Roberto
Biselli
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Ultimi commenti

Pubblicato il 26/04/2020

in: Stiamo vivendo la prova generale per la crisi climatica

Mi sembra che nel ragionamento manchi un punto sostanziale. Edipo è vittima del suo destino, dal quale aveva tentato di fuggire trasgredendo alla legge imposta dagli dei e dagli dei sarà punito. I più grandi dolori di oggi nascono dalla nostra inettitudine, non dalla cecità a cui Edipo è sottoposto dalla volontà quasi perversa del [...] pantheon greco divino. La nostra pandemia ci deve far riflettere sua nostra corresponsabilità. Se il sistema teatro in Italia ha commesso vari incesti intorbidandosi su se stesso, la responsabilità è esclusivamente nostra, cioè di noi che ci siamo accecati per non vedere e spartirci come sciacalli gli ultimi brandelli della città di Tebe. Ora questa condizione è da un certo punto di vista auspicabile. quando mai avremo un'occasione così eretica per eliminare tutto il marco in Danimarca nell'intero comparto del sistema spettacolo dal vivo in Italia e rifondarlo da zero. Partendo da una nuove e corretta legge di riforma del comparto, ridisegnando a livello politico il SENSO di un paese A TRAZIONE culturale, ridisegnando quindi politiche culturali, e giù a cascata, creare una tavolo di consulenza per il Mibact reale, composto di chi rappresenta realmente i lavoratori dello spettacolo in Italia. Quindi ripensare tutto, il ruoli degli grandi istituzioni pubbliche della lirica e del teatro, lo stato giuridico professionale dei lavoratori, un sistema di clientele e favori personali da abolire, un'osservatorio che sappia cogliere le profonde trasformazioni di questo paese, un rafforzamento del Fus come strumento che consenta una visione di più ampia della progettazione culturale dal vivo, limando gli eccessi di costi produttivi. Ma chi deve chiedere queste cose? queste utopie? non certo chi il potere ce l'ha, poiché non ha alcun interessa a ribaltare le stato delle cose, che è a sua modesto vantaggio. Siamo noi, tutti e 250.000 lavoratori che dovranno assaltare il Palazzo d'inverno, per far luce agli occhi ormai totalmente ciechi del tiranno, per riprenderci in mano un tempo e un luogo, quello dell'arte e dell'intrattenimento di qualità, bloccato da lacci e laccioli della burocrazia, da regolamenti antiquati, da servi e lacchè che su questo sistema hanno speculato consociativi per costruire carriere, riconoscimenti, false credibilità, che in fin dei conti sempre noi siamo andati a cercare mendicando.

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Pubblicato il 19/02/2017

in: A Napoli puoi lavorare tre anni. Gratis

Se è davvero in questi termini, perchè ormai bisogna dubitare di tutto, è semplicemente vergognoso, approfittare come sempre dei più deboli fra i deboli. Mi auguro che Cappuccio qui sollecitato sappia correggere al più presto il tiro e l'intenzione.

Pubblicato il 19/10/2015

in: Il Teatro è Stato? Scisma, politica e interventismo d'autunno

Come non essere d'accordo con Andrea Porcheddu quanto non si poteva non esserlo con Civica-Scarpellini: si potrebbe aggiungere che i teatranti, qui intesi in un generico insieme blogmatico, forse, dovrebbero riprendere in mano le redini della gestione della propria arte e agit-prop…di nuovo. Non essere più -consapevolmente, involontariamente, strumentalmente?- terminali o accrediti per direttori artistici, [...] assessori, critici, evocatori di mode e tendenze, ma protagonisti “di nuovo”, come in altre importanti stagioni di cambiamento del fare artistico, del loro destino, non solo creativo, ma politico, economico, esistenziale. Creare responsabilmente sistema, ricostruire una sostenibile e intelligente massa critica, come Ivrea, Volterra, Bologna, San Benedetto, solo per citare alcuni episodi topici del teatro italiano diciamo d’autore, ci hanno trasmesso e utopisticamente tramandato. Ma diventare “grandi” costa come sempre fatica, rinunciare al proprio io centripeto impegna inversamente stessa forza vettoriale, fare politica non dovrebbe essere letto come solo impegno “sindacalista”. Forse dovremmo tutti ricordarci che le vere e sole forze del cambiamento siamo noi e non aspettare che siano sempre gli altri, gli accompagnatori politici o estetici di turno, a indicarci la via, la linea, la chiave, la tendenza. Non dimentichiamoci mai che se la famosa legge sullo spettacolo dal vivo, non è mai passata in Parlamento, grande e grossa responsabilità è da far ricadere su di noi e le nostre misere logge e loggette di spartizione di quattro quattrini, a discapito dell'intero sistema teatrale italiano. Egocentrismo, malattia infantile dell’artistismo, potrebbe trasformarsi in un agire per linee trasversali, come già ottimi esempi indicano: i costanti e puntali aggiornamenti di Buone Pratiche, C.r.e.s.c.o. con le sue commissioni, lo spostamento di gestione, piccolo ma interessante, sulle residenzialità regionali. In Italia esistono molti centri e isole di positiva resistenza culturale, molto spesso decentrati dalla grandi città, “deromanizzati” mi verrebbe da dire: in lotta perenne con burocrazie, Stabili arroganti e accentratori di risorse, colleghi troppo spesso disponibili al voltaggabbanismo. Ma ricchi di persone, idee, proposizioni, creatività, azioni che stentano a ricucirsi in reti, questo sì, forse a causa di smarrimenti, stanchezze, disinformazione, paura: d’altronde siamo sempre noi gli anelli deboli della catena, i più ricattabili dall’ assessore, dal politico, dal direttore, dal critico di turno, ondivaghi e inafferrabili, come ahimè troppo spesso noi – e sempre noi- gli abbiamo consentito di essere. Allons enfants de la Patrie, le jour de gloire est arrivé Contre nous de la tyrannie L'étendard sanglant est levé!

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Pubblicato il 09/09/2015

in: Short Theatre o della Comunità senza futuro

Gent.mo Andrea condivido in pieno le tue come sempre arguto riflessioni, meno che per la Mongelli che ho trovato deliziosamente ironica. Un plauso al direttore Arcuri sempre sul pezzo. RB

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