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Le famiglie erodono i risparmi, e si impoveriscono

di Mattia Granata
4 Agosto 2022

L’impatto economico della pandemia, lo si è notato già in corso d’opera, era quanto mai “asimmetrico”. Alcuni settori chiudevano forzatamente, altri proseguivano pur se tra mille difficoltà, alcune imprese andavano in crisi, altre addirittura crescevano.
Questo è avvenuto anche per i bilanci delle famiglie italiane: da un lato vi era chi accumulava risparmi imprevisti, dall’altro lato chi si impoveriva e si precarizzava ulteriormente.
Questo fatto, in questa fase inflativa e di costi in costante aumento, va tenuto in grande conto. Ora tutti, infatti, comprese le istituzioni, stanno facendo conto sul primo aspetto per attraversare la tempesta. Ma occorre ricordarsi soprattutto del secondo che cela strati di popolazione che, già colpiti più duramente dall’emergenza sanitaria, ora stanno scontando anche una nuova emergenza economica e ne subiscono l’incertezza.
Il “tesoretto” di risparmio accumulato durante la pandemia dalle famiglie, specialmente in forma liquida, sta rappresentando una fondamentale “garanzia psicologica” che potrà favorire la tenuta dei consumi, o diminuirne la caduta con i rischi di pericolosi avvitamenti.
Questo avverrà assumendo un’inflazione in discesa nel corso del 2023, e si accompagnerà in ogni caso a una progressiva perdita del potere di acquisto; il fattore tempo, quindi, è quanto mai fondamentale e c’è da augurarsi che le previsioni in circolazione siano attendibili.
Nondimeno, occorre considerare che il risparmio aggiuntivo della pandemia è stato accumulato prevalentemente dalle famiglie a reddito medio e alto, con lavoro stabile e a fronte della temporanea diminuzione di spese famigliari “accessorie”. Questo effetto benefico quindi, difficilmente coinvolgerà i lavoratori dipendenti a basso reddito, o le fasce di precariato duramente colpite durante l’emergenza pandemica; su di essi ricadranno, di conseguenza, le maggiori difficoltà dei mesi prossimi.
Nello studio “La liquidità accumulata come riserva per fronteggiare l’inflazione”, AreaStudi Legacoop e Prometeia, hanno per l’appunto ricostruito gli andamenti della propensione al risparmio (in parallelo con una riduzione di quella al consumo), con un quasi raddoppio dei flussi nel 2020 rispetto alle medie degli anni precedenti protratta poi ancora durante il 2021, e pure nei primi mesi del ‘22. Un comportamento determinato non solo dall’impossibilità di fruire di molti beni e servizi per via delle chiusure, ma anche perché le famiglie, spaventate dall’eccezionalità della situazione, accantonavano di più a fini precauzionali, favorite anche dalle misure a sostegno di famiglie, imprese e occupazione.
Dietro al dato aggregato, tuttavia, si nascondono le differenze molto consistenti tra tipologie di famiglie, specialmente con riferimento alla classe di reddito. Le famiglie appartenenti ai primi decili non sono riuscite a risparmiare dovendo destinare una quota maggiore del reddito a spese «obbligate» (casa, trasporti, alimentari), e meno alle spese per turismo e intrattenimento, le più limitate durante i due anni di pandemia.
E sono proprio queste ultime a subire gli effetti più pesanti di un’inflazione che oramai ha raggiunto i consumi alimentari. Sono questi segmenti a basso reddito che stanno sperimentando una fortissima decurtazione del reddito reale, se si considera che un’inflazione dell’8% per un anno intero equivarrebbe alla perdita di potere d’acquisto di una mensilità.
È evidente, quindi, che i rischi sociali di questa fase convulsa sono altissimi, e nelle condizioni italiane occorrono politiche di protezione sociale eccezionali. Anche prendendo per buone le previsioni di un rientro progressivo dell’inflazione, infatti, già sappiamo che questo autunno sarà durissimo, con rincari di energia e generi primari da anni ’80.
Nel mezzo della “campagna elettorale più pazza di sempre”, quindi, occorre evidenziare con una certa forza che le misure fiscali volte a contrastare l’inflazione, in un contesto di risorse limitate, oltre a essere fondamentali devono essere mirate alle fasce più povere della popolazione e non distribuite a pioggia.

Economia
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