Cronaca
Armani, la filosofia del minimalismo che diventa eleganza
La semplicità raffinata, la qualità dei tessuti e il minimalismo che accompagna le sue creazioni mettono a proprio agio anche le persone più riservate, intimiste e riluttanti alle griffe
Resto, tuttavia, convinto che un abito, anche il più confacente, non può mai renderci migliori, ma assecondare il nostro umore, sì. E Armani è stato l’unico stilista, al di là di Coco Chanel, capace di accordare uno stile sartoriale, dato da un silente e felpato garbo, all’archetipo classico del “Nulla di troppo” (μηδὲν ἄγαν) inciso sul tempio di Apollo a Delfi, accanto all’altro motto: “Conosci te stesso” (γνῶθι σεαυτόν). Vi è nel lavoro di Armani un’etica della moderazione e la rinuncia di ogni eccesso, quasi in obbedienza ai moniti della filosofia degli antichi padri, secondo cui l’eccesso poteva condurre alla hybris (ὕβρις), considerata la colpa suprema contro l’ordine cosmico.
L’eleganza senza tempo del Nostro ha avuto in sé il potere del minimalismo, esaltando una sobrietà di carattere androgino, che ha superato le barriere di genere. Armani, stilista-filosofo che ha proposto un approccio alla vita volto a promuovere la semplicità, l’essenzialità e la riduzione del superfluo. Ha eliminato gli orpelli che non aggiungono valore, concentrandosi su ciò che è veramente sintomatico e funzionale per essere autentici il più possibile e non l’espressione tangibile di una tendenza. Sembra quasi che lo stilista volesse spingere, con le sue creazioni, a fare scelte consapevoli su cosa indossare, possedere, soffermarsi e scegliere, allineando uno stile con i propri valori. Non lo so se un marchio sartoriale possa portare un aumento del benessere mentale, generare influssi spirituali, o agevolare la meditazione e l’armonia interiore, ma è importante, per me, che una mise non contraddica la nostra identità. Diversamente è trasgressiva. E, francamente, a un abito trasgressivo, preferisco un pensiero altrettanto provocatorio e anticonformista. Naturalmente, ognuno indossi quel che vuole, perché contraddirsi e finanche rinnegarsi mediante un indumento, talvolta, può essere divertente e liberatorio.
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