Legislazione

Il cavallo di Troia dell’antisemitismo

Le proposte di legge sulla lotta all’antisemitismo sono un pretesto per far passare misure liberticide. E forzano le stesse posizioni dell’International Holocaust Remembrance Alliance, che contengono più di qualche affermazione imbarazzante per la destra al governo.

15 Dicembre 2025

Sono stati presentati in Parlamento diversi progetti di legge per il contrasto all’antisemitismo centrati sulla ricezione della definizione di antisemitismo formulata nel 2016 dall’IHRA, l’International Holocaust Remembrance Alliance; progetti di legge che vengono da quasi tutto lo schieramento politico: dalla Lega (DDL 1004, presentato dai senatori Romeo, Pirovano e Bergesio), da Italia Viva (DDL n. 1575 presentato da Ivan Scalfarotto), da Forza Italia (DDL n. 1627, presentato da Maurizio Gasparri) e dal PD (DDL 1722 presentato da Graziano Delrio).

La definizione di antisemitismo dell’IHRA

L’IHRA è una organizzazione intergovernativa fondata nel 1998 per iniziativa del primo ministro svedese Hans Göran Persson con la lodevole finalità di favorire la memoria dell’Olocausto e contrastare l’antisemitismo, affinché l’Olocausto non si ripeta. Ma la definizione di antisemitismo adottata dall’organizzazione durante una riunione plenaria del 2025 a Bucarest si estende in modo discutibile – e discusso sia in ambito politico che accademico, nello stesso mondo ebraico – fino a condannare qualsiasi critica all’azione dello Stato di Israele. Gli esempi di antisemitismo utilizzati a scopo esplicativo includono: “Negare agli ebrei il diritto dell’autodeterminazione, per esempio sostenendo che l’esistenza dello Stato di Israele è una espressione di razzismo”; “Fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei Nazisti”, “Considerare gli ebrei collettivamente responsabili per le azioni dello Stato di Israele” (qui e oltre le traduzioni sono mie).

Consideriamo il primo esempio. Come è noto, la Basic Law approvata dalla Knesset il 19 luglio 2018 afferma che Israele è lo Stato etnico degli ebrei (“La Terra di Israele è la patria storica del popolo ebraico, nella quale è stato istituito lo Stato di Israele”), costituendo di fatto uno Stato etnico; e non è arbitrario parlare di una condizione di sostanziale apartheid dei palestinesi in questo Stato etnico. L’analogia tra la politica di Netanyahu e il nazismo può essere offensiva e storicamente discutibile, ma non ha nulla di implicitamente antisemita; il fascismo, purtroppo, non è un fatto storico chiuso nel Novecento, e se è urgente contrastare l’antisemitismo, non è meno urgente contrastare il fascismo. Né Israele può ritenersi, unico Stato al mondo, immune dal rischio del fascismo. Quanto alla responsabilità collettiva, è evidentemente arbitrario considerare tutti gli ebrei responsabili delle azioni dello Stato di Israele, ma è abbastanza normale affermare, ad esempio, che “gli americani hanno invaso in Vietnam”, nonostante le tante forme di opposizione interna, e sfugge perché bisognerebbe fare un’eccezione per Israele. Al netto del fatto che Netanyahu gode di un ampio sostegno.

La Jerusalem Declaration on Antisemitism

Come accennato, è una posizione che ha suscitato critiche anche nel mondo ebraico. Nel 2021 numerosi studiosi internazionali dell’antisemitismo e dell’Olocausto hanno firmato a Gerusalemme la Jerusalem Declaration on Antisemitism che si presenta come la risposta per così dire accademica alle posizioni più politiche dell’IHRA. La definizione di antisemitismo del documento non distingue l’antisemitismo dalle altre forme di razzismo: “È razzista essenzializzare (trattare un tratto caratteriale come innato) o fare generalizzazioni negative ampie su una determinata popolazione. Quanto vale per il razzismo in generale vale anche per l’antisemitismo in particolare”. Nel punto seguente si specifica che, se c’è qualcosa di proprio dell’antisemitismo, è “l’idea che gli ebrei siano collegati con le forze del male”. Una definizione esatta, anche se si può osservare che in ambito cristiano la disumanizzazione per associazione con il Diavolo e le forze del male ha colpito diversi gruppi sociali, e non solo gli ebrei.

Di grande interesse solo le sezioni B e C delle Linee guida, che riguardano nello specifico il conflitto tra Israele e Palestina. Se è antisemitismo considerare gli ebrei, ovunque nel mondo, responsabili delle azioni dello Stato di Israele (punto 7) o chiedere a chiunque sia ebreo di condannare, in quanto tale, le azioni dello Stato di Israele (punto 8); non è, invece, antisemitismo sostenere “la richiesta palestinese di giustizia e il pieno riconoscimento dei loro diritti politici, nazionali, civili e umani, come sancito dal diritto internazionale” (punto 11), “opporsi o opporsi al sionismo come forma di nazionalismo, oppure proporre diverse soluzioni costituzionali per ebrei e palestinesi nell’area tra il fiume Giordano e il Mediterraneo” (punto 12), criticare Israele come Stato, “comprese le sue istituzioni e i principi fondativi” e “le sue politiche e pratiche, sia interne che estere, come il comportamento di Israele in Cisgiordania e Gaza, il ruolo di Israele nella regione o qualsiasi altro modo in cui, come Stato, influenza gli eventi nel mondo”, così come non è antisemitico “evidenziare discriminazioni razziali sistematiche”; e, “anche se controverso, non è antisemitico, di per sé, confrontare Israele con altri casi storici, inclusi colonialismo di insediamento o apartheid” (punto 13). Al punto 14 si afferma che “Boicottaggi, disinvestimenti e sanzioni sono forme comuni, non violente, di protesta politica contro gli Stati. Nel caso di Israele, di per sé, non sono antisemitici”.

Più realisti del re

Questa è la posizione di chi ha ben compreso, in ambito ebraico, le molteplici derive di quel documento dell’IHRA, di cui a dire il vero sembrano essere consapevoli anche gli estensori, che non solo precisanoche si tratta una “definizione operativa non giuridicamente vincolante”, ma aggiungono che “le critiche verso Israele simili a quelle rivolte a qualsiasi altro paese non possono essere considerate antisemite”. I nostri politici, insomma, sono più realisti del re. Non solo adottano una definizione discutibile e discussa, ma la rendono giudicamente vincolante e le danno una valenza liberticida che con ogni probabilità non era nelle intenzioni degli estensori. In base a questa dichiarazione, diventata ora giuridicamente vincolante, sarà possibile vietare qualsiasi manifestazione in favore della Palestina (l’art. 3 del DDL presentato dalla Lega afferma: “Il diniego all’autorizzazione di una riunione o manifestazione pubblica per ragioni di moralità […] può essere motivato anche in caso di valutazione di grave rischio potenziale per l’utilizzo di simboli, slogan, messaggi e qualunque altro atto antisemita ai sensi della definizione operativa di antisemitismo adottata dalla presente legge”), ma mette le mani anche sulla scuola e l’università, prevedendo sanzioni per docenti che si siano resi colpevoli di antisemitismo in questo senso più ampio (art. 3 del DDl proposto da Gasparri): ed è facile prevedere le derive.

La Dichiarazione Ministeriale del 2020

C’è un altro documento dell’IHRA che con ogni probabilità i nostri politici non hanno letto: la Dichiarazione Ministeriale del 2020. Ricordando le vittime dell’Olocausto in occasione del settantacinquesimo anniversario della liberazione dei campi di concentamento, i membri dell’IHRA non si limitano a ribadire l’importanza di mantenere viva la memoria dell’Olocausto e di combattere l’antisemitismo. Affermano con forza che l’Olocausto non ha riguardato solo gli ebrei, ma anche i Rom. I Paesi membri, tra cui l’Italia, dichiarano: “ricordiamo il genocidio dei Rom. Riconosciamo con preoccupazione che la scarsa attenzione nei confronti di questo genocidio ha contribuito al pregiudizio e alla discriminazione che molte comunità Rom subiscono ancora oggi”. È vero: il genocidio dei Rom, il Porrajmos, è stato semplicemente rimosso. In Italia la Giornata della memoria è stata istituita nel 2000 (legge 211) “al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati” (art. 1); i Rom non sono nominati. E, come sappiamo, l’odio verso i Rom in Italia è fortissimo.

Ma in quel documento ci sono anche due altri passaggi interessanti: l’affermazione della necessità di coordinare gli sforzi “per promuovere l’educazione, il ricordo e la ricerca sull’Olocausto e sul genocidio dei Rom, al fine di contrastare l’influenza della distorsione storica, dei discorsi di odio e dell’incitamento alla violenza e all’odio”; ma soprattutto la conclusione: “riconosciamo che la comprensione della natura senza precedenti dell’Olocausto è essenziale per la prevenzione dei crimini di genocidio e atrocità di massa. La competenza dell’IHRA è rilevante per l’elaborazione di politiche storicamente consapevoli e per affrontare le sfide contemporanee”.

Ci sono in questo documento diverse cose imbarazzanti per l’attuale governo. Se ricordiamo che i Rom sono stati vittime dell’Olocausto, e che è urgente contrastare attraverso l’educazione i discorsi di odio, allora dobbiamo attuare politiche anche scolastiche contro la ziganofobia. Ma abbiamo al governo persone fortememte ziganofobe. Il ministro Salvini, ad esempio, di cui ricordiamo il modo in cui nel 2019 apostrofò una donna rom: “Stai buona, zingaraccia, stai buona che tra poco arriva la ruspa”. E chissà cosa penseranno tanti riguardo all’affermata necessità di documentare non solo il genocidio di ebrei e Rom, ma anche il contributo “dei complici fascisti ed estremisti nazionalisti e di altri collaboratori che parteciparono a questi crimini”.

Un documento che afferma senza ambiguità che ricordare l’Olocausto oggi vuol dire combattere fascismo e nazionalismo, contrastare qualunque discorso di odio e fare tutto il possibile perché non si verifichino altri genocidi. L’esatto contrario delle politiche di questo governo, che invece strumentalizza la difesa degli ebrei – di fatto, della destra ultranazionalista ebraica – usandola come un cavallo di Troia per far passare ulteriori misure liberticide e compiere ancora un passo verso la trasformazione del nostro Paese in uno Stato autoritario.

Foto di Michael Fousert su Unsplash

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