Consumi
Tre anni di abusi nel mercato dell’energia. Quale rimedio?
Dal 2022 ad oggi il mercato del Gas e dell’Energia ha esibito rincari senza precedenti. Alle “ragionevoli” cause che sono all’origine del fenomeno, si sono aggiunti comportamenti impropri da parte degli operatori locali, accertate dall’autorità. Vediamo quali e quali rimedi …
Nel 2022 il costo dell’energia schizza alle stelle per le difficoltà di approvvigionamento innescate prima dal Covid e poi dalla guerra Ucraina. Diversi operatori aumentano i prezzi applicati in bolletta con modalità irregolari. Solo nel novembre 2023, AGCM (Autorita’ Garante della Concorrenza e del Mercato) commina sanzioni per un totale di oltre 15 milioni di euro a queste società, applicando per la prima volta il massimo edittale. [i]
A partire dall’inizio del 2023, in una fase ormai di normalizzazione del prezzo all’ingrosso, gli utenti delle forniture di luce e gas, aderenti al mercato libero con clausola “prezzo fisso”, hanno osservato ancora eclatanti impennate nel valore delle fatture ricevute. Gli aumenti sono connessi ad aggiornamenti delle condizioni economiche in scadenza, applicati dai fornitori alla “componente materia” energetica. Il nuovo fenomeno speculativo è divenuto pubblico solo a fine 2023 quando la quantità delle segnalazioni alle Associazioni di consumo è divenuta consistente (ed il fenomeno è entrato nelle cronache col titolo “Bollette impazzite”). Nella maggior parte dei casi gli utenti hanno dichiarato di non aver ricevuto alcuna comunicazione preventiva, benchè obbligatoria. A luglio ’24 le Associazioni hanno annunciato una class action non avendo ottenuto soddisfacente risposta nelle negoziazioni aperte coi fornitori. Il fenomeno quindi è riconducibile a comportamenti non trasparenti (“subdoli” ) da parte dei fornitori.
Nel periodo maggio-settembre 2024, ulteriori ed analoghi comportamenti sono segnalati e nel marzo 2025 AGCM apre una nuova inchiesta.[ii]
A titolo esemplificativo riportiamo un grafico che mette a confronto il prezzo all’ingrosso del gas (PSV, linea verde, visibilmente in discesa) con i prezzi in rialzo della “Materia Gas”, applicati a 3 utenti.
E’ facile osservare che al momento della variazione il prezzo applicato agli utenti (3 €/Smc) è tra 4 e 7 volte superiore al valore del PSV (prezzo all’ingrosso del GAS) e che nello sviluppo della fornitura arriva ad essere 10 volte superiore al PSV (che da marzo ’23 a marzo ‘24 oscilla tra 0,50 e 0,30 €/Smc).
Il prezzo indicizzato normalmente applicato nel mercato retail è mediamente PSV + 0,10 € / Smc. Un lettore competente può obiettare che il “prezzo fisso” è costruito sul prezzo forward del mercato a termine. Ebbene questo prezzo è documentato -anche storicamente- dal GME che a gennaio 2023 proiettava per i 12 mesi seguenti un valore medio di 0,67 €/Smc.[iii]
E’ pertanto conclamata ed oggettivamente rilevabile la sproporzione tra il valore di mercato dell’energia (e persino del valore futuro atteso) ed il prezzo praticato dai fornitori, attraverso modifiche contrattuali, come detto non sempre notificate.[iv]
E’ difficile dire qual è la vera dimensione di questi fenomeni e il relativo valore economico, poiché non tutti gli utenti vittime di queste vessazioni reagiscono. Tuttavia il bilancio 2023 del principale fornitore di servizi energetici del paese (che copre circa il 50% del mercato domestico elettrico e il 25% di quello del gas) dichiara che “l’incremento del margine operativo lordo ordinario nel 2023 del business integrato, pari a 2.627 milioni di euro, è riconducibile prevalentemente al miglioramento dei margini sul mercato libero, soprattutto in Italia e Spagna, in un contesto di progressiva normalizzazione del settore energetico” [v] . Il fornitore conferma quindi di aver lucrato in modo straordinario grazie ad un aumento sui margini realizzati nel Mercato Libero quando i prezzi della materia scendevano. Per quanto il danno arrecato ai singoli utenti sia quantificabile in valori compresi tra i 100 e 2.000 euro, la quantità totale delle risorse sottratte alla comunità è significativa. Per aiutare a capire la dimensione economica della situazione descritta, ricordiamo che i “Bonus Luce e Gas” stanziati dal governo nel 2023 ammontano a circa 2.140 milioni di euro, cioè una quota un po’ inferiore all’incremento del margine operativo dichiarato dal suddetto fornitore.
Gli effetti perversi del comportamento tenuto dai fornitori sono essenzialmente tre :
- Per gli utenti in disagio economico si realizza lo stato di indebitamento, come osservato per esempio dai Centri di Ascolto Caritas
- Per tutti gli altri si verifica una distrazione di risorse che potrebbero e dovrebbero essere utilizzate per azioni volte a favorire la transizione ecologica
- Per tutto il mercato si acuisce la perdita di fiducia nelle compagnie energetiche che operano nel comparto del cosiddetto Mercato Libero.
E comunque i problemi si sono aggravati. Nel 2024 è iniziata l’eutanasia del Servizio di Maggior Tutela, un servizio importante anche se residuale (circa 7 su 30 milioni di utenti al 30/6/24, data di termine del servizio ). L’evento ha scatenato gli appetiti meno etici del mercato per accaparrare nuovi clienti. Il teleselling è esploso e solo oggi ad un anno di distanza cominciamo a conoscere e capire le sue dinamiche distorsive, i danni, gli illeciti … non ancora contenuti e, a parere di chi scrive, incontenibili nel quadro della normativa e del codice di condotta vigenti.
Avremo la fotografia completa del mercato 2025 solo l’anno prossimo. I dati su cui riflettere comunque non mancano già oggi.
- Questa settimana AGCM ha comunicato sanzioni per 5 M€ a Enel che proprio ieri ha annunciato 007 milioni di utile netto (+9,7% ). Le Associazioni commentano che il valore delle sanzioni è risibile rispetto i benefici finanziari portati agli operatori dagli illeciti perpetuati ai danni degli utenti.
- A febbraio la relazione di ARERA sul mercato (52/2025/I/COM) descrive in chiave statistica il costo delle offerte di mercato libero: il costo di una fornitura nel Mercato Libero è mediamente molto più alto dell’offerta di Maggior Tutela e le offerte più economiche della Maggior Tutela sono poche a fronte di migliaia presenti. Inoltre gli utenti che cambiano fornitore ( tutti i contratti sottoscritti sono registrati dall’Autorità per mezzo del SII ) scelgono spesso contratti più costosi di quelli che già hanno, evidentemente perché circuiti o male informati dal venditore. Valgono in sintesi i commenti pubblici del Presidente Besseghini: “C’è troppa confusione, il mercato non fa il bene del consumatore” ; “la liberalizzazione non sta portando benefici ai cittadini … In pratica, non c’è concorrenza”; “Al momento, la confusione è assolutamente alta, perché qualunque meccanismo che si differenzia diventa una piega dentro la quale l’operatore si infila per non farsi capire”
- L’Autorità intensifica gli sforzi per imporre la Trasparenza del mercato ma la Scheda di Confrontabilità che “deve essere consegnata dal venditore ai potenziali clienti” viene solo talvolta consegnata a cose fatte insieme a 20-30 pagine di documentazione.
- I call-centers raffinano tecniche per catturare clienti, “comprano” i dati di chi ha appena realizzato il cambio fornitura e mistificando fatti e identità portano l’utente su nuovi contratti;
- I fornitori bloccano lo switch-out cioè il cambio di fornitura a loro sfavorevole.
- AGCM scrive ad aprile alla X Commissione Parlamentare: “il teleselling continua ad essere connotato da condotte ingannevoli e aggressive che l’Autorità, nell’esercizio della propria attività di enforcement, riesce a contenere solo parzialmente”. Pare una richiesta di aiuto .
- Il legislatore rinnova ed amplia i Bonus a sostegno del pagamento delle bollette ma le Associazioni giustamente osservano che quei bonus vanno direttamente nelle tasche degli operatori, che alzano i prezzi, e pertanto non danno beneficio alle famiglie.
- Ancora a maggio ‘25 il costo nel Mercato Libero per consumi annui di 2.200 kWh oscilla da un minimo di 637 euro ad un massimo di 1.695 euro. Che senso ha ?
- Alcuni fornitori fanno pagare 390 euro per costi di commercializzazione giustificando la spesa come servizio di ricerca del miglior prezzo !!! (Nei servizi di Tulela questa voce incide per 40-60 euro).
La conclusione di quanto esposto fino qui è questa: La lotta per la trasparenza, pur doverosa, non basta. Gli utenti sono sconfortati o impauriti da bollette che presentano aumenti di cui non capiscono la causa: non hanno gli strumenti per comprendere che sono vittime di un raggiro. E questo spesso è il caso, come registrano i Centri di Ascolto Caritas e le Associazioni. Alla fine resta a carico dell’utente l’onere della prova degli illeciti subiti.
Eppure un’ evidenza dell’abuso subìto c’è ed è chiara : il prezzo applicato è smisurato rispetto al prezzo all’ingrosso della materia (PUN e PSV) o il costo di commercializzazione è ingiustificato.
Quale rimedio?
Il “Price Cap“: la soglia dinamica al prezzo dell’energia ed alle spese di commercializzazione.
In Gran Bretagna, madre e maestra del liberismo, sul mercato energetico si applica il “price cap”.
Non è applicato a tutti i contratti ma esiste e nessuno si scandalizza. L’autorità fissa mensilmente qual è il prezzo massimo applicabile. Non è scandaloso, anzi è molto ragionevole. Perché ? Perché i servizi energetici ed i prodotti energetici sono assolutamente indifferenziati, per tutti i fornitori e per tutti i clienti. E’ una situazione abbastanza unica legata alla filiera energetica. Tutti i fornitori vendono il medesimo prodotto indifferenziato che possono acquistare al medesimo prezzo con costi di trasporto e distribuzione che sono stabiliti dall’Autorità e sono uguali per tutti. In prima approssimazione il “Valore Aggiunto” del fornitore è rivendere l’energia, stampare e inviarti la fattura. La conseguenza: l’agente che vende il bene-servizio ad un prezzo doppio rispetto alla concorrenza puo’ farlo soltanto adottando pratiche ingannevoli e giocando sulla disinformazione del cliente.
Inoltre l’energia è equiparabile ad un bene primario, almeno in occidente nel terzo millennio, ed il tema della Povertà Energetica è chiaramente messo al centro dell’attenzione delle istituzioni europee.
Chiarito questo, perché lo stesso identico prodotto-servizio è venduto oggi a prezzi significativamente diversi? Perché un fornitore deve essere libero di applicare qualsiasi mark-up e qualsiasi costo di commercializzazione ad un bene primario? E perché gli è lasciata la libertà di adottare comportamenti ingannevoli nella vendita (come i fatti dimostrano)?
Una volta definito il price cap e rispettato questo (cosa facile da verificare ) i fornitori siano liberi di fare quello che desiderano, di scannarsi ( al ribasso ) o di uscire dal mercato se non sanno controllare i loro costi.
In Italia il soggetto per gestire la definizione del “price cap” esiste (ARERA ) ed anche gli strumenti ed i processi di attuazione e controllo (SII , Acquirente Unico, l’eccellente “Portale Offerte”).
Il quadro normativo per legiferare è anche già impostato e persino applicato, in un contesto diverso: quello dei tassi di interesse bancari.
La norma di riferimento è l’art. 644 c.p. che dal 1996 così dispone :
Chiunque (…) si fa dare o promettere, sotto qualsiasi forma, per sé o per altri, in corrispettivo di una prestazione di denaro o di altra utilità, interessi o altri vantaggi usurari, è punito con la reclusione da due a dieci anni e con la multa da euro 5.000 a euro 30.000 .
E’ curioso ma forse non casuale che il legislatore abbia introdotto nel 1996 il termine “altre utilità”, che ha assonanza col termine inglese “utility”, cioè servizi energetici.
Un profeta ?
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[i] https://www.agcm.it/media/comunicati-stampa/2023/11/PS12450-PS12453-PS12458-PS12460-PS12461-PS12462
[ii] https://www.agcm.it/media/comunicati-stampa/2025/3/PS12930
[iii] cfr. Newsletter del GME nr. 167 – feb.23 (Gestore Mercati Energetici)
[iv] Nei tre casi mostrati in grafico è anche evidente che la “tariffa usuraia” è applicata quando gli indici di prezzo sono ribassati: certamente è una circostanza di “usura originaria” (NON “usura sopravvenuta”). Inoltre, due degli utenti portati in esempio erano beneficiari di bonus energia previsti dal governo per le persone in disagio economico. Tali bonus sono riconosciuti all’utente a mezzo della bolletta del gas. Ne consegue che il fornitore NON poteva NON sapere della condizione di bisogno degli utenti. Le circostanze configurerebbero quanto meno un caso di “usura in concreto”.
[v] Enel, comunicato stampa 21/3/2024, pag.6
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