Nei tuoi occhi vive l’anima mia
Gli occhi nell’amore sono decisivi: lo sguardo accarezza, trasmette passione, fa parlare il cuore.
Lo sguardo è tatto, perché tocca anche senza sfiorare.
Si sente l’altra in sé; diventa il centro esclusivo dell’esistenza.
Ti tocco con lo sguardo, ti parlo, ascolto, desidero le tue labbra sulle mie.
Ti porto lontana con me, anche se sei lì, andremo via ad esplorare le rotte del mondo.
C’è l’esperienza dell’incanto originario, della magia ancestrale e straordinaria che sconvolge ogni pregressa intesa. L’incrocio degli sguardi abita e scongiura la notte. È l’incipit di ogni storia d’amore. Non lo puoi bloccare, recintare: ne segna l’irriducibile inizio, senza sapere come finirà.
L’ambizione dell’occhio non è quella di cercarne altri, ma di rinvenire uno sguardo, che supera la distanza, la lontananza e ci avvolge, senza che ce ne accorgiamo, perché ci prende e ci avviluppa nella totalità assoluta.
La visione si fa tatto, il rapporto con l’altro decostruisce il movimento, lo assottiglia: non c’è differenza tra prossimità e distanza, scompare la presunta dualità, la separazione netta.
Pur se siamo lontani, con gli occhi siamo vicini.
Quando lentamente chi è osservato solleva gli occhi, nasce l’incontro suggellato da un sorriso, da un accenno di adesione che rompe un pudore inconfessato, squarcia il velo disfatto che ottunde e copre Cupido: scocca il dardo dalla faretra dell’amore. Sorge una complicità inaspettata. Con il mio sguardo come se ti toccassi con un dito.
Gli occhi fuggitivi sono quelli degli amanti che si incontrano per caso.
Dentro i suoi occhi, che sono cielo, cova un uragano, la dolcezza che incanta.
Gli occhi sono come miracolosi: il battito di palpebre annuncia un vento nuovo, che suscita la forte e violenta emozione di una donazione per me, una cura inaspettata.
Perché gli occhi sono come le mani che spogliano il corpo dell’altra, lo sguardo si espande sulla sua pelle, senza che sia mai lambita. Lui la vorrebbe fagocitare, riempire di baci: possedere.
L’immaginazione corre, il sogno ha un suo tronco, ove appoggiare le novelle foglie e rami senza nodi.
Il tuo sguardo rompe la notte plumbea e giunge come una brezza che manda un fremito per l’acqua increspata e corre via all’ombrosa sponda.
Mi risvegliai sotto la luna… e la vidi. La vidi come mi guardava, con quegli occhi un poco obliqui, occhi fermi, trasparenti, grandi dentro. Io non lo seppi allora, non lo sapevo l’indomani, ma ero già cosa sua, preso nel cerchio dei suoi occhi.
Gli occhi “ragionano”, anche senza parlare. Lì ci trovi il sentimento, sono come i sospiri, sono seta fine, sono neri corallini.
Forse perché sono la luce del cuore del poeta.
Lo sguardo nell’amore annuncia una nuova aurora: come la nascita di un bimbo, che con i suoi occhi vuole la vita.
Hai spalancato i tuoi occhi, grandi come conchiglie, che hanno dentro il mare azzurro e mi hai cercato con le mani per un intreccio voluto. Mi hai rappreso con il tuo sguardo acuto, come se avessi voluto sciogliere gli ormeggi della nave dell’amore, che mi porta ad ascoltare il canto melodioso delle Sirene.
I nostri occhi già si dicevano tutto, disegnavano trame di incontro, adunavano pensieri sparsi, tratteggiavano rotte per l’alto mare aperto: erano calate le stelle.
I nostri occhi hanno ricevuto uno spettacolo di bellezza e di gioia e le palpebre dovrebbero suggellarsi, come le chiuse e le mandate di uno scrigno: perché nei tuoi occhi vive l’anima mia.
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