Diritti

La sofferenza di un solo uomo appartiene a tutta l’umanità

Tanto dolore attorno a noi. Che cosa si può fare per migliorare l’uomo?

3 Ottobre 2025

Non si può restare indifferenti al dolore e alle violenze che ancor oggi si praticano sul pianeta terra, pieno di guerre, di conflitti, di violenze di ogni tipo commesse dagli uomini sugli altri uomini, o sugli animali, o nei confronti dell’ambiente. Una criminalità diffusa ancora pervade gli esseri umani, come un. crudele destino, come una fatale natura, provocando sofferenze inaudite a coloro che ne sono vittime.

Ci sono reazioni diverse rispetto al dolore, che descrivono umanità e sensibilità a volte perfino opposte. L’umanità non è mai scontata, può comportarsi nelle maniere più differenti, violenta, innocente o colpevole. Diversa, sì. A volte, questa diversità mette in luce una carenza che dovrebbe essere sanata, o meglio governata. Nei momenti di difficoltà, si svelano le molte facce dell’essere umani. Da una parte, quelli che provano compassione, che dividono con gli altri il dolore, che si comportano senza filtri, spontanei e immediati, empatici, perfino sconsideratamente o superficialmente,  e dall’altra coloro che invece razionalizzano a ogni costo e finiscono per speculare sul dolore degli altri, denunciandone i limiti (ma c’è un limite nel dolore?) giungendo a considerazioni paradossali, come affermare che dietro la professione (sic) del dolore ci sia un qualche proditorio inganno, dimostrazione di incapacità nel provare compassione, nel soffrire con coloro che soffrono. Si sentono di spacciarsi come forti, di non mostrarsi mai deboli, semmai prepotenti.

Certo è che non si può fare degli stenti e della miseria una forma di propaganda, una forma di orgoglio per chi non si sente compiaciuto di assistere impotente al dolore altrui. Nello stesso modo, però, non si dovrebbe fare propaganda dell’ignoranza, della cattiveria, dell’insulto, della violenza anche se solo verbale: ma è da anni che per esempio in Italia la violenza esercitata dai quotidiani ha marchiato la vita sociale italiana, l’ha sporcata con titoli in prima pagina, e la politica è diventata così il pane di un inganno quotidiano che ha allontanato gli italiani dalle urne, forse a vantaggio di quelli che sono rimasti attaccati alle poltrone. Un inganno perpetrato da tanti, da quelli che la praticano tutti i giorni, e che per la smania di potere, lasciandosi guidare da consulenti senza scrupoli, asserviti a esigenze statistiche con cui formulare slogan dietro cui nascondere la mancanza di programmi seri e di orizzonti più ampi con cui affrontare i problemi della polis, si sono allontanati da una sensibilità più vera e vicina alle persone e ai loro problemi, ai fatti, alle evidenze. L’economia (oggi, economia di guerra) cerca di giustificare se stessa, ma non è la via per migliorare l’uomo, che nasce e cresce fragile e prepotente, contraddittorio e innocente, incapace e ambizioso, invidioso e comprensivo, ingannevole e pratico, infedele e insicuro, in qualità di essere mortale consapevole della sua condizione, disperato e accogliente, ospitale e respingente.

Spetta all’uomo migliorare se stesso, ma ci riesce?

Ecco perché l’unica via è quella di promuovere e di sviluppare il bene, fonte a cui bisognerebbe attingere con forza per sviluppare un’attitudine alla compartecipazione universale della creazione. Tutto quel che circonda l’umano gli appartiene, ma nel senso che ha il dovere di studiare e di doversi spendere per custodire, curare e conservare e migliorare il mondo partendo però da se stesso. L’uomo deve custodire, curare e conservare intimità, accrescere la propria interiorità e disporla al bene. Solo partecipando a una ri-creazione di se stesso, ri-nascendo e tornando alla gioia piena dell’infanzia, età libera da interessi di parte o personali, che potrà conquistare una nuova dignità e finalmente porsi con rispetto di fronte al creato. Per contribuire a edificarlo, a migliorarlo.

È dentro ciascuno di noi che bisogna operare con giustezza, con serenità ma anche con vigore, e ogni giorno lottare per cercare di rinascere – ogni istante – nell’Amore, nel messaggio che il Cristo insegnò agli uomini.

Rinascere è cercare un modello, e il modello è la figura di Cristo, la sua vita esemplare, la sua umiltà che si fa carne, la sua pietà che si fa sacrificio, il suo amore che si fa dolore per salvare il destino infelice degli uomini.

Salvare il proprio destino significa salvare il destino di tutti, e solo salvando, perdonando, amando se stessi, sarà possibile curare e custodire gli altri, uomini o animali, piante o minerali. Vivere in armonia, quell’armonia che San Francesco frequentava, tanto da lodare, da povera e umile persona, nel suo cantico, tutte le creature – ben ottocento anni fa, come Cristo un esempio da seguire e che ancora non viene adottato come modello dagli italiani stessi, che lo hanno eletto patrono della Nazione ma non del proprio cuore.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi collaborare ?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.