
Cronaca
La lezione della gente del porto
La lezione umanitaria dei portuali di Marsiglia, Genova e Salerno
Talvolta, ciò che non ci viene dalla cattedra può arrivarci da un cantiere di lavoro, da un arsenale organizzato, dalla rada di un porto. E la lezione è straordinaria, di quelle che si stagliano nella mente e nel cuore per restarci tutto il tempo necessario, utile a comprendere la giustezza etica di un gesto di coraggiosa solidarietà e di recuperata umanità. I portuali di Marsiglia, Genova e Salerno hanno dimostrato come ci si possa vestire di dignità e pietà in un mondo che le disconosce e dire no alle politiche di violenza che si riversano su un popolo intero, per cancellarlo definitivamente dalla faccia della terra. Una decisione tanto assurda quanto riprovevole, presa dal criminale sionista, Benjamin Netaniyahu, su cui pende un mandato di arresto della Corte Penale internazionale. L’atteggiamento indegno dei governi occidentali rispetto alla catastrofe palestinese è noto a tutti: si traduce in una corresponsabilità di colpe di cui dovranno rendere conto a Dio e alla storia. Non basta la narrazione del giornalismo curvo e senza sangue delle testate mainstream, dei siti e dei blog asserviti per sottrarli al giudizio di un tribunale ancora più irreprensibile e puntuale, che è quello universale e antropologico della gente comune, di un sentire e una consapevolezza comune. Chi pensa che attraverso un’informazione di propaganda si possa cambiare l’ordine delle cose e assoggettarle alla volontà perversa di chi detiene il potere e il controllo dei media, non solo non ha fede nell’uso trasparente e magnifico della parola, ma non ne conosce la forza intrinseca di rivelazione, che fa venire giù la montagna di banalità a sostegno della menzogna. Perché come sosteneva Hannah Arendt – ed è sempre il caso di ribadirlo – il male oltre a essere fatto di crudeltà, è intriso di stupidità e banalità.
La cronaca, quella vera e documentabile, racconta che un container con 14 tonnellate di componenti metallici per fucili mitragliatori, prodotti dall’azienda francese Eurolinks e destinati a Israel Military Industries, parte del gruppo Elbit Systems, è stato bloccato nei giorni scorsi, nel porto di Marsiglia. I portuali francesi della CGT si sono rifiutati di caricare il materiale sulla nave cargo Contship Era, della compagnia israeliana ZIM, per motivi di incompatibilità con i principi di solidarietà internazionale, in un contesto segnato dall’assedio di Gaza. Lo stesso hanno fato i portuali di Genova, che hanno definito la loro scelta come un atto di dissenso contro il genocidio in corso programmato dal governo israeliano. Mentre, a Salerno, la mobilitazione si è svolta con l’obiettivo dichiarato di impedire che l’Italia diventasse un’alternativa al rifiuto francese. I portuali di Marsiglia, Genova e Salerno, dunque, sostenuti anche dalla popolazione, hanno dato piena testimonianza di come, sul piano pratico e concreto, si possa togliere forza alle intenzioni efferate e delittuose dell’esecutivo israeliano, dimostrando un coraggio, una fierezza e una rispettabilità che non appartengono ai nostri governanti, che, da par loro, continuano a rinnovare accordi per la fornitura di armi alle milizie d’Israele. Ecco, il porto, nella circostanza, si rivela molto più di un semplice terminale logistico, e, a differenza di qualsiasi moralistico sermone cattedratico e di ogni faticosa elaborazione etica di carattere istituzionale, diventa specchio delle nostre aspirazioni, rafforzando il nostro senso di pietas e confortando la nostra speranza di trovare un modo migliore per stare al mondo. D’altronde, come ci ricorda la splendida ballata di Lucio Dalla, la gente del porto ha, in un certo senso, una umanità che le viene dalla profondità del mare.
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