I Parlamentari tedeschi parlano ufficialmente di “Genocidio degli Armeni”

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27 Maggio 2016

Malgrado le continue proteste della Turchia di Erdoğan, e dopo mesi di discussioni, i tre maggiori partiti tedeschi scrivono una risoluzione che cita apertamente il “genocidio” degli armeni. Una presa di posizione in controtendenza con le ultime settimane, in cui la politica tedesca pareva disposta a tutto pur di non innervosire il Sultano.
Ma, ora, con l’accordo sui migranti sempre meno solido, le pretese del Presidente Erdoğan stanno perdendo la loro efficacia.

La risoluzione verrà presentata giovedì 2 giugno al Bundestag, ed è stata preparata dai parlamentari di Grünen (Verdi), SPD e CDU. Il titolo del documento è inequivocabile: “Ricordo e commemorazione del genocidio degli armeni e di altre minoranze cristiane negli anni 1915 e 1916” (“Erinnerung und Gedenken an den Völkermord an den Armeniern und anderen christlichen Minderheiten in den Jahren 1915 und 1916“).

Da qualche tempo il governo turco tentava di contrastare la presentazione del testo. Pochi giorni fa, il portavoce di Erdoğan ha di nuovo dichiarato che la risoluzione sarebbe un “uso politico” di un fatto storico presentato “senza portare prove”.
Quella della negazione del genocidio degli armeni da parte della Turchia è una storia lunga. A oggi sono 21 gli stati nazionali che hanno ufficialmente definito “genocidio” l’espulsione forzata degli armeni dall’Anatolia, perpetrata dall’Impero Ottomano tra il 1915 e il 1916. A causa dei massacri e durante le tristemente celebri “marce della morte” morirono 1,5 milioni di armeni (uomini, donne e bambini).
Tra i 21 stati che hanno dato un riconoscimento ufficiale alla natura genocida di quelle persecuzioni compare anche l’Italia, ma non c’è la Germania.
In Turchia, invece, sono previsti fino a 3 anni di carcere per chiunque dichiari pubblicamente l’esistenza di un “genocidio degli armeni”. Un tema, quello della negazione, che sembra stare molto a cuore al governo Erdoğan, particolarmente attivo nelle proteste diplomatiche in giro per il mondo.
Nell’aprile 2015 è stato lo stesso Papa Francesco a far scatenare la rabbia del governo turco, dopo aver definito quello armeno il “primo genocidio del XX secolo”. Una dichiarazione, quella del Pontefice, che aveva fatto decidere alla Turchia di ritirare temporaneamente il proprio ambasciatore dalla Santa Sede.

La risoluzione tedesca del prossimo 2 giugno è stata proposta inizialmente dai Grünen e, secondo quanto riporta lo Spiegel, il testo cita almeno 4 volte il termine “genocidio”. Solo tre mesi fa, in febbraio, erano stati proprio i Grünen a frenare la presentazione di un primo documento. Lo stop aveva il solo e palese scopo di non danneggiare quelle che erano, allora, le strette trattative tra UE e Turchia sul tema della cosiddetta crisi dei migranti. In verità, è più di un anno che i vari partiti tentennano sulla questione armena, bloccandosi più volte di fronte alle esigenze della politica estera e dei rapporti diplomatici tedeschi.
Adesso la risoluzione arriva in Parlamento ancora più forte di prima, vista la citazione del “genocidio” direttamente nel titolo e considerando la partecipazione dei due partiti di governo.

“Non ci facciamo ricattare da un despota come Erdogan” ha dichiarato, due settimane fa, Cem Özdemir, leader dei Verdi e cittadino tedesco con genitori turchi.
Un anno fa, invece, era stato addirittura il Presidente della Repubblica Joachim Gauck a parlare apertamente di “genocidio degli armeni” in un discorso ufficiale.

Contro posizioni come quella di Özdemir e Gauck non si sono espresse solo le istituzioni turche. Diverse sono le proteste interne alla Germania, tramite gruppi della comunità turca tedesca. Organizzazioni tedesche come la turco-islamica Ditib e associazioni come l’UETD (formazione dei “Turchi Europei”, vicina all’AKP di Erdogan) sostengono che chiamare “genocidio” quello degli armeni andrà a deteriorare i rapporti tra le comunità turco-tedesche e il resto della Germania. Comunità turco-tedesche che, complessivamente, contano circa 3 milioni di persone.

La risoluzione di giovedì potrà, quindi, avere conseguenze diplomatiche, politiche e sociali.
A queste vanno aggiunte le fondamentali conseguenze simboliche. La storia particolare della Germania rende qualsiasi discussione sul tema del genocidio particolarmente delicata. Gli stessi sostenitori di un ridimensionamento del massacro degli armeni utilizzano spesso, come tesi a proprio favore, quella che sarebbe l’incomparabilità del genocidio degli armeni con le dimensioni e la pianificazione dello sterminio perpetrato dal Terzo Reich contro gli ebrei.
Il fatto che proprio nel Bundestag tedesco si parli ufficialmente di “genocidio” diventa quindi un passaggio di particolare importanza, visto che viene dichiarato da istituzioni democratiche nate sulle terribili macerie della colpa nazionalsocialista, in un paese che ha sempre voluto elaborare il proprio passato con instancabile disciplina.

In quanto al dibattito storico sul massacro degli armeni, i parlamentari tedeschi hanno voluto definirne i risultati più importanti, citandoli anche all’interno della stessa risoluzione. Infatti, nel testo della risoluzione si può leggere che il termine “genocidio” sia giustificato dagli studi e dalle conclusioni di “numerosi storici indipendenti”, che hanno più volte analizzato e dimostrato l’innegabile natura del massacro delle minoranze armene e cristiane sotto il potere ottomano.

Bambini armeni in un campo profughi di Aleppo - Armenian Genocide Museum-Institute collection

Bambini armeni in un campo profughi di Aleppo – Armenian Genocide Museum-Institute collection

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immagine iniziale: Armeni raggruppati in una piazza prima della deportazione (fonte originale: “Ravished Armenia: The Story of Aurora Mardiganian, the Christian Girl who Lived Through the Great Massacres”)

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CAT: Asia, Geopolitica

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