Il Salva-Silvio e tutte le volte che Renzi ha promesso: #Correggeremo

5 Gennaio 2015

“Correggeremo”, annuncia Matteo Renzi dopo che l’inserimento di una norma “Salva-Silvio” nel decreto legislativo sul fisco è diventata di dominio pubblico ed è subito dopo esploso un ovvio caso politico. “Correggeremo”: e subito si ha l’impressione del déjà vu, del già sentito e già letto. Sì, perché quel tanto abusato “correggeremo” sembra essere diventato una sorta di tic verbale del premier, una riedizione più propositiva del berlusconiano “Sono stato frainteso”, da ripetere a fronte di ogni intoppo che rallenti l’annunciata marcia riformista dell’esecutivo.

Lo schema è sempre quello. Prima accade il misfatto, si scopre la magagna, emerge lo scandalo, più o meno grave. Poi arriva Renzi, che, anche quando la pecca a cui porre rimedio proviene dalla sua stessa maggioranza, si finge ignaro, addirittura sorpreso dell’accaduto, e infine pronto a mettere una pezza. Può darsi che là per là non faccia niente, ma intanto promette, pronunciando il celebre “correggeremo”, declinato magari in una delle sue tante varianti “cambieremo”, “rimedieremo”, “rivedremo”. Qui sotto proviamo a elencare tutte le volte che, in meno di un anno a palazzo Chigi, il premier, a pasticcio fatto, si è detto pronto a “correggere”.

Il caso più recente è proprio quello delle quattro righe inserite alla vigilia di Natale nel decreto fisco, che consentirebbero a Berlusconi di fatto di  veder cancellata la condanna a 4 anni ricevuta nel processo Mediaset, e la conseguenza interdizione dai pubblici uffici con tanto di incandidabilità. All’inizio del nuovo anno Il Fatto Quotidiano denuncia il fattaccio, e Renzi reagisce alla maniera nota: “A me non risulta affatto che sia così – dice – non mi pare realistico che una nuova legge possa cancellare una condanna passata in giudicato. Ma se davvero dovesse essere possibile sono pronto a bloccare la legge e a cambiarla”. Correggeremo. Vedremo.

Una dinamica simile a quella vista prima di Natale, quando era emerso lo scandalo della riforma del regime dei minimi, inserita nella legge di stabilità, con cui veniva eliminato regime agevolato per le “piccole” partite Iva, in particolare giovani e freelance. Renzi se ne accorge (manco non fosse un provvedimento dell’esecutivo che guida e peraltro lungamente denunciato dai diretti interessati) e promette una “correzione”. Parlando ai microfoni di radio Rtl 102.5 dichiara che quello delle giovani partite Iva è il punto “più problematico” della legge di stabilità, visto che “hanno avuto meno vantaggi di tutti”. Pertanto, continua, è “sacrosanto un intervento correttivo” e annuncia “un provvedimento ad hoc nei prossimi mesi”. Correggeremo. Vedremo.

Talvolta la formula “correggeremo” non viene pronunciata per rimediare a un pasticcio interno al governo, ma per sistemare una situazione che arriva dall’esterno. Vedi lo scandalo dell’assenteismo di massa tra i vigili urbani romani a San Silvestro. La mattina del 2 gennaio Renzi si sveglia, apprende la notizia, e subito twitta:

Leggo di 83 vigili su 100 a Roma che non lavorano “per malattia” il 31dic. Ecco perché nel 2015 cambiamo regole pubblico impiego #Buon2015

 

renzi tweet vigili

 

 

Nelle stesse ore c’è anche lo scandalo del crollo del viadotto Scorciavacche, sulla Palermo-Agrigento, inaugurato solo una settimana prima. Ancora una volta Renzi affida a twitter la propria indignazione e la contemporanea promessa di cambiamento:

Viadotto Scorciavacche,Palermo. Inaugurato il 23 dic,crolla in 10 giorni. Ho chiesto a Anas nome responsabile. Pagherà tutto #finitalafesta

 

foto 1

A novembre, invece, a macchiare l’immagine della nuova Italia renziana era stata la magistratura, con la contestata sentenza Eternit. L’annullamento per prescrizione della condanna di Stephan Schmidheiny suscita indignazione nell’opinione pubblica, e Renzi non può restare indifferente. Intervenendo sempre a radio Rtl 102.5 annuncia un cambiamento delle regole della prescrizione. “Cambieremo il sistema del processo e le regole del gioco della prescrizione, perché non è possibile che le regole facciano saltare la domanda di giustizia”. Quello che Renzi non dice, in quell’occasione, è che una riforma della prescrizione era già stata annunciata e data per fatta dal governo, prima a giugno e poi ad agosto, ma resta tuttora impantanata in Parlamento in assenza di un accordo nella maggioranza. Siamo arrivati al 2015 e, per il momento, l’annunciata “correzione” non c’è stata. Vedremo.

In precedenza, a giugno, succede che la maggioranza venga battuta alla Camera sulla responsabilità civile delle toghe. Scoppia una bufera. Eppure anche in quella circostanza Renzi minimizza e rilancia: “E’ una tempesta in un bicchiere d’acqua, correggeremo al Senato”.

Altre volte il “correggeremo” è preventivo, come a luglio, alla vigilia del dibattito sulle riforme previsto  al Senato. “Potranno pure fare qualche scherzetto sul voto segreto – avverte Renzi nel corso dell’inaugurazione della Brebemi – ma poi torneremo alla Camera e lì lo correggeremo”. Altre volte ancora, “correggere” può essere usato per per indicare partecipazione. Il premier lo fa il 13 aprile a Lucca, davanti alla platea del Festival del Volontariato, annunciandola presentazione della riforma del terzo settore. “In un mese – annuncia – saremo pronti a presentare la bozza di un Ddl delega che correggeremo insieme in modo partecipativo”.

In fondo, sembra volerci dire Renzi col suo intercalare, a “correggere” si fa sempre in tempo. Lo dichiara apertamente ad Ankara, a metà dicembre, dove si trova per convincere gli imprenditori locali a investire in Italia, mentre a Roma il clima si scalda per lo sciopero generale contro il Job Act indetto dalla Cgil. “Cambieremo il paese anche per loro”, dice, assicurando che “il governo correggerà tanto gli incidenti di percorso quanto i tentativi politici di sabotaggio”. Anche se qualcosa non va – è il suo messaggio – non bisogna demordere. Le cose si sistemeranno, non resta che aspettare.

Finora in molti gli hanno creduto. “Correggeremo”. Eppure, a furia di sentirselo ripetere viene il dubbio che dietro l’incoraggiante ma abusata formula non vi sia molto di concreto, se non l’intento di nascondere le proprie mancanze ed errori. Magari non è così, e da qui alle elezioni Renzi ha il tempo di dimostrarlo ai suoi elettori. In quel caso, anche noi, correggeremo.

@carlomariamiele

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Un commento

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  1. rebert 9 anni fa

    Grazie. Ottima e necessaria “rammemorazione”. Questo è il giornalismo che ci vuole. Quanto ci vorrà perchè i cittadini comincino a richiedere il rapporto tra le parole e le cose?

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