Fuori dal cliché di Modigliani, nel centenario della sua morte

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10 Agosto 2020

C’è stato un periodo in cui pensavo sovente alla sua persona, alle sue condizioni, al suo stato tanto precario quanto produttivo. In particolare, immaginavo i suoi umori. A essere precisi, li avvertivo come una sorta di “dejà vu”, ripercorrendo in memoria frangenti da lui vissuti e rimasti chissà per quale motivo impressi nella mia mente. Davanti ai miei occhi passavano, con stupefacente chiarezza, i fotogrammi di alcune scene vissute da Modigliani, a cui, io, irragionevolmente, ho sempre attribuito un valore reale, prima ancora che fantasioso e narrativo. In verità, il mio tentativo di risalire al carattere di Dedo, osservandone e studiandone ossessivamente i colori fauves,  ha qualcosa di stravagante, di azzardato e finanche di manicomiale.

Davvero si rende possibile, attraverso un’intensa e scrupolosa analisi della biografia e della pittura di un artista, prendere una esatta visione della sua personalità, fino a farlo parlare e a estorcergli pensieri e invettive, riflessioni e ansie? Io, forse, in qualità di nevrotico, l’avrò fatto e, ovviamente, ne ho scritto. Sarò un po’pazzo, certo, ma come non correre il rischio di essere additato come tale nel tentativo di farvi ascoltare Modigliani nella sua intimità più autentica?

Et voilà, eccolo Amedeo, con la sua voce calda, proferire parole vellutate, istintive e vagamente ragionate, quando già, nel suo atelier, ha svuotato qualche bottiglia di vino:

“Oh, mamàn! Con quanta grazia mi hai dato i tuoi insegnamenti, Forse, questo figlio scellerato non ti farà onore, ma in qualche modo ti vuole bene e ti è grato. Credo che nemmeno una donna evoluta come te possa giustificare uno come me. Soffro mamàn, soffro! Non è poi mica una grande novità! Non ho ben capito se il tempo che passo a lavorare sulle tele è speso per creare o per smettere di affliggermi! Nell’un caso, o nell’altro, l’arte non fa distinzioni, o se si preferisce, non ha preferenze.

Le mie opere! Non vi interessa sapere perché esistete? Già, vi preme di più sapere perché dovreste vivere? Bella domanda, non c’è che dire. Mi state, forse, chiedendo perché non vi distruggo, magari dandovi fuoco? Non lo so. Non sono per niente capace, io, di raccontare tutte quelle scemenze sulla pittura! E non penserete che io voglia, attraverso voi, farmi una reputazione? Mi basta quella che ho: di me si parla già male abbastanza.

Il vostro destino, tutto sommato, non dipende da me. Talvolta, sacrifico una di voi per mettere a posto un creditore, è vero, ma, nelle mie condizioni non potrei fare altrimenti. Quindi, se non volete volare dalla finestra vi conviene accettare la situazione per quella che è, senza dar noia. Nessuna di voi prende materia per risanare un debito o per pagarmi una bottiglia di vino. Ognuna di voi vale cento, mille bottiglie, forse un’intera cantina del miglior champagne! Ma, non ora! Ora, siete quel che siete … come me.

Fossi stato astemio, vi avrei anche perdonato per questa vostra ritardata capacità di farvi apprezzare. Ma, uno che può contenere un’estensione di alcol vinilico, grande quanto il Mar Tirreno, deve per forza andare fuori dai gangheri nel vedersi circondato da opere che non procurano l’agiatezza necessaria per ciuccarsi a piacimento.

Pertanto, zitte! Mute! E non fatemi domande! Niente ma! Ho detto: zitte, maremma maiala! Ci manca solo che debba dar conto anche a voi! Siete dei “modigliani”, ricordatevelo e comportatevi da tali! Un giorno capirete. Chi vi acquista, oggi, per un pranzo, o una bevuta, domani vi venderà per molto, ma molto di più. Abbiate cura di voi, dunque, e… e non rompete i ‘oglioni, deh! A ognuno la sua arte e il suo destino! E il mio qual è? Davvero sono nato per morire di fame e di freddo in questo atelier? C’est pas possible! Ad ogni modo, non sono preoccupato. E rido, superiormente, di me!

Je m’en fiche! Non mi sono mai visto, io, come Don Pablo. El gordo. Picasso, il grande Picasso! Il cubismo! E che cos’è? Un’intenzione andata a buon fine per inscatolare la pittura? No, no, no! Si tratta di uno stile pittorico al servizio della pubblicità: ottimo per reclamizzare cubetti di crema, chocolat et champignons! Il cubismo! Ma che cos’è codesto cencio? Quando farò ritorno alla mia Livorno, dirò ai miei amici che Parigi è luminosa, abbagliante e pullula di movimenti per artisti in cerca di un’arte. Oh, per Bacco! Si direbbe che i poveracci, come me, non siano capaci di farsi trasportare dalle correnti alla moda che trascinano l’arte verso il mare aperto e favorevole della “grande” critica.

E cosa dovrei fare, seguire un corso d’acqua zuccherato? Fare un’arte mielosa? Io sono un artista in movimento, non di movimento! Io sono semplicemente, Amedeo Modigliani. La magnificenza è la mia unica dote e, come qualsiasi miserabile, saprò meritarmi questa ricchezza. Belle parole, belle parole… niente da eccepire. Eh, si, tirano su il morale. So darmi peso da solo, io. Non vado mica in giro a chieder conto su di me! Mi tratto così bene, io… povero me!”

(by oscar nicodemo)

 

TAG: arte italiana, centenario modigliani, Modigliani, Parigi
CAT: Arte

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