“Recensione falsa”: la prima condanna di un tribunale italiano a Tripadvisor

2 Marzo 2015

Battere Tripadvisor si può. Almeno in tribunale. Almeno in Italia. Ci sono riuscite due giovani avvocate veneziane, Anna Paola Klinger e Marianna De Giudici: un paio di giorni fa hanno ottenuto un’ordinanza che intima al sito di rimuovere una recensione ritenuta falsa e diffamatoria. Dovrebbe essere la prima volta che qualcosa del genere accade in Italia, mentre ci sono precedenti giurisprudenziali in Francia che hanno portato Tripadvisor a dover risarcire un albergo, mentre analoghe richieste, negli Stati Uniti, sono state più volte respinte, valorizzando il principio secondo il quale Tripadvisor è mero aggregatore di opinioni e non quindi responsabile delle stesse.

I fatti dunque. Un utente Tripadvisor ha inserito una recensione negativa – «Evitare» è il titolo – di un ristorante veneziano parecchio conosciuto, la trattoria Do Forni. Il locale ha 753 recensioni che vanno dalle 179 «eccellente» alle 163 «pessimo». Mangiafuoco59, questo il nick dell’utente, di Roma ha la qualifica di recensore esperto, con 44 recensioni all’attivo, 36 delle quali di ristoranti. Secondo quanto scrive, visita il locale nell’agosto 2014, la recensione risulta pubblicata il 29 ottobre 2014. E qui già c’è qualcosa da dire perché, spiega l’avvocato Klinger, il ristorante aveva protestato con Tripadvisor e la recensione era stata rimossa, ma soltanto due giorni dopo era ricomparsa. Il giudice, quindi ha ritenuto Tripadvisor responsabile di omesso controllo perché non ha vigilato che quanto era stato tolto non tornasse online.

Nella recensione ci sono varie valutazioni, tipo: «Ho trovato persino uno scarafaggio nella pasta che poi mi è stata “per sbaglio” anche addebitata in conto.»

Il punto però, spiega Anna Paola Klinger, non è il diritto di critica, bensì la diffamazione e la linea rossa che separa la critica dalla diffamazione è l’attacco personale. Ovvero: si può scrivere «ho mangiato male» e nessuno può venire a sindacare, ma non si può scrivere «il proprietario è sporco» perché si tratta di una valutazione sulla persona. E la recensione di Mangiafuoco59 comincia con queste parole: «Sporchi, cari e maleducati, specie il proprietario.» Il giudice le ha ritenute diffamatorie.

Il giudice poi ha ritenuto che la recensione non sia veritiera in base a tre motivi: l’utente è anonimo; c’è un errore di battitura presente sia nella prima, sia nella seconda versione, il che non fa ritenere che sia stata scritta nel sito, ma in un file conservato; l’utente prima fa capire di esser stato nel locale una sola volta, ma poi, parlando delle mance ai camerieri, sembra che conoscesse il locale a fondo. «Solo se i camerieri vi conoscono e sanno che riceveranno una buona mancia allora eviteranno di lasciare i vostri piatti a freddarsi sulla mensola della cucina e di farvi attendere ore per mangiare» è il passaggio che, secondo il magistrato, lascia trasparire una più approfondita frequentazione con il risotrante.

Ora l’ordinanza sarà tradotta in inglese, e notificata nella sede di Tripadvisor di Newton, una cittadina del Massachusetts. Luogo dove perlatro era stata notificata anche la convocazione per l’udienza dei giorni scorsi, ma il sito non ha ritenuto di costituirsi e non era rappresentato da un legale. «Se non provvederanno, chiedremo l’intervento della polizia postale», osserva l’avvocato Klinger.

Naturalmente la questione va molto più in là del singolo caso, ma investe tutta la faccenda delle recensioni false su Tripadvisor, motivo di annose polemiche da parte degli esercenti italiani. I controlli sono centralizzati, effettuati negli Stati Uniti sulla base di algoritmi che individuano parole-chiave e quindi è facilissimo inserire recensioni non veritiere, nel bene e nel male. Ci sono stati casi di recensioni negative postate per vendicarsi di un ristorante o di un albergo sulla base di motivi personali, per esempio nel caso di dipendenti licenziati. Ma i ristoratori hanno anche più volte denunciato che alcuni fornitori offrono pacchetti di recensioni positive su Tripadvisor come benefit nel caso in cui siano acquistati i loro beni. E se è difficile smascherare una recensione negativa, figuriamoci una positiva.

A Trieste è addirittura accaduto che uno chef abbia mollato per via delle recensioni false. Si tratta di Davide Tonel, che gestiva il ristorante Collio, di via Timeus. Per mesi è stato bersagliato di critiche su piatti che nemmeno aveva in menù. In un primo tempo pensava che si trattasse di errori, di recensioni destinate a un altro ristorante dal medesimo nome, in una diversa parte della città. Ma non era così. Via via che passavano i mesi si è visto diminuire drasticamente la clientela, quei commenti negativi su piatti inesistenti lo avevano rovinato. Se n’è andato, e ora è primo chef di un ristorante italiano molto importante a Singapore. Alla faccia di Tripadvisor.

Ultimissime: mentre questo pezzo viene scritto, la recensione negativa di Mangiafuoco59 è sparita. Non si sa se sia stata rimossa dagli amministratori del sito o dall’utente, spaventato da una possibile richiesta di danni. Quel che resta, grazie alla copia cache, è la traccia di una recensione che risulta ancora sulla pagina utente ma non è più rintracciabile in rete. Il 29 ottobre, Mangiafuoco 59, consigliava, appunto, di “evitare” i Do Forni.

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(Foto di copertina tratta da Flickr, Francesco Piasentin, Creative Commons)

TAG: anna paola klinger, marianna de giudici, sentenza, trattoria do forni, tribunale, tripadvisor, venezia
CAT: Turismo, Venezia

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