

Luigi
Di Gregorio
Di Gregorio
bio
Nato a Roma nel 1975. Professore aggregato di Scienza Politica all'Università della Tuscia (VT). Manager pubblico in Italia (dal 2008 al 2013) e al Parlamento europeo (dal 2013 al 2014). Mi occupo di politica e di comunicazione. Ho fatto parte di 6 war room elettorali, nelle quali ho perso tanti KG e (presumo) qualche anno [...] di vita...
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Ultimi commenti
in: Il primo anno di Virginia. In numeri
Mio caro non so chi, la mia carriera è ben avviata da molti anni. Per comprendere il senso di questo articolo ci vogliono GRANDI QUALITA', che lei non ha. Buona carriera a lei.
in: La battaglia finale. Distruggere (anche) il giornalismo
@mario non ci siamo. Allora, punto primo: io non voglio distinguermi dai giornalisti, io semplicemente non sono un giornalista. Per lei, Diamanti su Repubblica, D'Alimonte sul Sole o Sartori sul Corriere sono giornalisti? O sono professori di scienza politica che fanno da analisti/opinionisti su un giornale? Ecco io sono un loro collega, non un collega [...] dei cronisti, per capirci. Un giornalista può scrivere una bufala, noi no, semplicemente perché non diamo notizie... al limite le commentiamo. Scriviamo opinioni non raccontiamo vicende, non facciamo interviste, non inventiamo retroscena, ecc. ecc. Spero che questo chiarisca il primo punto. Quanto a Renzi-Grillo, ti rimando alla risposta precedente: Grillo è un eccellente comunicatore politico, il che vuol dire, nel mondo dell' "essere"' che è un bravissimo mistificatore, propagandista, venditore, scegli il termine che ti pare. Vale per lui come per Renzi, Salvini o Berlusconi (ormai meno). A meno che tu non creda che quelle di Renzi siano tutte balle, mentre "uno vale uno", "faremo tutte le riunioni in streaming", "voteremo tutto online", "fuori gli indagati dallo Stato", "i politici sono tutti ladri", "i giornalisti sono tutti venduti", ecc. ecc. siano tutte verità indiscutibili, credibili e applicate coerentemente. Nel mondo dell' "essere" sono tutti ottimi slogan che cavalcano alla grandissima un ampio sentimento di antipolitica e di antiestablishment che proprio gli odiati giornalisti hanno contribuito a creare. Nel mondo del "dover essere", di un popolo sapiente, sarebbero invece balle spaziali. Allora, se mi chiede com'è Grillo come comunicatore? Le dico eccellente. Se mi chiede com'è l'Italia che ha in mente Grillo, le dico spaventosa. Ultima precisazione, visto che per la seconda volta allude a una qualche mia convenienza dell'esaltare le doti di Renzi. Mai votato PD, mai lavorato col PD, mai conosciuto Matteo Renzi. Per quanto possa sembrarle incredibile, ragiono con la mia testa. Libera. Non devo niente a nessuno. Consapevole che non cambierò di una virgola le sue granitiche convinzioni, la saluto cordialmente.
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@mario. C'è un problema a monte: lei mi considera giornalista, il che sposta del tutto l'asse della discussione. Io faccio altro nella vita, non spetta a me fare "cronaca politica" o verificare notizie. Sono un politologo e un consulente politico e di comunicazione: studio, osservo, analizzo e in alcuni casi suggerisco strategie. L'intervista che lei [...] riporta è su come comunica(va) Renzi e sul perché funziona(va). Potrei farne 100 uguali su Grillo e sulle sue capacità comunicative, eccellenti. Dopo di che, bisogna distinguere tra "essere" e "dover essere". Se lei mi chiede: "politica e stampa mistificano?" Io dico di si, certo. Una per ottenere consenso, l'altra per ottenere mercato. Se mi chiede: "è giusto che mistifichino?" Io dico no, certo. Sono due piani diversi, uno descrittivo e uno prescrittivo/normativo. Grillo è efficacissimo in questo scenario, non saprei suggerigli strategie migliori, in termini di "essere". E' un eccellente mistificatore... Ma in termini di "dover essere", sono preoccupato. Perché, pensando al "mondo che vogliamo", una cosa è lavorare per ridurre le mistificazioni di politica e stampa, un'altra è pianificare di soppiantarle per far decidere tutto al "popolo" nulla sapiente. Saluti
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E grazie a voi altri per i complimenti! Of course... :)
in: La battaglia finale. Distruggere (anche) il giornalismo
Grazie Mario. Esistono libri, scritti da giornalisti, che sparano a zero su ciò che è diventato negli anni il giornalismo stesso. Uno su tutti, la "Tirannia della comunicazione" scritto dall'ex direttore di Le Monde Diplomatique. Lo consiglio vivamente, ha quasi vent'anni peraltro...giusto per sottolineare che il problema è noto da tempo, anche agli addetti ai [...] lavori. Ripeto ciò che ho scritto nella precisazione finale: io non difendo "i giornalisti", difendo "il giornalismo" come categoria e come funzione sociale. Lei crede che sostituendoci, noi tutti, ai giornalisti professionisti le bufale diminuirebbero? Crede che una giuria popolare possa decidere se una notizia è vera o falsa? In base a cosa? Alle fesserie che legge nelle chat di gruppo su Whatsapp? Politica e stampa hanno le loro responsabilità, enormi. Ma una cosa è lavorare per migliorarle, un'altra è pianificare di soppiantarle... Saluti
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