Alessandro Baricco – The Game – Einaudi Stile Libero, Torino 2018

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26 Novembre 2018

La tesi di fondo del libro emerge nitida a metà lettura. La rivoluzione digitale, partita negli anni Settanta ad opera di hippies, ingegneri svagati con forti pulsioni controculturali, nerd inconsapevoli, che Baricco definisce tout-court “insurrezione”, si presenta come un (video) gioco la mattina in cui Steve Jobs il 9 gennaio 2007 offre al mondo l’Iphone.

《La dico in modo brutale: per ragioni storiche e per cosí dire darwiniane, da un certo punto in poi (dall’iPhone in poi, se dovessi azzardare una data), nulla ha piú avuto serie possibilità di sopravvivenza se non aveva nel suo DNA il patrimonio genetico dei videogame》.《Ce n’è abbastanza per capire quello che stava succedendo: l’elevazione del gioco a schema fondativo di un’intera civiltà. Da quel momento, vivere prometteva di diventare un’intrigante collezione di partite in cui le asperità del reale rappresentavano il campo da gioco e l’emozione dell’esperienza il premio finale. In qualche modo era la terra promessa degli hacker: un unico, libero, ininterrotto videogioco. The Game》.

Contro il Game si erge la resistenza del Novecento perché

《c’era qualcosa, nel Game, che sembrava svuotare l’esperienza umana delle sue ragioni piú alte, o complesse, o misteriose, riconducendo tutto a un sistema semplificato che aggirava la fatica, riduceva il peso specifico dei fatti e sceglieva soluzioni che fossero comode e veloci. Era un’intuizione un po’ vaga e ancora sfocata: ma certo che il Game sembrava proprio rubare l’anima al mondo, per dirla in termini un po’ riassuntivi. Sembrava allestirne una versione laica, funzionale, ludica, a uso di gente che non aveva voglia di impegnarsi un granché》.

La controffensiva verso l’insurrezione digitale sarebbe stata condotta da una non meglio precisata, “certa élite”, che non aveva tanta dimestichezza con i tool digitali. Non è detto in chiaro, ma per fatti concludenti si desume che questa imprecisata élite sia la ben nota intellighenzia di sinistra che fino ad allora aveva dominato il discorso pubblico e che adesso veniva disarmata dal trionfo tecnologico, venendone detronizzata. Da qui parte una divagazione che connette l’insorgenza del M5s con la rivoluzione digitale che richiederebbe una disamina più particolareggiata che non posso fare qui. Dico solo che se passa questo schema interpretativo si dovrebbe desumere che il Sud, dove il M5s ha sbancato sia interconnesso più della Lombardia dove invece è stato snobbato. Ma Baricco che col “modus ponens” aveva stabilito questa connessione, col “modus tollens” ammette che ciò che ha contato di più nel successo pentastellato è stato il superamento della forma partito, dimenticando di aggiungere che tale forma era stata spezzata non dalla insurrezione digitale ma da Mani pulite e da Berlusconi. Lascio perdere l’annotazione anodina sulla piattaforma Rousseau e la nuova declinazione della democrazia diretta su cui non ho visto l’acuto Baricco scompisciarsi dal ridere. Chiusa parentesi.

Scoppia dunque la battaglia tra analogici e digitali, misoneisti e filoneisti, vecchia élite novecentesca e insurrezionalisti digitali, nostalgici delle latterie e insensibili alla loro scomparsa, difensori delle pellicole e delle carta e users di camere digitali ed ebook. In poche parole: esperienza contro post-esperienza. 《Smantellare il paradigma mentale del ’900 e mettersi a pensare alla rovescia. Rifiutare la profondità come luogo dell’autentico e collocare in superficie il cuore del mondo》,《 la loro arma migliore, cioè la denuncia di una perdita di anima nel mondo – di una qualche desertificazione del senso, dell’esperienza vera, dell’intensità – si rivelò in definitiva inefficace》

In cosa consiste la nuova 《inedita umanità》 che è il nucleo argomentativo di fondo del libro? Si è detto: smaterializzazione dei supporti di conoscenza; disintermediazione da leadership, élite intellettuali, padri; avvento di post-esperienza, post-verità, multitasking, essere in più luoghi ma in effetti uno solo: quello che si sta cercando, realtà aumentata infine. 《Quei nuovi umani continuavano a inseguire qualcosa che era come un’intensità, come una sfocatura del reale, come una vibrazione misteriosamente tenace dei fatti, come una continua chance ulteriore di creazione》. In modo diverso rispetto all’esperienza del passato. Con nuovi tool nuovi device.

Ecco in sintesi le novità con altri scorci argomentativi. L’insurrezione digitale

《scioglie il traffico tra mondo e oltremondo dissolvendo la frontiera psicologica che ancora nell’epoca precedente divideva quelle due regioni dell’esperienza; – porta a regime quel sistema di realtà a due forze motrici che il Web, per primo, aveva cominciato a immaginare; – permette di far fuori un sacco di mediazioni e quindi di mediatori; – abitua a risolvere problemi solo e sempre in modo divertente, sciogliendo gli impicci quotidiani in un mare di piccoli videogame; – generalizza l’impressione di essere ammessi a un’umanità aumentata; – facilita l’accesso alla post-esperienza; – inclina alla mobilità assoluta, privilegiando lo smartphone e alleggerendo al massimo la postura uomo-tastiera-schermo; – riduce, infine, la distanza tra uomo e macchina fino a far percepire i device come prodotti organici, quasi bio, prolungamenti «naturali» del corpo e della mente》.

Ma scoppia una seconda resistenza contro il Game, dopo quella novecentesca. La resistenzacontro lo strapotere dei grossi Player della rete che non pagano le tasse, spiano, impongono le proprie logiche. Gli oppositori sono gli stessi fanatici della rete.

《È un sintomo importante: svela che nell’epoca avanzata del Game si sono andate formando, simultaneamente, una dipendenza quasi patologica ai tool del Game e un rifiuto urgente, quasi fisico, della filosofia del Game. Una sorta di schizofrenia controllata. Il Game c’è, funziona, ma a giocarlo è gente che inizia ad odiarlo. Tecnicamente allineata, e mentalmente dissidente》.

Baricco tende ad escludere la natura mercantile del Game.

《C’era un po’ di tutto, dai visionari puri e semplici agli squali della finanza, dagli idealisti piú incredibili agli imprenditori affamati di profitto. La cosa ci permette di dire che qualsiasi tentativo di far passare l’insurrezione digitale per una colossale operazione mercantile è storicamente infondato e largamente inesatto》.

Erano dei nerd ingenui e sentimentali. Baricco ha qualche dubbio su qualcuno di loro ma salva la componente visionaria ed eversiva di tipi come Jobs ( fa niente se fa assemblare i suoi costosissimi device da manodopera dislocata nell’Asia delle Tigri).

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Baricco sottostima gli influssi sulla nostra antropologia, sulla nostra umanità, sul nostro voltaggio mentale delle pregresse innovazioni tecnologiche rispetto a quella digitale.

《L’invenzione della stampa resta per noi sostanzialmente una smagliante accelerazione tecnologica, ma non un rilevabile terremoto della postura mentale degli umani, paragonabile a quello generato da rivoluzioni come quella scientifica o quella romantica》.

Peccato che senza l’invenzione della stampa, Copernico, Keplero, Tycho Brahe, Galilei non avrebbero mai potuto leggersi reciprocamente, per non dire dei romantici o degli illuministi. Anche l’invenzione della macchina a vapore che pure è all’origine del mondo attuale《sembra essere arrivata a lambire l’identità ultima degli umani, ma poi si è ritirata》rispetto alle rivoluzioni della mente dell’illuminismo o del romanticismo.

In verità a me non pare proprio così. Oppongo le mie riflessioni non per amore di polemica o contrapposizione vanagloriosa, ma perché un libro come questo ha un senso se riesci a inserirlo nel tessuto delle tue conoscenze. E perciò osservo che l’invenzione della stampa mutò radicalmente il nostro rapporto col sapere, lo diffuse e lo volgarizzò. Nacque quella che Marshall McLuhan chiama “esperienza Gutenberg” non meno sconvolgente di quella del web. Senza di essa don Chisciotte non avrebbe preso la tangente e Emma Bovary sarebbe stata meno infelice nell’astanteria di in medico di provincia, ossia non avrebbero esperito i danni della “realtà aumentata” prodotta dalla lettura, e mutatasi già in disturbo comportamentale. Le armi da sparo con le quali anche un imbecille poteva spegnere a distanza un eroe piumato fecero inabissare l’epica, il codice cavalleresco e lo stesso concetto di “aristìa” (capacità, eccellenza nel manifestare la propria abilità); la fotografia rese inutile l’emulazione realistica della pittura spingendola verso l’impressionismo e l’astrattismo; la pillola anticoncezionale, separando erotismo da riproduzione, ha liberato l’eros femminile e ha avuto influssi incalcolabili sul rapporto di coppia e la stessa concezione della famiglia. Ma anche ha modificato la stessa omosessualità winkelmanniana e pasoliniana (vedi i ritratti di Arbasino che registra la morte di questa sessualità omosessuale proprio a partire dalla Rivoluzione sessuale femminile. Le donne escono di casa e per gli omosessuali finisce il mercato maschile, la posta alle caserme. Leavitt, o l’amore omosessuale con la coppia fissa e il matrimonio e i centrini Biedermaier, dà lo sfratto per sempre a Pasolini).
La ferrovia non solo accorciò le distanze ma ebbe un impatto micidiale sulla stessa percezione del tempo e un influsso sorprendente sulla letteratura. Prima della ferrovia e dei tempi raccorciati si vedeva lentamente come da un parapetto, dopo come cadendo nella tromba delle scale. Nacque con essa la “letteratura ferroviaria”, libri in ottavo, “portatili”, che cominciarono a chiamarsi “pocket”, tascabili, di largo consumo come i feuilleton francesi i gialli inglesi o i classici ridotti. Una bella rivoluzione della mente dunque. La ferrovia inoltre fece nascere il vaudeville e il teatro di rivista. Vicino alle stazioni coi tempi scenici saccadé e modulati sugli orari ferroviari. Ma la ferrovia funzionò anche come una moderna “App” erotica. Era appena stata istituita nel 1846 la linea Rouen – Paris che i due amanti Flaubert e Louise Colet decisero di incontrarsi a mezza via, lontani da occhi indiscreti, a Mantes, lei proveniente da Parigi, lui da Rouen (vedi “Les amants de Mantes”).

Incalcolabili furono presso gli “umani” gli effetti della diffusione dell’orologio da polso e la sincronizzazione dei tempi pubblici e privati con influssi da allora ineliminati sulla Nervenleben moderna come testimoniato da Simmel. Non occorre essere futuristi per capire cosa significò nella stessa percezione del principium individuationis spazio-tempo dell’avvento dell’automobile rispetto alla carrozza.
La pillola blu infine ha cambiato nel profondo la condizione senile e il rapporto con la fine e il “fine” stesso della vita ecc.

Tutte queste invenzioni, senza costituire in sé una rivoluzione tecnologica epocale hanno avuto impatti rivoluzionari sulla pianta uomo, hanno cambiato non pochi paradigmi della condizione e vorrei aggiungere della stessa essenza umana. Dopotutto questo fu il Novecento, non solo pensiero “lineare”, difesa di retroguardia delle latterie o solo il luogo dei sanguinosi due conflitti mondiali cui Baricco oppone il disarmato e irenistico Game.

***

Il libro è ridondante, ripetitivo, eccessivamente e gassosamente enfatico, come qui: 《qualcuno è andato a disseppellire l’essenza delle cose e l’ha appoggiata sulla superficie del mondo》. A ogni passo si aprono botole di meraviglie a miracol mostrare con frasi anabolizzate come questa: 《È lo sbarco definitivo degli umani nell’oltremondo》 a proposito del progenitore di Facebook, il defunto Myspace, nientemeno…

Il lessico adottato svela l’inclinazione verso cui viene piegato il discorso saggistico e le sue suggestioni implicite. Fortunatamente proprio i “tool” dell’ebook mi sono stati di supporto per alcune prospezioni in tal senso. Ebbene, avvantaggiandomi dei device del Game, scopro che il termine “umani”, che sa di suggestione vagamente “science-fiction” e tende a indicare la trasmutazione ( “transumanare” avrebbe detto Pasolini in tutt’altro contesto) operata dalla rivoluzione digitale, appare ben 110 volte, rispetto al più volgare e prevedibile “uomini”, appena 16 volte. Questi ultimi affiorano nel testo rispetto ai primi, ormai scorticati della loro storica “essenza generica” – “Gattungswesen” avrebbe detto il vecchio Marx, ossia essenza intima al “genere” umano -, un po’ come la “vecchia” pelle di San Bartolomeo nel giudizio universale di Michelangelo, da mostrare con incredulità e stupore. Altra prospezione: il termine “oltremondo” a indicare la realtà aumentata prodotta dal web, ben 119 volte. Effetti del Game, signori.

Nel suo periodare saggistico, volentieri piegato a smancerie e svenevolezze, Baricco appare continuamente tra le sue pagine come un putto nella camera degli sposi di Mantegna con le sue mossette, il suo intercalare colloquiale e lezioso, del tipo:《Seccante, devo ammetterlo. Credo che andrò ad aprirmi una birra》, 《È sorprendente a quante rinunce uno si condanna se solo decide di scrivere un libro come si deve. Va be’. Amen》. La sua stessa presenza fisica talora fa capolino come quando scrive sono andato in bagno e nel frattempo sono nati tot siti, o quando trova le monetine nel pannolino del figlio. C’è anche nel sottofinale un soffietto all’azienda di famiglia, la scuola Holden.

Può darsi che questo piglio saggistico, colloquiale e volutamente bassomimetico, con improvvise accensioni di tono e ascensioni di stile tuttavia, sia un espediente retorico per evitare gli imbarazzi dell’effetto “spiegone”, ma diventano fastidiosi alla lunga rispetto a una neutralità di tono, che è la modalità consueta con la quale si referta il reale o le proprie vedute nei saggi colti e acuti. Baricco stesso avverte la propria corriva colloquialità e la commenta così: 《Sono piuttosto ego riferito: e allora?》. Allora viene voglia di suggerirgli parafrasando Dino  Risi rivolto a Nanni Moretti ” spòstati e facci leggere il libro”.

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N.B.Questa “recinzione” (non faccio altro che delimitare un testo con un altro testo) è stata scritta senza supporti cartacei, a partire dal “libro” letto in ebook , annotato a margine con un’App di appunti scaricata da Playstore, e infine pubblicata su Facebook direttamente. Operazioni avvenute tutte all’interno di un unico device, lo smartphone. Esperienza digitale totale, credo, ma che non vale, nella storia delle mie emozioni, quella pretecnologica di andare in bici senza mani.

TAG: Alessandro Baricco, Rivoluzione digitale
CAT: Innovazione

3 Commenti

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  1. lina-arena 5 anni fa

    mi diverte leggere il pensiero dei primitivi di sinistra.Stamattina comprerò il cartaceo e sono certa di trarre un sicuro convincimento circa la irriducibile ostilità della sinistra per ogni progresso culturale della società capitalistica.A domani se riesco a leggere il libercolo del nostro intellettuale di sinistra.

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  2. alfio.squillaci 5 anni fa

    Dall’oltremondo all’oltremondo. Sono in pieno “Game” dunque, ma senza enfasi. Non sono un vecchio user (oh yes!) dell’epoca delle schede perforate e dei Mainframe, ma ho avuto il tempo di lavorare coi vecchi pc 386 e 486 precedenti i processori Pentium dell’ Intel; ho visto nascere Windows 95 (in ufficio usavamo prima il 3.11 e caricavamo i programmi .exe coi vecchi floppy disk), e prima di excel (che aveva una sola pagina spreadsheet), usavamo nel 1994 per i calcoli un pazzesco “Lotus 123”; mi sono connesso a internet nel novembre del 1999, aperto il primo sito nel febbraio del 2000, tutto ciò senza alcuna ebbrezza del moderno, ma come una parametrazione naturale e spontanea – del lavorare, leggere, pensare, divertirsi, vivere – alle nuove tecnologie. Pertanto mi consento di aggiungere la nuova postura dell’uomo-tastiera-schermo segnalata da Baricco a quella antica proveniente da lontananze remote e sorta a partire del diabolico Settecento (dove buona parte del moderno è nato), di accavallare mollemente le gambe al mattino e bermi il caffè col mignolo alzato, non senza aver dato un’aggiustatina alla parrucca di crine e ai nei posticci immaginari.

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  3. massimo-crispi 5 anni fa

    Non cambia molto la postura di uno scrivente davanti a un computer o davanti a dei fogli di carta, come si usava ancora prima dell’invenzione della macchina da scrivere, dei cembali scrivani o delle preziose stamperie. Uno sta sempre seduto a un tavolo, al posto della penna ha una tastiera e una illuminazione forse migliore di un tempo, dove scriveva a lume di candela o di lampade a petrolio.
    Ma Baricco è sempre così assoluto e superficiale nei suoi scritti… si dà la mano con Fusaro, tutti (mas)turboripetitori di sé stessi.
    Detto questo, io uso la tecnologia tanto quanto, ma se voglio leggere a letto o altrove non c’è tablet che possa rivaleggiare con un libro cartaceo. Intanto non c’è pericolo che si scarichi la batteria lasiando la lettura incompiuta e poi è molto più facile tornare indietro a rileggere dei passi. E poi c’è il piacere feticistico dell’odore della carta, della sensazione sotto le dita, della materia.
    Game o non game che sia. Inoltre, in quanto a parrucca di crine e ai nei posticci, si può ben vedere dalla mia foto di come ne faccia uso… Anche se la foto è stata scattata con una macchina digitale.

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