Cronaca
La televisione colta di Pippo Baudo
17 Agosto 2025
Pippo Baudo, ovvero la televisione colta.
Sapeva utilizzare benissimo il congiuntivo e non sbagliava mai la consecutio temporum. Di questo gliene diede atto un intellettuale finissimo- Beniamino Placido-che curava,per il quotidiano “La Repubblica”, una rubrica di critica televisiva, “A Parer Mio”.
Baudo, infatti, anche in un programma di intrattenimento, come “Domenica In”,dava un sufficiente spazio al segmento culturale con la presentazione e recensione di libri. Ed era per gli scrittori un appuntamento necessario: si diffondevano opportunamente le loro opere.
Pippo Baudo leggeva tantissimo: disse, in un’ intervista a “La Stampa”,che ogni mattina doveva dedicare almeno tre ore alla disamina di otto quotidiani. Ed i libri che venivano snocciolati nelle sue trasmissioni li leggeva e li studiava in prima persona, dandone atto in approfondite interviste con gli autori.
I suoi ritmi di lavoro erano impressionanti, dalle 12 alle 14 ore al giorno, con prove durissime per tutti i suoi collaboratori, perché era un attento e scrupoloso professionista con la mania del perfezionismo esasperante.
Aveva una brillante presenza scenica ed amava affermare di essere un conduttore televisivo, quello che avrebbe dovuto segnare il solco, delineare il perimetro, il recinto nel quale doveva poi spaziare il protagonista cui era dedicata una trasmissione televisiva. Ricordo un fortunato programma “ Serata d’onore”, nel quale Pippo dispiegava questa sua unica ed originale prerogativa.
A parte la rinomata capacità di scopritore di talenti, Pippo Baudo e’ stato anche un eccezionale creatore di format che solo lui poteva poi traslare in trasmissioni televisive, per esempio quando rientrò a viale Mazzini, dopo la poco riuscita esperienza a Mediaset, condusse su Rai 3 il programma “Giorno dopo giorno”,quiz pomeridiano che ripercorreva gli eventi principali del XX secolo, adattato per la prima serata con il titolo di Novecento, con ben quattro edizioni tra il 2000 e il 2010.
Non ha eredi Pippo Baudo, perché gli attuali conduttori televisivi non hanno il suo carisma, la sua indubbia e riconosciuta capacità di tenere a ritmi ponderati un programma senza iato, rotture, con una continuità che si confà ad una piece teatrale.
Sono nostalgico del suo italiano forbito, intessuto di sinonimi ed aggettivi calzanti, di una dialettica discorsiva incantevole.
Pippo non avrebbe mai detto “pazzesco”.
Sapeva utilizzare benissimo il congiuntivo e non sbagliava mai la consecutio temporum. Di questo gliene diede atto un intellettuale finissimo- Beniamino Placido-che curava,per il quotidiano “La Repubblica”, una rubrica di critica televisiva, “A Parer Mio”.
Baudo, infatti, anche in un programma di intrattenimento, come “Domenica In”,dava un sufficiente spazio al segmento culturale con la presentazione e recensione di libri. Ed era per gli scrittori un appuntamento necessario: si diffondevano opportunamente le loro opere.
Pippo Baudo leggeva tantissimo: disse, in un’ intervista a “La Stampa”,che ogni mattina doveva dedicare almeno tre ore alla disamina di otto quotidiani. Ed i libri che venivano snocciolati nelle sue trasmissioni li leggeva e li studiava in prima persona, dandone atto in approfondite interviste con gli autori.
I suoi ritmi di lavoro erano impressionanti, dalle 12 alle 14 ore al giorno, con prove durissime per tutti i suoi collaboratori, perché era un attento e scrupoloso professionista con la mania del perfezionismo esasperante.
Aveva una brillante presenza scenica ed amava affermare di essere un conduttore televisivo, quello che avrebbe dovuto segnare il solco, delineare il perimetro, il recinto nel quale doveva poi spaziare il protagonista cui era dedicata una trasmissione televisiva. Ricordo un fortunato programma “ Serata d’onore”, nel quale Pippo dispiegava questa sua unica ed originale prerogativa.
A parte la rinomata capacità di scopritore di talenti, Pippo Baudo e’ stato anche un eccezionale creatore di format che solo lui poteva poi traslare in trasmissioni televisive, per esempio quando rientrò a viale Mazzini, dopo la poco riuscita esperienza a Mediaset, condusse su Rai 3 il programma “Giorno dopo giorno”,quiz pomeridiano che ripercorreva gli eventi principali del XX secolo, adattato per la prima serata con il titolo di Novecento, con ben quattro edizioni tra il 2000 e il 2010.
Non ha eredi Pippo Baudo, perché gli attuali conduttori televisivi non hanno il suo carisma, la sua indubbia e riconosciuta capacità di tenere a ritmi ponderati un programma senza iato, rotture, con una continuità che si confà ad una piece teatrale.
Sono nostalgico del suo italiano forbito, intessuto di sinonimi ed aggettivi calzanti, di una dialettica discorsiva incantevole.
Pippo non avrebbe mai detto “pazzesco”.
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