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I magistrati frenano Trump sull’Alien Enemies Act

Per giustificare la campagna di deportazioni di massa Trump ha invocato “L’Alien Enemies Act”, una legge del 1798 usata solo in tempi di guerra. Il giudice Fernando Rodríguez, nominato da Trump nel 2018, ha dichiarato che la legge non è applicabile. (Foto: Fernando Rodríguez)

8 Maggio 2025

Tutti i magistrati ci stanno trattando ingiustamente”. Così Donald Trump in una recente intervista alla Abc mentre si lamentava di alcune decisioni giudiziarie che hanno cercato di frenare gli abusi della sua amministrazione. In precedenza l’attuale inquilino della Casa Bianca aveva accusato alcuni giudici di essere “radicali sinistroidi” e di fare parte di un “sistema truccato”.

Il 47esimo presidente è solito attaccare coloro che cercano di sbarrargli la strada, poco importa chi siano, incapace di accettare che forse, forse, è proprio lui che sta sbagliando. Trump sta governando non mediante leggi approvate dal Congresso ma con ordini esecutivi che lui si inventa per dettare la sua visione del mondo. Alcuni analisti hanno descritto questi suoi ordini esecutivi come memorandum presidenziali. In realtà vanno oltre i desideri dell’attuale inquilino alla Casa Bianca perché spesso vengono messi in pratica, anche se temporaneamente, con effetti disastrosi per la vita della gente. Ciò è ovviamente avvenuto nel caso dei migranti con la campagna di deportazione di massa condotta in maniera potenzialmente illegale come alcune decisioni di magistrati ci hanno dimostrato nelle ultime settimane.

La valanga di ordini esecutivi ha scatenato 200 denunce che hanno sfidato la loro legalità. In almeno 100 di questi casi i magistrati hanno bloccato o sospeso le azioni contenute in questi decreti presidenziali. Nel caso dei migranti Trump ha invocato “l’Alien Enemies Act” (Atto dei nemici alieni) del 1798 che in tempi di guerra conferisce al presidente di deportare i cittadini di una nazione nemica. La legge è stata usata rarissimamente ma Trump si è inventato un’invasione di stranieri che lui ha dichiarato una guerra. Specificamente l’attuale inquilino della Casa Bianca ha legato migranti venezuelani come parte della gang “Tren de Aragua” deportandone alcune centinaia ma non nel loro Paese di origine ma nel “Centro de Confinamiento del Terrorismo” (Cecot) in El Salvador. Si tratta di un carcere da dove non si esce eccetto in una bara, secondo il ministro di Giustizia salvadoregno.

Nayib Bukele, presidente salvadoregno, ha dichiarato che non ha nessuna intenzione di rimpatriare Kilmar Abrego García, deportato per errore dell’amministrazione Trump. Il presidente Usa non ha messo nessuna pressione per il rimpatrio di García.

Tre giudici però hanno proprio in questi giorni classificato “l’Alien Enemies Act” inapplicabile poiché gli Stati Uniti non sono in guerra con Venezuela. Il primo di questi giudici Fernando Rodriguez, nominato proprio da Trump nel suo primo mandato nel Distretto del Sud Texas, ha annunciato che “l’Alien Enemies Act” non è applicabile come invasione di “Tren de Aragua”. La decisione di Rodriguez è la prima a dichiarare che Trump ha oltrepassato la sua autorità di una legge da usarsi solo durante guerre. Un’altra giudice del Colorado, Charlotte Sweeney, ha anche lei emesso un’ingiunzione preliminare contro Trump di deportare migranti venezuelani basandosi sullo “Alien Enemies Act”. La giudice ha dichiarato che non ci può essere “un’invasione” senza “azioni militari di guerra”. E nello Stato di New York il giudice Alvin Hellerstein ha anche lui proibito la rimozione di detenuti dal suo distretto dichiarando che i legali di Trump non hanno dimostrato l’esistenza di “guerra” o “invasione”. Hellerstein ha indicato che la sua decisione di riallaccia a quella del giudice Rodriguez del Texas.

La Corte Suprema ha annunciato che Trump può usare “L’Alien Enemies Act” ma che gli accusati di possibile deportazione hanno il diritto a un’udienza al tribunale per determinare se meritano la deportazione.

A reiterare ancora di più la guerra fasulla di Trump emerge anche l’intelligence americana la quale non crede che l’amministrazione del presidente venezuelano Nicolás Maduro controlli la gang “Tren de Aragua”. Lo riporta il New York Times basando l’analisi su un memorandum del governo declassificato recentemente. Nonostante tutto, però, la Corte Suprema ha dichiarato che l’amministrazione Trump può riprendere le deportazioni dei migranti venezuelani usando “l’Alien Enemies Act” purché gli accusati abbiano l’opportunità di un’udienza in tribunale. Solo così si potrebbe determinare se ogni accusato merita di essere deportato. Una mezza vittoria per Trump che non lo soddisfa. In un’intervista al programma “Meet the Press” della Nbc l’attuale presidente ha dichiarato di non sapere se “deve rispettare la Costituzione americana”, asserendo di non essere un avvocato. Ha dimenticato i giuramenti fatti all’inizio dei due mandati presidenziali che includono proprio il dovere di “preservare, proteggere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti”. Trump ha continuato che il requisito della Corte Suprema di concedere l’opportunità agli individui accusati di essere giudicati deportabili dai magistrati richiederebbe “un milione, 2 milioni o 3 milioni di processi”. Per un individuo che non sa se da presidente deve obbedire la Costituzione e le fondamenta basiche dei diritti civili molto meglio se lui può agire senza nessun controllo come avviene nei regimi autoritari. Nonostante tutto, Trump ha precisato che seguirà “quanto stabilito dalla Corte Suprema”. Non è vero in realtà come ci dimostra il caso di Kilmar Abrego García. Il migrante di origini salvadoregne è stato deportato al carcere di Cecot per sbaglio e la Corte suprema ha ordinato che l’amministrazione Trump deve “facilitare” il suo ritorno negli Usa. Il presidente ha detto che le sue mani sono legate perché dipende tutto dal governo salvadoregno.

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