Così il Sudafrica costruisce il suo Al Capone

20 Novembre 2021

Poco più di 30 anni fa, il 30 giugno del 1991, il parlamento sudafricano abroga le disumane leggi sull’Apartheid: fino a quel giorno, ai neri, tra i tanti diritti essenziali, veniva negato quello al voto e alla partecipazione politica, all’istruzione, all’accesso ai lavori più remunerativi, alla proprietà – cosa che li costringeva a vivere in immense baraccopoli, fucine di disperazione e criminalità. Il percorso era stato lentissimo: prima la nuova Costituzione del 1983[1], poi l’abolizione delle leggi razziali del 1991, ed infine, il 10 maggio del 1994, l’elezione alla presidenza di Nelson Mandela, simbolo della resistenza nera, appena liberato dopo 25 anni di carcere di massima sicurezza[2].

Ma il paese tradisce i sogni e le promesse della gente. Malgrado oggi possiamo vedere l’impiego di una maggioranza nera integrata praticamente ovunque, di fatto le istituzioni faticano a liberarsi del concetto di razza ancora onnipresente, alimentato dal clima di forte declino economico che getta i più poveri nella disperazione. L’economia non è mai realmente decollata: nel decennio successivo alla fine dell’apartheid, il PIL è cresciuto in media di poco più del 3% all’anno, prima d’inabissarsi dopo la crisi finanziaria globale del 2008[3].

Gli anni successivi sono catastrofici, specie dal punto di vista dell’aumento delle diseguaglianze sociali. Dopo il 7 luglio 2021 e l’arresto dell’ex presidente Jacob Zuma per oltraggio alla corte[4] (sullo sfondo aleggiano accuse per corruzione, frode, racket, evasione fiscale e riciclaggio di denaro relativo a un affare multimiliardario di armi[5]), esplode una spirale di violenze e saccheggi, specie nelle aree del KwaZulu-Natal (Durban) e di Gauteng (Johannesburg), ed il Governo è costretto a dispiegare oltre 20’000 soldati per sedare le rivolte. Alla fine si contano più di 300 morti[6], oltre 1200 arresti, oltre 40’000 attività commerciali saccheggiate[7], cliniche, moschee, scuole e farmacie paralizzate[8]: il Paese sprofonda nel caos[9].

Questa è solo la goccia che fa traboccare il vaso: la rabbia popolare cova da tempo a causa di una lunga serie di fallimenti collezionati dal ANC (African National Congress) capeggiato dapprima da Zuma, grazie al quale cresce solo la corruzione, dappoi dall’attuale Governo di Cyril Ramaphosa che colpisce mortalmente un paese già in agonia: 16,3 milioni di persone vivono in povertà assoluta con meno di 1,9 dollari al giorno[10], e la disoccupazione sfiora il 35% della popolazione potenzialmente attiva (quasi 8 milioni di senza lavoro[11]).

Il sospetto che i disordini abbiano una regia è tutt’altro che infondato. La questione è tutta politica, ovvero lo scontro che vede la maggioranza del ANC contro gli amici di Zuma ed i suoi sostenitori appartenenti al RET (Radical Economic Transformation)[12], un piccolo partito di opposizione guidato da Carl Niehaus e Ngrayi Ngwenya, due uomini di potere sospesi dal ANC per le loro posizioni radicali[13]. Il fronte favorevole a Zuma ha usato l’arresto del suo leader per lanciare una furiosa campagna di disinformazione[14], fomentando, guidando e finanziando le rivolte: tra le loro file militano ex membri dell’intelligence[15], dall’Agenzia per la sicurezza dello Stato[16], diversi funzionari di Governo[17], tutti impegnati ad organizzare le rivolte tramite un uso spregiudicato dei social networks[18].

L’amaro prezzo della pandemia

Rivolte e saccheggi innescati dall’arresto dell’ex presidente Jacob Zuma[19]

La pessima gestione della pandemia è ulteriore benzina sul fuoco: il 5 marzo del 2020 si ha notizia del primo caso di infezione[20], al 30 aprile ci sono già 5300 ricoveri in ospedale ed almeno 100 decessi[21], tanto che il Governo dichiara lo stato di catastrofe nazionale attivando il Disaster Management Act (DMA), atto che consente all’esecutivo di promulgare regolamenti senza l’approvazione del parlamento[22]. Tutte le misure prese per arginare la pandemia saranno quindi emanate per decreto e senza dibattito politico[23].

La pandemia è uno tsunami che si schianta su strutture sanitarie già largamente insufficienti: la prima ondata raggiunge il picco il 19 luglio con 13’499 casi registrati in un solo giorno[24], il governo interviene con misure draconiane, confinando i cittadini in casa, ciò porta inevitabilmente alla paralisi totale della produzione e del commercio, con il conseguente aggravamento delle condizioni socioeconomiche contro cui una politica di sgravi fiscali si rivela insufficiente[25]. Le misure portano il deficit di bilancio per il periodo 2020-2021 dal 6,8% del prodotto interno lordo (PIL) al 14,6%[26].

Tra i provvedimenti presi dal ANC per arginare la diffusione del virus, quello con gli effetti più deleteri è il divieto di vendita di tabacco e alcool[27], introdotto a marzo, revocato il successivo 1° giugno poi reintrodotto senza preavviso il 12 luglio[28] tra le proteste dei partiti di opposizione, primi fra tutti DA (Alleanza Democratica)[29], ma con l’appoggio della sinistra radicale della EFF (Combattenti per la Libertà Economica) e del partito della monarchia Zulu, l’Inkatha Freedom Party (IFP) – tutti d’accordo con l’idea che alcoolismo e tabagismo siano un problema da affrontare immediatamente per ridurre il numero di ammalati[30].

Secondo i dati dell’OMS, il Sudafrica è uno dei paesi con i consumi di alcool più alti nel mondo, il 31% della popolazione di età superiore a 15 anni assume 28,9 litri di alcool puro – pro capite – all’anno[31]. Secondo una ricerca pubblicata dalla BMC Medicine, ogni anno circa 62’300 adulti (2015) muoiono per cause attribuibili all’alcool[32]. A parere del governo, il proibizionismo produrrà due effetti positivi: arginare le occasioni di socialità e quindi di diffusione del virus e alleggerire le strutture sanitarie dai malati e feriti derivanti dall’ubriachezza: un alto numero di ricoveri è legato ad episodi di violenza commessi in stato di ebrezza, ad incidenti stradali (secondo l’OMS, il 58% dei morti in incidenti stradali in Sudafrica è dovuto all’alcool[33]) o a patologie legate all’alcoolismo.

Una ricerca pubblicata sul SA Medical Journal (SAMJ)[34], rivela che le misure proibizionistiche raggiungono risultati tangibili: il numero di morti in incidenti automobilistici, suicidi e omicidi scende del 50% durante il blocco da marzo a maggio del 2020. Il professor Charles Parry, coautore della ricerca, afferma che la riduzione avrebbe prodotto una diminuzione tra il 60% e il 70% dei ricoveri legati a traumi e patologie causate dall’alcool[35]. Tutto ciò consente di liberare enormi risorse sanitarie e dedicarle all’emergenza pandemica.

6 gennaio 2021: Gli operatori funebri portano la bara di una vittima di Covid-19 al cimitero di Olifantsvlei, a sud-ovest di Johannesburg[36].

I produttori ed i rivenditori di alcoolici non concordano sulle analisi. Secondo i loro dati, la riduzione dei crimini non è da attribuire al proibizionismo: uno studio condotto dall’analista indipendente Ian McGorian di Silver Fox Consulting, e dal professor Mike Murray della School of Mathematics, Statistics and Computer Science della University of KwaZulu‐Natal riferisce che dati molto simili si sono avuti in nazioni che non hanno applicato, durante il lockdown, il blocco alla circolazione di alcoolici[37].

In ogni caso, il lockdown e le misure collegate sembrano essere efficaci ed il numero di infetti dalla pandemia decresce, cosicché, una alla volta, queste misure eccezionali vengono revocate[38]. I divieti di vendita di alcool e tabacco vengono allentati in agosto, permettendo l’acquisto in precisi giorni e fasce orarie[39], cosa che lascia ai cittadini, con una bassissima consapevolezza sanitaria, la gestione delle misure preventive. Puntuale arriva una seconda ondata pandemica più grave della precedente. L’8 gennaio del 2021 è il giorno del picco più alto: 21’980 nuovi casi, mentre il numero dei decessi totali è già salito a 32’425[40].

Il presidente Cyril Ramaphosa annuncia l’applicazione di un blocco “modificato” fino al 15 gennaio 2021[41]. Il nuovo provvedimento contiene alcune misure già adottate in precedenza: divieto assoluto, nei bar e nei ristoranti, di vendita al dettaglio e di consumo di alcoolici; anche la distribuzione ed il trasporto vengono di nuovo proibiti[42]. Le infezioni calano ed il governo allenta le restrizioni. Finalmente, il 17 febbraio prende il via la campagna vaccinale con la somministrazione delle prime 80’000 dosi di vaccino Johnson & Johnson, in previsione delle 9 milioni che il presidente Ramaphosa promette per l’immediato futuro[43].

Ma l’intervento è tardivo[44], si avvicina l’inverno, il calo di attenzione da parte dei cittadini e le misure ancora una volta inadeguate fanno da battistrada ad una nuova diffusione massiccia del virus[45], e stavolta la nuova “variante delta”, dimostra un grado di trasmissibilità notevolmente più elevato[46]. È in arrivo la terza ondata, ancora più devastante delle precedenti: il 3 luglio si registra un picco di 23’485 casi di contagio giornalieri, il 13 luglio si contano 633 decessi[47]. La situazione è fuori controllo. Le strutture sanitarie sono al collasso[48], le sirene delle ambulanze fanno ormai da sfondo incessante alla vita quotidiana dei cittadini[49], come anche le insurrezioni represse sanguinosamente dalla polizia[50].

Il governo attua ulteriori restrizioni: vieta gli assembramenti, chiude le scuole, decreta il coprifuoco dalle 9 di sera alle 4 di mattina – e introduce nuovamente il proibizionismo su alcool e fumo[51]. La campagna vaccinale procede a rilento: a luglio risultano somministrate soltanto 2,7 milioni di dosi su una popolazione totale di 60 milioni di individui[52]. Si deve attendere la fine di settembre per dichiarare la fine della terza ondata: i dati disponibili (4 novembre 2021) parlano di un totale di 89’295 decessi e quasi 3 milioni di casi di contagio[53]. Ed ora, in attesa di una possibile quarta ondata, il governo è deciso a non farsi trovare impreparato e decidere misure draconiane per tempo[54].

I vizi occulti del proibizionismo

Clienti col volto coperto acquistano illegalmente alcool a Città del Capo durante il proibizionismo[55]

La logica affermata dal governo è ineccepibile: il fumo indebolisce il sistema respiratorio, e nelle aree più povere le persone condividono le sigarette, aumentando il rischio di diffusione del virus[56]. Il divieto di consumo degli alcoolici riduce notevolmente il ricorso alle strutture sanitarie a causa dell’ubriachezza[57]. Gli effetti delle misure vengono tuttora difese dal Ministro della Salute Zweli Mkhize[58]. Ma è innegabile il fatto che il proibizionismo, storicamente, risulta essere un fedele alleato del contrabbando: secondo una ricerca effettuata dalla Scuola di Economia dell’Università di Città del Capo[59], tra i fumatori abituali, anche dopo il divieto, almeno il 93% ha continuato a fumare, acquistando tabacco illegalmente ad un prezzo maggiorato fino al 250%[60]. Una grande vittoria per il mercato criminale.

Per l’alcool le cose non vanno diversamente. Dopo l’emanazione del primo divieto le vendite di alcoolici si sono impennate: la misura ha messo in atto una vera e propria corsa all’approvvigionamento, e durante il blocco la disponibilità non è in realtà mai venuta a mancare[61] – grazie ad un fiorente mercato illegale comunque già presente sul territorio[62]. Di fatto il consumo è rimasto invariato, ma il mercato è passato in mano a gang di contrabbandieri, la qualità del prodotto è scesa, i rischi per la salute dei consumatori sono aumentati[63].

La maggior parte della distribuzione passa per gli stessi canali: fumo ed alcool vengono consegnati a casa ai ricchi e venduti dagli spaza (piccoli empori, baracche ai lati delle strade) per i poveri[64]. La Western Cape Liquor Authority, l’ente che controlla e regolamenta il mercato degli alcoolici, dal 27 marzo 2020 al 27 gennaio 2021 ha colto sul fatto 354 titolari di licenze per liquori che contravvengono ai regolamenti del National Disaster Management Act ed incappano in condanne penali e severe multe[65].

Gli spaza, eredità dell’apartheid

Gli spaza shop in Sudafrica sono una caratteristica onnipresente del paesaggio urbano[66]

Gli spaza (che significa “nascosto” in lingua Zulu), sono piccoli negozi informali, oltre 100 mila in tutto il Sudafrica[67], baracche ricavate nelle abitazioni nelle Township o costruite nelle strade di accesso ai villaggi, ed hanno avuto origine durante gli anni dell’apartheid, quando ai neri non era consentito gestire attività commerciali[68]. Oramai legalizzati, sono empori che vendono beni primari per far fronte alle necessità quotidiane degli abitanti. Gestiti da povera gente, durante il blocco sono caduti nella trappola del mercato illegale, spesso venendo ricattati, divenendo hub dello spaccio[69].

Gli spaza offrono il vantaggio di comodi punti di vendita nelle aree in cui la grande distribuzione commerciale non arriva ed i cittadini non dispongono di mezzi di spostamento, non sono vincolati ad orari ed usano fare credito ai loro clienti, che fanno parte di un circondario di amici e parenti[70]. I prezzi sono normalmente superiori dal 30 al 50% rispetto alle grandi distribuzioni, perché gli approvvigionamenti sono fatti in piccole quantità, gli esercenti non possono avvalersi dei prezzi riservati ai supermercati, e devono pagare un pizzo alla criminalità locale che li protegge e, spesso, li rifornisce[71].

I proprietari non hanno alcuna preparazione commerciale, non tengono una contabilità, commettono frequenti errori durante il calcolo dei prezzi e forniscono un pessimo servizio ai clienti: tutto ciò porta a sprechi e costi elevatissimi di esercizio[72]. Hanno difficoltà enormi per l’eventuale accesso al credito bancario perché non posseggono garanzie, sono spesso vittime di rapine (il commercio si svolge solo con denaro contante), spesso appartengono a nuovi gruppi etnici di immigrati (etiopi, siriani, somali, pakistani, bengalesi[73]) e vengono per questo osteggiati o maltrattati[74]. Una vita durissima.

La concorrenza è un aspetto cruciale che negli ultimi anni ha ridisegnato la rete degli spaza. Sono gli immigrati stranieri ad aver reso ancora più difficile la vita degli esercenti locali. Prima i somali, poi è la volta di una ondata di migranti venuti soprattutto dal Bangladesh, che hanno la meglio sugli sprovveduti imprenditori locali[75]. Nemmeno per gli immigrati la vita è facile: l’accoglienza delle comunità locali non è delle migliori, sono visti come una minaccia per l’economia e frequentemente subiscono aggressioni xenofobe, alimentate dalla propaganda politica[76]. Molti sono costretti a trasformare i loro spaza in bunker con vetri antiproiettile e reti metalliche di protezione[77].

Questi spaza, i cui proprietari operano in un clima di enorme precarietà, oggi rappresentano un terzo di quelli esistenti: specialmente nei mesi della pandemia, sono emersi sempre più imprenditori preparati che aprono tali attività per scelta, con veri e propri negozi efficienti, impiegano dipendenti, hanno fatturati elevati, stipulano accordi con i grossisti e riescono a fornire un servizio di gran lunga migliore rispetto ai tradizionali spaza, che ora rischiano, data la spietata concorrenza, l’estinzione[78].

Una sola cosa non cambia: il mondo che ruota attorno agli spaza è intriso di illegalità, quasi nessuno paga le tasse o ha una licenza legale[79], i dipendenti lavorano anche 16 ore al giorno, 7 giorni su 7[80], senza contratto, ed i datori di lavoro trattengono la loro paga già esigua (la media è di 400 Rand, ovvero 27,2 dollari al mese), li costringono a dormire nel negozio[81], e nessuno dice nulla, perché questi immigranti sono disprezzati da tutti ed ignorati dallo Stato[82].

L’economia informale degli spaza contribuisce per oltre il 5,2% del PIL ed occupa più di 2,6 milioni di persone; secondo una ricerca di Mastercard, nel circuito operano più di 1,5 milioni di imprese informali che generano un fatturato di circa 75 miliardi di Rand all’anno[83]. Tutto ciò nonostante il fatto che gli incentivi riservati alle imprese ed i provvedimenti straordinari del Governo per i costi della pandemia hanno letteralmente snobbato la rete degli spaza[84].

Proibire costa

Il proibizionismo ha spostato il mercato del tabacco e dell’alcool alcool dalla rete legale a quella illegale[85]

L’impatto del proibizionismo sull’economia nazionale è stato notevole. Nel settembre 2020 il Commissario Edward Kieswetter della SARS (Agenzia delle Entrate Sudafricana), dichiara che, a causa del National Disaster Management Act, un elevato numero di operatori del settore si è convertito al mercato nero, e che ci vorranno anni perché si ritorni ad uno stato di normalità[86]. Lo stesso Kieswetter ha anche denunciato gli alti costi che il fisco ha dovuto sostenere per i mancati introiti del proibizionismo: le tasse sul lavoro sono diminuite di 14,5 miliardi di rand (930 milioni di dollari), mentre l’imposta sul reddito delle società è diminuita di 16 miliardi di rand (1,03 miliardi di dollari)[87].

Le tasse sull’alcool e tabacco sono diminuite di 10 miliardi di rand, le perdite relative all’IVA sono di 14,5 miliardi di rand, i dazi doganali sono scesi di 16,7 miliardi di rand[88]. Se poi si aggiungono le tasse sui redditi individuali degli impiegati di quelle società e le altre tasse sul lavoro, che si aggirano attorno ai 15 miliardi di rand, i calcoli di Kieswetter raggiungono la spaventosa cifra di 5 miliardi di dollari all’anno[89], ovvero l’1,6% del prodotto interno lordo[90] ed il 5,8% del gettito fiscale sudafricano[91]: una vera debacle per una economia già profondamente provata dopo decenni di malgoverno e dal colpo mortale inferto dalla pandemia.

Ci sono poi i costi difficilmente stimabili, come quelli sociali innescati dalla perdita del lavoro per migliaia di impiegati del settore delle aziende distributrici commerciali estere che hanno smesso di consegnare, o di quelle locali costrette a chiudere[92]. Senza contare i danni al tessuto sociale provocati dall’aver alimentato il mercato illegale che ha occupato degli spazi molto difficili da riconquistare: prima del lockdown il contrabbando occupava tra il 25 ed il 28% del mercato globale, ora è arrivato al 100%[93].

Il contrabbando di sigarette è molto redditizio: produrre un pacchetto di 20 sigarette costa 2 rand e sul mercato nero può essere rivenduto (esentasse) fino a 25 rand, con un margine di guadagno elevatissimo[94]. Un’indagine del gruppo anti-corruzione Tax Justice SA (TJSA) rivela che due sigarette su tre vendute in Sudafrica sono di contrabbando, rendendo questo il più grande mercato nero di tabacco del mondo[95]. Un ricercatore TJSA ha visitato 43 punti vendita al dettaglio a Cape Town, Johannesburg, Pretoria e Durban e in tutti, tranne in uno, è stato possibile acquistare sigarette per 20 rand[96], ovvero per il prezzo che rivela che si tratti di sigarette di contrabbando, poiché un pacchetto legale, solo tra accise ed IVA, ha un costo di 20 rand ed un pacchetto di Marlboro, sul mercato legale, si vende a 46 rand[97].

Il Directorate for Priority Crime Investigation (Hawks) stima che tra l’aprile del 2017 ed il marzo del 2018 circa l’80% delle sigarette illegali fossero prodotti nazionali, il resto viene in prevalenza dallo Zimbabwe[98] e dal Mozambico[99].  Secondo la South Africa Tobacco Transformation Alliance (SATT), lo Zimbabwe, dichiarando di esportare il tabacco in Sud Africa, si avvale di intermediari sudafricani per esportare tabacco altrove, per esempio in Cina: l’intermediario riceve il pagamento dai cinesi, trattiene la sua percentuale e versa il resto al produttore[100]. Ben il 99,5% del tabacco esportato in Cina dallo Zimbabwe tra il 2014-18 è stato dichiarato come esportato in Sudafrica[101].

Chioschi che vendono sigarette sudafricane perfino in Pakistan[102]

Il brand più venduto al di fuori del Sudafrica tra quelli di contrabbando è Pacific Cigarettes, prodotto da Savanna Tobacco[103], di proprietà di Adam Molai[104], genero dell’ex presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe[105]. L’altro gigante del mercato nero è la Gold Leaf Tobacco Company che, secondo TJSA, solo con il brand RG copre un mercato di 10,7 milioni di rand giornalieri, collocandosi tra i primi sei marchi illegali[106] e che, secondo il Tobacco Institute of Southern Africa, rappresenta il 75% dell’intero commercio illecito di sigarette nazionale[107].

Le sigarette entrano in Sudafrica attraverso due strade: l’una si avvale di piccoli trafficanti chiamati “corridori”, che caricano sulle proprie spalle sacchi di sigarette ricevute dai trafficanti in prossimità del confine, attraversano la frontiera tra la boscaglia e risalgono il fiume Limpopo in piena notte – ci sono almeno 200 punti d’ingresso lungo il confine che possono essere sfruttati[108]. I soldati che sorvegliano questi valichi su entrambi i lati del confine sono pagati per non guardare[109]. I “corridori” si incontrano poi con i compratori che con i loro camion giungono nei luoghi di scambio attraverso strade secondarie per evitare eventuali controlli.

L’altro modo è l’utilizzo dei valichi ufficiali di frontiera. Un tempo le sigarette venivano nascoste nelle autocisterne petrolifere che esportano la benzina importata dal Sudafrica e che, una volta scaricato il carburante, rientravano cariche di tabacco, ma l’utilizzo degli scanner e i maggiori controlli messi in atto negli ultimi tempi hanno reso sempre più rischiosa tale pratica[110]. Ora vengono utilizzati autobus con scompartimenti nascosti, o automobili private che di solito non vengono controllate, ma la piccola quantità che queste riescono a trasportare, messa al confronto degli alti rischi che si corrono, ne scoraggia l’uso[111].

Perché il contrabbando piace alla politica

La SARS distrugge le tonnellate di tabacco sottratte al mercato illecito[112]

Malgrado il Sudafrica sia uno dei firmatari del protocollo FTCT dell’OMS (2013) per eliminare il commercio illecito di tabacco[113], il Governo non ha mai dimostrato grande volontà ed efficienza: i fiumi di denaro prodotti dal mercato nero nascondono anche una fitta rete di corruzione, riciclaggio e collusione politica[114]. Nel novembre 2013, la SARS ha annunciato di voler perseguire per evasione fiscale (pari a 12 miliardi di rand, ovvero 1 miliardo di dollari[115]) e commercio illecito 15 produttori e importatori, tra cui la multinazionale British American Tobacco (BAT), che secondo l’ultimo rapporto di Euromonitor (2016) controlla anche il 74% del mercato ufficiale[116]. Diciotto mesi dopo l’annuncio dell’inchiesta, il capo della SARS ed altri 55 funzionari sono stati licenziati, le procedure avviate contro i produttori sono state fermate[117].

Il mercato nero è un partner fondamentale per i produttori di tabacco: è un comodo alibi per pretendere l’abbassamento delle accise. BAT, come del resto altre industrie del tabacco, è accusata di aver diffuso dati gonfiati sul fenomeno del contrabbando[118]. Un’indagine congiunta della BBC e dell’Università di Bath[119] rivela che BAT avrebbe speso circa 50 milioni di rand all’anno per gestire una rete di intelligence privata, ufficialmente per combattere il commercio illecito, in realtà per spiare i concorrenti ed ostacolarli commercialmente[120].

L’indagine svela un’ampia rete di corruzione in cui sono coinvolti rappresentanti dell’Agenzia per la sicurezza dello Stato, della polizia sudafricana e della magistratura[121]. Nel 2013, BAT avrebbe pagato tangenti tra 300’000 e 500’000 dollari al dittatore dello Zimbabwe Robert Mugabe[122]. Nel 2017 BAT viene travolta da una indagine da parte del Serious Fraud Office (SFO) inglese[123]. In seguito alle rivelazioni di un rapporto della BBC, secondo il quale la società avrebbe pagato tangenti a funzionari in Ruanda, Burundi e nelle Isole Comore, il SFO apre un’inchiesta penale[124], ma, poco dopo, i magistrati incaricati abbandoneranno il caso per insufficienza di prove[125].

Carnilinx (Pty) Ltd, una delle principali società prese di mira dalla rete di spionaggio messa in piedi da BAT, è un produttore di sigarette a basso costo come Premium, JFK e Atlantic[126]. La società è accusata di foraggiare il mercato illecito per via del basso prezzo di vendita delle sue sigarette, ben al disotto dell’aliquota fiscale minima esigibile: l’unica spiegazione logica è che la Carnilinx evade il fisco[127].

Il suo amministratore, l’italiano Adriano Mazzotti, è da anni al centro di una serie di inchieste penali caratterizzate dalla collusione con la politica[128]. La sua rete di legami potenti è messa in risalto da numerose vicende: nel 2014 finanzia l’EFF (Economic Freedom Fighters) con 200’000 rand, visto che il leader Julius Malema è un grande amico personale di Mazzotti[129]. Malema è al centro di accuse di frode e corruzione[130], poi di riciclaggio di denaro[131] ed evasione fiscale[132]. In una dichiarazione giurata, Mazzotti ammette di aver consegnato 820’000 rupie in contanti (circa 11’000 dollari) a un importante avvocato di Johannesburg, da usare per corrompere l’ex capo della SARS Johann van Loggerenberg e l’ex commissario ad interim Ivan Pillay[133].

Nkosazana Damini-Zuma (moglie dell’ex Presidente Jacob Zuma) con Adriano Mazzotti e Mohammadh Sayed, direttore operativo presso Carnilinx Tobacco Company[134]

Nel 2015 il Sunday Times scopre un pagamento di un milione di rand versato dal direttore di Carnilinx, Kyle Phillips, a Malema “per aiutarlo a pagare le sue tasse”[135]. Nel frattempo il leader dell’EFF vive in una tenuta ad Hyde Park, in Johannesburg, di proprietà dello stesso Mazzotti: una fortezza con muro di cinta alto 4 metri, telecamere e guardie di sorveglianza[136].

Nel 2015 la stessa SARS viene trascinata sul banco degli imputati, accusata di possedere al suo interno una “cellula” che rilascia favori (pagati) alle industrie del tabacco[137]. In seguito ad accertamenti fiscali, nel 2002 Martin Wingate-Pearse, manager e azionista della Carnilinx, viene accusato di evasione per un valore di 41,7 milioni di rand, poi ridotti a 9 milioni dopo un ricorso: durante il processo, Wingate-Pearse accusa la SARS di possedere nel suo interno una unità, la HRIU (High Risk Investigations Unit), che abusa del suo potere[138].

La stessa unità viene indicata dal Public Protector, Mkhwebane Busisiwe, come “illegale ed abusiva”[139]. L’ex commissario della SARS, Oupa Magashula, avrebbe mentito sotto giuramento, negando dell’esistenza di questa cellula[140]. La cellula ha un solo scopo: operare impunita nell’illegalità. La pubblicazione della sua relazione costa a Busisiwe una feroce campagna mediatica e l’accantonamento delle accuse contro SARS, giudicate infondate dall’Alta Corte di Pretoria[141].

Nel 2017 il Sunday Times rivela lo stretto rapporto tra la ex moglie del presidente Jacob Zuma, Nkosazana Dlamini-Zuma, e Adriano Mazzotti[142]. L’imprenditore avrebbe finanziato la sua candidatura[143] e successivamente la celebrazione del 106° anniversario dell’ANC con 250’000 rand[144], e questo nonostante Dlamini-Zuma fosse a conoscenza della pessima reputazione di Mazzotti: molte decisioni controverse della leader in merito ai blocchi sulla vendita del tabacco, come rivelato dal giornalista Jaques Pauw nel suo libro “The President’s Keepers”[145], si possono ritenere direttamente influenzate dalla sua amicizia con Mazzotti[146]. Il 18 febbraio 2019 la SARS ottiene un mandato di sequestro contro Mazzotti per un valore di 33.955.228,22 rand: l’uomo è accusato di contrabbando di sigarette e di falsificazione di documenti, e di aver evaso il fisco per 71,9 milioni di rand[147]. Il procedimento è ancora in corso.

Quale futuro

Luglio del 2021: la folla impazzita devasta, per due settimane, la città di Durban. Gli scontri con la Polizie e le rapine lasciano a terra oltre 300 morti[148]

I mesi del proibizionismo hanno arricchito non solo i contrabbandieri, ma anche, e soprattutto, il crimine organizzato ed i suoi rappresentanti politici, come l’ex presidente Jacob Zuma. Nella prima settimana del luglio del 2021 il presidente Ramaphosa presenta una mozione per espellere Zuma dal ANC, ma non ottiene la maggioranza necessaria[149]. Nei mesi successivi il partito perde voti in tutte le elezioni locali, ed il 3 novembre Zuma, appena rilasciato dal carcere, lancia la sua campagna ufficiale per riprendere il potere[150].

Il Paese è in fiamme, l’economia allo sbando, il tessuto sociale è devastato dalla povertà, dalla disoccupazione, dalla diseguaglianza e da un clima xenofobo che ricorda i tempi dell’apartheid, e la politica avrebbe il compito arduo di demolire un sistema corrotto che permea lo Stato in ogni suo livello. Quando Ramaphosa è diventato Presidente, nel 2018, ha promesso cose che non è riuscito a mantenere. Dire che Zuma sia stato una catastrofe è vero, ma non basta, bisogna avere una prospettiva positiva e la forza per realizzarla. Ma l’ ANC è ancora più dilaniata da faide personali di quanto non lo fosse già nel momento in cui Nelson Mandela, con il suo carisma, era riuscito ad essere il minimo comune denominatore di una nuova speranza.

Madiba non c’è più. L’ ANC, dopo un recente rimpasto che cambia molto sul piano personale ma nulla sul piano dell’azione politica, ha perduto il contatto con una popolazione disperata e furibonda, pronta più che mai a reagire con la violenza ed a credere alle lusinghe del crimine organizzato che oggi, specie nel KwaZulu-Natal, si sta sostituendo allo Stato. Cyril Ramphosa potrebbe già essere alla fine della sua avventura politica, ed i numeri e i fatti del suo paese gli danno torto. In questo modo il Sudafrica, finora la più grande democrazia del continente, è sull’orlo del precipizio. I mesi del proibizionismo hanno creato una serie di gangsters come Al Capone nella Chicago degli anni 30. Ora li si deve battere, o sarà la guerra civile.

 

 

 

 

 

[1] https://www.jstor.org/stable/1166413
[2] https://www.britannica.com/biography/Nelson-Mandela
[3] https://www.imf.org/external/pubs/nft/2006/soafrica/eng/pasoafr/sach2.pdf
[4] https://www.bbc.com/news/world-africa-57797007
[5] https://www.theweek.co.uk/news/world-news/africa/952951/jacob-zuma-corruption-fraud-trial
[6] https://globalriskinsights.com/2021/10/south-africa-political-unrest-in-a-vulnerable-economy/
[7] https://formiche.net/2021/07/sudafrica-apartheid-rovesciata/
[8] https://www.aljazeera.com/opinions/2021/7/20/the-insurrection-in-south-africa-is-about-more-than-freeing-zuma ,
[9] https://www.bbc.com/news/world-africa-57996373
[10] https://www.statista.com/statistics/1127838/national-poverty-line-in-south-africa/
[11] https://www.news24.com/fin24/economy/sas-unemployment-rate-hits-record-344-20210824
[12] https://www.politicsweb.co.za/documents/the-ret-manifesto
[13] https://www.timeslive.co.za/politics/2021-08-01-anc-should-consider-changing-its-now-dirty-vulgarised-ret-conference-resolution-nzimande/
[14] https://www.news24.com/citypress/news/pillars-of-misinformation-a-closer-look-at-the-ret-network-20210514
[15] https://www.bbc.com/news/world-africa-57860998
[16] https://www.dailymaverick.co.za/article/2021-07-16-as-its-plans-fall-apart-the-ret-faction-takes-to-gospel-tv-to-plead-for-clemency-for-zuma/
[17] https://www.timeslive.co.za/sunday-times-daily/politics/2021-07-15-whatsapp-group-links-anc-members-to-looting-chaos/
[18] https://www.dailymaverick.co.za/article/2021-07-14-under-investigation-twelve-masterminds-planned-and-executed-insurrection-on-social-media-then-lost-control-after-looting-spree/
[19] https://www.bbc.com/news/world-africa-57860998
[20] https://gh.bmj.com/content/6/2/e004393
[21] https://www.nature.com/articles/s41598-021-84487-0
[22] https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/02589346.2021.1917205
[23] https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/02589346.2021.1917205
[24] https://www.worldometers.info/coronavirus/country/south-africa/
[25] https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0250269#
[26] https://journals.sagepub.com/doi/full/10.1177/2277976020970036
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[31] https://businesstech.co.za/news/lifestyle/332909/south-africa-has-some-of-the-heaviest-drinkers-in-the-world/
[32] https://bmcmedicine.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12916-018-1080-0
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[34] http://www.samj.org.za/index.php/samj/article/view/13345
[35] https://www.dailymaverick.co.za/article/2021-07-05-hello-my-name-is-south-africa-we-have-a-collective-drinking-problem-alcohol-bans-had-more-impact-than-curfews-study-finds/
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[39] https://www.addictionjournal.org/posts/south-africa-lifts-covid-19-alcohol-and-tobacco-sales-bans
[40] https://www.worldometers.info/coronavirus/country/south-africa/
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[43] https://www.bbc.com/news/world-africa-55675806
[44] https://www.bbc.com/news/world-africa-55675806
[45] https://www.firstpost.com/world/south-africa-tightens-covid-19-restrictions-expert-says-measures-inadequate-to-stop-third-wave-9670531.html ; https://theconversation.com/south-africa-is-failing-on-covid-19-because-its-leaders-want-to-emulate-the-first-world-142732
[46] https://www.firstpost.com/world/south-africa-tightens-covid-19-restrictions-expert-says-measures-inadequate-to-stop-third-wave-9670531.html
[47] https://www.worldometers.info/coronavirus/country/south-africa/
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[51] https://www.france24.com/en/africa/20210628-south-africa-tightens-covid-19-restrictions-for-a-fortnight
[52] https://www.france24.com/en/africa/20210628-south-africa-tightens-covid-19-restrictions-for-a-fortnight
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[59] https://tobaccocontrol.bmj.com/content/early/2021/10/20/tobaccocontrol-2020-056209
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[61] https://www.aljazeera.com/economy/2020/9/7/south-africa-booze-tobacco-ban-created-new-criminal-networks
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[70] https://wp.wpi.edu/capetown/projects/p2010/spaza/spaza-shops/
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[73] Sibanda, Nomazulu, “The Impact of Immigration on the Labour Market: Evidence from South Africa”, University of Fort Hare, Alice (South Africa) 2008
[74] https://wp.wpi.edu/capetown/projects/p2010/spaza/spaza-shops/ ; https://www.itweb.co.za/content/xo1Jr5qx8mZqKdWL
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[119] https://bat-uncovered.exposetobacco.org/wp-content/uploads/2021/09/BAT-in-South-Africa.pdf
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TAG: Covid19, dittatura, Sudafrica
CAT: Africa, Geopolitica

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