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Francia, il governo sull’orlo del baratro. Il debito monstre e l’estrema destra sull’orlo del baratro
In Francia il governo si trova di nuovo in bilico, ma stavolta in molti scommettono sul fatto che la crisi produrrà una caduta dell’esecutivo. Il primo ministro François Bayrou l’8 settembre 2025 ha chiesto un voto di fiducia per imporre un piano di risanamento da circa €44 miliardi, ma il verdetto sembra ormai scontato e la caduta dell’esecutivo è considerata probabile. La mossa — disperata e simbolica — mette sotto pressione il presidente Emmanuel Macron e rilancia lo spettro di elezioni anticipate o di un altro rimpasto profondo.
I numeri che spiegano il panico politico sono chiari: il rapporto debito/PIL della Francia si aggira attorno al 114% e il deficit pubblico è molto sopra il tetto europeo del 3% (intorno al 5–6% nelle stime più recenti). Questi squilibri costringono l’esecutivo a proporre tagli consistenti alla spesa e misure di contenimento che però sono profondamente impopolari.
Dietro la crisi finanziaria si sommano cause strutturali e scelte politiche recenti. Sul piano strutturale contano:
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Spesa pubblica elevata e generosa rete di protezione sociale: la Francia mantiene un livello di spesa pubblica tra i più alti d’Europa, che rende difficili aggiustamenti rapidi senza impatti sociali.
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Crescita economica moderata e costi del servizio del debito in aumento: la crescita stagnante non aiuta a ridurre il rapporto debito/PIL, mentre l’aumento dei tassi internazionali alza il conto per interessi.
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Scelte politiche recenti: la decisione del 2024 di Macron di sciogliere l’Assemblea e convocare elezioni anticipate ha prodotto una legislatura frammentata senza maggioranza stabile, complicando l’approvazione di riforme impopolari o larghe intese di bilancio. A questi fattori si aggiungono elementi di breve periodo che hanno accelerato il dissesto politico-economico:
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Il piano di Bayrou prevede tagli e misure dirette (congelamento delle pensioni, riduzioni di spesa sul pubblico impiego, abolizione di giorni festivi) che hanno polarizzato l’opinione pubblica e unito contro il governo forze politiche di segno opposto.
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La frammentazione parlamentare rende impossibile trovare una maggioranza coerente: partiti di sinistra, centro e destra radicale si sono spesso trovati d’accordo nel bloccare misure che colpiscono consenso elettorale.
La reazione sociale è stata immediata: sindacati e movimenti sono pronti a mobilitarsi — con manifestazioni e giornate di sciopero annunciate — mentre il movimento di protesta “Bloc Everything” e altre sigle minacciano di paralizzare parti del paese proprio nei giorni chiave del voto di fiducia e delle trattative sul bilancio. Il clima di agitazione aumenta il costo politico delle correzioni richieste dai mercati.
Quali scenari sono possibili? Se la mozione di sfiducia passerà (esito al momento dato per probabile), il primo effetto immediato sarà la caduta del governo e la ricerca di un nuovo premier da parte di Macron: la scelta potrebbe essere una figura di compromesso per tentare una maggioranza d’emergenza, oppure la mossa verso lo scioglimento dell’Assemblea e elezioni anticipate — ipotesi che Marine Le Pen e altri leader populisti già evocano. In alternativa, Macron potrebbe tentare di negoziare una grande coalizione che però appare difficile dato l’alto grado di polarizzazione.
Le implicazioni economiche e internazionali non sono trascurabili. A breve termine la caduta di un governo e l’incertezza politica possono tradursi in nervosismo sui mercati, aumento dei rendimenti sui titoli di Stato e un costo maggiore del servizio del debito; a livello europeo, osservatori e partner (compresa la Germania) seguono con attenzione, sebbene finora si ritenga improbabile un contagio sistemico immediato all’eurozona. Tuttavia, una Francia politicamente instabile e con conti pubblici fragili rappresenta un problema strategico per l’Unione.
In sintesi: la crisi è la combinazione di conti pubblici deteriorati, scelte politiche che hanno prodotto un’Assemblea frammentata, e una reazione sociale pronta a opporsi a misure dolorose. Il prossimo passo — il voto di fiducia e le decisioni di Macron — deciderà se la via sarà quella di un governo tecnico che taglia con urgenza, un rimpasto politico, o il ritorno anticipato alle urne, con conseguenze profonde per il quadro politico francese e per l’economia europea
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