Diritti
Perché è importante la petizione che chiede la grazia per Renato Vallanzasca
Renato Vallanzasca sta ancora scontando il suo debito con la giustizia presso una RSA del padovano. Oggi, però, c’è chi chiede la grazia per l’ex re della mala milanese. La petizione online ha raccolto un migliaio di firme
Dopo cinquantaquattro anni di carcere già scontati, Renato Vallanzasca sta ancora scontando il suo debito con la giustizia presso una RSA del padovano. Settantacinque anni, l’ex re della banda della Comasina, mala milanese, soffre di una forma di demenza, o malattia neurodegenerativa come l’Alzheimer, che ha portato a un peggioramento significativo delle sue condizioni fisiche e cognitive.
I suoi avvocati hanno presentato istanze per il differimento della pena, sottolineando la sua incapacità di sostenere la vita in carcere a causa della malattia. Il tribunale di sorveglianza di Milano ha così giustamente accolto la richiesta, concedendo il trasferimento in una RSA che può garantirgli le cure adeguate. Il detenuto malato ha infatti diritto alle cure esattamente come un cittadino libero, il fatto che poi in carcere non sempre vengano garantite è un problema del sistema carcerario, che, come altri, va risolto.
Rapine a mano armata, sequestri di persona, furti, risse e poi continui tentativi di evasione. Nonostante la sua immagine di “bandito gentiluomo”, soprannominato il “bel Renè”, Renato Vallanzasca è comunque considerato uno dei più efferati criminali italiani, condannato, complessivamente, a quattro ergastoli e 295 anni di reclusione.
Oggi, però, c’è chi chiede la grazia per Vallanzasca. Sono arrivate già a un migliaio in poco tempo le firme per una petizione su change.org per far sì che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli conceda la grazia. “La situazione di Vallanzasca è quella di una persona malata, gravemente malata, che ha smarrito la memoria, vive in uno stato di demenza, che non riesce più a parlare e a stare in piedi. Mi auguro che dopo cinquantaquattro anni di galera possa morire da uomo libero e non da detenuto. È un uomo malato e non ha senso tenerlo in detenzione”, ha dichiarato Tino Stefanini al Il Giorno, Tino (all’anagrafe Alfredo Santino) Stefanini è con Vallanzasca e Osvaldo (Cico) Monopoli uno dei tre superstiti della banda della Comasina negli anni ‘70 e ‘80. “Renato è allo stato curato ed assistito ma nessuno dei suoi tanti amici e delle persone che si dichiarano disposte ad aiutarlo. può recarsi a visitarlo. Ci sembra quindi che l’unica soluzione sensata sia tentare di chiedere la grazia”, si legge sulla petizione lanciata change.org.
L’art. 87 della Costituzione prevede, al comma undicesimo, che il Presidente della Repubblica può, con proprio decreto, concedere grazia e commutare le pene. Si tratta di un istituto clemenziale di antichissima origine che estingue, in tutto o in parte, la pena inflitta con la sentenza irrevocabile o la trasforma in un’altra specie di pena prevista dalla legge (ad esempio la reclusione temporanea al posto dell’ergastolo o la multa al posto della reclusione). La grazia è una misura straordinaria e discrezionale sulla quale non possiamo esprimerci ma la domanda che dovremmo porci, di fronte alla petizione per Vallanzasca è: che senso ha tenere in stato di detenzione, isolato, un condannato malato che ha già scontato più di cinquant’anni di carcere e ragionevolmente, oggi, innocuo per la società?
Devi fare login per commentare
Accedi