
Cronaca
West Nile, seconda vittima nel Lazio. Cos’è il virus, quali sono i sintomi e come proteggersi
Un uomo di 77 anni è morto all’istituto Spallanzani di Roma a causa dell’infezione. Aveva patologie croniche. L’80 per cento dei casi di infezione da West Nile è asintomatico
Il virus West Nile colpisce ancora. Un uomo di 77 anni è morto all’istituto Spallanzani di Roma a causa dell’infezione. Aveva patologie croniche e aveva subito un trapianto cardiaco. Dalle prime informazioni sembrerebbe che l’uomo vivesse in provincia di Latina e che avesse soggiornato nell’ultimo periodo a Baia Domizia, in provincia di Caserta. Si tratta della seconda vittima. Una donna di 82 anni residente a Nerola, in provincia di Roma, qualche giorno fa, è morta all’ospedale San Giovanni di Dio di Fondi, in provincia di Latina, dopo aver contratto il virus West Nile. L’anziana era stata ricoverata il 14 luglio scorso per febbre e stato confusionale.
West Nile in Italia: aggiornamento sui casi del Lazio
Al 23 luglio 2025 sono 32 i casi confermati di infezione da West Nile virus nell’uomo in Italia dall’inizio dell’anno. Ventuno di questi sono stati segnalati dalla Regione Lazio, tutti in provincia di Latina. L’aggiornamento viene dal sistema di sorveglianza coordinato dal ministero della Salute e supportato, per la parte umana, dall’ISS. Nella scorsa stagione, il bollettino del 25 luglio 2024, riportava 13 casi confermati e nessun decesso.
Dei 32 casi 23 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva (2 in Piemonte, 2 in Veneto, 1 in Emilia-Romagna, 15 nel Lazio, 3 in Campania ), 1 caso asintomatico identificato in donatore di sangue (1 in Veneto) e 6 casi di febbre (2 in Veneto, 4 nel Lazio). Tra i casi confermati sono stati notificati 2 decessi (1 in Piemonte, 1 nel Lazio). Da un punto di vista numerico, l’andamento epidemiologico al momento è in linea con quello degli anni precedenti, mentre la distribuzione spaziale appare invece abbastanza differente. Per restare aggiornati è possibile consultare la pagina dei bollettini periodici.
L’80 per cento dei casi di infezione è asintomatico
“Il virus West Nile ormai da diversi anni è endemico nel nostro paese – sottolinea Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss -, e il sistema di sorveglianza che Ministero, Iss e Regioni hanno messo a punto è ben rodato ed efficace. Tutte le misure sono in campo, comprese quelle a protezione dei trapianti e delle trasfusioni. Ricordiamo che l’80 per cento dei casi di infezione da West Nile è asintomatico, mentre il rischio di conseguenze gravi è maggiore per le persone più fragili. La malattia non si trasmette da persona a persona. Il consiglio è quindi quello di proteggersi il più possibile dal contatto con le zanzare, i vettori del virus, e rivolgersi al proprio medico se si hanno sintomi come febbre sopra in 38°C soprattutto se accompagnata da eruzione cutanea. Per i medici l’indicazione è quella di considerare la possibilità di infezione da West Nile in presenza di sintomi compatibili e procedere alla diagnosi di laboratorio”.
Cos’è la febbre West Nile
La febbre West Nile (West Nile Fever) è una malattia provocata dal virus West Nile (West Nile Virus, Wnv), un virus della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile (da cui prende il nome). Il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America. I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del tipo Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Altri mezzi di infezione documentati, anche se molto più rari, sono trapianti di organi, trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza. La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette. Il virus infetta anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani, gatti, conigli e altri.
Incubazione, sintomi e diagnosi
Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario. La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20 per cento presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave. I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150), e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale.
La diagnosi viene prevalentemente effettuata attraverso test di laboratorio (Elisa o Immunofluorescenza) effettuati su siero e, dove indicato, su fluido cerebrospinale, per la ricerca di anticorpi del tipo IgM. Questi anticorpi possono persistere per periodi anche molto lunghi nei soggetti malati (fino a un anno), pertanto la positività a questi test può indicare anche un’infezione pregressa. I campioni raccolti entro 8 giorni dall’insorgenza dei sintomi potrebbero risultare negativi, pertanto è consigliabile ripetere a distanza di tempo il test di laboratorio prima di escludere la malattia. In alternativa la diagnosi può anche essere effettuata attraverso Pcr o coltura virale su campioni di siero e fluido cerebrospinale.
Prevenire la febbre West Nile
Non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Attualmente sono allo studio dei vaccini, ma per il momento la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare.
Pertanto è consigliabile proteggersi dalle punture ed evitare che le zanzare possano riprodursi facilmente:
- usando repellenti e indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto
- usando delle zanzariere alle finestre
- svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori (per esempio i secchi) con acqua stagnante
- cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali
- tenendo le piscinette per i bambini in posizione verticale quando non sono usate.
Terapia e trattamento della febbre West Nile
Non esiste una terapia specifica. Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana. Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero in ospedale, dove i trattamenti somministrati comprendono fluidi intravenosi e respirazione assistita.
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Foto di copertina: James Gathany, USCDCP
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