Tradite dall’Occidente
Le donne afgane. Bel problema per la coscienza dell’Occidente.
Ultimamente le restrizioni che i talebani, tutti rigorosamente maschi e fanatici, interpreti illetterati del Corano, che per carità, non è proprio un libro femminista, sono queste: le donne, senza avere un solo millimetro di pelle scoperta, non possono parlare, cantare, studiare, lavorare, nemmeno far sport e ginnastica, non possono far nulla. Solo le schiave dei loro uomini. Per legge.
Questo non era più così finché erano rimaste le truppe occidentali, che in qualche modo stavano garantendo la lenta modernizzazione del paese, che chiamarla modernizzazione era comunque un eufemismo.
I passi indietro verso una società oscura, patriarcale (questa sì, patriarcale vera), disumana, dove la realtà ha un diametro di pochi e invalicabili centimetri, sono stati possibili grazie all’accordo sciagurato che quell’ipocrita di Donald Trump ha fatto coi capi talebani per voltare le spalle a quel paese che l’Occidente aveva comunque invaso, illudendolo di un futuro possibile ma che avrebbe dovuto essere assimilato profondamente e col tempo. Cosa ci si poteva aspettare da Trump, per il quale la dignità della donna è qualcosa di completamente estraneo al suo cervello, inconcepibile? America first e bona l’è. Il resto può anche diventare rovina. Criminale.
L’esportazione della democrazia, così cara a G. W. Bush, un altro mancamentato delle fila repubblicane, è una cosa assai complessa, non è una decalcomania che si appiccica come e dove si vuole, pensando che venga accolta e basta. In un paese così antico come l’Afghanistan, dove le culture sono radicate e profonde, dove l’islam è l’unica fonte di sapere e quindi la sua visione dogmatica della realtà è l’unica possibile, o si agisce, appunto, nel profondo e nel tempo o non si ha scampo.
Le donne l’avevano accolta a braccia aperte, quell’idea di democrazia, ma se non si elimina la causa dell’oscurantismo, quello tende a tornare rapidamente e cogli interessi, perché parla la lingua della prevaricazione e delle armi.
La disperazione di uomini e donne, al partire degli ultimi aerei da Kabul, era tale che dei poveracci, quelli che lavoravano insieme agli occidentali, che avevano annusato il profumo della democrazia, che non erano riusciti a prendere gli ultimi posti, si aggrappavano ai carrelli degli apparecchi, sperando di fuggire dall’inferno, perché sapevano che inferno erano i talebani, sapevano che non avrebbero rispettato i patti. Preferivano cadere nel vuoto dall’alto e finire così. Agghiaccianti quelle immagini. Né cercare di fuggire nei paesi vicini avrebbe poi migliorato di tanto le cose, soprattutto per le donne.
Si potrebbe obiettare che anche l’Occidente parlava attraverso le armi. Verissimo, ma quali sono le rivoluzioni che si fanno senza armi, rivoluzione dei garofani a parte? E, comunque, anche per i garofani, la successione a Salazar fu attuata da un gruppo di forze armate progressiste e dissenzienti. Sempre armate, però. E, ad ogni modo, il Portogallo si trovava in Europa Occidentale (pre-caduta del muro di Berlino), dove ormai c’erano solo democrazie o monarchie costituzionali, Vaticano a parte. Solo la dittatura di Francisco Franco, i vicini di casa, avrebbe resistito fino a un anno dopo, quando il Caudillo morì.
In Afghanistan le cose stanno diversamente.
Ovviamente le donne sono le più penalizzate dall’islam, l’uomo può fare ciò che vuole, può avere le mogli che vuole, le schiave che vuole, le odalische che vuole. Le donne non possono avere nulla. Nulla. Possono solamente servire gli uomini. Non devono nemmeno farsi vedere. Gli imbecilli dicono che sono contente così, certo, come no.
Noi, in Occidente, non possiamo nemmeno immaginare tutto questo o forse sì, se solamente facciamo uno sforzo di cambiare prospettiva e rinchiuderci in una stanza senza poter uscire, senza poter parlare, senza poter comunicare col mondo, senza potersi esprimere.
Le donne afgane non hanno molta scelta se vogliono uscire da questo stato di prigionia.
O qualcuno da fuori le aiuta, e, ovviamente, aiutarle significa usare le armi, o, se vogliono farlo da sole, dovranno letteralmente sgozzare da sé gli uomini che le obbligano a questo stato di sudditanza totale. Non ci sono vie pacifiche, perché è impossibile ragionare coi fanatici religiosi, come sono i talebani. Ma poi è impossibile perché la legge, che è quella islamica, non prevede minimamente un’alternativa, chi si ribella è colpevole e può essere punito colle frustate o colla morte. Non esiste alternativa. La stessa cosa che succedeva in Europa quando la Chiesa dettava legge, o si era credenti o si era eretici, e quindi passibili di pena di morte o di prigionia, dopo adeguate torture per ottenere l’abiura, naturalmente, giusto per l’etichetta.
È inutile dire che Gandhi riuscì nella sua rivoluzione pacifica mobilitando masse enormi di gente, era un’altra situazione, era un altro contesto, c’erano più religioni di mezzo e c’era anche un nuovo assetto da dare a una nazione che si stava liberando del giogo coloniale. E il Satyagraha era assai diverso dal Corano.
In Afghanistan non può esserci una soluzione pacifica, così come non può esserci in Iran, perché gli uomini che comandano e che decidono della vita di tutti, uomini, donne, bambini, sono dei fanatici religiosi che perpetuano il loro potere col lavaggio del cervello delle scuole coraniche. Il concetto di laicità che abbiamo in Occidente per gli islamici sarebbe un’eresia.
Ed è anche inutile dire che ci vogliono le proteste popolari. Noi possiamo permetterci le proteste popolari perché viviamo in una democrazia, e anche qui ci sono personaggi orrendi del nostro governo che vorrebbero pure precettare le persone che protestano, negando il diritto al dissenso. Abbiamo assistito a manganellate fuori luogo ultimamente ed è un segnale di pericolo. Lì non possono protestare se non rischiando un autentico bagno di sangue, senza ottenere alcunché.
L’unica possibilità per le donne afgane è quella: armarsi colla scimitarra e trafiggere i talebani, tutti, senza lasciarne nemmeno uno, prendere il potere e difenderlo, sempre colle armi e liberarsi del Corano. Ma, attorniate come sono da altri paesi islamici e fondamentalisti come Pakistan e Iran, glielo lascerebbero mai fare, questi ultimi, o interverrebbero per punire le scellerate perché potrebbero servire da esempio per le loro donne, ugualmente sottomesse ma non fino a quel punto?
Si può obiettare che ogni paese deve avere il proprio percorso verso la libertà, valore che, per un occidentale, è la base della propria esistenza. Per ottenere la libertà, a Parigi, furono tagliate tante teste e il cammino verso la vera libertà fu costellato da eccessi e da travisamenti della stessa, conducendo al dispotismo napoleonico. Ma dopo tanti anni, in qualche modo, si raggiunse, e ancora s’interrogano, i francesi, se quella che stanno attualmente vivendo sia una vera libertà e di come difenderla da attacchi islamici fondamentalisti con rastrellamenti di innocenti tipo Bataclan, Charlie Hebdo, lungomari di Nizza e tante altre cose.
E, per liberarsi dei fascisti e dei nazisti, donne e uomini di valore hanno militato nella Resistenza, presa di mira dai neofascisti di oggi, che vorrebbero cancellarla dalla memoria per rivalutare il periodo di oscurantismo che l’Italia e l’Europa hanno passato nella prima metà del secolo scorso. E questi filofascisti che abbiamo oggi in Parlamento questo vorrebbero fare, contnuando a blaterare che Mussolini è stato un grande statista, ignoranti della Storia e della vita. E irrispettosi delle vittime e dello sfacelo provocati dal fascismo.
Tornando alle donne afgane, di cui sappiamo così poco, non resta loro molto altro da fare. È deprimente pensare che per conquistare la libertà sia necessario ricorrere alla violenza ma l’oscurantismo non fa che produrre violenza senza sosta e s’inventa sempre nuove repressioni, una più crudele dell’altra.
Mi attirerò le ire dei pacifisti a oltranza ma vorrei spiegato, allora, quali altri rimedi propongano perché una soluzione bisogna trovarla. L’ipocrisia di un’O.N.U inefficiente, di certo, non è la soluzione ed è ributtante.
Un commento
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Complimenti Massimo, ottimo articolo. Purtroppo le varie risoluzioni ONU se non accompagnate da fatti concreti lasciano il tempo che trovano