Francesco
Chiodelli

bio

Dopo aver preso parte a numerosi progetti politico-culturali (tutti naufragati), approdo fortuitamente alla ricerca accademica. Attualmente sono professore associato in geografia economica e politica all'Università degli studi di Torino. Mi sono occupato per un decennio del conflitto israelo-palestinese a Gerusalemme; ora mi dedico a temi urbani più nostrani: abusivismo, illegalità, politiche urbane, migrazioni, diversità religiosa

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Ultimi commenti

Pubblicato il 28/12/2018

in: Edificante storiella di velato integralismo pre-natalizio

Gentile Salaugana, sì, il paese in questione fa comune a sé, e la popolazione infantile è decisamente sufficiente a giustificare la presenza di un asilo pubblico (stiamo parlando di 6000 abitanti, non di poche centinaia). E l’asilo in questione ha una convenzione con il Comune: è un istituto paritario che fornisce un servizio pubblico (tra [...] l’altro, obbligatorio per legge), in assenza di un asilo gestito direttamente dalla municipalità. Ergo, credo che anche la mia seconda critica sia piuttosto fondata. Ma, anche se così non fosse, in un paese virtuosamente liberale credo sarebbe più che sufficiente trovarsi d’accordo sul primo punto e agire di conseguenza. Ma purtroppo, di questi tempi, anche un simile accordo pare una chimera…

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Pubblicato il 23/12/2018

in: Edificante storiella di velato integralismo pre-natalizio

Gentili Aurelio e Saulagana, grazie per i commenti. Provo a rispondervi con qualche precisazione. Il problema che intendevo sollevare è duplice. In primo luogo è relativo allo Stato. Credo chiunque possa convenire che sia inaccettabile che l’unica scuola primaria in un paese di 6000 abitanti sia a indirizzo cristiano – ricordo che l’ultimo anno della scuola primaria fa [...] parte dell’obbligo scolastico. E’ una questione basilare di laicità dello stato, rispetto della diversità, libertà di scelta. In secondo luogo è relativo alla Chiesa – o, per lo meno, all’interpretazione del cattolicesimo data in quella scuola. Ci sono vari modi di interpretare l’ispirazione cristiana dell’istruzione. Quello scelto dalla scuola in questione ha tanto il sapore dell’indottrinamento. Ma c’è anche un modo – praticato da tante altre istituzioni cattoliche – che è invece indirizzato alla conoscenza e al riconoscimento delle altre religioni, pur nella diversità. Senza andare lontano, è quello che pratica la parrocchia a 500 metri dalla scuola in questione, che, per dirla una, ha ospitato e contribuito a organizzare la festa di fine Ramadan della comunità islamica locale. Il primo problema è ben più rilevante (per lo meno da un punto di vista pubblico) del secondo, ed era quello che mi premeva sottolineare con la mia storiella – che non nasce certo dalla recita natalizia, ma dalla sequela di episodi di indottrinamento praticamente quotidiani. Non è invece un problema – mi dispiace se questo poteva trasparire dal mio racconto - il fatto che mia figlia possa diventare cattolica (per essere pignoli, potremmo dire che, al massimo, potrebbe esserlo che lo diventi per “lavaggio del cervello” in età pre-scolare, e non per scelta consapevole). Tanto è vero che mia figlia ha sempre frequentato tanto la recita natalizia quanto tutte le altre attività di questo tenore.

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Pubblicato il 23/12/2018

in: Edificante storiella di velato integralismo pre-natalizio

Gentili Aurelio e Saulagana, grazie per i commenti. Provo a rispondervi con qualche precisazione. Il problema che intendevo sollevare è duplice. In primo luogo è relativo allo Stato. Credo chiunque possa convenire che sia inaccettabile che l’unica scuola primaria in un paese di 6000 abitanti sia a indirizzo cristiano – ricordo che l’ultimo anno della scuola primaria fa [...] parte dell’obbligo scolastico. E’ una questione basilare di laicità dello stato, rispetto della diversità, libertà di scelta. In secondo luogo è relativo alla Chiesa – o, per lo meno, all’interpretazione del cattolicesimo data in quella scuola. Ci sono vari modi di interpretare l’ispirazione cristiana dell’istruzione. Quello scelto dalla scuola in questione ha tanto il sapore dell’indottrinamento. Ma c’è anche un modo – praticato da tante altre istituzioni cattoliche – che è invece indirizzato alla conoscenza e al riconoscimento delle altre religioni, pur nella diversità. Senza andare lontano, è quello che pratica la parrocchia a 500 metri dalla scuola in questione, che, per dirla una, ha ospitato e contribuito a organizzare la festa di fine Ramadan della comunità islamica locale. Il primo problema è ben più rilevante (per lo meno da un punto di vista pubblico) del secondo, ed era quello che mi premeva sottolineare con la mia storiella – che non nasce certo dalla recita natalizia, ma dalla sequela di episodi di indottrinamento praticamente quotidiani. Non è invece un problema – mi dispiace se questo poteva trasparire dal mio racconto - il fatto che mia figlia possa diventare cattolica (per essere pignoli, potremmo dire che, al massimo, potrebbe esserlo che lo diventi per “lavaggio del cervello” in età pre-scolare, e non per scelta consapevole). Tanto è vero che mia figlia ha sempre frequentato tanto la recita natalizia quanto tutte le altre attività di questo tenore.

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