“Da sola”: un’intervista all’artista Percy Bertolini

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17 Maggio 2022

Un percorso visionario, a metà strada fra fumetto, street art, danza, illustrazione, narrativa e poesia, in cui temi urgenti del presente trovano il loro spazio espressivo in una distopia tagliente, ambientata in una città dalle architetture brutaliste, in cui le relazioni sembrano disperse.

Indefinibile con un solo genere, “Da sola” edito Diabolo, ultima opera di Percy Bertolini, street artist, fumettista e pittorə, racconta la storia di un essere senza sesso e dall’identità polimorfica, perseguitato per la sua diversità, percepita e trattata come una malattia, una minaccia sociale. In un mondo in cui la norma è la via per la realizzazione, questa figura ibrida, fuggita a un ricovero coatto, si aggira per le strade avvolta dalla sua tuta di acetato – nuovo mantello dell’invisibilità – cercando di difendere la propria individualità. Da sola, in un contesto ostile, esprimerà con la danza tutto il portato di un’esperienza che è esistenziale e politica, personale e sociale. La commistione di linguaggi, che racconta un percorso di studio e di approfondimento multidisciplinare da parte dell’artista, trasforma la lettura in esperienza multisensoriale. Le coreografie di Nijinsky, vero e proprio “mostro sacro” della danza, l’utilizzo del colore, sapientemente mescolato con il bianco e nero per far risaltare ancora di più, nel contrasto, segno e movimento, le parole, essenziali e limate, producono nel lettore una sensazione di viaggio verso l’altrove, lontano dallo spazio e dal tempo nel quale si sta consumando la lettura.

Abbiamo parlato di questo lavoro con l’autorə, che sarà presente alla prima edizione del festival L.S.D, che si terrà a Fidenza il 28 maggio (con un’anteprima il 26 maggio)

 

 

Di fronte a un lavoro così complesso e articolato, a tratti indefinibile utilizzando i canoni tradizionali, la prima domanda che sorge è: da dove nasce?

La mescolanza di stili che racconta “Da sola” nasce dal mio percorso artistico, che è stato da sempre molto eterogeneo e basato sulla ricerca. Ho iniziato come pittorə, studiando pittura contemporanea, una disciplina che ti porta ad attingere da tutti “vasi” dell’arte: performance, installazione, street art. La base del mio modo di pensare, di tradurre il pensiero in forma è quello di artista visivo contemporaneo, post Bauhaus. Credo che i vasi dell’arte siano comunicati e che non sia possibile lavorare per compartimeti stagni. Il mio secondo passaggio formativo è stato quello della street art, dei murales. Formandomi sui muri il mio approccio è stato legato ai grandissimi formati, che sono il contrario della miniatura, necessaria invece per il fumetto. Ecco i fumetti sono l’elemento che mi segue fin dall’infanzia. Alle elementari li realizzavo su fogli da fotocopiatrice, li rilegavo da sola, li davo ai compagni in lettura. Il mio percorso è quindi una costellazione di puntini che si sono uniti. Il libro poi è una forma di elaborazione anche di questo percorso: parla di questo personaggio che è diverso anche perché è un artista. Dentro questo libro sono citate tantissime opere pittoriche, come se fosse anche una storia della mia ricerca, della mia maturazione creativa.

Il tema del racconto è la ricerca di uno spazio per esprimere la propria identià, al di fuori delle violenze imposte da una società che non è disposta ad accettare l’indefinibile…

Il personaggio in questo è chiaramente centrale: non è definibile per genere né per specie (è umano? Non è umano?). Si esprime attraverso il corpo, la danza, il rapporto fisico con il contesto…Può essere tante cose in una.

Anche il titolo indica una precisa strada: da sola, senza compagni, isolata dal mondo delle relazioni. Allo stesso tempo la sensazione che il lettore prova non è quella di una solitudine subita…

Il titolo è mio, non è stata una sola scelta editoriale. Sono stata indecisa per molto tempo se utilizzarne un altro. Avevo pensato ad Assurda, Strana, ma sempre puntando a darne a questi termini una connotazione positiva, risingificandoli. Siamo abituati a pensare alla solitudine come qualcosa di profondamente negativo, ma la solitudine è tante cose, anche luce non solo tristezza. Noi viviamo la solitudine come esclusione sociale, “da sola contro il mondo”, ma non sempre la solitudine è subita, a volte è scelta, perché essenziale. Non sono solo gli altri ad escluderti, ma sei anche tu che decidi di escluderti, fuori da un mondo costruito su regole violente, sessiste, binarie. Volevo raccontare anche lo spazio di chi sceglie di stare in un mondo altro, sovrapposto, vivendo quella solitudine essenziale alla poesia, all’arte. Per creare bisogna anche stare soli: è lì che emerge la tua voce, quello che crei. Ho giocto con forma del titolo, font, colori, di modo che si capisse che la solitudine è tante cose. Allo stesso tempo la solitudine è anche importante per trasmettere il senso di fatica. Chi è da solo fatica di più…

Questo libro riflette anche un alto grado di impegno sociale. Come metti in relazione questo impegno con la tua arte?

Oltre ad essere artistə sono anche attivista transfemminista da tanti anni. La mia maturazione e consapevolezza politica sono andate di pari passo alla maturazione artistica. Non sono per me due cose distinte. Non ho mai pensato di realizzare un istant book su un tema “che va adesso”. “Da sola” è un lavoro maturato nel tempo. Dentro c’è tutta la mia consapevolezza politica, ma allo stesso tempo non è e non vuole essere una bandiera. È più un’opera d’arte, mentre l’arte poltica è molto didascalica spesso. Qui è tutto legato invece.

Nonostante si tratti di un’opera complessa, “Da sola” ha circolato molto e non solo nei circuiti tradizionali (e un po’ elitari) della critica d’arte e letteraria. La sua circolazione “pop” che senso ha secondo te?

Credo sia un segno di quello che è stato, quello che hanno fatto altri prima di noi, e di quello che stiamo facendo noi ora. Le cose stanno cambiando, anche nella ricezione delle opere artistiche. Nascono autori e autrici che portano punti di vista che fin ora non erano potuti emergere. E questo approccio era proprio quello che volevo. Uno dei miei desideri principali era appunto quello di essere capito, come accade a molti artisti. Quindi il fatto che ci sia stata una ricezione non elitaria mi permette di uscire dalla frustrazione del circolo chiuso. Il fumetto è un buon tramite, mi aiuta a dire le tante cose che ho da dire. Per certi versi, a volte, è pure troppo poco…

 

L.S.D. Festival è un progetto a cura di Annalisa Zilioli, Manuela Copercini, Alessandra Testi, Simona Cini, Fabrizio Cesario, in collaborazione con Ass. L.O.C. libera officina culturale, realizzato con il sostegno del Comune di Fidenza e il contributo di Socoplus, GasSales, Europool, Lineasicurezza, Marusi s.r.l., Emc2 Onlus, Elettrimont srl, Ottica Angela.

L.S.D. è un viaggio che dura un giorno fatto di tante destinazioni individuali e di sentieri condivisi, frutto di sguardi differenti che mescoleranno i propri passi attraverso immagini, musica e storie. Vorremmo che L.S.D. fosse per tutte e tutti coloro che parteciperanno un’esplosione di creatività e curiosità, un’esperienza e una scoperta emozionanti, un’immersione nell’arte, nelle sue diverse forme, nello spazio unico della fruizione condivisa”.

TAG: arte, Da sola, Fidenza, fumetto, LSD festival, Percy Bertolini
CAT: Arte, Fumetti

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