Il Vaticano si scomoda per negare una sala parrocchiale a Ignazio Marino

4 Dicembre 2015

Trentacinque giorni non sarebbero mai sufficienti per dimenticare una storia. Soprattutto se la storia si è chiusa nel peggiore dei modi. Per questo, nonostante l’arrivo del commissario Francesco Paolo Tronca, l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino continua a non essere gradito al Vaticano. Che a pochi giorni dall’inizio del Giubileo, vive con preoccupazione le sortite pubbliche dell’ex primo cittadino. Lo scontro è totale e va oltre la celebre frase di Papa Bergoglio, “Io non ho invitato il sindaco Marino”, che tornando da Filadelfia diede via alla fine politica del sindaco, con il benestare di Matteo Renzi. Nei palazzi che contano come nelle parrocchie di periferia, il sindaco delle unioni civili continua ad essere una persona non gradita. Non lo era prima quando sedeva al Campidoglio, figuriamoci ora.

Marino, che ancora non ha sciolto le riserve sul suo futuro politico, era atteso per oggi pomeriggio nella sala teatro della parrocchia di Santa Rita a Tor Bella Monaca. Ad invitarlo, era stata la maggioranza di larghe intese che sostiene il presidente del VI Municipio Marco Scipioni, ancora in carica, nonostante dallo scorso luglio, dopo lo scandalo estivo del “Roma Capital Summer”, il commissario romano del Pd Matteo Orfini e quello locale Gennaro Migliore ne abbiano chiesto più volte le dimissioni.

Il presidente Pd sfiduciato dal Pd che incontra il sindaco del Pd sfiduciato dal Pd. Tutto era già stato preparato nei minimi dettagli, anche le prevedibili polemiche. Fino a ieri, quando una telefonata proveniente dai piani alti della diocesi romana ha rimesso tutto in discussione. Marino, che quando era sindaco nel novembre del 2014 partecipò ad una messa proprio nello stesso quartiere, ora non è più il benvenuto. E il parroco, padre Giuseppe, che già aveva dato l’ok per l’utilizzo della sala teatro, chiede agli organizzatori che lo avevano invitato di cercarsi un nuovo spazio. In poco meno di 24 ore.

Nessuno farà mai direttamente il suo nome, almeno in pubblico. Ufficialmente, “la chiesa non è disponibile per incontri elettorali”, anche se, per non alimentare conflitti pubblici con il Vicariato, il cambio di location viene motivato con un non meglio precisato problema elettrico.

Di sicuro, la rabbia fra gli organizzatori è tanta. Che il Pd fosse contrario all’iniziativa era più che prevedibile, dopo la lettera degli scorsi giorni in cui Gennaro Migliore chiedeva a Marino di non partecipare all’incontro. Ma che le pressioni potessero arrivare anche da altrove ha colto tutti di sorpresa. Nessun ostacolo era stato posto dal Vaticano in occasione degli incontri elettorali, sempre nella stessa parrocchia, di Enrico Gasbarra per le europee del 2014, né per quelli di David Sassoli, che si candidò alle primarie del 2013, proprio contro Marino. “Invece, ora, che non esiste nemmeno una data per le elezioni,  è arrivato lo stop per Ignazio Marino, quando tutto ormai era pronto”, afferma uno degli organizzatori dell’evento, spostato alla fine all’hotel “Capital Inn” di Giardinetti, distante qualche chilometro.

All’oscuro di tutto, Marino, mentre si consumava la tragicomica disdetta della parrocchia, partecipava all’iniziativa organizzata al quartiere Alessandrino dai consiglieri capitolini di Sel. Un vero e proprio bilancio di fine di legislatura in cui  l’ex capogruppo in  Campidoglio Gianluca Peciola e gli altri consiglieri tessevano le lodi del “marziano”, ricordando le tante “conquiste” di sinistra ottenute nei due anni del suo mandato, mentre contestualmente veniva presentato il futuro candidato sindaco Stefano Fassina, accolto tra i mugugni del pubblico, quasi tutto dalla parte del chirurgo. “Se lo difendono così tanto, perché candidano quest’altro?”.

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