Michela
Cella

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Michela è una (micro)economista con un lavoro all'Università di Milano Bicocca, una famiglia con due bimbi e tante passioni tra cui la politica. Vive da sempre a Milano fatta eccezione per una lunga parentesi sulle rive del Tamigi dove ha preso un PhD, iniziato a lavorare e ampliato i suoi orizzonti.

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  • 1° Contenuto Novembre 2014

Ultimi commenti

Pubblicato il 10/11/2014

in: Nell’università italiana mancano i…baroni!

grazie, grazie, grazie.... questo articolo è fondamentale. Questo capoverso: "Un barone difende la propria disciplina, e, in molti casi, un “paradigma”, nel senso di Kuhn. In termini più banali, un barone deve resistere agli attacchi che rischiano di trasformare una disciplina in una gabbia di matti in cui ognuno la spara come vuole (una cosa come la [...] rete, per intenderci). Se invece le idee radicalmente nuove vincono, perché sono più coerenti con la realtà o con il resto della disciplina, i baroni alla fine si levano il cappello, consegnano le proprie penne, come nel film “A beautiful mind”. Per essere espliciti, ad esempio, nel campo dell’economia i baroni cercano di tenere fuori dalla porta minchiate come la “decrescita felice”, e lo faranno fin quando non prevarrà la società bucolica, come quella degli “amici dell’amore eterno” di Carlo Verdone. L’assalto a un “paradigma” si riconosce dalla collocazione editoriale, tipicamente periferica, e, in casi estremi come quello del nostro esempio, confinata a libri. I libri infatti sono una maledizione, perché sono controllati dal favore del pubblico, e non dei “peer”." è da spammare in ogni angolo del web.

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Pubblicato il 10/11/2014

in: Azzeriamo i titoli accademici per far cominciare il futuro italiano

A Jacopo l'ho detto in maniera molto sintetica ieri su FB "utopia". Però come si evince dall'articolo di Segio Porta è possibile innescare comportamenti virtuosi che renderebbero decisamente migliore il nostro sistema universitario. Aggiungo un mio piccolo commento sulla mobilità e i vantaggi agli interni in italia e nel resto del mondo. Sicuramente da noi il livello [...] è patologico su entrambi i fronti ma anche nel resto del mondo gli interni hanno dei vantaggi, in questo senso: spesso i criteri per la tenure e per una promozione sono leggermente più morbidi per gli interni che per un esterno. Perché? perché le relazioni hanno bisogno di tempo, perché spostarsi e cambiare colleghi ha un costo per chi va e per chi resta, perché non di sola ricerca è fatto un universitario, perché essere good citizens è importante.

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Pubblicato il 07/11/2014

in: NON FACCIAMO LA GUERRA TRA POVERI IN UNIVERSITA'

io sono laureata in altra università, ho MSc e PhD all'estero e sono stata assunta. Altri tre RU non provenivano da lì. Tre associati presi sul "mercato" nel 2006. Un ordinario esterno preso tre o quattro (ultimi concorsi) anni fa, utilizzando 1 punto organico pure essendoci anche interni iscritti a quel concorso. Non è paradisiaco, [...] però esiste.

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Pubblicato il 07/11/2014

in: NON FACCIAMO LA GUERRA TRA POVERI IN UNIVERSITA'

Annalisa, sono stati al palo per parecchi anni. Non ci sono stati concorsi del 2007 al 2013/14 all'incirca. Almeno nel mio settore disciplinare. Alcuni ricercatori meritano davvero, e forse (mi aggredirai) più di quanto meritino alcuni assegnisti. Non si può fare sempre di tutta l'erba un fascio.

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