Diritti
Un corpo speciale di Agenti AI contro la diseguaglianza
La tanto famigerata intelligenza artificiale può essere utilizzata per aiutare i più fragili? E il software di Milano, inteso come quel complesso di competenze e di generosità che ne caratterizza ancora oggi i profili, sta in quell’ orizzontalismo sostituto della politica?
È esperienza comune di molti automobilisti: sul sedile, in coda in circonvallazione, in Viale Toscana. Al loro fianco, sul marciapiedi in coda, dalla mattina presto, uomini e donne in paziente attesa del proprio turno davanti alla sede del Pane Quotidiano, onlus che si occupa di distribuire beni di prima necessità. Sullo sfondo, come una quinta, il bianco e le trasparenze del Nuovo Campus Universitario della Bocconi: residenze, aule, aree sportive, una (quasi) avveniristica presenza progettata da due conclamati architetti giapponesi. Basta uno sguardo, tamburellando sul volante in attesa del verde, ad abbracciare due mondi, l’uno centrato sulla promessa di un futuro auspicabilmente radioso, l’altro incagliato sulle carenze del presente. Colpisce, ma non sorprende, che quello più esposto al distratto curiosare altrui sia il secondo. Così come spiazzano i vestiti delle persone assiepate nella chilometrica coda: negli anni sono sempre migliori, sempre più di marche comuni a tutti noi, sempre più “normali”, come quelle indossate dall’automobilista che gli passa a pochi centimetri. La Città Metropolitana di Milano ha fatto registrare l’aumento più consistente in Italia di persone assistite dal FEAD (Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti) +115 mila persone (ai dati più aggiornati, del 2023).
Pane Quotidiano, Opera di San Francesco, Nessuno Escluso di Emergency, per fare tre esempi, registrano aumenti di richieste quotidiane. Se estendiamo il campo all’intero Paese, quasi un quarto della popolazione italiana residente è a rischio di povertà o esclusione sociale, 5 milioni sono le famiglie in condizione di povertà assoluta (2,2) o relativa (2,8): praticamente 1 individuo su 10 è indigente. Se vogliamo essere più diretti si chiama fame, la stessa fame che vediamo (troppo poco) sui media sotto i cieli solcati da aerei, droni, bombe lanciate da carri armati nelle tante guerre in corso. Siamo in democrazia, abbiamo sistemi di ammortizzazione sociale pubblici e privati, un numero di volontari percentualmente molto alto in una città che ha fatto, dell’accoglienza e della generosità, la sua identità e anche il suo vanto. Ma, nonostante tutto questo, non riusciamo a non escludere. Proviamo a pensare a un ipotetico kit per raggiungere chi è in difficoltà, gente molto simile a noi anche nell’abbigliamento, nell’uso della lingua, ma spesso non provvista di adeguate cognizioni per le tecnologie di base, per esempio? Tocca chiedersi, oggi, cosa siano i “beni comuni” e quali diritti risultano fondamentali. Mettiamo in fila il bagaglio necessario. Parte del contenuto è facile da immaginare: cibo, naturalmente. E se manca un tetto sulla testa – sempre più difficile averlo dentro le mura di Milano, ormai fuori scala anche per chi ha un lavoro e un reddito che una volta si sarebbe definito sicuro – è forse il caso di capire se una percentuale del milione e mezzo di metri quadri a uso ufficio attualmente sfitti potrebbe essere destinata ad abitazione avendo una tutela di tassazione per i proprietari, per esempio. Discorso che ovviamente vale anche per gli studenti, circa 93 mila solo i fuori sede, costretti a non vivere la città. E fin qui, si tratta di riuscire a (soprav)vivere. Ma partire, ripartire ed esistere con dignità?
Torniamo al nostro kit: un tablet, ricondizionato o no, con una connessione prepagata da un centinaio di giga al mese. Una volta acceso, appare una mappa interattiva del territorio in cui si vive. Un’ articolata selezione delle aziende della zona e delle occasioni di impiego. E anche degli enti e istituzioni che erogano occasioni di educazione o formazione gratuita e per chi in quel momento non può essere pronto al mondo del lavoro, o anche solo alla convivenza, per mille ragioni e fragilità diverse. Voliamo alti: un tap sullo schermo porta a un questionario sotto forma di dialogo libero. Serve a capire alcune di quelle mille motivazioni, a dettagliare le criticità dell’individuo e ad aiutarlo a comprendere i suoi reali margini di manovra, in quel dato momento nel tempo e nello spazio. È anche questione di strumenti minuti. Non hai la Spid? Falla! Si fa qui, così e cosà, a gratis.Beni comuni, anche e soprattutto, sono tutti quelli utili a evitare il degrado della persona, il depauperamento del suo potenziale. Tra le buste di pasta e le scatole di tonno, forse qualche ingresso al cinema, o un tot di film e serie visibili in streaming. Il biglietto di una mostra. Un buono per accedere a una palestra in certe fasce orarie. Lo svago è bene basico, non ancillare. Il nostro è un mondo transdisciplinare per tutti: ciò che imparo in un corso di yoga o di carpenteria, al cinema o a un concerto, sono skill che mi servono per vivere e interagire con l’altro, non soltanto per trovare o mantenere un impiego.
Si tratta di combattere il non sapere, il non conoscere, il non essere consapevoli dei diritti e a volte neanche dei propri doveri perché nessuno ce lo ha mai detto, soprattutto se non siamo nati e cresciuti qui. Parliamo allora di un tablet che è consulente personalizzato, potenziato e operato in larga misura grazie all’intelligenza artificiale? Un corpo speciale di AI agent, da usare per fare guerra alla povertà e alle disuguaglianze che, prima di tutto, sono povertà e disuguaglianze cognitive. Affiancate da (tante) risorse del servizio civile. Da pensare e realizzare con i migliori sulla piazza, privati o università, insieme o divisi, poco interessa. E Milano è ancora una signora piazza di cui il tablet, parte importante del kit, è simbionte e messaggero? Un HeadBooster, allora. Non un cacciatore di teste, bensì uno che le risvegli dai torpori, oltre le necessità di base e le cicatrici lasciate nel corpo e nella mente dai rituali obbligati dell’indigenza. Se l’AI può fare meraviglie, questo è uno dei primissimi terreni di valore su cui testarla intensivamente, come società, come comunità di cittadini. Come istituzioni. Come progetto di rigenerazione della città e del suo software.
Immagine di copertina, licenza creative commons
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