Il Congo DRC dopo 60 anni di dittatura e due secoli di guerre e contrabbando

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24 Gennaio 2021

Vivere nella terra più ricca del mondo non è una benedizione, ma un inferno. Da oltre due secoli, lo sfruttamento dell’area dell’Africa Centrale che si affaccia sulle due rive del Fiume Congo, è l’obiettivo di violenze inenarrabili, accordi internazionali che considerano lo sterminio di migliaia di persone un danno collaterale accettabile. Se duecento anni fa erano belgi, francesi e portoghesi a combattersi, oggi esistono deboli e corrotti governi locali, manipolati dalle multinazionali, ricattati da Warlords nascosti nella jungla, ma soprattutto di una rete insospettabile di trafficanti d’oro, immigrati dall’India, che hanno trovato a Dubai il luogo in cui ogni crimine viene protetto: il contrabbando d’oro sostiene quello delle armi e il finanziamento delle trattative diplomatiche che si oppongono ai tentativi di pacificazione delle Nazioni Unite.

Gli interventi della comunità internazionale hanno messo in luce in modo dettagliato lo scempio prodotto attorno allo sfruttamento. I nomi dei criminali sono noti, la maggior parte di loro è stata uccisa o è stata inserita nella black-list delle autorità internazionali, ma non basta. I combattimenti non cessano nemmeno sotto gli occhi di una controversa[1] missione ONU, chiamata MONUSCO, che ha ottenuto la proroga del mandato fino al dicembre del 2021[2] e che sembra non avere più il controllo di un’area grande come un quarto dell’Unione Europea, ma con pochissime aree popolate.

Ogni processo di pace è destinato al fallimento se non si interviene sulle cause che alimentano le attività criminali: i contrasti non sono più né religiosi, né etnici, né politici, ma meramente economici. La fine di questi contrasti potrà avvenire soltanto il giorno in cui il governo di Kinshasa riuscirà a garantire il controllo del territorio nazionale – cosa che attualmente equivale ad un’utopia.

La sanguinosa cacciata dall’Eden

Re Leopoldo II[3] e gli schiavi per la raccolta del caucciù[4]

Nel cuore profondo dell’Africa nera, la Regione dei Grandi laghi, uno scenario unico al mondo, composto da quattro laghi immensi (Vittoria, Tanganica, Malawi e Turkana[5]) e moltissimi laghi minori, disposti come una collana di preziosi: Albert, Edward, Kivu, Kyoga, Rukwa, Mweru, adagiati su un’area vastissima dove sconfiggere la natura, finora, è stato impossibile, e nella quale, come nelle fantasie, vivono gnu, ippopotami, coccodrilli e fenicotteri[6]. La foresta e la fertile terra richiamano da migliaia di anni i popoli vicini. Milioni di bantu vivono entro 50 miglia dal Lago Vittoria, rendendolo una delle aree più densamente popolate dell’Africa[7]. Sono ancora di più intorno al Lago Tanganica, uno scrigno ancora pieno di pesce[8].

Come tradizione, l’essere umano dà il peggio di sé stesso quando si trova in Paradiso – attorno a quei laghi, infatti, sono scritte pagine e pagine di tortura, guerra e tentati genocidi: Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Kenya, Malawi, Ruanda, Tanzania e Uganda hanno vissuto e vivono storie di una brutalità senza paragoni. Proprio il DRC, l’ex Zaire, specie a causa della ricchezza del sottosuolo, sembra condannato a rimanere un inferno. È uno dei Paesi al mondo più ricco di materie prime, tanto da essere definito dallo scrittore, storico e archeologo belga David Van Reybrouck “uno scandalo geologico”[9]: rame, piombo, diamanti, oro, germanio, argento, manganese, coltan ed altre terre rare e, non ultimo, il petrolio.

Questa ricchezza è la causa della violenza. Il paese vive una ininterrotta serie di conflitti che stroncano la popolazione: l’ONU classifica la DRC come il 176° paese su 188 in ordine di ricchezza[10]. Il 71% della popolazione vive in assoluta miseria, 94,3 bimbi su mille muoiono prima dei 5 anni, la vita media è di 57,7 anni, un quarto dei congolesi al di sopra dei 15 anni è analfabeta – e ancora, solo il 28,7% della popolazione ha accesso a servizi sanitari adeguati e il 52,4% all’acqua potabile[11]

Il Congo, come entità amministrativa, nasce con l’invasione belga della fine del XIX secolo, quando il re Leopoldo II scopre il fiume Congo, dove sorge l’omonimo regno. Alla Conferenza di Berlino (1884-85), il Libero Stato del Congo viene allargato al Katanga[12]. La violenza che impera in questa grande area[13] obbliga il Re a cedere questo territorio, che lui considerava personale, all’autorità statale del Belgio[14]. Il Congo Belga, nella prima metà del 20° secolo, viene amministrato da burocrati e militari corrotti, violenti e senza legge, sicché, alla fine della guerra, i primi movimenti nazionalisti portano il Belgio a perdere il controllo sul grande paese[15].

L’eroe dell’indipendenza, ottenuta nel giugno 1960, è Patrice Lumumba[16], la cui guida del paese dura solo pochi giorni: a luglio l’esercito si ammutina e il generale Moise Tshombe dichiara l’indipendenza della regione del Katanga[17], scatenando la reazione armata del Belgio, interessato a difendere i propri interessi minerari di quella regione ed i suoi cittadini che vi lavorano[18]. L’ONU impone al Belgio di ritirare le proprie truppe ed invia i caschi blu a ristabilire l’ordine[19]. Nel settembre dello stesso anno, con il colpo di Stato del generale Kasavubu, Lumumba viene costretto a dimettersi. In dicembre viene arrestato e tre mesi dopo ucciso dalla polizia segreta belga e con la complicità del governo statunitense[20].

L’assassinio di Patrice Lumumba ha un’eco mondiale: le ingerenze nel Congo si fanno sempre più marcate, causando l’intervento militare degli Stati Uniti e di Cuba, trasformando una lotta interna in una crisi internazionale[21]. Nel 1964, un anno dopo l’accordo che pone fine alla secessione del Katanga, Tshombe viene nominato Primo Ministro, ma viene destituito da un ennesimo colpo di Stato che, nel 1965, porta al potere il generale Joseph-Désiré Mobutu[22].

Dal regime di Mobutu alla dinastia dei Kabila

Mobutu Sese Seko incontra Richard Nixon a Washington DC nel 1973[23]

Riassumere 32 anni di folle dittatura è arduo. Mobutu Sese Seko, leader sanguinario, capriccioso ed incapace, getta il Paese in una profonda crisi economica: dapprima allontana gli investitori stranieri, poi li richiama perché non ha più soldi in cassa e l’intero sistema industriale e logistico è collassato. Mobutu regna con la paura e la corruzione – tanto che il suo sistema viene definito cleptocrazia[24]. Grazie al suo dichiarato anticomunismo e alle ricchezze naturali del proprio paese, può continuare a massacrare a suo piacimento: gode di appoggi occidentali che, in pieno clima di Guerra Fredda, strizzano l’occhio al dittatore[25].

Nel 1997, essendo il paese allo stremo, i ribelli guidati da Laurent-Désiré Kabila scacciano Mobutu: morirà tre mesi dopo in Marocco di cancro alla prostata[26]. Nemmeno Kabila ha vita facile: dichiaratosi marxista, mischia misure capitaliste con quelle collettiviste, e si avvale delle stesse protezioni internazionali e gangs interne che avevano sostenuto Mobutu, alimentando da subito una feroce opposizione[27].

Nel 1998 il Ruanda e l’Uganda, ex alleati di Kabila, fomentano una ribellione guidata dal Raggruppamento Congolese per la Democrazia (Rassemblement Congolais pour la Démocratie)[28]. Kabila trova alleati in Zimbabwe, Namibia e Angola e riesce a costringere al ritiro gran parte delle truppe straniere che scorrazzano per il Paese. Nemmeno la pace gli porta fortuna: Kabila viene assassinato il 16 gennaio 2001, a Kinshasa, da una sua guardia del corpo, Rashidi Kasereka, e il suo posto viene preso da suo figlio, Joseph Kabila[29]. Costui governa per due mandati, ottenuti in elezioni discusse e piene di violenza. Joseph Kabila costruisce alleanze con Francia, Belgio e Stati Uniti, che nei decenni precedenti avevano cercato di perpetuare il loro potere coloniale, ma soprattutto si arriva ad un incontro con Paul Kagame, il presidente del Ruanda, che era stato uno dei principali oppositori di suo padre[30]; Joseph Kabila si siede al tavolo delle trattative con i gruppi ribelli attivi nel North Kivu ed in Katanga[31], s’impegna per la risoluzione di conflitti panafricani[32], e coinvolge nelle trattative i governi di Ruanda, Uganda, Zimbabwe, Angola e Namibia[33].

Malgrado i suoi successi, Kabila non può riposare sugli allori, e sopravvive anche un colpo di Stato[34]. Il clima si fa incandescente dal 2003, quando si capisce che si candiderà anche alle elezioni successive, scatenando la rabbia degli oppositori[35]. Queste seconde elezioni saranno segnate dalla violenza e dalla corruzione ancora più di quelle precedenti[36]. Dopo estenuanti rinvii, Kabila si dimette il 24 gennaio 2019, cedendo il potere a Félix Tshisekedi – la prima transizione di potere pacifica del DRC dopo l’indipendenza[37], ottenuta soprattutto grazie al fatto che Kabila ed il suo successore sono ottimi amici[38].

Joseph Kabila lascia un paese ridotto alla fame dove la corruzione impera, con i diritti civili quotidianamente calpestati, con l’economia in ginocchio, con 1,7 milioni di sfollati, con il 63% dei cittadini (84 milioni di persone) che vive con meno di due dollari al giorno e non ha accesso ad istruzione e sanità[39]. L’incredibile ricchezza del sottosuolo, finora, non ha cambiato nulla.

Una storia infinita: gli occidentali alla conquista del Rio Congo

Gli effetti immediati sulla spartizione dell’Africa dopo la Conferenza di Berlino[40]

La rivoluzione industriale ed il progresso scientifico hanno profondamente cambiato la natura dell’ingerenza dei paesi europei in Africa. La coscienza di questo mutamento è divenuta comune nel 1884, quando venne indetta la Conferenza di Berlino, di cui la spartizione del Congo – vero scrigno di tutte le ricchezze necessarie per l’esplosione della crescita industriale – è stato il motivo ed il tema centrale[41]: negli otto anni prima della Conferenza, dopo che il Re Leopoldo II del Belgio aveva fondato la International African Association e la International Congo Society – ufficialmente entrambe per scopi umanitari, ma in realtà per organizzare e finanziare il controllo militare, commerciale, politico e religioso dell’area che oggi copre l’intero continente subsahariano[42] ed il cui fulcro era Léopoldville (l’odierna Kinshasa – dallo Swahili: Le Saline)[43].

A questo progetto si erano opposti gli accordi firmati tra l’inviato francese, l’Ufficiale di Marina Pierre Savorgnan de Brazza, che aveva esplorato per anni il Senegal ed il Gabon, e che, nel 1878, aveva incontrato il Re Makoko, capo dei Bantu[44]. Brazza, che adorava l’Africa ed i suoi abitanti, aveva stipulato con Re Makoko un trattato di amicizia e di alleanza diplomatica, commerciale e militare[45]. Dopo la morte del Re, insieme alla sua vedova, la Regina Madre Ngalifourou[46] aveva fondato la città cui i bantu, in onore dell’ufficiale francese, hanno dato il nome di Brazzaville. Le due capitali sono una di fronte all’altra, sulle rive opposte del Fiume Congo[47], a 300 km dal porto di Matadi e dall’estuario di Soyo, in Angola[48].

Già, perché c’era un terzo contendente: la monarchia portoghese, che già da oltre due secoli aveva le sue basi sull’estuario del Congo e che, in seguito agli accordi di Berlino del 1885, rinunciò alle pretese sulla parte settentrionale della regione ed ottenne la parte meridionale del fiume, che oggi si chiama Angola[49]. Dopo oltre un anno di trattative, la Conferenza di Berlino, accettando le pretese di Leopoldo II, legittima il saccheggio sistematico delle risorse naturali ed il non riconoscimento dei diritti degli abitanti originari della regione: un saccheggio che avverrà con uno sciame di investitori stranieri che accorreranno da tutto il mondo occidentale[50].

La prima grande azienda sfrutta i grandi giacimenti di rame e di diamanti: la anglo-belga Union Minière du Haut-Katanga (UMHK)[51], con un volume di affari che nel 1965 viene valutato in quasi 430 milioni di dollari – una delle fonti principali di guadagno in valuta estera[52]. UMHK nasce il 28 ottobre 1906 dalla fusione tra la CSK Comité Spécial du Katanga, fondata da Re Leopoldo, e la Tanganyika Concessions Ltd, una compagnia britannica creata da Sir Robert Williams, esploratore ed ingegnere minerario, che inizia le prospezioni minerarie nel 1899 ed ottiene i diritti di concessione nel 1900[53]. Quando arriva l’indipendenza, nel 1960, il rame prodotto nel Katanga rappresenta il 45% del valore totale delle esportazioni e l’8% dell’intera produzione mondiale[54]. Dopo il colpo di stato del 1965, Mobutu procede alla nazionalizzazione di UMHK che cambia nome in General Company of Congolese Minerals, poi in General Congolese Mining Company ed infine, nel 1972, in Gécamines – la denominazione attuale[55].

Mobutu inizia una pratica che dura tuttora: i proventi di Gécamines servono soprattutto per creare un’oligarchia di alleati fedelissimi del dittatore, che vive di rendita, e corrompere il personale militare ed amministrativo necessario per far funzionare lo Stato[56]. Mobutu penalizza le imprese straniere con tasse, minacce e richieste di tangenti, ma riesce a tenere il livello produttivo complessivo del sistema minerario congolese tra le 355’000 e le 480’000 tonnellate all’anno. Ma nessuno investe più, e gli stranieri, un po’ alla volta, se ne vanno, lasciando dietro sé miniere abbandonate e nazionalizzate a livelli medievali: nel 1996 la produzione crolla a meno di 30’000 tonnellate all’anno[57].

Nel 1982 Mobutu liberalizza il mercato: la gran parte dei siti vengono lavorati da dilettanti con mezzi di fortuna, e la maggior parte delle famiglie torna all’agricoltura ed alla pastorizia. Chiunque ha una pala e tanta disperazione si avventura nella ricerca di minerali preziosi, divenendo ostaggio di gruppi di ribelli o mercenari, creando i presupposti per la situazione attuale: una giungla fatta di traffici di minerali ed esseri umani, nascosti in aree non raggiunte da strade, elettricità, acqua potabile, istruzione, sanità e polizia[58]. La stragrande maggioranza dei congolesi muore di fame, ed i pochi che hanno il coltello dalla parte del manico, usano il denaro per arricchirsi, spostando prima i conti bancari, e poi le loro famiglie, in Belgio o in altre zone dell’Occidente[59].

Il boom del commercio illegale d’oro

Bambini al lavoro in una delle miniere d’oro artigianali lungo il fiume Congo[60]

Nel 2002 un gruppo di esperti delle Nazioni Unite riferisce sul commercio illegale delle risorse naturali nella Repubblica Democratica del Congo. Il Gruppo inizia col suddividere la Regione congolese in tre aree dette “reti d’élite”: l’area controllata dal Governo, l’area controllata dal Ruanda e l’area controllata dall’Uganda. Le conclusioni di questo studio svelano una complessa organizzazione a delinquere, riassunta sinteticamente negli otto punti successivi:

a) Le reti sono costituite da un nucleo di élite politiche, militari ed affaristiche e, nel caso delle aree occupate, dai leader e amministratori ribelli. Alcuni membri delle reti d’élite occupano posizioni chiave nei rispettivi governi o gruppi ribelli;

b) I membri di queste reti cooperano per generare entrate e, nel caso del Ruanda, guadagni finanziari istituzionali;

c) Le reti d’élite garantiscono la redditività attraverso il controllo sulle forze armate e di altre forze di sicurezza che usano per intimidire, minacciare o compiere atti di violenza;

d) Le reti monopolizzano la produzione, il commercio e si sostituiscono allo Stato nell’espletamento delle funzioni fiscali;

e) Le reti d’élite, nelle aree occupate, mantengono la facciata delle amministrazioni locali, ma le entrate pubbliche vengono poi dirottate nelle reti, impoverendo così lo Stato ed impedendo qualsiasi politica di risanamento, di rilancio o di welfare;

f) Le reti d’élite traggono vantaggi finanziari da una serie di attività criminali tra cui il furto, l’appropriazione indebita, la truffa ai danni dello Stato, il dumping commerciale, il contrabbando, la falsa fatturazione, l’evasione fiscale totale, il pagamento di ai funzionari pubblici;

g) Le reti d’élite formano società commerciali o joint venture che sono le facciate dietro le quali i membri delle reti svolgono le loro attività commerciali;

h) Le reti d’élite guadagnano anche fornendo servizi (trasporto aereo, forbitura illegale di armi, distribuzione al dettaglio di merci e risorse, esportazione all’ingrosso di commodities) tramite gruppi appartenenti alla criminalità organizzata locale o transnazionale[61].

Nell’agosto del 2015, un fascicolo con oltre 11,5 milioni di documenti interni della Mossack & Fonseca, la più grande società fiduciaria panamense, viene consegnato alla Süddeutsche Zeitung e al Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ), e viene quindi reso pubblico: nasce lo scandalo divenuto famoso con il nome di “Panama Papers”, che mette in luce le attività illecite di oltre 214.000 società offshore[62]. Alcuni fascicoli riguardano le reti d’élite della DRC ed i proventi della filiera dell’estrazione e della lavorazione dei minerali: secondo un primo rapporto ICIJ del 2014, circa il 70% dell’oro della DRC lascia il paese, attraverso l’Uganda, per Dubai, dove viene venduto con la protezione del governo degli Emirati Arabi Uniti[63].

Beni, North Kivu: un edificio in cui compra e si vende l’oro di Mongbwalu[64]

Un recente documento denominato “Les intermédiaires”, redatto nel settembre 2020 dalla società canadese IMPACT, indica come il commercio d’oro viene illegalmente organizzato con particolare attenzione alla catena che collega i minatori agli acquirenti. Una catena che, di fatto, certifica l’inutilità degli sforzi compiuti per mettere ordine e legalità nella filiera[65]. Il Ruanda, secondo IMPACT, a partire dal 2015 è diventato il principale centro di transito dell’oro congolese dopo che le reti del contrabbando del Burundi, a causa della forte instabilità politica interna e dell’uccisione del generale Adolphe Nshimirimana (il protettore di alcuni fra i più grandi contrabbandieri del Paese), sono state travolte dalla concorrenza[66].

Il Ruanda è ora il più grande mercato dell’oro della regione: nel 2019 ha inaugurato la prima raffineria, Aldango, in grado di raffinare 22 chili d’oro al giorno, sei tonnellate al mese[67]. I conti non tornano: nel 2018, secondo le Nazioni Unite, il Ruanda ha ufficialmente esportato 2163 chili d’oro; eppure 12’539 chili d’oro importati dagli Emirati Arabi Uniti sono stati dichiarati d’origine ruandese[68]. Da dove arrivino gli altri 10’000 chili resta quindi un mistero, ma non è difficile immaginarlo.

Su Le Monde Diplomatic, il giornalista Stefano Liberti, dopo un viaggio del dicembre del 2005 nell’Ituri, nella parte nord-orientale della Repubblica Democratica del Congo, indagando su rotte impervie, intervistando schiavi delle miniere e ricchi commercianti, racconta come lo sfruttamento minerario, in mano ai ribelli, che con le minacce costringono la gente a lavorare per 1 dollaro al giorno, sia un affare colossale al di fuori di qualunque controllo delle istituzioni[69]. Racconta Karin Volkner, responsabile degli affari politici della missione internazionale MONUC: “La gestione della regione di Ituri è un fallimento (…). Il governo di Kinshasa è molto lontano e non si è mai preoccupato delle persone che vivono a est. Inoltre, alcuni ministri sono direttamente coinvolti nel traffico di materie prime e non hanno alcun interesse a ristabilire la pace nella regione”[70].

L’intero commercio, scrive Liberti, è ben organizzato: i cercatori d’oro artigianali portano l’oro in città; là i commercianti lo vendono agli intermediari, che lo contrabbandano a Kampala. Per trasportarlo usano camion, jeep, motociclette oppure attraversano il lago con canoe, godendo della totale assenza di controlli al confine congolese. Con gli anni, la concorrenza sul mercato ha creato una forte selezione: oggi, a Kampala, sono solo tre le società che acquistano l’oro – tutte in mano a imprenditori indiani. La più grande di queste aziende, la UCI Uganda Commercial Impex Ltd, ha sede nel sobborgo di Kamwokya[71].

I padroni del contrabbando

Milizie armate che controllano l’estrazione mineraria[72]

Ma questa è la situazione dopo che la comunità internazionale si è finalmente decisa a dichiarare guerra a questo sistema. Nel marzo del 2007 l’Office of Foreign Assets Control (OFAC) identifica sette società e tre persone come fulcro del contrabbando e le inserisce nella black list mondiale con l’Executive Order 13413[73]. Nella lista spiccano le aziende[74] di Viktor Bout[75], noto trafficante d’armi[76], considerato il più pericoloso del 21° secolo[77], arrestato poi nel 2018 in Thailandia e condannato a 25 anni di prigione[78]. Un secondo nome è quello di Dieudonne Ozia Mazio che, assieme a Kambale Kisoni (assassinato nel luglio del 2007[79]), risulta essere tra i principali intermediari tra i gruppi armati e le società che acquistano minerali preziosi[80].

Anche di Dieudonne Ozia Mazio, alias Mr. Omari, presidente della Fédération des Entreprises Congolaises (FEC)[81], si pensa che sia stato assassinato dal settembre del 2008[82]: era in affari con lo spietato generale Jérôme Kakwavu Bukande, fondatore delle Forces Armées du Peuple Congolais (FAPC), accusato di numerosi crimini di guerra e condannato a dieci anni per stupro, omicidio e tortura[83], al quale concedeva armi, munizioni e altro materiale di supporto in cambio di oro, e con quei clienti ogni errore si paga a carissimo prezzo[84].

Kambale Kisoni era un commerciante d’oro di Butembo (North Kivu), proprietario della di Butembo Airlines[85] e della Congocom Trading House[86]. Secondo l’OFAC, Kisoni partecipava al finanziamento delle milizie attraverso il commercio dell’oro, acquistandolo dall’ FNI, Nationalist and Integralist Front (un gruppo ribelle Lendu attivo in Ituri[87]), rivendendolo alla società Uganda Commercial Impex (UCI) Ltd. Kampala[88], e organizzando il suo contrabbando attraverso il confine tra la Repubblica Democratica del Congo e l’Uganda grazie agli aerei di sua proprietà[89].

Il sostegno di Kisoni al gruppo armato illegale (FNI) avveniva attraverso Floribert Ndjabu – un leader condannato per aver organizzato, il 25 febbraio 2005, un attacco ad una pattuglia della MONUC (la Missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo) vicino alla città di Kafé , in seguito al quale rimasero uccisi nove caschi blu del Bangladesh[90]. L’oro veniva poi raffinato in Svizzera e venduto sul mercato globale, oramai ripulito dalle tracce della sua provenienza illecita[91].

Finché, nel 2013, la ONG Track Impunity Always (TRIAL)[92], ha sporto denuncia[93] contro il management di una raffineria d’oro svizzera, la Argor-Heraeus SA Mendrisio[94], con l’accusa di aver raffinato quasi tre tonnellate di minerale d’oro proveniente dai saccheggi del FNI: “l’oro è stato estratto in condizioni spaventose prima di essere venduto in Uganda da un commerciante d’oro congolese e proprietario di una compagnia di trasporto aereo chiamato Kisoni Kambale”[95].

Kambale a sua volta avrebbe rivenduto l’oro alla UCI, e questa lo avrebbe rivenduto alla Hussar Ltd. Rugby[96] del polacco Karol Kakolowicz[97] – il proprietario di tre camion che viaggiano settimanalmente tra Istanbul, la Svizzera, Algeciras e Londra[98]. Per la Argor-Heraeus non è il solo guaio: nel 2019 l’azienda verrà denunciata anche dall’Associazione di Cooperazione Internazionale svizzera Sacrificio Quaresimale[99], che accusa la società di aver acquistato fra 5 e 9 tonnellate all’anno di oro dal 2009 al 2018 dalla ditta colombiana C.I.J. Gutiérrez, legata al cartello dei narcotrafficanti locali: una denuncia che porterà all’arresto dei dirigenti della Argor-Heraeus[100].

L’epicentro delle inchieste internazionali resta la UCI Uganda Commercial Impex Ltd. Kampala[101]. UCI, locata in una villetta al 22 di Kanjokya Street a Kamwookya, un’area residenziale di Kampala, è controllata da Jamnadas Vasanji Lodhia (detto “Chuni”) e dai suoi figli Kunal e JitendraJ Lodhia[102]. Nel 2002 UCI riceve il President’s Export Award per la migliore azienda nel settore del commercio dell’oro; al secondo posto c’è la Machanga Ltd. Kampala del generale Kakwavu Bukande[103]. Omwony Ojok, il ministro dello Stato Ugandese responsabile del monitoraggio economico, presiede la cerimonia di premiazione insieme ad altri cinque ministri: UCI e Machanga vengono premiate per aver “incoraggiato il commercio di esportazione e per aver adempiuto alle responsabilità sociali come parte della loro attività”[104]. La protezione da parte del governo ugandese proseguirà fino a tutto il 2006[105].

La villetta (apparentemente abbandonata) di 22 Kanjokya Street, nel quartiere di Kamwokya, a Kampala, sede della UCI Uganda Commercial Impex Limited[106]

Il 30 marzo del 2007, l’OFAC mette al bando tre persone e sette aziende ugandesi, prima fra tutte UCI Uganda Commercial Impex, con l’accusa di aver fatto affari con gruppi armati illegali[107]: “UCI acquistava oro attraverso un regolare rapporto commerciale con i commercianti nella RDC strettamente legati alle milizie. Ciò costituisce fornitura di assistenza a gruppi armati illegali in violazione dell’embargo sulle armi in riferimento alle risoluzioni 1493 (2003) e 1596 (2005)”[108]. L’ONU prende la stessa decisione con la direttiva 1275 del 1° dicembre 2014[109]. UCI presenterà ricorso avverso a queste decisioni nel febbraio 2015[110], ma l’appello verrà respinto[111]. A partire dal 2013 UCI risulta essere inattiva, ed è stata poi liquidata[112].

Ma la struttura legata ad UCI funziona ancora grazie ad uno dei partners della famiglia Lodhia: l’avvocato Sarosh Zaiwalla[113], le cui società commerciali offshore lavoravano già dal 1983[114]. Zaiwalla e la famiglia Lodhia hanno costituito una nuova serie di aziende[115], che (tra l’altro) lavorano come lobbysti per i mercenari ed i pirati della Somalia[116], per il gruppo Halliburton[117], per il governo venezuelano[118], per quello degli Emirati Arabi Uniti[119] e per la Bank Mellat di Teheran[120]. Sarosh Zaiwalla ha già alle spalle oltre quarant’anni di clienti importanti e controversi, tra cui spiccano i nomi di Saddam Hussein[121], del Dalai Lama[122], della famiglia Gandhi, della leader pakistana Benazir Bhutto[123], della famiglia Tchenguiz[124].

Relativamente a Machanga Limited[125], questa è guidata da Rajendra Vaya dal 55° di Upper Kololo Terrace in Kampala, ha una filiale a Bujumbura per la compravendita dell’oro proveniente dal South Kivu[126]. Il suo principale cliente è la raffineria Emirates Gold DMCC Fze. Dubai[127], che tra il 2005 e il 2007 ha acquistato da Machanga 10,17 tonnellate di oro, mentre 6,61 tonnellate le ha acquisite da UCI, 1,39 tonnellate da AP Bhimji Ltd. e 0,03 tonnellate da Congomet[128].

L’avvocato indiano Sarosh Zaiwalla stringe le mani di uno dei suoi tanti clienti famosi: il Dalai Lama[129]

Nel marzo 2007, OFAC inserisce anche Machanga nella black-list – ciò nonostante Rajendra Vaya continua ad acquistare oro[130]. Lo fa privatamente: i piccoli negozianti, a Bunia ed a Butembo, riferiscono che, a partire dal 2013, Raju e i suoi uomini hanno riaperto i battenti all’Upper Kololo Terrace[131] e vendono a Dubai con una nuova azienda, la Mineral Impex Uganda[132]. Nel 2010, i beni appartenenti a Machanga, detenuti nel conto di Emirates Gold, vengono congelati dalla Bank of Nova Scotia[133], proprietaria della raffineria ScotiaMocatta di Toronto[134]. Per quanto riguarda Machanga, la società ha presenta l’ultimo bilancio nel 2004 ed è viene classificata come “inattiva” secondo le autorità della Repubblica dell’Uganda[135].

A.P. Bhimji Ltd. Kampala, fondata nel 1991 dalla A.P. Bhimji & Sons Ltd. London[136], è la terza tra le prime società riconosciute come esportatrici di oro e coinvolte nel traffico illecito di oro. La società è guidata da A.P. Bhimji, un’indiana naturalizzata inglese: la sua famiglia approda negli anni ’60 a Kampala dove crea la prima impresa chiamata Jewelarama, dedita all’acquisto e esportazione di oro dall’Ituri e dall’Haut-Uélé che, anno dopo anno, si è espansa fino a divenire un’azienda commerciale di rilevanza internazionale[137]. Sono dei veri pionieri: nessun altro aveva aperto negozi in Uganda prima di loro, con l’obiettivo di concentrare a Kampala le ricchezze provenienti dal Congo, dal Sudan meridionale e dall’Etiopia. L’azienda prolifera fino al 1972 quando, per un colpo di stato, la famiglia è costretta a lasciare l’Uganda per il Regno Unito, dove Bhimji investe le ricchezze accumulate in Africa nel settore immobiliare londinese accrescendo ancora il proprio patrimonio[138].

Negli anni ’90 la società rimane coinvolta in uno scandalo finanziario. Approfittando della ritrovata stabilità economica dell’Uganda e delle liberalizzazioni economiche estremamente vantaggiose varate dal ministro del Commercio Richard Kaijuka, la famiglia Bhimji decide quindi di tornare a Kampala per riprendere la vecchia attività di commercio in oro: nel giro di poco tempo torneranno ai livelli raggiunti vent’anni prima[139]. Tra il 2002 e il 2006, AP Bhimji, UCI e Machanga, da sole, controllano il 95% dell’oro esportato dall’Uganda[140]. Il nuovo capo dell’azienda, Sameer Bhimji (alias Sammy), acquista oro di contrabbando dalla DRC alla pari con Chuni e Raju[141], e si inserisce (fino alle sanzioni) nel grande mercato delle armi[142]. Tra il 2005 ed il 2006, Bhimji inizia ad esportare per Emirates Gold e Al Ghurair Giga Gold Refinery a Dubai[143]. Il 18 gennaio 2008, Sammy fonde Midas All Minerals Limited con Lata Bhimji e, da allora, a causa delle sanzioni, pur usando la solita sede, i suoi affari con goli Emirati li fa a titolo personale[144].

L’incessante fuga verso il nulla

Da sessant’anni, milioni di persone continuano a scappare dal Katanga, dal North Kivu, dalla regione settentrionale dei Grandi Laghi, senza mai riuscire a mettere radici, perché vengono continuamente incalzate dalle ondate di violenza bellica, dalla repressione delle aziende minerarie, dalla fame e dalle malattie[145]

Questi fatti sono impressionanti. Ma la Repubblica Democratica del Congo non è senza speranza. Il Paese esporta principalmente prodotti minerari (rame, cobalto, diamanti, oro), prodotti in legno e caffè, e li scambia con prodotti alimentari e farmaceutici, macchine e carburante. I suoi principali partner commerciali sono la Cina e la Corea del Sud, mentre la maggior parte delle importazioni proviene dal Sudafrica e dallo Zambia[146].

Ci vorrebbe pochissimo perché la bilancia commerciale divenga positiva ed il Congo DRC inizi a galoppare, e bisogna ammettere che Joseph Kabila, specie nel campo delle relazioni internazionali, ha compiuto degli importanti passi in avanti. Da oltre un decennio, infatti, la bilancia commerciale del Paese è positiva. Il surplus commerciale è aumentato da 208 milioni di dollari (2017) ad oltre un miliardo (2019) – e questo nonostante la crisi mondiale dei prezzi del cobalto, che ha naturalmente prodotto effetti negativi in tutta l’Africa[147]. Di più: nonostante la pandemia ed il fatto che le strutture sanitarie sono deficitarie o inesistenti, il PIL continua a crescere a ritmi impressionanti[148].

Finora, mentre europei ed americani latitano (e, in sostanza, continuano a sfruttare le ricchezze del sottosuolo, sia in modo ufficiale che con il contrabbando), solo la Cina ha scelto di investire nella costruzione di strade, di centrali elettriche, di cavi in fibra ottica, di condutture di acqua potabile, di nuove case, di nuove scuole[149]. Non si tratta di buonismo, ma di lungimiranza. Ma dobbiamo smettere di investire sulla guerra civile.

Preoccupano i movimenti e le nuove alleanza diplomatiche di Joseph Kabila, che lascia intravedere la sua bramosia di tornare al potere e cancellare la presidenza Tshisekedi, che pure gli aveva permesso di continuare a gestire la sua rete industriale, finanziaria e commerciale fatta di collusioni con la criminalità e corruttela[150]. Tra i maggiori fautori del ritorno di Kabila ci sono (e come poteva essere altrimenti) gli Emirati Arabi Uniti, che nel 2017 hanno ricevuto un sontuoso regalo dall’allora presidente della DRC: il governo di Kinshasa ha introdotto il passaporto biometrico, che costa 185 dollari al pezzo (negli Stati Uniti costa solo 110 dollari…), e veniva prodotto dalla LRPS di Ras Al Khaimah[151].

A causa delle inchieste penali su questo contratto, la LRPS è stata chiusa[152], ed il passaporto viene ora prodotto in Belgio, dalla Semlex Europe SA Uccle, che è comunque sotto inchiesta[153]. Quest’azienda, i cui azionisti sono nascosti da un reticolo di società offshore, viene gestito dalla famiglia di un uomo d’affari siriano, che viaggia con un passaporto diplomatico delle Isole Comore, ma lavora in Costa d’Avorio[154]: Alexandre Karaziwan[155], che è un manager di un gruppo industriale[156], la Estia Synergie SA Abidjan (energia rinnovabile ed infrastrutture logistiche)[157], a sua volta appartenente alla multinazionale belga Sea-Invest[158] e presieduta da un suo manager, l’iraniano Ali Handjani[159].

Karaziwan è sotto inchiesta in diversi paesi perché, in qualità di ambasciatore itinerante e proprietario dell’azienda che produce i passaporti, ha venduto la cittadinanza delle Comore a 28’000 persone inguaiate con la giustizia in diversi paesi del mondo. Ma è un intoccabile: su incarico del governo degli Emirati Arabi Uniti e del Kuwait, lui procura un passaporto alle popolazioni nomadi beduine che vivono nei paesi del Golfo Persico, che sono importanti per le economie locali, ma cui i governi di quei paesi si rifiutano di concedere la cittadinanza[160].

Finché il governo dello Stato non sarà in grado di contrastare questi intrighi, di punirli, di sconfiggere la corruzione del proprio apparato amministrativo e di battere sul campo le milizie ribelli, portando la civiltà nelle lontanissime province settentrionali, ogni sforzo continuerà ad equivalere al tentativo di vuotare l’oceano con un cucchiaio da minestra.

 

 

 

[1] http://www.settimananews.it/informazione-internazionale/congo-lo-scandalo-della-pace/
[2] https://digitallibrary.un.org/record/3895617?ln=en
[3] https://www.gettyimages.it/detail/fotografie-di-cronaca/king-leopold-ii-of-belgium-fotografie-di-cronaca/3292582?adppopup=true
[4] https://www.africarivista.it/storia-le-atrocita-di-re-leopoldo-ii-in-congo/63934/
[5] https://www.britannica.com/place/Lake-Victoria ; https://www.newworldencyclopedia.org/entry/Lake_Tanganyika ; https://www.africangreatlakesinform.org/article/lake-turkana ; https://www.africangreatlakesinform.org/article/lake-malawiniassanyasa
[6] https://www.unep-wcmc.org/system/comfy/cms/files/files/000/000/642/original/GLR_S_T_Report_WEB_PAGES.pdf
[7] https://www.worldscientific.com/doi/pdf/10.1142/9789813222786_0001
[8] https://www.newworldencyclopedia.org/entry/Lake_Tanganyika
[9] https://www.washingtonpost.com/opinions/congo-the-epic-history-of-a-people-by-david-van-reybrouck/2014/04/04/4090eb20-aa1b-11e3-b61e-8051b8b52d06_story.html
[10] http://hdr.undp.org/en/countries/profiles/COD
[11] https://www.atlanteguerre.it/conflict/repubblica-democratica-del-congo/
[12] https://courses.lumenlearning.com/boundless-worldhistory/chapter/the-belgian-congo/
[13] https://www.britannica.com/biography/Leopold-II-king-of-Belgium ; https://www.africarivista.it/storia-le-atrocita-di-re-leopoldo-ii-in-congo/63934/
[14] https://www.eisa.org/wep/drcoverview8.htm
[15] https://www.ukessays.com/essays/history/nationalist-movement-of-the-belgian-congo-history-essay.php
[16] https://www.britannica.com/biography/Patrice-Lumumba
[17] https://www.britannica.com/biography/Moise-Tshombe
[18] https://www.jstor.org/stable/1405667?seq=1#metadata_info_tab_contents
[19] https://peacekeeping.un.org/en/mission/past/onuc.htm
[20] http://www.physocean.icm.csic.es/science%2Bsociety/lectures/illustrations/lecture35/lumumba.html ; https://www.theguardian.com/global-development/poverty-matters/2011/jan/17/patrice-lumumba-50th-anniversary-assassination
[21] https://www.jstor.org/stable/40759745?seq=1#metadata_info_tab_contents ; https://www.linkiesta.it/2019/01/resistenza-sempre-e-comunque-quando-in-congo-cercavano-di-abbattere-gl/
[22] https://www.britannica.com/biography/Mobutu-Sese-Seko
[23] https://blogs.lse.ac.uk/africaatlse/2017/09/07/in-the-shadow-of-the-great-helmsman-mobutu-sese-sekos-life-and-legacy-in-the-dr-congo/
[24] https://adst.org/2016/09/kleptocracy-and-anti-communism-when-mobutu-ruled-zaire/
[25] https://www.nytimes.com/2001/06/10/books/heart-of-greed.html
[26] https://www.nytimes.com/1997/09/08/world/mobutu-sese-seko-zairian-ruler-is-dead-in-exile-in-morocco-at-66.html
[27] https://www.crisisgroup.org/africa/central-africa/democratic-republic-congo/how-kabila-lost-his-way
[28] https://www.refworld.org/docid/3ae6a83c10.html
[29] https://www.hsfk.de/fileadmin/HSFK/hsfk_publikationen/DR-Congo-RCD-1998-2004.pdf
[30] https://www.britannica.com/biography/Joseph-Kabila
[31] https://reliefweb.int/report/democratic-republic-congo/dr-congo-rebels-demand-negotiations ; https://actualite.cd/2017/02/20/mende-la-designation-du-president-du-cnsa-doit-faire-lobjet-dun-consensus-avec-la-mp ; http://www.congovision.com/nouvelles/yerodia1.html
[32] https://sudantribune.com/spip.php?article25238
[33] https://www.crisisgroup.org/africa/central-africa/democratic-republic-congo/inter-congolese-dialogue-political-negotiation-or-game-bluff ; https://peacemaker.un.org/sites/peacemaker.un.org/files/CD_030402_SunCityAgreement.pdf
[34] https://www.refworld.org/docid/42df616a11.html ; https://www.lefigaro.fr/flash-actu/2013/03/22/97001-20130322FILWWW00665-rdc-assassinat-de-kabila-dejoue.php
[35] https://time.com/4604626/congo-kabila-protests-glissement-katumbi/
[36] https://fr.allafrica.com/stories/200702051483.html ; https://fr.allafrica.com/stories/200702050171.html ; https://www.lalibre.be/international/combats-bemba-kabila-rapport-d-enquete-secret-de-la-monuc-51b896e4e4b0de6db9b1081c
[37] https://theconversation.com/tshisekedis-victory-in-the-drc-is-historic-but-controversial-109673 ; https://www.jeuneafrique.com/714840/politique/rdc-felix-tshisekedi-officiellement-investi-president-du-pays/
[38] https://www.rfi.fr/fr/afrique/20190127-rdc-residence-felix-tshisekedi-palais-presidentiel-kabila
[39] https://www.aljazeera.com/news/2018/12/25/drc-what-is-joseph-kabilas-legacy-after-18-years-in-power
[40] https://www.thoughtco.com/berlin-conference-1884-1885-divide-africa-1433556
[41] Muriel E. Chamberlain, “The scramble for Africa”, Pearson Longman, London 2014; Neal Ascherson, “The King incorporated: Leopold the Second and the Congo”, Allen & Unwin, London 1963
[42] Muriel E. Chamberlain, “The scramble for Africa”, Pearson Longman, London 2014; Neal Ascherson, “The King incorporated: Leopold the Second and the Congo”, Allen & Unwin, London 1963
[43] Francis Nzuzi, “Kinshasa: ville et environnement”, Edition L’Harmattan, Paris 2008, pages 279-285; https://taigong788.skyrock.com/3199112951-Ca-s-est-passe-un-24-decembre-Le-traite-d-amitie-entre-Henry-Morton.html ; http://archive.wikiwix.com/cache/index2.php?url=http%3A%2F%2Fwww.mmsh.univ-aix.fr%2Fiea%2FClio%2Fnumero%2F18%2FPartie%25201%252018.html
[44] Berny Sèbe, “Heroic Imperialists in Africa: The Promotion of British and French Colonial Heroes, 1870-1939”, Oxford University Press, Oxford 2015, pages 148-150, pages 301-305
[45] AA.VV., “Pietro Savorgnan di Brazzà”, in “Dizionario biografico degli italiani”, Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani, Roma 1960
[46] Jeremy Rich, “Ngalifourou”, in “Dictionary of African biography”, Oxford University Press, Oxford 2012
[47] https://www.theguardian.com/cities/2017/jan/17/congo-rivalry-kinshasa-brazzaville-river-drc
[48] Sylvie Ayimpam, «Vie matérielle, échanges et capitalisme sur la rive méridionale du Pool du fleuve Congo (1815-1930)», Centre d’Étude des Mondes Africains (CEMAf), Paris 2006, pages 3-9
[49] Stig Förster, Wolfgang Justin Mommsen, Ronald Edward Robinson, „Bismarck, Europe and Africa: The Berlin Africa Conference 1884–1885 and the Onset of Partition”, Oxford University Press, Oxford 1989
[50] https://www.theafricareport.com/47442/drc-a-history-of-pillage-destination-unknown/
[51] https://www.treccani.it/enciclopedia/union-miniere-du-haut-katanga_%28Dizionario-di-Storia%29/
[52] https://www.britannica.com/place/Democratic-Republic-of-the-Congo/Economy#ref1272241
[53] https://www.cambridge.org/core/journals/journal-of-institutional-economics/article/from-coercion-to-compensation-institutional-responses-to-labour-scarcity-in-the-central-african-copperbelt/27C0FB86E8F0D009BC8CDEEF4FB0C7A4
[54] https://www.cambridge.org/core/journals/journal-of-institutional-economics/article/from-coercion-to-compensation-institutional-responses-to-labour-scarcity-in-the-central-african-copperbelt/27C0FB86E8F0D009BC8CDEEF4FB0C7A4
[55] http://www.reflexions.uliege.be/front/displaySimple.jsp?inModal=true&id=c_348873
[56] https://newint.org/features/1994/09/05/kick
[57] http://www.scielo.org.za/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S2225-62532013000100006
[58] https://pure.diis.dk/ws/files/466374/JRSP_Paper_30_extractive_orders.pdf
[59] Report No. 43402-ZR May 2008 Document of the World Bank “Democratic Republic of Congo Growth with Governance in the Mining Sector”, Page 2, see also https://openknowledge.worldbank.org/bitstream/handle/10986/8072/434020Revised010Box327409B01PUBLIC1.pdf?sequence=1&isAllowed=y
[60] https://peacegeeks.org/news/child-mining-cost-technology
[61] https://reliefweb.int/report/burundi/plundering-dr-congo-natural-resources-final-report-panel-experts-s20021146
[62] https://panamapapers.sueddeutsche.de/
[63] https://panamapapers.investigativecenters.org/drc/
[64] https://www.hrw.org/reports/2005/drc0505/11.htm
[65] https://www.planetgold.org/sites/default/files/2020-10/2020.%20IMPACT.%20The%20Intermediaries.pdf
[66] https://www.sosmediasburundi.org/2019/12/20/bujumbura-les-changeurs-de-monnaie-ou-metier-au-desordre-total/ ; https://www.iwacu-burundi.org/gitega-apres-le-beau-temps-la-tempete/ ; http://www.cndd-burundi.com/actualites/nouvelles-burundi/608-desordre-police-burundi
[67] https://www.africaminingforum.com/company/aldango-gold-refinery-0
[68] IMPACT Transforming Natural Resource Management , “Les intermédiaires: Traders Who Threaten the Democratic Republic of Congo’s Efforts for Conflict-Free Gold”– Impact – page 30, see also https://www.planetgold.org/sites/default/files/2020-10/2020.%20IMPACT.%20The%20Intermediaries.pdf –
[69] https://www.monde-diplomatique.fr/2005/12/LIBERTI/12996 ; https://www.globalpolicy.org/component/content/article/181/33624.html
[70] https://www.globalpolicy.org/component/content/article/181/33624.html
[71] https://www.globalpolicy.org/component/content/article/181/33624.html
[72] https://www.ethicalconsumer.org/technology/conflict-minerals
[73] https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/Pages/hp334.aspx
[74] “The firms designated today include Bout’s flagship entity, Air Cess. This company first appeared in Belgium in 1996 although it was registered in Monrovia, Liberia with Bout as its head. Other key major firms in the network include Centrafrican Airlines, San Air General Trading, Air Bas, CET Aviation, Irbis, Transavia Travel, and Santa Cruz Imperial. San Air and Centrafrican played a key role in supplying arms to Charles Taylor’s regime in Liberia and the Sierra Leone rebel group, the Revolutionary United Front (RUF). In exchange for these supplies, Bout received payment from the Liberia’s international ship registry as well as diamonds and other valuable commodities acquired illegally by Taylor’s associates and the RUF” – ref. https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/Pages/js2406.aspx
[75] Douglas Farah, Stephen Braun, “Merchant of Death: Money, Guns, Planes, and the Man who makes War possible”, Turner Publishing Company, Nashville 2008;
[76] http://www.internationalcrimesdatabase.org/Case/3243/Bout/
[77] In year 2005 the actor Nicholas Cage and the director Andrew Niccol produced the movie called “Lord of War”, which is openly inspired from the life of Victor Bout – see https://www.allmovie.com/movie/lord-of-war-v314426 ; https://www.motherjones.com/politics/2007/09/meet-viktor-bout-real-life-lord-war/
[78] https://www.bbc.com/news/world-us-canada-17634050 ; https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/08/vendute-armi-alle-farc-anni-carcere-viktor-bout-mercante-della-morte/203164/ ; https://formiche.net/2012/04/russia-sentenza-contro-viktor-bout-il-%C2%93mercante-della-morte%C2%94/ ; https://www.bbc.com/news/world-europe-11036569
[79] https://www.news24.com/News24/Foreigners-held-for-DRC-murder-20070705
[80] https://www.un.org/securitycouncil/sanctions/1533/materials/summaries/individual/dieudonne-ozia-mazio
[81] https://www.fec-rdc.com/
[82] https://www.legislation.gov.uk/eur/2017/396/annex/division/a/division/27/adopted
[83] https://www.hrw.org/news/2014/11/10/dispatches-first-congolese-general-convicted-rape
[84] https://www.un.org/securitycouncil/sanctions/1533/materials/summaries/individual/jerome-kakwavu-bukande ;  https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/HTML/?uri=CELEX:32009R0242&from=EN ; https://www.hrw.org/news/2014/11/10/dispatches-first-congolese-general-convicted-rape ; https://www.gov.im/about-the-government/departments/treasury/news/?iomg-device=Desktop&altTemplate=ViewCategorisedNews&id=45767 ;
[85] https://airlinehistory.co.uk/airline/butembo-airlines/
[86] https://sankcijas.lursoft.lv/person/congocom-trading-house/ofac-10144
[87] https://www.trackingterrorism.org/group/nationalist-integrationist-front-fni
[88] https://opencorporates.com/companies/ug/80010000319910
[89] https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/Pages/hp334.aspx
[90] https://news.un.org/en/story/2005/03/130532-security-council-condemns-attack-un-peacekeepers-dr-congo
[91] https://trialinternational.org/latest-post/argor-heraeus-sa-and-hussar-limited/
[92] https://trialinternational.org/
[93] https://trialinternational.org/latest-post/argor-heraeus-sa-and-hussar-limited/
[94] https://www.argor.com/it
[95] https://www.cdt.ch/ticino/traffico-doro-per-largor-heraeus-BGCDT94522?_sid=RVOhCyPq ; https://trialinternational.org/latest-post/argor-heraeus-sa-and-hussar-limited/
[96] https://www.dw.com/en/ngo-files-complaint-against-swiss-company-over-pillaged-gold/a-17204020
[97] 2019.06.30 Hussar Ltd. Rugby
[98] Trans Spzoo Malbork
[99] https://sacrificioquaresimale.ch/
[100] https://www.tio.ch/ticino/cronaca/1390767/oro-di-dubbia-provenienza-raffinato-presso-la-argor-heraeus-di-mendrisio
[101] https://opencorporates.com/companies/ug/80010000319910
[102] https://assets.publishing.service.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/948770/Democratic_Republic_of_the_Congo.pdf page 9
[103] https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/HTML/?uri=CELEX:32009R0242&from=EN
[104] https://www.refworld.org/pdfid/42c3bcfe0.pdf “The Curse of Gold – Democratic Republic of Congo” Human Rights Watch, London 2005, page 104
[105] https://escholarship.org/content/qt320469nv/qt320469nv.pdf?t=ny5vqu&v=lg “Rethinking the Resource Curse: Natural Resources and Polywar in the Ituri District, Democratic Republic of the Congo” UC Berkeley Electronic Theses and Dissertations, Sacramento 2011,  page 199
[106] 2015.06.11 Gazzetta Ufficiale Italiana
[107] https://www.fdic.gov/news/news/inactivefinancial/2007/fil07033.pdf
[108] https://www.admin.ch/opc/it/classified-compilation/20051409/200807150000/946.231.12.pdf ; https://www.un.org/securitycouncil/sanctions/1533/materials/summaries/entity/uganda-commercial-impex-%28uci%29-ltd
[109] https://www.esteri.it/mae/politica_estera/20140512_congo_regolamento_esecuzione_n1275_2014_consiglio_1122014.pdf
[110] http://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf?text=&docid=164506&pageIndex=0&doclang=IT&mode=req&dir=&occ=first&part=1#1
[111] https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:62015TA0107&from=MT
[112] https://www.un.org/press/en/2020/sc14280.doc.htm
[113] 2017.10.03 African Mining Intelligence on Ziawalla
[114] This is the list of the companies, dissolved after the listing of UCI in the OFAC sanctions‘ list: Universal Best Corporation SA Panama (https://opencorporates.com/companies/pa/112735); International Travel Insurance Services Ltd. London (https://opencorporates.com/companies/gb/04542038); European Somalian Business Chamber Ltd. London (https://opencorporates.com/companies/gb/08233874) ; Strategic Business International Ltd. London (https://opencorporates.com/companies/gb/05378809); Atra Trading Company SA Panama (https://opencorporates.com/companies/pa/99735); Innate Trading Inc. Panama (https://opencorporates.com/companies/pa/112650); Z&CO Secretarial Services Ltd. London (https://opencorporates.com/companies/gb/02772062); Z&CO Nominees Ltd. London (https://opencorporates.com/companies/gb/02772068); LLTV Ltd. London (https://opencorporates.com/companies/gb/02645590); Vincent, Westlake & Turner Ltd. London (https://opencorporates.com/companies/gb/02721360); Zamor Global Solutions (UK) Ltd. London (https://opencorporates.com/companies/gb/02949363); Vyapar UK Ltd. London (https://opencorporates.com/companies/gb/04562815); Asia TV Ltd. London (https://opencorporates.com/companies/gb/02716006); Somali Resources Ltd. London (https://opencorporates.com/companies/gb/08474966)
[115] The most important one is a newly incorporated company under the name of Strategic Business International Ltd. London, set up on April 28, 2003, led by the lawyer Zoya Berbeza and 100% controlled by Sarosh Zaiwalla (2015.07.30 Strategic Business International Ltd. London); the company is based in the head office of the solicitors’ company Zaiwalla & Co. Ltd. London, which has been founded by the family Zaiwalla and whose ownership’s structure hasn’t been completely disclosed yet (2020.03.31 Zaiwalla & Co. Ltd. London)
[116] https://www.ibanet.org/Article/NewDetail.aspx?ArticleUid=CD7F8CE0-49D7-4506-9802-B659802387BA
[117] https://www.zaiwalla.co.uk/en/news/russell-strong-examines-the-uk-supreme-court-judgment-in-halliburton-company-v-chubb-bermuda-insurance-ltd
[118] https://en.ultimasnoticias.com.ve/news/politics/English-court-orders-Guaido-to-pay-529/ ; https://www.archyde.com/english-court-orders-guaido-to-pay-529000/ ; https://usures.com/venezuela/english-court-ordered-guida-to-pay-529000.html
[119] https://www.zaiwalla.co.uk/ru/news/zoya-burbeza-us-sanctions-nord-stream-2 ; https://www.zaiwalla.co.uk/ru/news/zaiwalla-co-featured-in-the-dubai-press ; https://www.zaiwalla.co.uk/ru/news/list
[120] http://www.businessworld.in/article/London-based-Law-Firm-Zaiwalla-Appoints-Kartik-Mittal-As-Partner/18-06-2019-171996/
[121] https://www.businessinsider.com/sarosh-zaiwalla-lawyer-saddam-hussein-iraq-tony-blair-2016-7?IR=T
[122] https://superlawyer.in/sarosh-zaiwalla-senior-partner-zaiwalla-co-solicitors-international-arbitration-his-holiness-dalai-lama-diverse-experience/
[123] https://economictimes.indiatimes.com/the-eagle-has-landed/articleshow/1360432.cms ; https://www.arabnews.com/node/1333901/business-economy%26c%3D7509128641766082900%26mkt%3Den-us
[124] https://www.business-standard.com/article/news-ani/sarosh-zaiwalla-makes-it-to-gq-uk-s-100-most-connected-men-2016-list-116041300275_1.html
[125] https://opencorporates.com/companies/ug/80010000446144
[126] https://americanstocknews.com/politics/5-amendments-to-the-drc-regime-commit-the-repeated-targeting-killing-maiming-rape-and-other-sexual-violence-abduction-of-civilians-including-children-office-of-financial-sanctions-implementati/
[127] http://www.emiratesgold.ae/
[128] https://www.international-alert.org/sites/default/files/publications/Natural_Resources_Jan_10.pdf
[129] https://superlawyer.in/sarosh-zaiwalla-senior-partner-zaiwalla-co-solicitors-international-arbitration-his-holiness-dalai-lama-diverse-experience/
[130] https://undocs.org/S/2008/773 § 92 / 93 ; https://undocs.org/s/2009/603 § 133 e 243
[131] https://reliefweb.int/sites/reliefweb.int/files/resources/N1466372%20%281%29.pdf § 206 and annex 63
[132] http://www.paceperilcongo.it/2014/05/dalla-giungla-mineraria-alla-certificazione-dorigine-dei-minerali/
[133] 2015.06.11 Gazzetta Ufficiale Italiana; https://www.un.org/press/en/2020/sc14280.doc.htm ; https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/PDF/?uri=CELEX:32020R1507&from=EN
[134] https://www.gbm.scotiabank.com/en/about-overview/our-story.html
[135] https://amlcft.mn/un?page=90
[136] https://opencorporates.com/companies/gb/01747805
[137] https://www.extractiveshub.org/servefile/getFile/id/991
[138] https://www.extractiveshub.org/servefile/getFile/id/991
[139] https://www.extractiveshub.org/servefile/getFile/id/991
[140] https://ugdeals.wordpress.com/2019/07/30/leading-ugandan-gold-dealers-listed/
[141] http://undocs.org/S/2012/843 § 193
[142] https://www.extractiveshub.org/servefile/getFile/id/991
[143] https://www.fewo-gehrenberg.de/al/al-ghaith-gold-refine/
[144] https://www.securitycouncilreport.org/atf/cf/%7B65BFCF9B-6D27-4E9C-8CD3-CF6E4FF96FF9%7D/s_2014_42.pdf
[145] https://edition.cnn.com/2012/11/27/opinion/congo-war-ignored-vava-tampa/index.html
[146] https://import-export.societegenerale.fr/en/country/democratic-republic-of-congo/investment-country-risk
[147] https://import-export.societegenerale.fr/en/country/democratic-republic-of-congo/trade-country-risk
[148] https://import-export.societegenerale.fr/en/country/democratic-republic-of-congo/economy-country-risk
[149] https://www.globaltimes.cn/content/1201590.shtml
[150] https://www.theafricareport.com/57886/drc-joseph-kabilas-plan-of-attack-against-felix-tshisekedi/
[151] https://www.reuters.com/investigates/special-report/congo-passports/ ;
[152] https://www.rakicc.com/notifications/lrps-ltd/
[153] https://www.namibian.com.na/163931/archive-read/Congo-rights-group-urges-AG-to-investigate-costly-passports
[154] https://www.boursorama.com/actualite-economique/actualites/special-qui-peut-gagner-des-millions-en-vendant-des-passeports-en-afrique-5bfe80b482c397f90390359b30986031
[155] https://kbopub.economie.fgov.be/kbopub/toonondernemingps.html?lang=fr&ondernemingsnummer=0465959690 ; https://www.reuters.com/investigates/special-report/africa-passports-karaziwan/
[156] https://www.linkedin.com/in/alexandre-karaziwan/
[157] https://www.estiasynergie.com/a-propos/
[158] https://sea-invest.com/ ; https://kbopub.economie.fgov.be/kbopub/toonondernemingps.html?ondernemingsnummer=448993303#null
[159] https://www.linkedin.com/in/ali-handjani-24035619/
[160] http://news.kuwaittimes.net/pdf/2017/dec/24/kt.pdf, page 10; https://www.boursorama.com/actualite-economique/actualites/special-qui-peut-gagner-des-millions-en-vendant-des-passeports-en-afrique-5bfe80b482c397f90390359b30986031 ; https://www.challenges.fr/top-news/special-qui-peut-gagner-des-millions-en-vendant-des-passeports-en-afrique_559138

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CAT: Africa, Materie prime

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