Dar Al-Handasah, dal Libano al tetto del mondo: Il lato oscuro di un colosso

5 Ottobre 2020

Il 4 agosto del 2020, poco dopo le sei del pomeriggio, nell’area portuale di Beirut, la capitale del Libano, 2750 tonnellate di nitrato d’ammonio, che erano state sequestrate (a causa della loro pericolosità) da una nave russa[1] abbandonata nel 2013 nel porto[2] per la bancarotta del suo armatore[3] e giacevano, senza precauzioni, in un hangar dei servizi doganali, sono esplose[4]. Si è trattato di un’esplosione pari a un terremoto, che ha ucciso circa 200 persone, ne ha ferite oltre 7000, ed ha distrutto le case di 300’000 abitanti della città[5].

A prescindere dalle considerazioni sui gravissimi errori dell’amministrazione portuale, questa tragedia ha inferto l’ennesima ferita inguaribile nel tessuto urbanistico di una città che, da circa cento anni, è vittima di guerre ed attentati politici di ogni genere, ed è quindi arena privilegiata per quelle aziende che, dopo ogni catastrofe, sono chiamate a ricostruire. Quella che raccontiamo è la storia dell’azienda edile libanese più antica e più famosa, il gruppo Dar Al-Handasah della famiglia Shair.

Questa storia mostra uno sviluppo simile a quello del boom edilizio nel terzo mondo, ma anche di quello che ha avuto luogo nei Paesi europei distrutti dalla Seconda Guerra Mondiale: per governare i processi industriali di un Paese in via di ricostruzione occorre una forma di corruzione “accettabile”[6]. questo paradosso si presenta ancora più palese in alcuni paesi del Terzo Mondo, dove non esiste una politica sociale dello Stato (perché è una dittatura, perché è povero, perché sta uscendo da una disastrosa guerra civile) e le risorse a disposizione sono preda di questo o di quell’investitore disposto a tutto[7].

La storia del gruppo libanese Dar Al-Handasah[8] nasce così, da un inizio fortunato e quattro amici d’infanzia, complice il periodo propizio per le imprese dell’edilizia in Libano ed in tutto il Medio Oriente[9]. Il fondatore, Kamal A. Shair[10], è un visionario ingegnere che (“From the moment I set up Dar Al-Handasah, I had in mind that the company should become something that would continue to prosper long after I had finished working for it – and, indeed, departed this earth”[11]) si contraddistingue per la grinta e per la capacità di stringere amicizie e relazioni professionali, usando il carisma, la qualità del suo lavoro, ma anche (se necessario) la corruzione – iniziando nella propria patria, e poi espandendosi nel mondo[12], fino ad arrivare ad alcune controverse commesse edilizie per la CIA ed il Ministero della Difesa americano[13].

Nato in Cisgiordania nel piccolo villaggio di Es-Salt (noto per la devastazione creata dalla battaglia per la Transgiordania combattuta tra Inglesi ed Ottomani il sabato di Pasqua del 1918, nella quale cristiani e musulmani, che convivevano pacificamente, vennero massacrati perché resistevano ai turchi[14]), intuisce come in quei tempi di fermento sia necessaria una società internazionale di ingegneria, architettura e pianificazione capace di battersi contro la concorrenza senza alcuno scrupolo[15].

Beirut 1956, quattro ragazzi e un sogno

I fondatori di Dar Al-Handasah. A parte Kamal Shair (il terzo da sinistra) gli altri sono stati cancellati dalle biografie

La sua idea e visione imprenditoriale va di pari passo con quella politica: grazie ai suoi studi presso l’Università Americana di Beirut, dove si è laureato[16], sogna un futuro in una società emancipata, progressista e democratica, guidata da riforme politiche ed economiche all’insegna dell’apertura sociale, della salvaguardia ambientale, dell’innovazione e dell’istruzione superiore estesa a tutti[17]. Diventa amico e consigliere di capi di stato, intellettuali, militari, pensatori e politici che condividono il sogno di una nuova era per il Medio Oriente[18]: quasi un’utopia, in quei territori segnati dalla guerra civile e dalla corruzione. Se a questo si unisce anche il carisma di Kamal A. Shair, il potere attrattivo del suo progetto industriale diventa sempre più solido. Lo chiama Dar Al-Handasah, “La casa degli ingeneri”[19].

Nel 1956[20], dopo essere cresciuti insieme per le strade della capitale, aver studiato nelle stesse sale ed aver condiviso sogni e fatiche, quattro giovanissimi professori dell’American University of Beirut[21] fondano una società di ingegneria, proprio in quella capitale, Beirut, che in quel momento storico era assoluta avanguardia nel settore edile[22]. C’è un mondo da costruire e da realizzare, tanto che all’epoca Beirut era chiamata la “Svizzera dorata”[23]. Ma sarà il 1958, per il gruppo, l’anno della svolta, grazie al contratto della prima grande commessa in Kuwait con una centrale elettrica[24] che dà l’avvio alla vera e propria ascesa per Dar Al-Handasah con i successivi progetti in Medio Oriente, nei Paesi del Gulf Cooperation Council (GCC) ed in Africa (oggi il gruppo controlla 47 uffici internazionali[25]).

Dieci anni dopo, all’inizio degli anni ’70, Dar Al Handasah cambia il suo nome in Dar Al-Handasah Shair and Partners: Kamal A. Shair è divenuto il leader incontrastato dell’azienda, ha estromesso i suoi amici di infanzia, e decide di cedere il 60% delle azioni della holding ai senior managers che più si sono distinti negli anni[26]; un gesto simbolico, un messaggio di legame assoluto tra coloro che sono il cuore dell’azienda, un “cerchio magico” che spicca il volo, dopo che la famiglia di Suleiman Franjieh ha conquistato il potere in Libano ed in Siria, ed è diventata l’epicentro di un moto propulsivo economico pan-arabo, uscendo dall’umiliazione subita nella Guerra dei Sei Giorni[27]: un’onda che Kamal A. Shair cavalca con maestria, conquistando contratti importanti e redditizi in Nigeria, in Algeria, nel Qatar[28] e ovunque nel Medio Oriente[29], permettendo al gruppo di estendere l’attività in tutti i settori dell’edilizia: quella abitativa, dei trasporti, industriale e dei servizi[30].

Il gruppo Dar Al-Handasah è tra i leader degli anni d’oro dell’edilizia libanese, quelli della ricostruzione dopo 25 anni di guerre civili[31] – una modernizzazione che verrà completata nel 1991[32]. Oggi, Dar Al-Handasah è tra le aziende più prestigiose nel design architettonico[33], ed uno dei principali datori di lavoro del Libano[34]. Ma questo non accade senza conseguenze: il gruppo è indagato per corruzione in ben tre giurisdizioni: Angola[35], Egitto[36], nel Libano[37], ed infine, a causa di un grave incidente dovuto ad una costruzione senza le necessarie misure di sicurezza, anche in Arabia Saudita[38]. Oggi si sa che, grazie all’amicizia con un guerrigliero angolano, che poi sarà Presidente (José Eduardo Dos Santos), negli anni 70 Dar Al-Handasah ha ottenuto anche commesse pagate dall’Unione Sovietica, e garantite da quello che oggi viene accusato d’essere un ex collaboratore del KGB – Herminio Joaquin Escorcio[39].

L’amicizia con il Presidente Dos Santos

Herminio Escorcio (secondo a sinistra) e José Eduardo Dos Santos (quinto), giovanissimi, in visita ufficiale nella DDR

I primi passi verso il successo sono stati anche quelli che sono stati accompagnati da episodi di corruzione, partendo da uno dei governi più propulsivi (grazie ai grandi giacimenti minerari) di quegli anni: l’Angola del Presidente José Eduardo “Zedu” Dos Santos[40] e di sua figlia Isabel[41], attraverso uno dei principali veicoli di corruzione di quel clan – la fondazione FESA (Foundação Eduardo Dos Santos de Angola)[42].

Negli anni il legame d’amicizia tra la famiglia Shair e la famiglia Dos Santos si rafforza, complici anche gli interessi economici convergenti: secondo le indagini della ICIJ[43] e di Global Witness[44], la famiglia Dos Santos, dopo la fine della guerra civile, si trova in grave crisi di liquidità ed accetta prestiti garantiti sul petrolio[45] che si calcola che verrà estratto dalla Sonangol[46] (cosa che, ancora oggi, rischia di far sprofondare la compagnia petrolifera di Stato nei debiti[47]). Ma quei prestiti non finiscono tutti nelle casse dello Stato: una parte viene trasferita su un conto della UBS in Jersey – soldi che non sono mai stati trovati, perché passano attraverso la filiale londinese della Arab Bank[48], dove il gruppo Dar Al-Handasah ha i suoi conti, e da dove sono stati immediatamente trasferiti altrove[49].

Una parte è servita a finanziare un conto della controllata Penspen International Holding Ltd. Hong Kong[50], la società che ha permesso alla Qatar Petroleum[51] di firmare diversi contratti in Iran (senza apparire direttamente) attraverso un consorzio con la compagnia di commercio di petrolio Initial Oil, a sua volta controllata da un assistente personale di Kamal A. Shair: ancora una volta, l’ex collaboratore del KGB, ora Ambasciatore angolano (ed amico di José Eduardo “Zedu” Dos Santos), il già citato Herminio Joaquin Escorcio[52].

Ecco spiegato anche il legame con il Qatar, in cui Dar Al-Handasah ha una sede di rappresentanza e istituzionale[53], come del resto ad Abu Dhabi[54] – la famiglia Shair riesce sempre ad andare d’accordo con tutti. A Doha Dar Al-Handasah realizza uno dei suoi capolavori. Si parla di cifre di investimenti che superano i 3 miliardi di dollari, tra il 1989 e il 2004[55] – denari usati per gestire l’appalto di uno dei più grandi progetti di costruzione del Qatar: “The Pearl”[56] (foto di apertura di questo articolo), che consiste nella creazione di due penisole per facoltosi[57] con 10 edifici residenziali enormi composti da 40 torri[58] ciascuno munito di posto barche, supermercati, palestre e addirittura una moschea, indipendenti sia per l’acqua potabile (filtrata dal mare) che per l’energia (pannelli solari e riscaldamento geotermico)[59].

Le consulenze (forse tangenti) pagate da Dar Al-Handasah si aggirerebbero intorno ai 100 milioni di dollari, a fronte di un guadagno di circa 16 miliardi sui progetti architettonici e sulla costruzione, più circa 4 miliardi di dollari in dieci anni per la successiva gestione delle infrastrutture[60]. Un affare da Mille e una Notte. Questi 100 milioni, secondo le ONG internazionali, sono passate per un altro conto bancario in Jersey, indicato ai managers libanesi da intermediari del Qatar[61]. Anche in questo caso, uno di questi intermediari è l’ex CEO di Sonangol[62] Escorcio[63], l’assistente di Kamal A. Shair[64], grazie al quale appoggio è stato ambasciatore in Austria, Svizzera, Algeria, Argentina, Egitto, Germania, Portogallo, Libia, Tunisia, Emirati Arabi Uniti[65].

La famiglia Dos Santos, fin dalla fine della guerra civile angolana ha controllato il sistema edilizio attraverso le aziende amiche e corrotte che li appoggiano: il settore della costruzione è strettamente legato alle istanze sociali e alla politica come simbolo e fattore di crescita ed emancipazione della nazione. Se hai il controllo del primo, hai il potere e il rispetto delle oligarchie locali[66]. L’obiettivo è creare una sorta di borghesia con funzioni oligarchiche (composta dai leader del partito al potere[67], la MPLA[68], e da alti ufficiali dell’esercito[69] come il generale Hélder Vieira Dias “Kopelipa”[70], alcuni dirigenti di Sonangol[71] e di FESA[72]), il cui compito è quello di controllare la crescita economica ed infrastrutturale dell’Angola – un disegno di cui Dar Al-Handasah è sempre stato parte integrante[73].

Herminio Escorcio ed il boom edilizio angolano

Uno scorcio del quartiere di Luanda (un milione di case popolari) costruito da Dar Al-Handasah tra il 2006 ed il 2012

Perché anche l’Angola ha fretta di crescere. Nel 2006 la capitale Luanda ha bisogno di appartamenti, e velocemente, a causa del crescente inurbamento di popolazione che scappa dalla miseria delle campagne e cerca fortuna in città[74]: Zedu ha cercato aiuto in Russia, negli Stati Uniti, e con gli amici portoghesi di sua figlia Isabel – senza successo. La leggenda racconta che le cose sono cambiate in un giorno del 1984, quando Ronald Reagan (amico del Libano[75] all’epoca) insieme al Presidente del Libano Amin Gemayel[76] (capo della falange cristiano maronita[77]) aveva presentato il Presidente Dos Santos a Kamal A. Shair[78].

Ma è probabilmente solo una leggenda. Lui e Zedu dovevano conoscersi da molto prima, perché Kamal ha partecipato alla guerra civile angolana[79] ed ha certamente incontrato Zedu. Si racconta che Kamal, nella primavera del 1979, facesse la spola con la boscaglia angolana con un jet privato per portare medicine, munizioni per i ribelli in cambio di accordi per lo sfruttamento post-bellico delle miniere di uranio, di diamanti e d’oro dell’Angola[80]. Qualunque sia la storia, Kamal A. Shair è il primo imprenditore edilizio che promette aiuto a José Eduardo Dos Santos[81].

Finita la guerra, Kamal offre il suo aiuto per i negoziati sulla vendita di petrolio e gas, insieme al suo solito assistente, Herminio Escorcio, finché quest’ultimo è diventato l’intermediario di molti progetti di sviluppo, magari finanziati dai Cinesi, come la Grande Strada che, da Port Said[82], porta fino ai porti del Rio Congo, e specialmente Port Matadi[83], che è stato costruito con soldi Cinesi dai francesi del gruppo Bolloré[84], e che dovrebbe divenire la centrale di smistamento dei prodotti che vengono dall’area più ricca di giacimenti petroliferi dell’Angola, la provincia di Cabinda[85].

Quindi la fortuna di Kamal è dovuta soprattutto alla sua capacità relazionale, oltre a quella imprenditoriale: non è un caso che, al momento di scegliere un capo per il colpo di Stato, l’esercito egiziano abbia scelto Abdel Fattah Al-Sisi[86], uno dei suoi più cari amici, eletto Capo di Stato Maggiore dell’esercito e dei servizi segreti[87], poi Ministro della Difesa[88], e comunque uno degli uomini di fiducia di Herminio Joaquim Escorcio ai tempi in cui era Ambasciatore angolano al Cairo[89].

Negli anni 90, Kamal, oramai anziano, lascia il posto a suo figlio Talal[90] che, come suo padre, è un uomo intelligente, con un gran fiuto per gli affari e molto abile nelle relazioni. È quindi Talal incaricato di risolvere il problema della penuria di case a Luanda, e lo fa con una proposta che ha dell’incredibile: Dar Al-Handasah costruisce 1 milione di case ed il nuovo Palazzo dell’Assemblea Nazionale[91], intestando al Presidente il progetto, ma investendo con i soldi della famiglia Shair[92]. Ovviamente Dos Santos accetta, e nel 2012 inaugura il programma edilizio “Minha casa, meu sonho” (La mia casa, il mio sogno)[93] di cui non è mai stato rivelato il costo effettivo, anche se si parla di una cifra che si aggira intorno ai 3 miliardi di Euro[94]. Una cifra pazzesca.

Mezzo secolo di legami con l’Egitto

Il fantascientifico Palazzo Dar Al-Handasah al Cairo

Talal K. Shair diventa amico intimo e consigliere della figlia di Zedu, Isabel Dos Santos, che sostiene e supporta in tutte le sue operazioni in Medio Oriente[95]. Del resto, Talal è sempre stato legato alla MPLA[96], di cui condivide l’ideologia pragmatica e laica: lui stesso sogna un Islam in cui sunniti, sciiti e wahabiti siano fratelli, e non nemici, come ora. In giovanissima età, sempre seguendo il suo sogno, Talal K. Shair è stato un sostenitore e finanziatore della creazione della Banca Dar Al-Maal Al-Islami di Ginevra[97], una banca nata per iniziativa di imprenditori, professionisti ed aristocratici “illuminati” sauditi, egiziani, tanzaniani e ugandesi[98].

Sono idee ereditate dal padre: suo padre Kamal era coinvolto, grazie all’amicizia con il Preside della Facoltà di Architettura del Cairo, nel progetto di costruzione di un gruppo di case popolari costruite appositamente per i lavoratori nei pozzi petroliferi nel deserto orientale egiziano[99], e attraverso la sua società di consulenza Shair & Partners era entrato in contatto con il fondatore dei Fratelli Musulmani, Hassan Al-Banna[100], ma era poi passato, senza incidenti, ad essere amico del Presidente Gamal Nasser[101] e successivamente di Hosni Mubarak[102].

Entrambi i Presidenti sapevano che la famiglia Shair era legata alla Fratellanza Islamica ed a Mohamed Morsi[103] e che insieme a lui Kamal era stato attivo nell’unità militare presso il canale di Suez[104] (dove successivamente cercava di fare affari con la sua azienda) negli anni della guerra e aveva mantenuto un legame profondo con l’organizzazione diretta da Said Ramadan, ma anche col potere politico egiziano. Il che dà una misura del talento relazionale del fondatore di Dar Al-Handasah.

Del resto, anche in Libano, pur essendo la famiglia Shair notoriamente legata da profondi rapporti di amicizia con i maroniti e la famiglia Gemayel, e successivamente con il Presidente Rafic Hariri[105], sono riusciti a fare in modo che tutto proseguisse senza ostacoli anche dopo la morte di questi due presidenti e la presa del potere da parte degli Hezbollah[106]. Con il passaggio della guida del gruppo da Kamal a suo figlio Talal, e dopo che la scoperta del ruolo di Herminio Escorcio (che, non appena “Zedu” ha perso la presidenza, è stato costretto alle dimissioni e ad andare in pensione[107]) ha costretto Dar Al-Handasah a separarsi dal suo collaboratore angolano, Talal ha nominato un nuovo assistente, il libanese Ramzi Klink.

Klink, oltre ad essere un manager della holding del gruppo Dar Al-Handasah a Dubai, è stato nominato nel consiglio direttivo di FESA (Fundação Eduardo Dos Santos de Angola), ed è divenuto il collegamento tra la famiglia Shair e la famiglia Dos Santos nella gestione della percezione e distribuzione delle tangenti angolane legate ad aziende controllate dai Dos Santos come Angoalissar ed Arosfram e, soprattutto, in Suninvest, un gruppo industriale chimico e farmaceutico, nel quale Klink, Dar Al-Handasah e la famiglia Dos Santos[108] – fino al sequestro operato da un decreto presidenziale nel giugno del 2019[109] – possedevano una percentuale azionaria[110], di cui oggi negano l’esistenza[111]. Tutte aziende nelle quali, secondo gli investigatori angolani e portoghesi, gli Hezbollah, tramite l’intermediazione di Ramzi Klink, fino al 2019 hanno avuto delle partecipazioni, o sono state utili per condurre transazioni commerciali segrete.

Negli anni 90, Kamal [112]Shair era stato un potente amico e partner industriale della OLP e di Yasser Arafat, che lo aveva nominato nel consiglio d’amministrazione della PDI Palestine Development and Investment Company, che è tuttora una delle colonne portanti della struttura economica del potere politico a Ramallah[113]. Quanto all’Iraq, anche con Saddam Hussein i rapporti erano ottimi, e dopo la caduta del dittatore non sono cambiati: al momento della sua morte, Kamal A. Shair era un membro influente della Engineering Union di Baghdad[114].

Negli anni della Guerra d’Iraq si era battuto contro l’embargo imposto dagli Americani contro Saddam Hussein – o, per meglio dire, voleva che la sua natia Giordania restasse un canale aperto per i commerci irakeni[115], per poi diventare un sostenitore dell’uso degli aiuti post-bellici per obbligare Baghdad a diventare un Paese membro dell’Occidente liberale e capitalista[116]. Dar Al-Handasah ha un’importante filiale ad Istanbul[117], e diverse nel Golfo Persico – Arabia Saudita, Bahrain, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Siria ed Iran compresi[118], nonostante siano paesi che, tra loro, a volte hanno relazioni estremamente difficili.

Lo scandalo del Barrio di Boa Vista

Il Barrio di Boa Vista prima che arrivassero i bulldozer di Dar Al-Handasah

Il confine tra consulenza o corruzione, è difficilmente definibile. Per questo il ruolo del gruppo Dar Al-Handasah in un’altra questione non è mai stato chiarito fino in fondo: le licenze di abbattimento degli slums di Luanda di Boa Vista e quelle per costruire nuovi edifici, di una centrale elettrica[119] e di un tratto di autostrada[120] al posto delle baracche[121]. Il Barrio di Boa Vista era cresciuto spontaneamente, a causa dell’inurbamento selvaggio dovuto alla miseria conseguente dalla guerra civile[122], fino a contenere oltre 30’000 persone che vivevano senza acqua corrente, senza elettricità, senza fognature, in un’area che, nel 1975, era alle porte della città, ma 25 anni dopo era diventata centrale[123]. La situazione di Boa Vista è talmente grave da divenire il focolaio, nel 2006, di un’epidemia di colera[124].

Nella primavera del 2001, numerose piogge torrenziali[125] fanno crollare alcune baracche e, a seguito dei controlli delle autorità, emerge che il 10% sono ormai gravemente danneggiate e non abitabili. Mentre il Consiglio Provinciale decide il da farsi, il Presidente Dos Santos firma un Decreto che ordinava alla Polizia locale ordine di sfratto immediato agli abitanti – una vera e propria deportazione presso alcune tendopoli montate ai confini della città[126], motivando la decisione azione con l’impossibilità da parte del Governo di riqualificare velocemente il quartiere.

Nell’agosto dello stesso anno, sul sito web di Dar Al-Handasah, viene pubblicato un annuncio: entro il 2002 pronti 583 alloggi a Boa Vista (Luanda), chi vuole prenotare scriva all’indirizzo mail di Dar Al-Handasah Consultant Angola, la holding controllata dal gruppo[127]. Il gruppo libanese progetta gratuitamente l’abbattimento delle baracche, e poi la costruzione delle nuove case, dell’autostrada e della centrale elettrica, in base ad un accordo confidenziale con la fondazione della famiglia Dos Santos (FESA), che ufficialmente sarà la proprietaria dei nuovi edifici, ma cede tutti i ricavi di vendite ed affitti al gruppo Dar Al-Handasah[128].

Dar Al-Handasah subappalta il progetto alla Sonils[129], azienda di consulenza edile e logistica legata ad Isabel Dos Santos[130] e controllata (ufficialmente) da Sonangol[131], che al progetto originale aggiunge (pagando diverse altre ditte subappaltatrici[132]) uno svincolo autostradale[133], due piscine, un ristorante, un centro commerciale, e la nuova sede della stessa Sonils – che sarà poi, nel febbraio del 2018, a causa della rabbia popolare, l’oggetto della furia incendiaria di persone mai identificata[134]; scoppia lo scandalo, il Direttore di Dar Al-Handasah Angola, Ramzi Link, è costretto a lasciare il suo incarico[135], fugge in Sudamerica e fonda la società di consulenze edili Tramma Consulting Group a Junin (Perù)[136], con la quale collabora un certo Rafael Loredo Chupán, che di mestiere supervisiona i contratti d’appalto assegnati dallo Stato peruviano[137].

La sua fuga è stata resa necessaria dal fatto che, sotto i colpi della magistratura angolana, l’impero finanziario di Isabel Dos Santos si sta sgretolando, e le banche di mezzo mondo iniziano a chiederle indietro i soldi che le hanno prestato perché, costruendo una nuova holding, la Efacec, lei potesse salvare quanto più possibile dei denari sottratti allo Stato o ricevuti in pagamento di favori e di affari di dubbia legittimità[138].

Allo stesso tempo, sia Klink che la figlia di “Zedu” devono ora rispondere del fatto che, negli ultimi trent’anni, hanno concesso sovvenzioni e protezione diplomatica a personaggi inseriti nelle black-list internazionali sul terrorismo, ovvero leader degli Hezbollah libanesi come Kassim Tajideen ed i suoi parenti Mohammed, Ali ed Husayn – che in Angola, talvolta anche con il sostegno economico del gruppo Dar Al-Handasah e della fondazione FESA, hanno costituito aziende che sopravvivono grazie ad appalti statali, come la Golfrate Holdings Lda. Luanda, la Afri Belg Comércio e Indústria Lda. Luanda ed il Grupo Arosfran Empreendimentos e Participações Sarl Luanda[139].

Non ci sono dubbi in proposito: il Gruppo Dar Al-Handasah sopravvivrà a tutte queste burrasche e, dato che lavora con i governi di tutto il mondo, può guardare indietro ad oltre 60 anni di storia industriale con orgoglio, sapendo che gli investimenti in relazioni personali, politiche, militari ed in corruzione hanno reso molto più della spesa. Non sempre, come dice il proverbio, la farina del Diavolo va tutta in crusca (tradotto: Tutto ciò che è ottenuto con disonestà prima o poi si ritorcerà contro chi se lo è procurato). Molto più spesso è impossibile stabilire, nella grande confusione, quale sia farina del Diavolo, e quale no.

 

[1] https://web.archive.org/web/20200805004609/https://shiparrested.com/wp-content/uploads/2016/02/The-Arrest-News-11th-issue.pdf
[2] https://www.westpandi.com/publications/news/points-to-consider-if-your-ship-is-arrested/#:~:text=An%20arrest%20is%20a%20court,of%20arrest%20and%20an%20affidavit.
[3] https://www.b92.net/info/vesti/index.php?yyyy=2020&mm=08&dd=06&nav_category=78&nav_id=1716018 ; https://www.oslobodjenje.ba/vijesti/svijet/ovo-je-ruski-tajkun-koji-je-ostavio-brod-pun-eksploziva-kasnije-je-razoren-bejrut-579613 ; https://vfokusu.com/post/553787/libanonske-oblasti-so-na-koncu-izpustile-sest-od-desetih-clanov-posadke-stirje-pa-so-skoraj-eno-leto-ostali-ujeti-na-ladji-polni-eksplozivnega-tovora
[4] https://www.bbc.com/news/world-middle-east-53720383
[5] https://www.aljazeera.com/news/2020/08/05/beirut-explosion-death-toll-rises-to-135-as-5000-wounded-live/ ; https://www.bbc.com/news/world-middle-east-53720383
[6] Jonas Lindberg, Camilla Orjuela, “Corruption in the aftermath of war: an introduction”, in “Third World Quarterly”, vol. 35/5, Routledge, Taylor & Francis Group, London 2014, pages 723-736 – see https://www.tandfonline.com/doi/pdf/10.1080/01436597.2014.921421
[7] https://www.africa-express.info/2019/07/13/malgoverno-sfruttamento-e-corruzione-ecco-perche-il-ricco-continente-africano-non-decolla/
[8] https://www.dar.com
[9] https://www.britannica.com/topic/Gulf-States-Construction-Boom-The-1385117
[10] http://www.kamalshair.info
[11] http://www.kamalshair.info/#/life
[12] https://mountaineagle.com/stories/world-bank-funded-dam-in-lebanon-mirrors-governance-crisis,28157 ; https://www.globalcompact-lebanon.com/wp-content/uploads/2019/06/Brochure-Corruption.pdf
[13] https://www.abc.net.au/news/2019-12-18/dar-worley-takeover-mired-in-political-intrigue/11802584
[14] https://omerjournal.com/2020/07/03/remembered-one-hundred-years-later-al-salt-transjordan-and-the-first-world-war/
[15] http://www.kamalshair.info
[16] https://www.aub.edu.lb
[17] http://www.kamalshair.info/#/activism
[18] http://www.kamalshair.info/#/activism
[19] https://environment-analyst.com/global/71459/lebanons-dar-group-in-search-of-global-recognition
[20] https://www.dar.com/about/history
[21] https://www.aub.edu.lb
[22] https://www.researchgate.net/publication/277581301_Learning_from_Beirut_From_Modernism_to_Contemporary_Architecture
[23] https://reportage.corriere.it/esteri/2015/quando-beirut-era-la-svizzera-dorata/
[24] https://medium.com/@Mussaad/kuwaitechture-eaf5a6a14167
[25] https://archinect.com/dargroup ; https://www.dar.com/about/overview
[26] https://www.dar.com/about/history
[27] William Dalrymple, “From the Holy Mountain: A Journey Among the Christians of the Middle East”. Vintage Books (Random House), New York 1997, page 252-253
[28] https://www.waze.com/en/livemap/directions/qatar/onaiza/dar-al-handasah-consultants-(shair-and-partners)?place=w.33751293.337644004.11451053&utm_expid=.NMSW4Hk_Rg6AFGKx-rAj4A.0&utm_referrer=https%3A%2F%2Fwww.google.com%2F
[29] http://www.venturemagazine.me/2014/12/building-jordan-dar-al-handasah/
[30] https://www.dar.com/about/history
[31] https://www.sciencespo.fr/mass-violence-war-massacre-resistance/fr/document/historiography-and-memory-lebanese-civil-war.html
[32] https://www.csbe.org/material-on-water-conservation-1
[33] https://archinect.com/dargroup/people
[34] https://www.dar.com/about/overview
[35] https://publicintegrity.org/national-security/making-a-killing/greasing-the-skids-of-corruption/
[36] https://www.pri.org/stories/2015-01-14/egypts-deep-state-gets-back-business
[37] https://www.abc.net.au/news/2019-12-18/dar-worley-takeover-mired-in-political-intrigue/11802584
[38] https://www.arabnews.com/node/971526
[39] https://angolatransparency.blog/2016/05/04/angola-herminio-escorcio-e-o-27-de-maio-de-1977-2/ ; https://www.club-k.net/~clubknet/index.php?option=com_content&view=article&id=32131:27-de-maio-de-1977-agostinho-neto-nao-passava-de-um-lider-covarde-william-tonet&catid=17:opiniao&lang=pt&Itemid=1067 ; https://apps.dtic.mil/dtic/tr/fulltext/u2/a346037.pdf
[40] https://biography.yourdictionary.com/jose-eduardo-dos-santos
[41] https://peoplepill.com/people/isabel-dos-santos/
[42] http://www.fundacionfesa.org
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[105] Deen S. Sharp, “Corporate Urbanization: Between the Future and Survival in Lebanon”, Dissertation, City University of New York, New York 2018, pages 228-229
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[107] http://jornaldeangola.sapo.ao/politica/exonerado-embaixador-herminio-escorcio-entre-as-mexidas-no-corpo-diplomatico
[108] Justin Pearce, “An Outbreak of Peace: Angola’s Situation of Confusion”, New Africa Books, Cape Town 2005, pages 22-24
[109] https://macauhub.com.mo/2019/06/14/pt-pgr-de-angola-obtem-arresto-de-tres-fabricas-texteis/
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[114] https://feaweb.aub.edu.lb/feasac/4/kamal_shair.html
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[119] https://www.solucionesdegestion.net/en/portfolio/the-boavista-ii-thermal-power-plant/
[120] http://www.angop.ao/angola/en_us/noticias/politica/2015/0/3/Minister-highlights-importance-Boavista-Sambizanga-project,a666312f-c3b2-40b2-81ed-947e99735bed.html
[121] https://publicintegrity.org/national-security/making-a-killing/greasing-the-skids-of-corruption/
[122] https://www.researchgate.net/publication/223030016_Luanda_-_city_profile
[123] Borja Monreal, “Ser pobre”, La Huerta Grande, Madrid 2019 ; https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwjsk7Sx8pnsAhXL-qQKHXz9DtYQFjAMegQIBhAC&url=http%3A%2F%2Fwww.who.int%2Fdisasters%2Frepo%2F6670.doc&usg=AOvVaw32fxQuqPLjGd9MZWZ94C4I
[124] https://www.consumer.es/solidaridad/la-epidemia-del-colera.html
[125] https://www.angonet.org/dw/sites/default/files/online_lib_files/analysis_of_angolan_historic_rainfall_data.pdf
[126] http://hic-gs.org/news.php?pid=537
[127] L’annuncio è stato cancellato dal web dopo l’esplosione dello scandalo, non ci è stato possibile recuperarlo
[128] Sylvia Croese, “State-led housing delivery as an instrument of developmental patrimonialism: The case of post-war Angola”, in “African Affairs”, volume 116, Issue # 452, Oxford University Press, Oxford 2016, pages 80-100
[129] https://www.sonils.co.ao
[130] https://allafrica.com/stories/201606040183.html
[131] http://www.sonils.co.ao/en/index/
[132] https://www.tcontas.ao/assets/uploads/pdf/16580c721b2484c32b80b48dfe0f2ed7.PDF
[133] http://tpa.sapo.ao/noticias/economia/viaduto-do-kilamba-inaugurado-esta-sexta-feira
[134] https://www.garda.com/crisis24/news-alerts/94021/angola-fire-ignites-in-boa-vista-luanda-february-28 ; https://angola-online.net/noticias/base-da-sonils-esta-em-chamas
[135] https://www.theguardian.com/world/2001/aug/18/3
[136] https://www.universidadperu.com/empresas/tramma-consulting-group.php
[137] https://www.linkedin.com/in/rafael-loredo-chup%C3%A1n-58860524/?originalSubdomain=pe
[138] https://www.publico.pt/2020/01/24/economia/noticia/lsabel-santos-poe-participacao-maioritaria-efacec-venda-1901565 ; https://www.dinheirovivo.pt/banca/1414144/
[139] https://luandapost.com/post-edit=Angola-paraiso-do-Hezbollah

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CAT: Africa, Medio Oriente

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