Diritti
In Italia una persona su cinque ha difficoltà ad accedere ai servizi online
È quanto emerge da una ricerca condotta da YouGov per AccessiWay. Oltre il 20% della popolazione rischia di essere tagliata fuori dall’accesso libero e senza ostacoli alla rete, perché le “barriere digitali” possono talvolta diventare ancor più limitanti di quelle architettoniche
Navigare su un sito, completare un acquisto online, leggere un contenuto o ascoltare un messaggio digitale non è sempre, né per tutti, un’esperienza semplice. È quanto emerge da una ricerca condotta da YouGov per AccessiWay, azienda leader in Europa nelle soluzioni di accessibilità digitale. La ricerca è stata presentata allo spazio Toolbox di Torino il 19 novembre, durante l’Accessibility Summit, una giornata interamente dedicata al tema dell’inclusione sul web. Il sondaggio ha coinvolto oltre 1030 persone e ha voluto fotografare lo stato dell’arte dell’esperienza digitale nel Belpaese.
Oltre il 20% della popolazione rischia di essere tagliata fuori dall’accesso libero alla rete
La situazione non è delle più rosee, e le nuove sfide che attendono il mondo virtuale, a partire dalla diffusione sempre più massiccia dell’Ai, non aiutano. In Italia, in particolare, l’inclusione digitale resta una sfida aperta: 1 persona su 5 dichiara di avere spesso difficoltà a leggere, ascoltare o comprendere ciò che trova online. Un problema che diventa più evidente quando si parla delle oltre 13 milioni di persone che nel nostro Paese vivono una disabilità, permanente o momentanea, fisica, motoria o neurologica. In sostanza, oltre il 20% della popolazione rischia di essere tagliata fuori dall’accesso libero e senza ostacoli alla rete, perché le “barriere digitali” possono talvolta diventare ancor più limitanti di quelle architettoniche.
Il 15% degli italiani interrompe operazioni online per problemi di navigazione
Quando la fruizione di servizi digitali diventa frustrante, il rischio è concreto: il 15% degli italiani ha rivelato di interrompere spesso un’operazione o un acquisto online a causa di problematiche che rendono la navigazione difficoltosa e poco fluida. Tra le principali barriere online riscontrate le pubblicità invasive e i pop-up sono indicate come primo ostacolo da quasi la metà degli italiani. Seguono tempi di caricamento lunghi (oltre 1 su 4), istruzioni poco chiare o mancanti (quasi 1 su 4), visualizzazioni non ottimizzate per dispositivi mobili (1 su 5) e navigazioni confuse o aree cliccabili troppo piccole (quasi 1 su 5).
La consapevolezza delle barriere digitali è ormai diffusa: l’86% degli italiani ritiene importante che siti, app e servizi digitali siano accessibili a tutte le categorie di persone, incluse quelle con disabilità visive, uditive, motorie o cognitive, anziani e chi possiede un basso livello di istruzione (80%). L’accessibilità digitale, inoltre, non è più percepita solo come una questione etica o sociale, ma rappresenta anche un vantaggio competitivo strategico. Rendere un sito o un’app più usabili, intuitivi e navigabili significa ampliare i pubblici potenziali, rafforzare la fiducia nel brand e facilitare la conclusione dei percorsi di acquisto.
Borsok (AccessiWay): “Non si può parlare di innovazione se una parte della popolazione resta esclusa”
“Quello che emerge dai dati del sondaggio è uno spaccato molto chiaro di una società sempre più consapevole, dove è mancato però, negli ultimi tempi, uno sforzo effettivo per porre fine al problema dell’esclusione digitale. In un Paese che punta alla transizione digitale, che vanta menti brillanti e attività imprenditoriali all’avanguardia, l’accessibilità è un indicatore concreto del progresso in corso – sottolinea Amit Borsok, CEO & Cofounder di AccessiWay – Non si può parlare di innovazione se una parte della popolazione resta esclusa e il momento di agire è adesso. Rendere il digitale accessibile significa garantire pari opportunità di informazione, partecipazione e consumo a tutti i cittadini. Un digitale che esclude è un digitale che fallisce la sua missione di unire, connettere e agevolare il progresso.”

“Come si evince dai dati, il costo della frustrazione esperienziale degli utenti, data da molteplici fattori di inaccessibilità digitale, è alto – prosegue Patrizia Martello, docente di Architettura dell’Informazione alla NABA di Milano – Per rendere il mondo digitale realmente inclusivo occorre puntare su due fattori tecnico-culturali complementari: la diffusione di competenze progettuali di information architecture per costruire spazi comunicativi efficaci e un’ampia alfabetizzazione digitale che consenta a tutti di interagire con la complessità delle architetture informative in modo consapevole e soddisfacente.”

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