Giorgio
Infranca

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Nato a Catania, Avvocato in Milano. Si occupa di diritto tributario e, in particolar modo, di contenzioso tributario e di diritto delle imprese in generale. Svolge la propria attività presso la sede di Milano dello Studio Roveda e Associati (www.rovedaeassociati.com) Lo trovi anche su Linkedin: https://www.linkedin.com/in/gio rgioinfranca

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  • 2° Autore Dicembre 2014

Ultimi commenti

Pubblicato il 30/12/2014

in: Partite Iva, è meglio che il regime dei minimi non sia più appetibile

Sulla necessità di una seria riforma delle professionisti sfondi una porta aperta! Ma quella è altra storia purtroppo. Cosí stando le cose il regime dei minimi per i giovani professionisti all'inizio della carriera (vedi i praticanti) ha dato un grosso aiuto. Ad ogni modo, vediamo che succede. Lieto del confronto, buona giornata, Giorgio

Pubblicato il 29/12/2014

in: Partite Iva, è meglio che il regime dei minimi non sia più appetibile

Caro Gianluca, la tua lettura è senza dubbio molto interessante e mi piace molto il fatto che tu abbia trovato qualcosa di positivo in una riforma pessima. Tieni però presente che c'è anche il mondo delle professioni intellettuali regolamentate. I giovani (e anche non giovani) professionisti iscritti agli albi, anche avendo spesso un unico committente, [...] sono comunque costretti ad aprire la partita iva a causa delle incompatibilità con il lavoro dipendente. Per questi soggetti (che sono moltissimi) la tua visione positiva tentenna putroppo. Ciao e, avendo visto le tue origini, forza catania.

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Pubblicato il 19/12/2014

in: Un emendamento per salvare le partite Iva dal nuovo (folle) regime dei minimi

Innanzitutto sono rapporti non paragonabili, l’uno connaturato dal rischio “imprenditoriale” con tutto quello che comporta gli altri no e poi ricordiamoci che stiamo sempre parlando di un ipotetico sistema fiscale di vantaggio pensato per favorire le nuove attività, la produttività e in generale il PIL del Paese. Ha una ratio ben precisa. Se l'economia [...] gira e gira bene, magari anche il lavoratore dipendente è più tranquillo nel proprio posto di lavoro. Quanto poi ai numeri l’ipotesi riguarda(va) ricavi massimi pari a euro 45000 ai quali devi sottrarre i costi che, per un lavoratore autonomo, tra affitto e collaboratori, come minimo sono pari a euro 15000. Quindi se parliamo di reddito imponibile dovresti far riferimento a un lavoratore dipendente con un reddito di circa 30.000. Vedrai che l’aliquota non si discosta di molto da quella del 15% (e non del 10%) da me immaginata nella proposta. Comunque non temere. La proposta seppur arrivata in Senato non è passata. Dovremmo comunque smetterla di fare questi paragoni. A mio avviso non portano a niente. Ciao.

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