
Italia
La “riccanza” di Milano. A margine dell’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il Sindaco Sala
20 Luglio 2025
Riccanza è un neologismo che oggi si attaglia a Milano che, come cantava profeticamente Lucio Dalla, ha “gambe aperte, ride e si diverte”.
E’ dunque un derivato, una conseguenza ineluttabile, la scaturigine sociologica dell’ inchiesta giudiziaria della Procura meneghina per reati che affondano nel campo, senza confini, dell urbanistica nel quale si ravvisano intrecci scomodi ed oscuri tra affari, politica, conflitti di interesse, con ricadute di parcelle milionarie per i professionisti e preferenze accordate, con assoluto arbitrio,per clienti : coinvolge Sala ed altri della sua giunta ed establishment, l’arch. Boeri per esempio.
Ma, com’è stato acutamente osservato,qui il problema non ha uno sfondo giudiziario – perché un avviso di garanzia non equivale a condanna- ma è politico.
Sala, il bocconiano riformista del PD, ha indubbiamente alimentato e proficuamente sostenuto lo sviluppo della “Milano da abitare”, oggi appare, tuttavia, come un sindaco non di sinistra.
Perché questo modello culturale è quello della Milano dei ricchi, dei grattacieli con accurati giardini che danno l’idea anche simbolica della ricerca di vette altezzose, che non possono occuparsi della superficie, della linea orizzontale.
Questa Milano dei ricchi, non prende in cale più il borghese, per non parlare dei proletari o della classe operaia.
Oggi non esiste la classe media, che non compete più nella scalata sociale, ne è fuori: non si vive a Milano con duemila euro al mese, se solo un monolocale preso in fitto ne vale 1400. Il borghese non arriva a fine mese e spesso lo si vede a fare fila alla Caritas per un piatto caldo.
Il borghese lascia la città, va a vivere in provincia.
Oggi è di moda raffigurare la città con una precisa definizione:skyline che sta ad indicare un panorama fatto di costruzioni che vanno verso l’alto, che raffigura e contiene grattacieli.
Il caseggiato di ringhiera, anche del pieno centro induce alla repulsione, perché la ricerca della bellezza delle nuove frontiere delle costruzioni non è inclusiva, non è per il ceto medio.
Questo è il peccato originale di questo Sindaco: aver dimenticato il Cipputi – se esiste ancora- o il borghese di operosa arte.
Come è stato scritto da Michele Serra “la vitalità e la ricchezza di Milano, con relativi vantaggi, sono state costruite anche a prezzo dell’esclusione progressiva non solamente dei “poveri”, anche dal ceto medio, gli artigiani e i bottegai, gli impiegati pubblici, gli insegnanti, gli studenti non figli di ricchi”.
Ecco, la riccanza che richiama la “gentifricazione” intesa come la trasformazione di un quartiere popolare in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni.
Ma questa non era la Milano di Giorgio Gaber, Enzo Jannacci o di Dario Fo: anzi sarebbe stata dileggiata da uno “scritto corsaro” di Pier Paolo Pasolini.
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