansur, il successore del mullah Omar, entrambi afghani.

Una precisazione sulla presenza di ISIS nel subcontinente indiano, che include il Pakistan: Daesh è una franchigia, come lo era Al Qaeda: non un’organizzazione centralizzata, ma una rete di gruppi che dichiarano la loro sottomissione a un califfo. Attualmente ci sono due califfi: Al Baghdadi, iracheno, leader di ISIS (ex- Al Qaeda nell’Eufrate) e Akhtar Mohammad Mansour, successore del Mullah Omar come leader dell’emirato afghano, cui prestano obbedienza anche i gruppi pachistani. Salvo alcuni gruppi dissidenti, che per smarcarsi nella lotta interna in Pakistan e Afghanistan e attirare militanti e risorse grazie al “fascino” della marca ISIS hanno dichiarato la loro fedeltà a Al Bagdhadi.

In realtà, pochi pakistani ed afghani combattono in Siria ed Iraq, la loro battaglia è in Pakistan ed Afghanistan, ed è una questione interna, una lotta tra leader per influenza e fondi.

I media italiani parlano di attacchi a cristiani. È possibile, ma bisogna capire il contesto. Lahore è il luogo di maggiore presenza di cristiani, tra le comunità più povere e marginali del Pakistan: più volte si sono dati attacchi, anche molto sanguinosi, contro i loro quartieri e chiese. Esistono gruppi specializzati nell’attaccare cristiani, sciiti e altri gruppi minoritari nell’Islam (ahmadis, ismaeliti): è la cosiddetta violenza settaria, la più diffusa oggi in Pakistan.

I talebani non si caratterizzano però per questo tipo d’attacchi, ma per attacchi contro lo stato e l’esercito (che ha in corso da due anni un’offensiva contro i talebani nelle loro zone del nord). I talebani sono meno presenti in Punjab, la principale regione del Pakistan, il cui capoluogo è Lahore, ma hanno stretto da tempo un’alleanza con altri gruppi localizzati nel sud della provincia, molto più a sud di Lahore. Questi gruppi di solito attaccano minoranze religiose.

Nel parco non c’erano solo cristiani, domenica è festiva per tutti, ma è possibile immaginare che i gruppi che hanno rivendicato l’attentato abbiano voluto lanciare un avvertimento al governo (controllato da un partito del Punjab) circa la loro capacità di colpire a Lahore in ritorsione per l’offensiva anti-talebana dell’esercito nel nord (zone tribali e Khybher Pakthunkwa).

L’offensiva militare, chiamata Zarb-e-Azb, ha colpito le basi talebane alla frontiera con l’Afghanistan, riducendo in gran parte l’estensione della zona santuario che i talebani avevano per organizzare le loro operazioni in entrambi i paesi. Quest’offensiva ha seguito quella per liberare la zona dello Swat negli anni precedenti, ed è completata da una per colpire gruppi criminali e basi terroriste a Karachi, la megalopoli pachistana. L’offensiva ha ridotto la capacità d’azione dei terrorista, senza eliminarla. Uno degli effetti collaterali della nuova strategia è stata quella di spingere i terrorista ad attaccare obiettivo “soft”: non più militari, ma scuole e, come adesso, parchi, meno sorvegliati.

Non è però impossibile immaginare che il suicida si sia fatto esplodere accanto a un gruppo di cristiani: anche se si vestono sostanzialmente allo stesso modo, un occhio locale sa riconoscerli, ormai persino io lo posso fare. Pur senza identificarli precisamente, è possibile stimare il gruppo religioso delle vittime pur senza un’identificazione precisa. Non è ancora chiaro se questo ne faccia un attacco anti-cristiano, che avrebbe avuto luogo, come in passato, in occasione della messa. Ma è possibile che molte vittime siano cristiane [Secondo un portavoce della polizia di Lahore, citato dal quotidiano Avvenire, i cristiani morti sono 10, quelli feriti 49, NdR]. Le minoranze religiose tutte – hindu, sette minoritarie non sunnite, cristiani – sono vittime di discriminazioni e attacchi, anche se non è in corso una vera e propria offensiva terrorista contro di loro. Anche i media pachistani parlano adesso di presenza maggioritaria di cristiani tra le vittime.

Non è indifferente sapere se esista una matrice religiosa nell’attacco, più discutibile fare distinzioni tra le vittime: pare probabile che i gruppi talebani abbiano voluto dare una dimostrazione di potenza in una zona cara al governo centrale, colpendo in modo da fare il più vittime possibili, con speciale intenzione di colpire in questo caso dei cristiani, ma non solo visto le modalità dell’attentato. Quando si sa che più di 60mila pachistani d’ogni religione sono morti per terrorismo dal 2001 (contro 1.800 europei, tanto per fare un paragone, che comunque sono 1.800 di troppo), si capisce che il terrorismo in Pakistan ha ramificazioni complesse e colpisce in maniera di solito indiscriminata.

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(ultimo aggiornamento alle 11:45, lunedì 28 marzo)

 

 

 

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CAT: Terrorismo

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