A forza di gridare al lupo al lupo sono arrivati i leoni

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14 Novembre 2016

Sinistra e destra, per anni, hanno drogato la retorica politica a colpi di “rischi per la democrazia”. La legge tal de tali non piace all’opposizione? Allora è un “rischio per la democrazia”. La riforma su questo e quell’altro prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio? Anche questa è un “rischio per la democrazia”. Le nomine dei vertici di società partecipate dallo Stato sovrarappresentano un partito? Beh, siamo inequivocabilmente di fronte all’ennesimo “rischio per la democrazia”.

E così, a forza di banalizzare il rischio democratico, a forza di personalizzare il conflitto, a forza di identificare la propria visione politica con l’idea stessa di democrazia, abbiamo assistito ad un progressivo sdoganamento di culture e movimenti politici un tempo inaccettabili.

A forza di gridare al lupo al lupo sono arrivati prima gli ippopotami, poi i serpenti e poi i leoni. E mentre l’ultimo arrivato faceva fuori il precedente, mentre i leader dei principali schieramenti di destra e sinistra dell’Occidente continuavano a sdoganare i “rischi per la democrazia”, un elettorato sempre più assuefatto a questa dialettica, senza nemmeno accorgersene, metteva sullo stesso piano forze politiche moderate con movimenti più estremisti.

In questo processo destre e sinistre hanno entrambe le loro responsabilità. A sinistra si è esagerato nel personalizzare il conflitto, nel rappresentare l’avversario come un nemico per la società, l’ordine pubblico e dunque la democrazia. A destra, viceversa, si è abusato del discorso sulle libertà, semplificando troppo una visione politica per forza di cose più complicata.

Nell’esasperazione del conflitto, la stampa partigiana e talvolta anche la magistratura militante, hanno fatto la loro parte. In certi casi portando avanti processi che si sarebbero risolti in ‘fatti che non costituiscono reato’ o impegnandosi in inchieste che tralasciavano i conti in rosso pur di parlare delle auto blu. Sia chiaro: chi scrive è per il taglio di tutti gli sprechi possibili ed immaginabili e per la lotta a qualsiasi forma di corruzione. Ma proprio per questo risulta difficile capire in base a quale logica 800.000€ (0,013€ a testa) di sprechi facciano più notizia di 80 miliardi (1.333€ a testa) di nuovi debiti contratti nei primi 7 mesi del 2016. O ancora in base a quale altra logica una stampa che ieri chiedeva il taglio del debito pubblico oggi, talvolta per partigianeria o per disinteresse, finga di non vedere quanto sia cresciuto quel debito.

E allora, per tornare al punto di partenza, la democrazia è in pericolo? No, ma si è molto indebolita. La sua debolezza, però, non dipende dalla Costituzione ma dalla confusione di ruoli tra controllori e controllati, tra poteri diversi. Se i giornalisti e i magistrati fanno politica anziché controllare, in maniera davvero indipendente, la politica, la democrazia non può funzionare al meglio. Viceversa se la politica ha voce in capitolo su giornalisti e magistrati, o se questi poteri tendono a influenzarsi per raggiungere altre finalità, è difficile che la democrazia funzioni al meglio.

Ma non solo. Se le principali forze politiche avessero davvero a cuore i “rischi per la democrazia” farebbero bene a smetterla di ululare al lupo al lupo ad ogni colpo di tosse.

@vitokappa

TAG: comunicazione politica, Donald Trump, giornalismo, Magistratura, politica, referendum
CAT: America, Partiti e politici

3 Commenti

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  1. alding 7 anni fa

    E’ passato di moda parlare di casta. Sì, perché – se per casta si intende chi tutto può fare senza tema di critiche di sostanza – oggi le vere caste sono, nell’ordine:
    – la magistratura (imbastisce processi per distruggere chi non la pensa come lei, per poi dover riconoscere sottovoce di aver sbagliato tutto) e nessuno può criticarla senza il rischio della incriminazione,
    – la stampa che può appunto dire tutte le falsità possibili contro gli avversari politici senza che, di fatto, ci sia alcun obbligo di smentita reale delle falsità,
    – e infine, ma solo infine, i politici, che a priori sbagliano tutto ciò che fanno (secondo appunto qualche magistrato e qualche giornalista).

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  2. vincesko 7 anni fa

    Sono d’accordo solo in parte. 1. Al lupo, al lupo: Silvio Berlusconi è un narciso – sindrome pericolosa per un PdC -, bulimico, quindi insaziabile, anche nel credersi sciolto dalle leggi, criticare la personalizzazione è perciò, innanzitutto, una fallacia logica. 2. Debito pubblico: (a) finché c’è un deficit, il debito pubblico non può che crescere; (b) il conto va fatto a fine anno; (c) poiché c’è un avanzo primario (quasi sempre negli ultimi 20 anni) e talvolta consistente, il debito cresce a causa degli interessi passivi, non della spesa primaria; (d) il Csx, “stranamente”, ha sempre fatto crescere meno il debito pubblico rispetto al Cdx, pare perché vince le elezioni nei periodi di crisi economica e deve riparare ai guasti causati dal Cdx e rientrare nei parametri UE; (e) il debito pubblico italiano include attualmente delle poste straordinarie (aiuti a titolo oneroso agli altri Paesi – 60 mld – e pagamento debiti pregressi PA – 40 mld); (f) in depressione/recessione/stagnazione, occorre fare una politica economica anticiclica e la riduzione del debito pubblico non è una priorità, anzi è esiziale, a meno che non lo si riduca attraverso un’imposta patrimoniale congrua sulla metà del decile più ricco, a bassissima propensione al consumo; e (g) in ogni caso, il parametro che conta è il rapporto debito/Pil, che dipende anche dal denominatore (i.e. crescita).

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  3. andrea-marelli 7 anni fa

    ed eccola che ricompare la fantomatica ”MAGISTRATURA MILITANTE”…

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