Kara-Kara, là dove sprofonda il mondo

25 Ottobre 2022

Dobbiamo proteggere l’Africa, una terra ancora vergine di cui tutti abbiamo bisogno, in cui esistono grandi risorse minerali ed infinite possibilità per l’agricoltura e la pastorizia. Una terra in cui gli esseri umani sono affamati di tutto, ma soprattutto di speranza e futuro. Una terra in cui il neocolonialismo continua a distruggere, quando sarebbe più sensato e redditizio costruire – sconfiggere i Warlords non solo militarmente, ma soprattutto culturalmente ed economicamente. Abbiamo bisogno del Sahel, che oggi è un immenso deserto che occupa la stragrande maggioranza del territorio settentrionale di questo continente, e nel quale dovremmo investire tutte le nostre capacità tecnologiche ed economiche, in modo da avere, in pochi anni, un partner vero ed affidabile invece di territori straziati dalla violenza che noi occidentali sfruttiamo con la stessa brutalità e disprezzo per la vita, tratti caratteristici che appartengono alla quotidianità di quelle nazioni.

Nel Sahel ci sono nazioni più povere e meno povere. Nel corso dei secoli l’umanità si è adattata anche in regioni terribilmente ostili[1]. Il Niger è uno di questi: uno dei paesi più caldi del mondo, la cui stagione delle piogge dura meno di due mesi, e il paese, schiaffeggiato dal monsone, subisce terribili inondazioni. Altrimenti si soffre la sete. Appena pochi giorni fa, ad ottobre inoltrato, 1,3 milioni di persone sono state sfollate, più di 200’000 sono andate distrutte e oltre 600 persone hanno perso la vita a causa delle piogge torrenziali[2]. Nel 2019, i temporali, specie ad Agadez, Diffa, Maradi e Zinder, hanno colpito 260’000 persone, interrompendo le attività quotidiane e provocando gravi perdite di bestiame[3]. L’agricoltura, insieme alla pastorizia, è la fonte primaria di sostentamento e questo, in un clima così ostile, diventa un grave punto debole.

Il Niger possiede anche altri tristi primati: è uno dei paesi meno sviluppati del mondo – nel 2018 era all’ultimo posto tra i paesi del Terzo Mondo e, secondo una relazione della Banca Mondiale del 2021, più di 10 milioni di persone (41,8% della popolazione, che cresce a causa del fatto che l’indice di natalità assegna 7 figli per donna[4], e ben 8,5 nella città di Zinder[5]) vivono in condizioni di estrema povertà[6]; nel 2020, 2,7 milioni di loro hanno avuto bisogno di assistenza umanitaria[7]. Oggi, il numero delle persone che rischiano di morire di stenti[8], è salito a 4,4 milioni, un aumento del 91% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno[9].

Un paese nell’indicibile sofferenza

Settembre 2020: nigerini del villaggio di Soleja cercano di mettersi in salvo durante l’inondazione[10]

L’economia è un totale disastro: dopo essere cresciuta del 5,8 % nel 2019, rallenta al 3,6 % nel 2020 e scende ancora una volta al di sotto dell’1,5 % nel 2021. Si basa in parte sull’estrazione e l’esportazione dell’uranio, di cui è il quarto produttore al mondo: nel 2021 la produzione ha toccato le 2,248 tU[11]. Ma per il Niger è una beffa: le società estrattive sono controllate dal governo francese e l’uranio, malgrado rappresenti il 70% delle esportazioni, contribuisce solo per il 5% del PIL nazionale (contro il 40% dell’agricoltura), e lascia dietro sé la devastazione ambientale[12].

Le condizioni igieniche e la mancanza di assistenza sanitaria incidono su qualsiasi speranza di crescita che sia basato sui prodotti della terra, per cui il governo, incapace di liberarsi dal giogo dei francesi, ora spera nel petrolio: i suoi due grandi bacini sedimentari, che coprono oltre il 90% del territorio nazionale (Ullémenden, Tamesna ed il sistema Graben a Djado), garantiscono finora una produzione di 20’000 barili al giorno, ma la scoperta di nuovi giacimenti ed imponenti investimenti porteranno ben presto la produzione a ben 110’000 barili al giorno, di cui 90’000 destinati all’esportazione[13] e ciò potrebbe rappresentare un apporto economico considerevole, sempreché tutto non si traduca nell’ennesimo saccheggio.

Sin dalla sua indipendenza dalla Francia, avvenuta nel 1960, il Niger ha avuto governi autocratici e militari, succedutisi in una serie di colpi di Stato; solo nel 2011, con l’elezione del Presidente Mahamadou Issoufou, accolto con favore anche dagli osservatori internazionali, è nata una parvenza di democrazia[14]; ma le elezioni successive, nel 2016, avvengono tra gravi irregolarità[15]. Nel 2020, tra le violenti proteste degli oppositori, è salito al potere l’ex ministro degli interni Mohamed Bazoum del Partito Nigeriano per la Democrazia e il Socialismo (PNDS Tarayya)[16]. Un potere gestito con una brutale repressione ed arresti arbitrari[17].

La libertà di stampa, garantita sulla carta, è oggetto di continue incarcerazioni ed intimidazioni, così come la libertà associativa e organizzativa; la libertà di religione e di culto è legalmente garantita, ma di fatto, con l’alibi della sicurezza, vige uno stretto controllo, che tra le altre misure, dal febbraio del 2021, ha deciso la sospensione di internet[18]; nel giugno dello stesso anno viene sospeso Twitter: “E’ una piattaforma per critici e oppositori”[19]. Le donne sono allo stremo: i matrimoni precoci sono la norma, le mutilazioni genitali sono diffuse (malgrado il divieto), abusi e stupri rimangono impuniti, la violenza domestica contro le donne è di fatto tollerata – la schiavitù è illegale dal 2003, ma la tratta di esseri umani è una florida realtà che colpisce migliaia di persone[20]. Lo sciovinismo è preminente, ed a farne le spese sono le minoranze più deboli, come i rifugiati, cui viene negato ogni diritto[21].

Mappa dei flussi migratori attraverso l’Africa e il Mediterraneo[22]

Siccità, inondazioni, fame, malattia, persecuzioni, corruzione, violenza delle bande armate, criminalità urbana sono alcuni dei motivi che fanno di questa terra un luogo dal quale fuggire, ma questo è un lusso che in pochi possono permettersi. Il Niger è più che altro terra di transito per chi fugge da altri Stati, sognando l’Europa, sfidando mille imprevisti e troppo spesso trovando la morte. Il Niger rappresenta un formidabile hub per i migranti: la città di Agadez è considerata la porta di ingresso che dall’Africa occidentale conduce al Sahara. Il ruolo centrale del Niger è dovuto all’appartenenza di Niamey, la capitale, all’area libera di circolazione di ECOWAS (Economic Community of West African States) che consente ai migranti provenienti dagli altri Stati membri dell’organizzazione (tra cui Nigeria, Benin, Burkina Faso, Mali, Algeria, Libia e Ciad) di spostarsi e raggiungere Agadez senza molti problemi[23].

Ci sono rotte alternative che collegano l’Africa alla Libia (quella occidentale, che transita dal nord del Mali, e quella orientale, che passa invece dal Sudan), ma i rifugiati sanno della loro estrema pericolosità. Fino al 2016, giunti ad Agadez, i migranti si affidano ai passeur, che, per alcune centinaia di dollari, curano gli spostamenti verso il sud libico. Una costellazione di affiliazioni tribali garantisce poi il traffico, mentre il controllo e la messa in sicurezza delle rotte migratorie lungo il corridoio Niger-Libia è assicurato da warlords locali (di etnia tuareg, tebu, araba)[24]. Tutti servizi che vivono della complicità di autorità, soldati e forze di polizia, poiché questa fitta rete contribuisce al sostentamento delle comunità locali[25].

Le pressioni internazionali spingono le autorità nigerine all’attuazione della Legge 36 del maggio 2015 che militarizza il confine nigerino-libico e che, attraverso misure repressive, riesce a chiudere la rotta di Agadez[26]. Il blocco dei flussi, l’arresto dei passeur ed il sequestro dei mezzi provocano ripercussioni socio-economiche profonde: la rabbia verso le autorità cresce[27], innescando rabbiose violenze. L’efficacia delle misure dura comunque poco: in breve tempo fioriscono nuove organizzazioni, costrette a scegliere percorsi più pericolosi, aumentando le tariffe, e questo favorisce lo sviluppo di network criminali che legano il traffico dei migranti alle rotte della droga[28]. Uno degli effetti di questa destabilizzazione è l’aumento di sfollati e richiedenti asilo nigerini nella regione – ed il diffondersi rapidissimo di sete, fame e malattie.

L’inferno di Zinder

JNIM fighters, affiliati ad al-Qaeda, presenti in Niger almeno dal marzo 2017[29]

Il Niger è anche uno Stato debole, nel quale si nascondono e prosperano decine di milizie di origini diverse: alcune operano sulla base di rivendicazioni etniche, altre in risposta alla malagestione dei governi, altre sono alimentati dallo jihadismo e dalla disperazione: c’è l’insurrezione di Boko Haram[30] nel bacino del lago Ciad e l’Islamic State in West Africa Province (ISWAP), una scheggia di Boko Haram[31], poco lontano; c’è quella dello Stato islamico del Grande Sahara (ISGS)[32] nel nord di Tillabéri, e la Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin (JNIM) affiliata ad al-Qaeda[33], nel sud-ovest di Tillabéri: tutti protagonisti di crimini orrendi tra stupri, assassinii ed arruolamento forzato di bambini[34].

Poi ci sono i Gruppi Armati Non Statali (GANE)[35], che a Diffa e Tillabéri proliferano e commettono abusi e violenze, provocando massicci sfollamenti[36]. E c’è un banditismo organizzato e violento nel Niger sudoccidentale, lungo una striscia di confine nelle città di Maradi e Dogondoutchi, dedito ai rapimenti e ai furti di bestiame[37], ed infine ci sono conflitti tribali tra agricoltori stanziali e pastori semi-nomadi per l’accesso alle risorse compromesse dal cambiamento climatico[38], che diventano spesso leve per i gruppi jihadisti.

Mohamed Bazoum, l’attuale presidente, è l’interlocutore preferito per l’occidente nella guerra al terrorismo nel Sahel. Dopo i colpi di Stato militari in Mali e Burkina Faso non c’è altra scelta: malgrado il tentato colpo di stato nel marzo del 2021, malgrado gli alti livelli di corruzione[39] e la generale instabilità, il governo nigerino viene considerato comunque il meno problematico nell’area[40]. Questo fa sì che la zona diventi un hub dell’antiterrorismo per l’esercito francese, anche se alcune organizzazioni della società civile, come Tournons la Page[41], sono contrarie alle basi straniere nel paese: proteste contro il “neocolonialismo” sono ricorrenti a Niamey e in altre grandi città, in linea con il sentimento popolare antifrancese diffuso in tutto il Sahel[42]. Ma i problemi più gravi sono nascosti nelle città di cui nessuno parla, di cui nessuno sa nulla – come Zinder.

Situata nel sud-est del Niger, Zinder è la terza città del paese e il capoluogo della regione più popolata del Niger: il forte incremento demografico e le condizioni sociali miserevoli l’hanno tramutata in una polveriera, in cui oltre il 70% della popolazione della regione è composta da minori, quasi tutti senza lavoro e senza speranza di ottenerlo: mentre il censimento di Zinder del 1977 contava 1’002’225 abitanti, quello del 2012 ne conta 3’539’764, il 71,6% dei quali ha meno di 25 anni e ha uno dei tassi più bassi di iscrizione scolastica (45,8%) del paese; il tasso nazionale di iscrizione scolastica era del 68,4% nel 2011 e del 55% nel 2014[43].

Zinder è teatro di violenze quotidiane, specie tra i giovani maschi, forgiati dalla disperazione, dalla precarietà, dall’analfabetismo, dall’alcolismo e dalla endemica disoccupazione. In una società civilmente disorganizzata e senza controllo, la legge la si fabbrica in casa: proliferano le bande organizzate, ed i loro giovani componenti sono coinvolti in fatti di violenza e nel traffico di droga. Eppure Zinder è una città completamente sconosciuta all’opinione pubblica mondiale.

Radio Anfani a Maradi: l’origine dell’associazionismo giovanile nigerino[44]

Finché, intorno al 2010, non nascono gli “Yan Palais”, che in lingua Hausa (un gruppo etnico di religione islamica sunnita che domina culturalmente la regione di Zinder[45]), significa membri del “palazzo”: un gruppo di giovani che mitizza le gangs americane, prendendone in prestito i nomi, l’abbigliamento, i gusti musicali, l’uso di droga, il comportamento sessuale e la violenza di strada. Il “Palais” è una deriva aberrante di una cultura precedente e pacifica in cui i giovani si organizzano in centri sociali autogestiti, chiamati Fada, e si incontrano per socializzare, ascoltare musica, giocare.

Le Fadas nascono a Zinder negli anni ’90 grazie alla diffusione delle emittenti radio private. Durante una trasmissione della più famosa, Radio Anfani, il responsabile dell’emittente incoraggia i giovani di Zinder a organizzarsi, ad assumersi delle responsabilità, a svolgere attività civiche, per poi riferirne alla radio[46]. In poche settimane vengono organizzate le prime Fadas. In ogni quartiere i ragazzi puliscono la moschea, il cimitero o le strade, o piantano alberi; la Fada annuncia la sua prossima attività alla radio e invita altre Fadas a unirsi per l’occasione; c’è poi una Fada di coordinamento che fornisce bevande e cibo ai partecipanti[47].

Le Fadas hanno un grande successo, ed iniziano a mutare[48]. I gruppi iniziano a darsi una struttura sempre più articolata ed organizzata, affiorano gerarchie ai cui vertici ci sono gli “anziani”, che al massimo hanno 30 anni, ma sono un riferimento dei giovani fino ai 12 anni, che ricevono qualche moneta o banconota per acquisirne l’obbedienza, oppure costringendoli semplicemente con la violenza[49]. Le aree che occupano diventano sempre più ritrovi nei quali si tenta di ricreare ciò che negli spazi pubblici non c’è: una nuova organizzazione sociale, una visione che tenta di rimpiazzare quella istituzionale, percepita come distante e avversa, con leggi proprie e purtroppo pervasa dalla violenza[50].

Di Palais se ne contano a centinaia (un censimento svolto nel 2012 conta oltre 250 gruppi soltanto a Zinder[51], un altro studio arriva a 320[52]) sparsi soprattutto nella periferia, concentrati in quartieri poverissimi come Garin Malam e Kara-Kara: quest’ultimo è un luogo marchiato dall’inaugurazione, nel 1999, di una colonia per lebbrosi, uno stigma che ha creato emarginazione, che ha impedito agli abitanti di ottenere istruzione e lavoro, spingendoli a mendicare tra miseria e violenza, e che si organizzano in Fadas[53]. Ogni Palais è composto dai 10 ai 25 membri, armati di armi rozze come coltelli e machete, che si dedicano a furti, contrabbando di carburante, stupri, risse anche con altre Fadas, ed approfittano delle manifestazioni di piazza organizzate da scuole o sindacati per infiltrarsi e creare scompiglio, bruciando edifici ed auto: scontrarsi con la polizia è per loro fonte di orgoglio[54]. Le forze dell’ordine sembrano impotenti, ne scalfiscono solo la superficie[55].

La radicalizzazione islamica sta progressivamente assumendo un ruolo importante nei Palais[56]. La colpa è dell’instabilità economica e sociale, l’assenza di giustizia o, piuttosto, la percezione della diseguaglianza nell’applicazione della stessa[57]. Nel Niger le numerose organizzazioni islamiche diffondono capillarmente i loro messaggi religiosi, ma anche le comunità cristiane hanno la loro importante presenza. La convivenza non è affatto facile e la discriminazione reciproca è pratica comune[58]. Gli interventi delle autorità nel reprimere la violenza operata dall’uno o dall’altro gruppo religioso vengono percepite come ritorsioni frutto di interessi politici[59]. L’articolo 3 della Costituzione del Niger sancisce la separazione tra Stato e religione, ma il fatto che la popolazione sia per oltre il 98% musulmana mina il principio di laicità, soprattutto a causa delle frequenti ingerenze religiose della classe politica.

Carburante di contrabbando venduto lungo le strade di Zinder[60]

Zinder è un laboratorio a cielo aperto degli scontri su questioni religiose, come nel caso della “opération bujébujé” del 1990, consistita nel molestare le ragazze per strada con indosso una gonna (bujé), considerata religiosamente indecente[61]; oppure nelle manifestazioni contro il codice di famiglia e l’organizzazione della FIMA (Festival International de Mode Africaine) nel 2000[62]; o nelle violenze contro tre chiese nel 2012[63], o negli attacchi a chiese e bar, messi a fuoco nel 2015 a seguito della partecipazione del presidente Mahamadou Issoufou a sostegno di Charlie Hebdo[64]. La deriva violenta nei confronti dei cristiani è un fenomeno in crescita, e la presenza di gruppi come Boko Haram non fa che rafforzare una idea estremista dell’Islam, visto come strumento di forza e potere[65]. Per i componenti delle Fadas sposare l’islamismo diventa un’esigenza per consolidare la propria immagine di dominatori e dona loro una sorta di legittimità nell’uso della violenza[66].

In un articolo dell’8 marzo del 2016 su Foreign Policy Magazine (“Dead Man’s Market and the boys gangs of Niger”[67]) c’è la prima descrizione dei Palais al pubblico internazionale. La giornalista offre un’immagine impietosamente violenta di Zinder e delle gangs, descritte come associazioni di assassini seriali. Interviste e racconti dettagliati illustrano uno stile di vita terribile, dove l’esaltazione della violenza spaventa anche la polizia: la città, secondo l’articolo, è devastata da “giorni e notti di brutalità”, risse di strada, omicidi, stupri e rapine a mano armata. Ci sono “corpi tagliati”, “ossa schiacciate” e machete “consumati da anni di tagli nei corpi”[68].

Una parte dell’articolo è dedicata al possibile rischio di arruolamento delle bande nelle fila di Boko Haram e riferisce di tentativi di cooptazione fatti già nel 2015 con incontri avvenuti a Zinder con gli Yan Palais; RFI, il servizio radiofonico pubblico francese, racconta di quando, nel 2015, scoppiano le violente manifestazioni in risposta alla caricatura del profeta Maometto pubblicata sulla rivista francese Charlie Hebdo: una bandiera nera di Boko Haram sventola tra la folla[69].

Secondo Search for Common Ground a Diffa, una provincia nell’angolo sud-orientale del Niger che Boko Haram ha preso di mira da anni, i giovani ricevono migliaia di dollari o nuove motociclette per unirsi ai ranghi di Boko Haram, e il rifiuto non è un’opzione concessa: in tal caso ci si ritrova con la gola tagliata[70]. Un esperto di estremismo in Africa occidentale dell’Università di Coventry, riferisce che sfruttare “i giovani disoccupati che credono di non avere nulla per cui vivere e sono delusi dallo stato” è una pratica comune per Boko Haram: “Non mi sorprenderebbe se Zinder diventasse il prossimo obiettivo di Boko Haram”[71].

Il reportage di Aicha Macky

Uno dei fotogrammi del documentario ambientato nelle Fadas realizzato da Aicha Macky[72]

Il rapporto “Dead Man’s Market and the boys gangs of Niger” viene però contestato. I ragazzi coinvolti nel racconto non ci stanno ad essere descritti come criminali incalliti, e concordano nel ritenere la relazione densa di esagerazioni. Ibrahim Yahaya Ibrahim, dottorando in Scienze Politiche presso l’Università della Florida e residente a Zinder, nega che a Zinder i ragazzi si comportino come animali ed afferma che i media occidentali tendono ad enfatizzare negativamente la realtà africana, usando un antico stile “colonialista”[73].

L’articolo incriminato trascura, a detta di Ibrahim Yahaya Ibrahim, anche gli sforzi fatti dal Governo per cercare di arginare l’illegalità che, secondo l’analista, non sarebbe poi così diversa da quella di alcuni paesi occidentali: basti pensare che, prendendo ad esempio l’anno 2012, il peggiore in fatto di violenza, a Zinder il tasso di criminalità è stato di 6,28 crimini ogni 1000 abitanti, mentre il tasso di criminalità sempre nel 2012 a Edison Park, il quartiere più sicuro della città americana di Chicago, è stato 1,5 volte superiore, ovvero 9,24 crimini per 1000 abitanti[74]. Anche la presunta contaminazione dei Palais da parte di gruppi Jihadisti è, secondo Ibrahim Yahaya Ibrahim, infondata e guidata dal pregiudizio: nei fatti, i giovani di Zinder sono ispirati molto più dalle bande americane e dalle star del pop che dai militanti islamici, come dimostrano i graffiti Palais sui muri di Zinder: evocano DMX, Bad Boyz, Outlaw, Black Power e Gangsters City, e gli Yan Palais indossano pantaloni cadenti, dreadlocks e acconciature a cresta come nei ghetti americani[75].

Il possibile dibattito viene cancellato da un documento stupefacente: Aicha Macky, sociologa e cineasta di Zinder, nel 2021 realizza un lungometraggio[76] che scava nella cruda realtà dei Palais. Il risultato è impressionante, tutto è raccontato senza filtri: i rumori, le voci, le luci, il caos polveroso delle strade, i primissimi piani sulle profonde cicatrici di uomini e donne, gli sguardi persi, sognanti, impauriti, aggressivi, sorridenti, smarriti ma tutti straordinariamente autentici, ci sbattono in faccia il dramma e la disperazione di chi è costretto a far parte di un contesto sociale dove non regna alcuna legge, se non quella fai-da-te.

Tutto è incerto, il futuro lo si può soltanto sognare, nessuno sa come riuscire a pagare la scuola per i propri figli o l’ecografia per il bebè in arrivo, ma nemmeno come mettere insieme la cena per la sera. Lo Stato è assente, tutti si sentono traditi dal governo, ed allora organizzano le proprie esistenze unendosi in gruppi per dare un senso al tempo che scorre ed alla fatica quotidiana per sopravvivere, creando centri di autodifesa e socializzazione, rispondendo con la violenza alla violenza, contrabbandando benzina dalla vicina Nigeria e vendendola a metà prezzo lungo le strade della città, rischiando l’arresto ed il sequestro di quel poco che posseggono[77].

La violenza è una drammatica realtà: molti di loro hanno commesso crimini terribili: stupri di ragazze adolescenti, omicidi, ferimenti, mutilazioni, rapine, ma dai loro occhi e dalle loro parole sembra scaturire inattesa una dignità quasi pura: sanno riconoscere l’inaccettabilità della loro vita criminale, covano un’autentica voglia di riscatto e di rendersi migliori, a costo di soccombere. La sintesi viene a galla: hanno ben chiaro di non avere alcuna colpa per essere nati nel posto sbagliato del mondo, ma non possono nemmeno scegliere, per un naturale istinto di sopravvivenza, di capitolare non accettando le regole della strada, che sono le uniche a donare loro qualche opportunità.

Il volto sfregiato di una ragazza nel quartiere a luci rosse Tudun James, uno dei posti più pericolosi di Zinder[78]

Nel film, non tutto appare perduto: ci sono organizzazioni che tentano di cambiare le cose. Convincere i ragazzi che un’altra vita è possibile non è facile: sono nati e vissuti in quest’unica realtà, difficile immaginarne altre, se non sognarle come fossero attori di un film. Ragazzi come i protagonisti del film di Aicha Macky, come Idrissa Sani Malan, ex capo di un Palais, che per anni è vissuto incutendo terrore ai propri concittadini, spacciandosi per un eroe simile a quelli dei film americani in cui singoli cittadini diventano giustizieri, e lo fanno in nome di personaggi di cui non sanno nulla, da Hitler (che per loro è un eroe americano) a Tom Cruise. Ora è un adulto e fa il conducente di un mototaxi, ed è l’esempio che qualcosa si può fare: racconta di aver seguito 18 mesi di formazione fatta da una ONG, cosa che lo ha cambiato profondamente[79]. Una piccola luce nel buio più profondo, ma comunque importante.

I tempi della politica sono biblici: organizzazioni come il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA), che dal 2004 ha avviato più di 137 scuole a Zinder per insegnare la pianificazione familiare, hanno dimostrato di incidere concretamente[80]; c’è una costellazione di ONG che cerca di fare la differenza[81]. Ciò che manca è un intervento della Comunità internazionale che incida a livello politico-istituzionale: ma il Niger è un paese che non interessa a nessuno, se non per le sue ricchezze minerarie, saldamente in mano del neocolonialismo francese. Per questo motivo il film di Aicha Macky, bellissimo, dovrebbe essere imposto a coloro che a Washington, Ginevra e Bruxelles tengono in mano leve potenti che potrebbero cambiare il Niger, pacificare una terra insanguinata, restituirle un futuro grazie alla riforestazione[82] ed a programmi di sviluppo delle microeconomie locali. Senza il sahel, l’Africa non ce la farà. E se non ce la fa l’Africa, c’è il rischio serio che l’umanità intera sia oramai spacciata.

 

 

 

[1] https://www.taneter.org/niger.html
[2] https://www.bbc.com/news/world-africa-63280518
[3] https://blogs.worldbank.org/nasikiliza/understanding-poverty-and-reversals-five-charts-niger
[4] https://www.worldometers.info/world-population/niger-population/
[5] https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/23311886.2020.1712156
[6] https://www.worldbank.org/en/country/niger/overview#:~:text=Niger%2C%20which%20is%20located%20in,in%20extreme%20poverty%20in%202021.
[7] https://www.bmz.de/en/countries/niger/economic-situation-55616
[8] https://www.ifrc.org/article/niger-urgent-action-needed-hunger-grips-communities
[9] https://civil-protection-humanitarian-aid.ec.europa.eu/where/africa/niger_en#:~:text=Niger%20continues%20to%20suffer%20significant,264%2C000%20people%20across%20the%20country.
[10] https://punchng.com/seven-die-five-missing-as-flood-sacks-niger-communities/
[11] https://world-nuclear.org/information-library/facts-and-figures/uranium-production-figures.aspx
[12] https://www.geopoliticalmonitor.com/uranium-in-niger-when-a-blessing-becomes-a-curse/
[13] https://african.business/2021/11/energy-resources/niger-an-attractive-nation-with-an-emerging-oil-industry/
[14] https://www.jeuneafrique.com/181991/politique/mahamadou-issoufou-lu-pr-sident-du-niger-avec-57-95-des-voix/
[15] https://www.reuters.com/article/us-niger-election-idUSKCN0VW1KQ
[16] https://www.bbc.com/news/world-africa-56175439
[17] https://freedomhouse.org/country/niger/freedom-world/2022
[18] https://freedomhouse.org/country/niger/freedom-world/2022
[19] https://www.eeas.europa.eu/delegations/nigeria/nigeria-eu-annual-report-human-rights-and-democracy-world-2021-country-updates_en?s=114
[20] https://freedomhouse.org/country/niger/freedom-world/2022
[21] https://observers.france24.com/en/africa/20220909-we-are-tired-of-living-like-prisoners-lgbt-asylum-seekers-stranded-in-niger
[22] https://journals.openedition.org/remi/8803
[23] https://reliefweb.int/report/niger/situation-ecowas-citizens-stranded-niger-course-migrating-europe-ecowas-sends-high-level-and-technical-assessment-mission
[24] https://www.clingendael.org/sites/default/files/pdfs/irregular_migration_and_human_smuggling_networks_in_niger_0.pdf “Irregular migration and human smuggling networks in Niger” – Fransje Molenaar – The Clingendael Institute – February 2017
[25] https://www.clingendael.org/sites/default/files/pdfs/irregular_migration_and_human_smuggling_networks_in_niger_0.pdf “Irregular migration and human smuggling networks in Niger” – Fransje Molenaar – The Clingendael Institute – February 2017
[26] https://www.rfi.fr/fr/afrique/20161216-le-flux-migrants-le-niger-pratiquement-reduit-neant
[27] https://www.studiokalangou.org/51426-les-anciens-passeurs-d-agadez-fatigues-d-attendre-que-les-promesses-soient-tenues
[28] https://www.limesonline.com/cartaceo/ad-agadez-dove-si-vive-di-migrazioni
[29] https://constellis-production-tmp.s3.amazonaws.com/uploads/document/file/112/CONSTELLIS_CONFIDENTIAL_JNIM_Group_Profile_February_2019.pdf
[30] https://www.bbc.com/news/world-africa-13809501
[31] https://issat.dcaf.ch/fre/layout/set/fullscreen/Apprendre/La-bibliotheque-des-ressources/Recherches-et-documents-strategiques/Facing-the-Challenge-of-the-Islamic-State-in-West-Africa-Province
[32] https://ecfr.eu/special/sahel_mapping/isgs
[33] https://www.csis.org/blogs/examining-extremism/examining-extremism-jamaat-nasr-al-islam-wal-muslimin
[34] https://www.amnesty.it/appelli/niger-stop-ai-bambini-soldato/#:~:text=Sebbene%20altri%20gruppi%20armati%20operino,civili%20e%20attacchi%20alle%20scuole.
[35] https://www.ispionline.it/en/pubblicazione/proliferation-armed-non-state-actors-sahel-evidence-state-failure-29329
[36] https://www.actuniger.com/societe/18461-scandales-a-repetition-securite-bafouee-tlp-niamey-met-le-doigt-dans-la-plaie-et-dit-non.html
[37] https://issafrica.org/iss-today/organised-banditry-is-destroying-livelihoods-in-nigers-borderlands
[38] https://www.researchgate.net/publication/254798431_New_mobilities_and_insecurities_in_Fulbe_nomadic_societies_a_multi-country_study_in_west-central_Africa_Niger-Nigeria
[39] https://www.icij.org/investigations/fincen-files/niger-scandal-of-the-century-exposed-in-fincen-files-sparks-lawsuit-demanding-action/ ; https://tradingeconomics.com/niger/corruption-index ; https://www.aljazeera.com/news/2022/5/13/niger-ngos-file-complaint-over-alleged-loss-of-99-m-in-state-funds
[40] https://crisis24.garda.com/insights-intelligence/intelligence/country-reports/niger
[41] https://tournonslapageniger.org/
[42] https://crisis24.garda.com/insights-intelligence/intelligence/country-reports/niger
[43] https://www.stat-niger.org/wp-content/uploads/2020/05/Rapport_Personnes_Agees.pdf
[44] https://twitter.com/bgaitou/status/668089456830885888
[45] https://www.everyculture.com/wc/Mauritania-to-Nigeria/Hausa.html
[46] https://books.google.it/books?hl=en&lr=&id=OaGrDwAAQBAJ&oi=fnd&pg=PA319&dq=fada+Lund,+2009:+103&ots=-0TYp2vte-&sig=6K5WGdE11hzX3gsjO9n–tVUCT4#v=onepage&q=fada%20Lund%2C%202009%3A%20103&f=false “Identités sahéliennes en temps de crisi: Histoires, enjeux et prospects” – Amy Niang – 2009 – Chap. 13
[47] https://books.google.it/books?hl=en&lr=&id=OaGrDwAAQBAJ&oi=fnd&pg=PA319&dq=fada+Lund,+2009:+103&ots=-0TYp2vte-&sig=6K5WGdE11hzX3gsjO9n–tVUCT4#v=onepage&q=fada%20Lund%2C%202009%3A%20103&f=false “Identités sahéliennes en temps de crisi: Histoires, enjeux et prospects” – Amy Niang – 2009 – Chap. 13
[48] https://journals.openedition.org/cdg/421?lang=en
[49] https://www.nigerdiaspora.net/33-societe/800-le-brigandage-a-zinder-la-loi-des-palais
[50] https://www.nigerdiaspora.net/33-societe/800-le-brigandage-a-zinder-la-loi-des-palais
[51] https://massagonago.blogspot.com/
[52] https://www.files.ethz.ch/isn/190086/Complete%20Journal.pdf page 60
[53] https://pulitzercenter.org/stories/dead-mans-market-and-boy-gangs-niger
[54] https://www.nigerdiaspora.net/33-societe/800-le-brigandage-a-zinder-la-loi-des-palais
[55] https://www.nigerdiaspora.net/33-societe/800-le-brigandage-a-zinder-la-loi-des-palais
[56] https://base.afrique-gouvernance.net/docs/youth-violence-fr.pdf
[57] https://www.crisisgroup.org/africa/sahel/niger/301-sud-ouest-du-niger-prevenir-un-nouveau-front-insurrectionnel
[58] https://www.bbc.com/news/world-africa-63255695
[59] https://www.bbc.com/news/world-africa-63255695
[60] https://www.dandc.eu/en/article/niger-africas-new-oil-exporting-nation
[61] https://archipress.org/docs/pdf/undp/Rapport_Niger.pdf UNDP – Centre Pour Le Dialogue Humanitaire – Instrumentalisation Religieuse et Economie de l’Insécurité Ce Que Disent 800 Sahéliens – Rapport National Niger – HD Centre 2016 – Page 3
[62] https://www.cath.ch/newsf/niger-sept-organisations-islamistes-interdites-apres-les-emeutes-contre-le-fima/
[63] https://www.bbc.com/afrique/region/2012/09/120916_niger_church_attack
[64] https://journals.sagepub.com/doi/full/10.1177/000203971505000104
[65] https://www.opendoorsusa.org/christian-persecution/world-watch-list/niger/
[66] https://base.afrique-gouvernance.net/docs/youth-violence-fr.pdf “La Violence Des Jeunes et les Enjeux De l’Extremisme Violent a Zinder” – OIM 2017 – Page 21
[67] https://foreignpolicy.com/2016/03/08/dead-mans-market-and-the-boy-gangs-of-niger-boko-haram/
[68] https://foreignpolicy.com/2016/03/08/dead-mans-market-and-the-boy-gangs-of-niger-boko-haram/
[69] https://foreignpolicy.com/2016/03/08/dead-mans-market-and-the-boy-gangs-of-niger-boko-haram/
[70] https://foreignpolicy.com/2016/03/08/dead-mans-market-and-the-boy-gangs-of-niger-boko-haram/
[71] https://foreignpolicy.com/2016/03/08/dead-mans-market-and-the-boy-gangs-of-niger-boko-haram/
[72] https://www.visionsdureel.ch/en/film/2021/zinder/
[73] https://africanarguments.org/2016/06/are-we-animals-nigeriens-respond-to-foreign-policys-dead-mans-market/
[74] https://africanarguments.org/2016/06/are-we-animals-nigeriens-respond-to-foreign-policys-dead-mans-market/
[75] https://africanarguments.org/2016/06/are-we-animals-nigeriens-respond-to-foreign-policys-dead-mans-market/
[76] https://www.arte.tv/fr/videos/096314-000-A/zinder/
[77] https://revues.acaref.net/wp-content/uploads/sites/3/2021/12/ISSA-Issoufou-ET-OUMAROU-Issoufou-.pdf
[78] https://www.arte.tv/fr/videos/096314-000-A/zinder/ minute 52:06
[79] https://www.arte.tv/fr/videos/096314-000-A/zinder/ minute 15:30
[80] https://www.unfpa.org/data/transparency-portal/unfpa-niger
[81] https://www.pseau.org/outils/organismes/organisme_resultat.php?pays_iso[]=NE&org_ville=Zinder&l=fr
[82] https://ibiworld.eu/2021/07/10/tra-sogno-e-speranza-il-progetto-della-grande-muraglia-verde/

TAG: Africa, boko haram, jihadismo, Kara-Kara, Niger, Sahel, Zinder
CAT: Africa, Criminalità

Nessun commento

Devi fare per commentare, è semplice e veloce.

CARICAMENTO...