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Diritti

In Italia una persona su cinque ha difficoltà ad accedere ai servizi online

di Fabio Salamida

È quanto emerge da una ricerca condotta da YouGov per AccessiWay. Oltre il 20% della popolazione rischia di essere tagliata fuori dall’accesso libero e senza ostacoli alla rete, perché le “barriere digitali” possono talvolta diventare ancor più limitanti di quelle architettoniche

20 Novembre 2025

Navigare su un sito, completare un acquisto online, leggere un contenuto o ascoltare un messaggio digitale non è sempre, né per tutti, un’esperienza semplice. È quanto emerge da una ricerca condotta da YouGov per AccessiWay, azienda leader in Europa nelle soluzioni di accessibilità digitale. La ricerca è stata presentata allo spazio Toolbox di Torino il 19 novembre, durante l’Accessibility Summit, una giornata interamente dedicata al tema dell’inclusione sul web. Il sondaggio ha coinvolto oltre 1030 persone e ha voluto fotografare lo stato dell’arte dell’esperienza digitale nel Belpaese.

Oltre il 20% della popolazione rischia di essere tagliata fuori dall’accesso libero alla rete

La situazione non è delle più rosee, e le nuove sfide che attendono il mondo virtuale, a partire dalla diffusione sempre più massiccia dell’Ai, non aiutano. In Italia, in particolare, l’inclusione digitale resta una sfida aperta: 1 persona su 5 dichiara di avere spesso difficoltà a leggere, ascoltare o comprendere ciò che trova online. Un problema che diventa più evidente quando si parla delle oltre 13 milioni di persone che nel nostro Paese vivono una disabilità, permanente o momentanea, fisica, motoria o neurologica. In sostanza, oltre il 20% della popolazione rischia di essere tagliata fuori dall’accesso libero e senza ostacoli alla rete, perché le “barriere digitali” possono talvolta diventare ancor più limitanti di quelle architettoniche.

Il 15% degli italiani interrompe operazioni online per problemi di navigazione

Quando la fruizione di servizi digitali diventa frustrante, il rischio è concreto: il 15% degli italiani ha rivelato di interrompere spesso un’operazione o un acquisto online a causa di problematiche che rendono la navigazione difficoltosa e poco fluida. Tra le principali barriere online riscontrate le pubblicità invasive e i pop-up sono indicate come primo ostacolo da quasi la metà degli italiani. Seguono tempi di caricamento lunghi (oltre 1 su 4), istruzioni poco chiare o mancanti (quasi 1 su 4), visualizzazioni non ottimizzate per dispositivi mobili (1 su 5) e navigazioni confuse o aree cliccabili troppo piccole (quasi 1 su 5).

La consapevolezza delle barriere digitali è ormai diffusa: l’86% degli italiani ritiene importante che siti, app e servizi digitali siano accessibili a tutte le categorie di persone, incluse quelle con disabilità visive, uditive, motorie o cognitive, anziani e chi possiede un basso livello di istruzione (80%). L’accessibilità digitale, inoltre, non è più percepita solo come una questione etica o sociale, ma rappresenta anche un vantaggio competitivo strategico. Rendere un sito o un’app più usabili, intuitivi e navigabili significa ampliare i pubblici potenziali, rafforzare la fiducia nel brand e facilitare la conclusione dei percorsi di acquisto.

Borsok (AccessiWay): “Non si può parlare di innovazione se una parte della popolazione resta esclusa”

“Quello che emerge dai dati del sondaggio è uno spaccato molto chiaro di una società sempre più consapevole, dove è mancato però, negli ultimi tempi, uno sforzo effettivo per porre fine al problema dell’esclusione digitale. In un Paese che punta alla transizione digitale, che vanta menti brillanti e attività imprenditoriali all’avanguardia, l’accessibilità è un indicatore concreto del progresso in corso – sottolinea Amit Borsok, CEO & Cofounder di AccessiWay –  Non si può parlare di innovazione se una parte della popolazione resta esclusa e il momento di agire è adesso. Rendere il digitale accessibile significa garantire pari opportunità di informazione, partecipazione e consumo a tutti i cittadini. Un digitale che esclude è un digitale che fallisce la sua missione di unire, connettere e agevolare il progresso.”

Amit Borsok, CEO & Cofounder di AccessiWay

“Come si evince dai dati, il costo della frustrazione esperienziale degli utenti, data da molteplici fattori di inaccessibilità digitale, è alto – prosegue Patrizia Martello, docente di Architettura dell’Informazione alla NABA di Milano – Per rendere il mondo digitale realmente inclusivo occorre puntare su due fattori tecnico-culturali complementari: la diffusione di competenze progettuali di information architecture per costruire spazi comunicativi efficaci e un’ampia alfabetizzazione digitale che consenta a tutti di interagire con la complessità delle architetture informative in modo consapevole e soddisfacente.”

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