Il vero Young Pope è l’80enne Francesco

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18 Dicembre 2016

Papa Francesco ha appena compiuto 80 anni, eppure è molto più innovativo del Lenny Belardo impersonato da Jude Law nella serie di Sky. La sua straordinaria capacità di comunicare viene analizzata in un libro che fornisce spunti interessanti anche a chi non è credente

Il genio visionario di Paolo Sorrentino ha vinto l’ennesima scommessa con “The Young Pope”, una serie di enorme successo internazionale che ha saputo applicare il sarcasmo del regista napoletano ad un tema sensibile come quello religioso. I rischi di questa operazione erano altissimi, perché ha portato una dissacrazione continua su terreni sdrucciolevoli come il rapporto tra fede e potere o tra sessualità e morale.

Il pontefice magistralmente interpretato da Jude Law fa miracoli, ma dubita dell’esistenza di Dio e, fumandosi una sigaretta, sceglie una strategia comunicativa straordinaria: ispirandosi ai Daft Punk, diventa egli stesso una rockstar, che riaccende i sopiti entusiasmi della comunità cattolica.

Geniale, certo, ma pur sempre finzione. Decisamente più coraggiose sono le scelte comunicative del Papa in carne o ossa, quello che già ha segnato la storia del mondo perché contemporaneo del suo predecessore.

Il 17 dicembre Francesco ha compiuto 80 anni e, di fronte al diluvio di auguri che arrivavano da tutto il mondo fin dalla settimana precedente, ha fatto una battuta spiritosa sulla “jella”.

Ovviamente, Bergoglio sapeva benissimo che anche nel resto del mondo non sono graditi gli auguri anticipati e, parlando apertamente di superstizione, ha ulteriormente conquistato simpatie, rompendo con delicata decisione un tabù storico della Chiesa. Parlandone con rispetto (qui ci si limita all’analisi della tecnica comunicativa), l’accostamento non può che essere con il geniale Corrado Guzzanti e la sua battuta “Credo molto in Dio e nella parola di Cristo… come tutti i Tori ascendenti Gemelli”.

Insomma, Papa Francesco è contemporaneamente molto più “pop” di chi fa spettacolo per mestiere ed anche molto più “young” di Lenny Belardo, a dimostrazione del fatto che essere giovani non sempre ha a che fare con il dato anagrafico. Al contrario, il Papa di Sorrentino ha 47 anni, ma lavora per una restaurazione oscurantista dei valori antichi, anche osteggiando l’omosessualità. Papa Francesco, nonostante i suoi 80 anni, sa parlare a tutti e col suo famoso “chi sono io per giudicare i gay?” ha aperto un capitolo nuovo nella storia vaticana.

Non è quindi sorprendente che Bergoglio diventi oggetto di studio per chi si occupa di comunicazione. Alessandro Gisotti (vicecaporedattore di Radio Vaticana) ha pubblicato per Elledici “Il decalogo del buon comunicatore secondo Papa Francesco”, ispirato dalla sua esperienza al Giubileo dei giornalisti e dal suo lavoro quotidiano su quanto accade presso la Santa Sede.

Le significative azioni concrete compiute in tre anni e mezzo di papato, come la telefonata a Pietro Maso o l’incontro nei giardini vaticani con Shimon Peres e Abu Mazen, hanno ispirato dei principi generali a quali chiunque operi nella comunicazione può ispirarsi: “Comunicare con tutti, senza esclusione”, “Non spezzare mai la relazione e la comunicazione” e “Generare una prossimità che si prenda cura” sono solo alcune delle suggestioni proposte da Gisotti.

Nella sua prefazione, il Cardinale Tagle (Arcivescovo di Manila e Presidente di Caritas Internationalis), ci mette in guardia con un contributo molto interessante. Quando il tecnicismo prevale sui contenuti, la comunicazione diventa manipolazione, e allora dobbiamo porci una domanda: “Stiamo davvero comunicando gli uni con gli altri? Dove possiamo trovare la vera comunicazione?”. “L’umanità e le comunità sono in gioco con la comunicazione. La comunicazione distorta ferisce profondamente”, continua Tagle, il quale poi ricorda che “nella tradizione Giudeo-Cristiana, la comunicazione inizia con Dio che è amore. Dio è Il Comunicatore”.

Per questo motivo, anche da una prospettiva laica occorre prestare la massima attenzione ai contenuti, ma senza dimenticare la forma, ricordando anche quanto diceva la neo santa Madre Teresa di Calcutta: “Meglio commettere errori con gentilezza, che fare miracoli con scortesia”.

 

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TAG: comunicazione, Marketing, paolo sorrentino, papa bergoglio, Papa Francesco, The Young Pope
CAT: Letteratura, Religione

2 Commenti

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  1. andrea-lenzi 7 anni fa

    la rivoluzione papale purtoppo si concretizza esclusivamente nella sua strategia comunicativa, ma questo papa è stato messo là apposta ed a quelli che si interrogano è chiarissimo tanto il movente economico, quanto quello “evangelizzante”.

    una vera rivoluzione, invece, sarebbe:

    -pagare IMU (dando pure gli arretrati per onestà intellettuale);

    -cessare la truffa dell’8×1000 (cioè il meccanismo proporzionale che da alla chiesa tutto ciò che non è stato assegnato per scelta);

    -SMETTERLA DI DISCRIMINARE CON PRESSIONI SU SOCIETà CIVILE E PARLAMENTO usando gli stessi soldi prelevati dallo stato laico.

    Ancora oggi due cittadini che pagano le tasse non possono sposarsi se sono dello stesso sesso;
    è stato necessario l’intervento dell’europa per IMPORRE all’Italia di fare una legge per rimediare a questa stortura giuridica, ma è un palliativo diverso dal matrimonio.

    Ancor oggi un cittadino nel pieno delle proprie facoltà non può chiedere di eu-morire e chi lo aiutasse finirebbe in galera, quindi tutti dobbiamo morire come vogliono i cristiani;
    se ci fosse una legge, però, i cristiani potrebbero continuare a morire come cristiani, ma nel contempo lascerebbero liberi tutti gli altri di decidere.
    questo è il segno che nessuna rivoluzione c’è stata nella mentalità del credente, che ama tutti, ma solamente se fannno come dice lui.

    in mnancanza delle vere rivoluzioni utili alla società civile citate prima, ecco che siamo costretti a gioire delle “aperture”, cioè quando la chiesa rimuove una stortura/ingiustizia che lei stessa ha posto, ma che senza la chiesa non ci sarebbe proprio stata.

    faccio anche notare che l’apertura ai divorziati et similia non servono alla società civile, per la quale non c’erano motivi di discriminazione, ma sono utili alla sola chiesa che così può allargare la propria cerchia di credenti e donanti.
    Senza religione non ci sarebbe bisogno di queste rivoluzioni e vivremmo tutti meglio, ad ogni latitudine

    del resto un rapinatore di banche “gentile” con gli ostaggi stupisce e fa passare in secondo piano il fatto che stia rapinando
    ;-)

    Buonsenso, coscienza ed un pizzico di empatia sono migliori di qualunque religione inventata a tavolino nel fare leggi

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  2. lorenzo-zacchetti 7 anni fa

    Vedo che non le sfugge il fatto che questo articolo, come tutti i precedenti, è sulla comunicazione. Mi occupo di questo aspetto, non dei contenuti del papato di Bergoglio, che lascio commentare ad altri.

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