Gabriel Pablo Miri

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Gabriel Pablo Miri, medico argentino che inseguiva un sogno, prima in Sicilia e poi in Spagna

Nel 2023, a 52 anni, decide di lasciare un lavoro stabile in sudamerica per trasferirsi nell’ospedale di un piccolo comune in Sicilia, da lì approderà in Spagna

4 Settembre 2025

Ci sono due immagini chiave nel racconto di Gabriel Pablo Miri che possono considerarsi il giusto esordio di una narrazione che è un condensato di coraggio e riscatto.

La prima è quella delle cosiddette ville, grandi agglomerati urbani argentini, nei quali la gente è costretta a vivere dentro case di cartone e nylone. La seconda ritrae la sua famiglia nella casa d’origine durante un felice pranzo domenicale.

Dietro le parole del medico argentino passano le tante contraddizioni dell’America Latina. La terra d’oltreoceano capace di grandi slanci umani e ideali nella quale, al contempo, i propri figli sono costretti a quel senso di sconfitta causato da una povertà estrema che investe più della metà della popolazione.

Da Pergamino, centro di centomila abitanti a nord-ovest di Buenos Aires, Miri ha coltivato quel desiderio di giustizia che si trova a vivere anche chi è lontano dalla vita dei sobborghi urbani delle grandi capitali americane.

L’Argentina è soprattutto questo, una terra di frontiera nella quale anche lui ha dovuto rassegnarsi a vivere nell’incertezza e normalizzare la paura del domani. Accade così che anche chi appartiene a una classe medio-alta come la sua scelga a più di cinquanta anni di cambiare vita e lasciarsi alle spalle i chiaroscuro di una esistenza agiata ma a tratti estrema.

Padre commerciante e madre docente, Gabirel Pablo Miri decide di studiare medicina a Rosario, grossa metropoli in provincia di Santa Fe, per trasferirsi successivamente a Buenos Aires dove si specializza in medicina interna e geriatria.

La carriera per lui è tutta in ascesa, da lì a breve decide di fondare e diventare Direttore di un centro medico nel comune di Teodelina, sempre in provincia di Santa Fe.

Parecchi successi accompagnati dalla gioia di due figlie anche se lui sente che nella sua strada rimane incompiuto quel sogno, coltivato sin da giovane, di realizzarsi in un paese diverso dall’Argentina.

Ad accompagnare una scelta di emigrazione, in parte già presa, contribuiscono la fatica non ricompensata dal Governo locale per l’attività medica svolta durante il Covid e un’inflazione galoppante che non consente la minima pianificazione dell’attività imprenditoriale con visite specialistiche che da un giorno all’altro necessitano di essere revisionate nei tariffari prevedendo incrementi anche del 35%.

Il resto lo deciderà il destino con l’adesione a un bando di reclutamento di medici in Italia del quale viene a conoscenza su Instagram dopo diversi tentativi falliti di approdare negli Stati Uniti.

Siamo nel 2023 e l’ospedale di Mussomeli, in provincia di Caltanissetta, a seguito di una lunga trafila burocratica, accoglie l’operatore sanitario argentino assieme ad altri otto colleghi.

Il sogno che si materializza e, inaspettatamente, il passo verso la riscoperta delle proprie origini. Il medico argentino decide di risalire ai parenti del nonno partito nei primi del 900 alla volta dell’Argentina da Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo. Strada facendo ritrova un cugino che lo riporta nei luoghi di nascita del capostipite e lo aiuta a conoscere la rete di familiari presenti nel cuore della Sicilia.

I fili di una intera esistenza che si riannodano e che, intanto, consentono alla sanità italiana di rispondere alla carenza di medici nella difficile fase post Covid.

L’Italia per Gabriel Pablo Miri diventa in questo modo la terra amica, secondo i dati Amsi il nostro paese ospita più di 47 mila medici stranieri. Presto però sarà la stessa nazione che lo ostacolerà per via di una burocrazia paralizzante che a distanza di due anni dal suo arrivo non gli consentirà di omologare la sua carriera, come si dice nel gergo tecnico, equiparandola a quella dei colleghi italiani.

L’incertezza che ritorna, stavolta figlia di una legislazione che consente ai medici extra Ue soltanto rinnovi a termine e la necessità di dovere sostenere numerosi esami universitari per vedersi riconosciuto il titolo di studio.

Dinanzi all’ennesima contraddizione Gabriel Pablo Miri non ha esitazione e segue la stessa regola di riscatto che aveva adottato al momento della partenza dall’Argentina. Grazie alla sua rete di conoscenze europee viene a sapere che in Spagna i protocolli per l’inserimento dei medici stranieri sono molto semplici consentendo un ingresso equiparato a quello dei camici bianchi che operano in Ue con celeri procedure digitali.

Prevedibilmente per lui e la sua compagna arriva presto il tempo della nuova partenza, stavolta in direzione Pamplona, a confine con la Francia.

L’avventura spagnola diventa la nuova sfida da affrontare. Ad accompagnarlo ci sono come sempre l’amore per l’Argentina, quello per l’Italia e gli occhi di pazienti come la signora Maria, la donna malata terminale che in Sicilia Miri ha confortato con iniezioni di carezze e abbracci.

In stile argentino, come lui ripete spesso, con quel tratto umano che, in definitiva, dovrebbe avere ogni medico.

In ultimo resta il capitolo dei tanti sogni ancora da realizzare, uno su tutti quello di una vecchiaia da trascorrere al fianco della figlia. In qualunque parte del mondo ma, è proprio il caso di dirlo, solo e soltanto se il destino lo vorrà.

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