Bitalk 2019, i dialoghi di Bitonto. Intervista a Cosimo Damiano Damato

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5 Novembre 2019

Cinque giorni tra teatro, cinema, musica, arte, e letteratura per raccontare, commentare e riflettere su un periodo storico cruciale della storia del nostro Paese. E’ Bitalk, il festival “diffuso” che si è tenuto a Bitonto (Bari) dal 30 ottobre al 3 novembre con un programma di eventi – per la maggior parte gratuiti – e quest’anno dedicati al tema “dal ’68 agli anni di piombo”. Dalla contestazione studentesca allo sbarco sulla luna, dalla nascita del movimento femminista al dilagare della musica rock, dal culto di Che Guevara fino alla pop art consacrata dal genio di Andy Warhol, il decennio dal 1968 al 1978, rappresenta un’ondata rivoluzionaria e creativa che anche in Italia segna un cambiamento politico e sociale senza precedenti. Abbiamo intervistato Cosimo Damiano Damato direttore artistico del festival.

Perché Bitalk? E con questa domanda vorremo sapere tutto (!) sia sulle origini di questo Festival che sul nome che gli è stato dato, compreso il fatto che nel nome appare una piccola parola inglese che immagino voglia dire qualcosa (anche se alla cosa magari non avete mai pensato).

Tutto parte dalla follia. Inizialmente avevo proposto al produttore Paky Fanelli di realizzare un festival sulla pazzia. Quella follia necessaria al parto dell’arte in tutti i suoi linguaggi: poesia, pittura, musica, letteratura. L’idea mi girava in testa da tempo, in realtà me l’aveva suggerita Alda Merini, con la quale ho avuto uno scambio d’amorosi sensi poetici ( con il film Una donna sul palcoscenico portato a Venezia nel 2009). E subito dopo è diventato Bitalk cercando un’assonanza con Bitonto con l’intento di far arrivare il senso della parola, del dialogo, della conversazione. Il resto lo ha fatto la città che ospita il festival da tre anni. Bitonto conserva quella bellezza antica e saggia nella sua architettura. Bitalk è anche un esperanto, la necessità di dialogo, di raccontare storie, quindi c’è un elemento folk, popolare, aedico, narrativo.

La storia influenza arte e cultura, questo è il campo di indagine che fino dalla prima edizione vi siete dati. Quest’anno la lente di ingrandimento di Bitalk è stata puntata sul periodo 1968-1978, c’è qualcosa di particolare che avete scoperto?

Si, la prima edizione è stato un viaggio sulla follia nell’arte, nella musica, nella poesia. In particolare ricordo il recital con Morgan “Anche la follia merita i suoi applausi” e da quell’incontro è nata poi sia una amicizia che uno spettacolo teatrale dal titolo Poeti, una tenzone fra poesia e musica. La seconda edizione aveva come tema i Sud del mondo  con uno sguardo civile al Mediterraneo, l’abbraccio ai migranti ed i porti aperti. Commovente è stato il dialogo fra Erri De Luca e Mimmo Lucano. Con lo stesso Erri abbiamo anche portato in scena Se i delfini venissero in aiuto. Quest’anno in realtà abbiamo scoperto che i giovani del 68 non sono diversi da quelli di oggi, c’è la stessa voglia di sognare e combattere per la libertà, per i diritti. Questa edizione, come le altre, ha sempre uno sguardo civile, un tentativo di spalancare una finestra su un giardino che è lì davanti a noi. Parlare di rivoluzioni e degli anni ottanta è un modo di incontro generazionale, padri e figli che si raccontano e scoprono che le battaglie di allora sono le stesse di oggi.

 

In programma c’è stato anche un Raf che uno non si aspetterebbe: una produzione esclusiva per Bitalk, un omaggio al ‘68, alle rivoluzioni e all’icona del Che. Possiamo sapere qualcosa in più sullo spettacolo (aneddoti compresi)?

Ogni edizione si apre con un mio spettacolo inedito, pensato in esclusiva per il festival che ne racconti il senso del tema scelto. Erano anni che con Raf e Gabriella Labate volevamo realizzare un recital che ci vedesse insieme in scena, con loro condivido una grande amicizia e gli stessi valori profondi. Anzi devo confessare che se faccio questo lavoro di “ racconta-storia” lo devo a lui. Raf mi ha aiutato molto, siamo nati nella stessa città, Margherita di Savoia. Quando si nasce in un piccolo posto di mare si sogna subito di partire per quel mare. Quindi il suo esempio per me è stato fondamentale per affrontare il palco ed il mondo del cinema e della letteratura. Poi con gli anni siamo diventati amici, una amicizia pura, non legata all’appartenenza geografica, ma legata a quella di condividere la stessa poetica. La rivoluzione nell’anima rivela un Raf inedito ed una straordinaria Gabriella Labate. L’inedito Raf è il suo repertorio di perle segrete, non le hit pop ma le canzoni più civili che non perdono la sua poetica e ci fanno scoprire il suo lato più puro da cantautore. Con Gabriella abbiamo lavorato insieme all’adattamento dei testi, traducendo le poesie di Che Guevara, scegliendo i rivoluzionari di oggi come Greta Thumberg. E come in ogni mio spettacolo c’è sempre la grande lezione di Erri De Luca, altro mio amico e maestro, con il quale condivido vino, passeggiate e storie ( è uscito in questi giorni la graphic novel L’ora X- edito da Feltrinelli Comix scritto a quattro mani da Erri De Luca e Cosimo Damiano Damato con i disegni di Paolo Castaldi). Lo spettacolo nasce come data unica ed irripetibile ma dopo la prima ci sono tante richieste, ora vedremo, magari ci sarà qualche replica. Sul palco ci siamo divertiti e commossi ed il pubblico è stato generoso.

Ci sono stati anche gli Anni di Piombo in questa edizione di Bitalk, e la scelta di presentare un testo come ‘Il libro dell’incontro’ è particolarmente interessante. Il processo dialettico quanto può servire per la ricomposizione di fratture gravi e dolorose che riguardano la memoria collettiva di un intero paese?

Come racconto nello spettacolo, prendendo in prestito delle parole di Erri De Luca , quegli sono stati anni di rame, che conducevano energia. A me piace raccontare quegli anni come anni di coscienza civile, di un secondo sessantotto, ma più cosciente nella sua incoscienza. Spesso si confondono le bande armate con i movimenti politici extraparlamentari come Lotta Continua, che è stato un movimento di pensiero e di azione che metteva insieme  operai, contadini e studenti, si lottava per il diritto alla casa, per la riduzione degli orari di lavoro. Lotta Continua è stato anche un grande quotidiano, di denuncia aperta, che oggi manca.  Lei  fa riferimento invece al libro di Gherardo Colombo, uno degli ospiti del festival ( anni fa portammo al concerto del primo maggio lo spettacolo Freedom in cui raccontavamo la libertà). Colombo ha vissuto gli anni della P2, è stato lui a scoprire le carte, ha condotto Mani pulite, e da quando ha lasciato la magistratura da dodici anni va in “ missione” ovvero ogni giorno incontra studenti per insegnare loro la bellezza della Costituzione. Apprezzo di Gherardo la sua idea di superare il carcere, lavorare sull’umanità, sulla coscienza delle persone per migliorarle, un tema che prima o poi l’Italia dovrà affrontare seriamente.

Il tentativo sottotraccia di Bitalk sembra essere quello di voler contribuire a una rinascita collettiva di un paese come l’Italia, una terra in cui le forma di espressione artistica sono sempre state molteplici, facendo un bilancio di questi primi tre anni di evento, quanto è ancora distante l’obiettivo che vi siete dati?

Non amo i bilanci, ma posso dire che vedere il teatro pieno, le chiese, i monumenti aperti alla città, vedere giovani appassionati che hanno fame di cultura, padri e figli mano nella mano che partecipano agli eventi mi rende felice, c’è ancora una purezza che dobbiamo continuare a far crescere. E’ quel riscatto civile di cui il Sud ha bisogno. Ne abbiamo parlato l’altro ieri in un dialogo bellissimo con Pupi Avati raccontando di come dalle sconfitte nascono le imprese più straordinarie. L’importanza della cultura contadina come prima educazione sentimentale e di vita. E quella stessa cultura contadina è la forza anche delle città come Bitonto. Ecco il Sud è quella sconfitta passata che si sta riscattando. L’anno prossimo mi piacerebbe coinvolgere di più gli studenti, non solo come pubblico ma come energia creativa attiva. Devo aggiungere che un grande lavoro lo svolge la Fanfara con un gruppo di professionisti giovanissimi.


Riferimenti web dell’evento

Pagina Facebook https://www.facebook.com/bitalkfestival/

Profilo Instagram https://www.instagram.com/bitalksud/?hl=en

TAG: 1968, 1978, anni di piombo, arte, Bari, Beat generation, bitonto, contestazione, Cultura, eventi, Festival, Puglia, Raf
CAT: Arte, Eventi

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