Elezioni in Bolivia il MAS è in vantaggio, Luis Arce nuovo presidente e Morales?
In un silenzio abbastanza generalizzato da parte dei media occidentali ieri in Bolivia è stato giorno di elezioni. Una tornata elettorale importante per diversi motivi.
L’ex presidente Evo Morales è stato costretto all’esilio in Messico il 12 novembre dello scorso anno, spostandosi poi in Argentina. Gli venne contestato l’aver voluto sospendere il conteggio dei voti con lo scopo di guadagnare tempo per truccare i risultati. In seguito alle elezioni tenute ma di fatto non prese in considerazione, è sorta una crisi politica cui hanno fatto seguito proteste e rivolte in diverse parti del paese. Nel novembre 2019 Jeanine Anez, in rappresentanza dell’opposizione di centro-destra, si è detta disposta ad assumere, per successione costituzionale, l’incarico di Presidente della Bolivia ad interim con lo scopo di indire nuove elezioni entro 90 giorni. Il termine non venne rispettato e da molte parti nel mondo latinoamericano tornò a comparire l’ombra di un colpo di Stato. Le nuove elezioni furono inizialmente programmate per il 3 maggio 2020, ma sono state poi rinviate al 18 ottobre a causa della pandemia di Covid-19.
A settembre Jeanine Anez ha comunicato la decisione di abbandonare la corsa alle presidenziali senza voler sostenere alcun candidato. Nelle file del MAS (Movimento Al Socialismo), partito di Morales, è rimasto in corsa Luis Arce, con ben 4 sfidanti appartenenti al centrodestra tra cui l’ex presidente centrista Carlos Mesa e il leader della destra cattolica Luis Fernando Camacho attorno a cui ha scelto di coalizzarsi la destra più integralista.
I sondaggi pre elettorali davano Luis Arce in vantaggio rispetto agli sfidanti, ma il clima in cui si è votato in Bolivia è rimasto molto teso, lo spettro del golpe legittimato dall’Organizzazione degli Stati Americani (istituzione controllata dagli Stati Uniti), dal mondo occidentale e da importanti catene produttrici di moderna tecnologia avide di litio, ha lasciato molta incertezza sul voto. Domenica La Paz, capitale amministrativa della Bolivia, era una città militarizzata. Testimonianze via social media hanno documentato un numeroso afflusso alle urne, nonostante le infinite code nei vari seggi e la decisione di diversi commercianti di prepararsi a ipotetici scontri urbani tra fazioni politiche opposte.
Durante gli exit poll è andata a delinearsi una situazione favorevole al MAS, tanto che Evo Morales, dall’Argentina, ha tenuto una conferenza stampa in cui ha decretato vincitore Arce con oltre il 52% dei voti, secondo le proiezioni fornite dai più importanti network televisivi del paese che vedevano Carlos Mesa, staccato di almeno 20 punti. Anche Jeanine Anez ha riconosciuto la vittoria di Arce sebbene la percentuale dei voti effettivamente scrutinati sia ancora molto bassa.
Nella notte boliviana sono iniziati diversi festeggiamenti da parte dei sostenitori del MAS nei luoghi più importanti del paese, La Paz, Cochabamba e Santa Cruz. “Abbiamo recuperato la democrazia e abbiamo, soprattutto i boliviani, recuperato la speranza”, ha commentato “il nuovo” Presidente latino americano. Arce ha studiato economia nell’università di La Paz ed ha approfondito i suoi studi presso l’università inglese di Warwick. Ha lavorato presso il Banco Central ed ha ricevuto poi da Evo Morales l’investitura di ministro dell’Economia. Con la sua gestione la Bolivia si è lentamente risollevata finanziariamente, riducendo la povertà e aumentando il prezzo delle materie prime di cui il Paese è molto ricco. Vicepresidente – se tutto va come anticipato dagli exit poll – sarà David Choquehuanca, anch’egli ex ministro dell’amministrazione Morales e come lui di origine Aymara, meno tecnico e più interessato all’andamento del partito. Il MAS ha lavorato per ottenere una vittoria al primo turno, sfruttando in un certo modo le incomprensioni tra le diverse forze antagoniste, temendo in un’alleanza del centrodestra per far arrivare Mesa al ballottaggio aiutandolo poi con i voti di Camacho rafforzando l’ala più estrema dei conservatori.
I mesi trascorsi al governo non hanno concesso alla destra di ottenere un elettorato di base più ampia, allontanando dalla considerazione nei programmi politici la parte indigena e più povera della popolazione (macchiandosi anche di diversi abusi e violazioni dei diritti umani), un numero di elettori che è stato capitalizzato dal MAS eterodiretto – secondo molti opinionisti – ancora da Evo Morales che gode ancora di un ampio sostegno nonostante le diverse imputazioni che lo hanno costretto all’esilio. Da diverse parti si pensa che Luis Arce sia nient’altro che un fantoccio di Morales che adesso tenterebbe di tornare “a casa”, il neo eletto tuttavia avrebbe preso già da diverso le tempo le distanze dal predecessore, così come David Apaza, leader del MAS nella città di El Alto che ha definito come “categoricamente” escluso che “Evo interferirà nel governo di Luis”. “Il compagno Evo Morales ai suoi tempi era l’elemento vitale, il protagonista principale – ha detto Apaza – ora crediamo che dovrebbe riposare mentre il fratello Luis Arce prende il comando”.
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