“Il manifesto sociale di Bezos&co? Temono i lavoratori americani”

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1 Ottobre 2019

Intervista a Rebecca Garelli, insegnante, attivista sindacale, #RedforEd

Ad agosto la stampa italiana ha dato grande spazio a una dichiarazione diffusa dalla Business Round Table, l’organizzazione che riunisce gli amministratori delegati delle grandi corporation americane, una sorta di ‘manifesto della responsabilità sociale’ delle imprese, sottoscritto da circa duecento Chief Executive Officer dei maggiori gruppi di ogni settore dell’economia americana: dalla finanza all’industria, dal settore energetico alle grandi compagnie farmaceutiche e del web. In Italia qualcuno vi ha visto una svolta. Tra questi Massimo Gramellini, compito analista del costume italiano e, qualche volta, internazionale, il quale ha scritto sul Corriere che i firmatari ‘sono uomini d’affari e hanno capito che u mondo troppo ingiusto non era più un affare neanche per loro’.

Siccome tra i buoni propositi espressi da Jeff Bezos e i suoi colleghi appare, scritto nero su bianco, quello di garantire una paga equa ai propri dipendenti e garantire loro dignità e rispetto (i diritti non vengono menzionati) abbiamo pensato che fosse utile chiedere l’opinione di una lavoratrice americana e ci siamo rivolti a Rebecca Fliegelman Garelli, insegnante e attivista sindacale, protagonista delle lotte degli insegnanti in Arizona, a cui abbiamo chiesto di inquadrare quella sorta di ‘Manifesto degli amministratori delegati’ delle grandi corporation in un contesto che vede da una parte un risveglio del movimento dei lavoratori negli Stati Uniti e dall’altra la diffusione di idee che richiamano, sia pure in modo generale, al ‘socialismo’ alla vigilia di una campagna per le presidenziali che si annuncia molto aspra.

Secondo i dati dello US Bureau of Labor Statistics nel 2018 sono stati quasi mezzo milione i lavoratori americani che hanno preso parte a scioperi e sospensioni del lavoro, il numero più alto dal 1986. I tre scioperi più grandi hanno visto protagonisti proprio gli insegnanti, rispettivamente in Arizona, Oklahoma e West Virginia. Segue lo sciopero di 6.000 lavoratori del Gruppo Marriott in quattro Stati, il più grande nell’industria alberghiera nella storia degli Stati Uniti e poi numerosi altre agitazioni sindacali, in particolare nel settore del commercio e in quello manifatturiero. Secondo il BoLS nel 2019 la tendenza a una crescita della mobilitazione sindacale non accenna a rallentare. Due settimane fa sono scesi in campo anche i dipendenti della General Motors, che dal 16 settembre stanno bloccando 31 fabbriche e 21 altri impianti in nove Stati dell’Unione. Si tratta del più grande sciopero in GM da 12 anni a questa parte. A proposito di responsabilità sociale delle imprese è interessante annotare che qualche giorno fa l’amministratrice delegata di GM, Mary Barra, ha annunciato la sospensione della copertura sanitaria a tutti i 49.000 dipendenti, come ritorsione per l’iniziativa del sindacato.

In calce all’intervista Rebecca la traduzione del ‘manifesto’. Non abbiamo riportato tutte le firme, per questioni di spazio, ma solo una selezione contenente quelle degli esponenti delle società più importanti, per dare un’idea dell’estensione del fenomeno. Il testo inglese e l’elenco completo dei firmatari è reperibile cliccando QUI.

Leggendo la dichiarazione della Business Round Table qual è stata la tua prima reazione da lavoratrice?

Ho pensato che sono davvero impauriti dalla nostra forza. Bernie Sanders e altri esponenti politici socialdemocratici e progressisti hanno completamente spostato la visione che l’opinione pubblica ha delle corporation e hanno introdotto una nuova narrazione basata sulla denuncia della loro rapacità. Per questo le corporation sono terrorizzate. I grandi media stanno cercando deliberatamente di ridurre al minimo la copertura concessa a Sanders. Ma non serve. Ci sono idee che comunque stanno diventando estremamente popolari, idee che esprimono solidarietà verso i lavoratori piuttosto che verso gli amministratori delegati, idee che riflettono come corruzione e disuguaglianze estreme siano presenti dentro alcune delle nostre principali aziende come Amazon e Walmart. Quella dichiarazione è straordinariamente ridicola. Il capitalismo sta sterminando la classe media americana, al punto che in un paese dove pure le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza non sono enormi come altrove, i compensi degli amministratori delegati negli ultimi 40 anni sono aumentati del 940%, mentre i salari dei lavoratori soltanto del 12%. Qui negli Stati Uniti, il paese più ricco nella storia del mondo, il lavoratore medio per far quadrare i conti deve fare due o tre lavori contemporaneamente. Ai Repubblicani, il cosiddetto Grand Old Party e all’amministrazione Trump piace vantarsi del tasso di disoccupazione basso, ma – indovina un po’! – il motivo per cui è così basso è che la gente per sopravvivere deve fare più di un lavoro.

Tu sei un’insegnante. Anche le aziende private del tuo settore dimostrano ‘buoni propositi’ come quelli contenuti nel manifesto della BRT?

Certo che no. I privati nel settore educativo, qui le chiamiamo charter schools, in realtà di ‘buoni propositi’ non ne mostrano proprio. Sono notoriamente un esempio della corruzione di cui parlavo. Perlopiù seguono con cieca devozione un gruppo conservatore, l’ALEC – American Legislative Exchange Council – formato lobbisti che lavorano per le corporation e da eletti nelle assemblee legislative degli Stati federali che al loro interno votano pedissequamente leggi ricalcate su un medesimo modello per modificare le regole a beneficio dei bilanci dei grandi gruppi e a spese della colettività. ALEC è un’operazione, come diremmo noi, pay-to-play – ‘pagare per giocare’ – con cui le corporation comprano seggi  legislativi e voti e creano delle task force che propongono pacchetti di leggi a loro gradite e che hanno pure diritto a degli sgravi fiscali, per cui alla fine i costi dell’attività di lobbying delle imprese si scaricano sui contribuenti.

Che cosa hanno ottenuto in questo modo?

Hanno approvato in trenta Stati americani questo tipo di legislazione, che è progettata in modo accurato per far sì che si possano i soldi delle nostre tasse per finanziare le scuole private e le charter school tramite programmi di sostegno allo studio e assegni individuali come l’Empowerment Scholarship Accounts (ESAs) e le Student Tuition Organizations (STOs). Ma quelle scuole sono famose perché, a differenza di quanto rivendicano, non danno agli studenti un livello di preparazione migliore di quello della scuola pubblica, pagano gli insegnanti uno stipendio molto basso e fanno una selezione spietata degli studenti, escludendo soprattutto quelli disabili o affetti da altri problemi che la scuola non è attrezzata per affrontare.

Per tornare alla dichiarazione, secondo te è un segnale di allerta? Cioè temono che le lotte nei posti di lavoro, nelle scuole e nelle università e nelle comunità possano aumentare d’intensità?

Certo. Stiamo assistendo a una mobilitazione storica che coinvolge gli insegnanti, le infermiere, i lavoratori del commercio e dell’industria automobilistica. E’ la più grande sollevazione del movimento dei lavoratori americano degli ultimi 40 anni. E dunque sì, questi grandi gruppi temono la nostra forza collettiva e la nostra voce. I lavoratori americani si sono svegliati, si ricordano ancora come si fa a scioperare e stiamo anche sperimentando delle vittorie.

Ti abbiamo intervista un po’ più di un anno fa, proprio circa la mobilitazione degli insegnanti. Che cosa è successo nel frattempo?

Le cose sono andate avanti. Qui in Arizona, dove vivo io, stiamo ancora lavorando sulle cinque rivendicazioni da cui eravamo partiti, ma stiamo anche portando avanti un obiettivo nazionale, cioè spingere i nostri sindacati a far sì che gli iscritti possano votare l’endorsement a un candidato alle presidenziali. Poi stiamo unendo le forze con altri sindacati, con le organizzazioni delle comunità e anche con gruppi religiosi per rafforzare la nostra posizione, cioè che la scuola è enormemente sottofinanziata e che noi continueremo a lottare per avere la scuola che i nostri studenti si meritano.

Mi sembra di capire che la questione delle elezioni del 2020 sia molto sentita e che il dibattito attorno a esse rifletta la crescente diffusione di idee che possiamo definire ‘socialiste’.

Sì, senza dubbio. A ogni comizio di Trump lo senti sempre riferirsi agli esponenti del Partito Democratico chiamandoli ‘socialisti’. Suo figlio, Donald jr, ne ha parlato a un’iniziativa in Texas. Ha detto: ‘Sapete cosa mi piace? Mi piace vedere che ci sono dei giovani conservatori, perché so che per loro non è facile’. E poi tra gli applausi ha proseguito: ‘Continuate la lotta. Portatela nelle vostre scuole. Non fatevi indottrinare da quei perdenti di insegnanti che cercano di affibbiarvi idee socialiste fin da piccoli. Non dovete cascarci. Perché voi potete badare a voi stessi, loro no’.  Sui media circolano grafici che ti fanno vedere quanto è brutto il socialismo e ci sono tentativi patetici di mettere nel mirino i ‘rossi’, gli organizzatori sindacali come me.

Sta funzionando?

No, le idee socialiste qui stanno guadagnando consensi, soprattutto l’idea di un servizio sanitario pubblico, il cosiddetto Medicare for All, e quella di una tassa sui super-ricchi. La gente comincia a capire di volere queste cose e darà il proprio contributo all’organizzazione che è necessaria a ottenerle. Perciò, per tornare alla domanda precedente, sì, tutto questo ha molto a che fare con le elezioni presidenziali e, cosa più importante, con la crescita del consenso a Bernie Sanders in tutto il paese. Sanders ha un esercito di volontari, ha un milione di persone che hanno fatto donazioni per sostenere la sua campagna e, se analizziamo i versamenti per categoria, i primi due contribuenti sono gli insegnanti e i lavoratori di Walmart.

La dichiarazione del BRT suona un po’ come ‘Amministratori delegati di tutto il paese, unitevi!’ Anche tra di voi, a giudicare dalle tue parole, c’è l’idea di mettere insieme le forze e di lavorare per una maggiore unità tra sindacati, movimenti sociali e i diversi settori di lavoratori americani…

Sì, stiamo cercando di metterci insieme: attivisti sindacali, del movimento sui cambiamenti climatici, della scuola e nel mondo del lavoro. Vedo iniziative di solidarietà diffusa ogni volta che che viene proclamato uno sciopero. E’ veramente entusiasmante. I lavoratori americani stanno esprimendo la propria forza. Siamo consapevoli della rapacità delle corporation, dell’enorme divario di ricchezza tra amministratori delegati e lavoratori, dell’enorme peso dei debiti contratti per ragioni di studio e per curarsi, che sta spingendo molta gente verso la bancarotta e, infine, siamo coscienti che l’amministrazione Trump è contro i lavoratori e sta dando agevolazioni fiscali alle grandi imprese, mentre trascura gli interessi dei lavoratori americani.

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Dichiarazione sulla missione dell’impresa

Gli americani meritano un’economia che permetta a ciascuno di affermarsi col duro lavoro e la propria creatività e di condurre una vita piena di significato e di dignità. Noi crediamo che il sistema del libero mercato sia il miglior mezzo per creare buona occupazione, un’economia forte e sostenibile, innovazione, un ambiente salutare e opportunità economiche per tutti.

Le imprese possono giocare un ruolo vitale nell’economia, creando posti di lavoro, promuovendo l’innovazione e fornendo beni e servizi essenziali. Le imprese producono e vendono beni di consumo; fabbricano macchinari e automobili; contribuiscono alla difesa nazionale; coltivano e producono cibo; offrono assistenza sanitaria; generano e distribuiscono energia e offrono servizi finanziari, per le comunicazioni e di altro genere, che a loro volta alimentano la crescita economica.

Mentre ciascuna delle nostre singole aziende adempie la propria missione societaria noi condividiamo un fondamentale impegno con tutti i nostri stakeholder. Ci impegniamo a

Fornire valore ai nostri clienti: porteremo avanti la tradizione delle imprese americane di essere in prima linea nel venire incontro e persino sopravanzare le aspettative dei nostri clienti.

Investire sui nostri dipendenti: realizzare questo punto significa in primo luogo retribuirli in modo equo e fornire loro benefit significativi. Ma vuole dire anche sostenerli fornendo loro formazione e addestramento per maturare nuove competenze necessarie a cambiare il mondo rapidamente. Noi promuoviamo la diversità e l’inclusione, la dignità e il rispetto.

Trattare in modo equo ed eticamente corretto i nostri fornitori: ci impegniamo a comportarci come buoni partner con le altre imprese, grandi e piccole, che ci aiutano a raggiungere i nostri obiettivi.

Sostenere le comunità in cui operiamo: rispettiamo le persone che vivono nelle nostre comunità e proteggiamo l’ambiente abbracciando pratiche sostenibili nell’ambito delle nostre attività.

Generare valore a lungo termine per i nostri azionisti, che forniscono il capitale che consente alle aziende di investire, crescere e innovare: ci impegniamo a essere trasparenti e al fattivo coinvolgimento dei nostri azionisti. Ciascuno di loro svolge un ruolo essenziale. Ci impegniamo a fornire valore a tutti loro per il successo futuro delle nostre aziende, delle nostre comunità e del nostro paese.

Agosto 2019

Tra gli oltre 200 firmatari: Jeffrey P. Bezos, Amazon – Doug Parker, American Airlines – Stephen J. Squeri, American Express – Randall Stephenson, AT&T – Brian Moynihan, Bank of America – Philip Blake, Bayer USA – Laurence D. Fink, BlackRock – Dennis A. Muilenburg, Boeing – Kewsong Lee, Carlyle Group – D. James Umpleby III, Caterpillar – Michael K. Wirth, Chevron – Chuck Robbins, Cisco Systems – Michael L. Corbat, Citigroup – Hubertus M. Mühlhäuser, CNH Industrial – James Quincey, Coca-Cola – Michael S. Dell, Dell Technologies – Punit Renjen, Deloitte – Darren W. Woods, Exxon Mobil Corporation – Frederick W. Smith, FedEx Corporation – James P. Hackett, Ford Motor Company – Lachlan K. Murdoch, Fox Corporation – Mary Barra, General Motors Company – David M. Solomon, Goldman Sachs – Ginni Rometty, IBM – Jamie Dimon, JPMorgan Chase & Co. – Marillyn A. Hewson, Lockheed Martin Corporation – James P. Gorman, Morgan Stanley – Greg Brown, Motorola Solutions – Adena T. Friedman, Nasdaq – Ramon Laguarta, Pepsi – Albert Bourla, Pfizer – David S. Taylor, Procter & Gamble – Lisa Davis, Siemens Corporation USA – James M. Loree, Stanley Black & Decker – Richard K. Templeton, Texas Instruments – Oscar Munoz, United Airlines – David Abney, UPS – Alfred F. Kelly, Visa – Doug McMillon, Walmart – Marc Bitzer, Whirlpool Corporation – John Visentin, Xerox

Questa intervista è tratta dalla newsletter di PuntoCritico del 27 settembre

TAG: #RedforEd, Business Roundtable, insegnanti americani, Rebecca Garelli
CAT: America

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