Mondo

Il doppio “delirio di onnipotenza” tra Putin e Netanyahu nel vuoto politico globale verso una “guerra santa”

Nel vuoto politico globale verso una “guerra santa” per la “Grande Russia” e la “Grande Israele” sul confine “ibrido” tra autocrazie e democrazie

17 Settembre 2025

Il delirio di onnipotenza di Israele ha colpito a Doha in Qatar la leadership (forse) di Hamas che “protegge” i negoziati su Gaza ma ospita, anche la più grande base americana dell’area.  Accentuando in questo modo il proprio isolamento con minacce sull’intero Medio Oriente e accendendo la miccia di una “Guerra Santa” per la Grande Israele cancellando di fatto il confine tra paesi arabi moderati ed islamismo estremo, tra popoli islamici e popoli musulmani. Tra queste l’attacco incendiario da parte di un drone alla Global Sumud Flotilla (ONG umanitaria anche con Greta Thundberg e sostenuta fa 94 paesi) e l’attentato terroristico in Israele su un autobus e relativi morti. Sumud Flotilla che nel caos medio orientale alza una voce simbolica ma utile sulla fine della guerra per motivi umanitari che certo disturba Israele che dunque ne segnala l’ostilità. Trump ha subito “scaricato” su Netanyahu la responsabilità dell’attacco in Qatar che peraltro se l’è assunta in modo diretto, pur “giustificandolo” come ennesimo attacco ad Hamas e che ha subito spinto alla richiesta di solidarietà per una Nato Araba seppure tra incertezze e silenzi. Ma c’è da chiedersi se questo attacco non sia anche un segnale a Trump da parte di Netanyahu che non saranno tollerati “giochi di scambio” in contrasto con Israele e che mette a rischio anche le condizioni degli Accordi di Abramo. Ma di fatto Israele si sta escludendo con protervia dalla comunità internazionale e isolandosi in quella medio-orientale contribuendo a diffondere diffusi sentimenti di antisemitismo e antisionismo che è un tragico segnale sullo stato del Mondo attuale. Purtroppo, ancora con il “sostegno” di Trump. Un Mondo dove sembrano emergere solo esercizi di forza da Washington a Mosca, dal Medio Oriente all’Ucraina soprattutto da parte di leader politici che provano a sfuggire alle condanne di Corti Internazionali (Putin per i crimini di guerra in Ucraina contro i civili) e per Netanyahu anche da Corti interne. Che l’entrata a Gaza conferma nella volontà di sterminio o deportazione del Popolo Palestinese certo rifiutandone la costituzione in Stato. Dunque, leader fragili che si auto-sostengono – forse pensando all’immortalità – prolungando conflitti armati ingiustificati guidati da squilibri interni sventolando nemici esterni inesistenti. Che nel caso di Israele ormai sono anche totalmente sproporzionati rispetto al pogrom di Hamas del 7 ottobre con poveri ostaggi ormai “dimenticati nell’oblio della potenza”. Così come l’attacco della Russia in Ucraina che non vede la fine e che inietta forti dubbi sulla sua forza militare nonostante la tetragona volontà di annientamento del nemico. Tra i tanti paradossi che si affollano su Israele è anche la volontà di annichilire l’Anp che seppure resa fragile da corruzione e clientelismo è l’unico scoglio dal quale far ripartire una autorità legale in Palestina e sulla quale avviare la costruzione di uno Stato Palestinese quale unica garanzia di sicurezza per Israele tra il Mare e il Giordano. In uno scacchiere globale che vede droni russi (di costruzione iraniana) sulla Polonia per testare e provocare una reazione Nato ed Europea da una parte e l’omicidio di Charlie Kirk leader mediatico di primo piano di MAGA con il suo Turning Point in un campus dello Utah dall’altro. Al quale sono da aggiungere le urla di Musk  ora esiliato da Trump –  il trillionario che deve riacquistare 1 mil.do di $ in azioni Tesla per sostenerne il corso – contro Starmer  e Merz chiedendone le dimissioni di entrambi come un capo popolo del bar sport della destra sulla 5ft Avenue. Con Putin che cerca di testare le resistenze e l’unità della Nato prima dell’inverno e le fragilità europee oltre che di Trump messo alla berlina del mondo dopo Anchorage e le successive illusioni europee di Washington. Serve allora forte unità d’intenti dell’Europa per scegliere senza incertezze per i 26 da che parte stare della Civiltà, della Libertà  e del Diritto, “costi quel che costi” dice Ursula Von Der Leyen nel Rapporto sullo Stato dell’ Unione, nuovamente stimolata “al fare”  dalle sciabolate di Draghi  Lo stesso andrà chiesto a Trump dopo i fallimenti di Anchorage e di Washington diviso tra Alleanze Atlantiche e pressioni interne di Maga e di un dissenso ormai evidente ed emergente in tutte le occasioni. Funzione delle politiche trumpiane di polarizzazione radicale degli USA e degli alleati di chiusura globale con dazi e relativa svalutazione del dollaro anche in concorrenza con le criptovalute del Presidente. Trasformata la Casa Bianca in un palcoscenico da avanspettacolo o sportivo  “per fare tanti soldi” vista anche la presenza (fischiata) a Flashing Medow delle finals dell’US Open tra Sinner e Alcaraz. Dall’altra, lo SCO di Shangai dove Putin si è fatto legittimare anche da Xi Jinping portandovi “lo scalpo” di un Trump confuso. Quindi un Putin che si sente di avanzare nelle proprie strategie aggressive verso l’UE accusata (come noioso refrain) di complottare contro il Cremlino, così come Netanyahu bombarda il Qatar con la “scusa” di colpire Hamas. Tra provocazioni, guerra ibrida, hacker dovremo prendere contezza con urgenza  dell’aggressività del Cremlino e dovremo non abbandonare l’Ucraina innanzitutto, essendo questa la prima linea di difesa dell’UE, avviando il bridge tra Difesa Nato e difesa comune dell’Europa e dei suoi eserciti ora distinti ma che vanno integrati al più presto. Perché da qui passa l’esercizio della necessaria deterrenza credibile nell’unico modo possibile e cioè che facciamo sul serio anche sul riarmo e non solo con le sanzioni anche senza Trump. Anche se ciò significasse una Nato più debole nonostante l’accordo con Putin sia ormai fallito definitivamente e che impone all’Europa di “sbloccare” senza indugi i 300 mil.di russi depositati nei forzieri bancari del Belgio per finanziare difesa e ricostruzione dell’Ucraina. A Gaza come in Ucraina allora UvDL dovrà dimostrare più decisione nello sforzo di condizionare Netanyahu a partire dai contratti con Israele perché la catastrofe umanitaria in corso non ha più nulla da dire e sarà difficilmente imitabile. Provando a contrastare seriamente il disastro diplomatico in corso tra Gaza e l’Ucraina non rimanendo prigioniera della mediocrità politica e delle miopie nazional-sovraniste offrendo una visione strategica forte agli ospiti di Strasburgo come nelle capitali nazionali. Perché come dice Mattarella “siamo sull’orlo del baratro come nel 1914” e al quale dobbiamo prepararci con consapevolezza e unità d’intenti a destra e a sinistra.

L’impreparazione militare europea da tamponare con urgenza via coordinamento interforze

Perché è evidente che lo “sconfinamento” dei droni in Polonia e Romania svela la nostra impreparazione (di tutta l’ Europa e certo molto di più dell’ Italia – come rivela espressamente  seppure in ritardo il nostro Ministro della Difesa) di fronte ad una guerra ibrida e ineguale. Infatti, con costi dei droni da 10-20mila dollari  abbattuti con missili aerei da milioni di dollari. Un conflitto che ci siamo rifiutati di vedere da almeno 15 anni e che continuiamo a non vedere. La difesa europea allora è una necessità urgentissima alla quale dobbiamo mettere mano a partire dal progetto UE Safe da 150 miliardi e coordinando eserciti, mezzi  e fabbriche dei 26 partner UE. Lo stallo dell’interventismo americano ha accelerato la “copertura dei vuoti” sia da parte di Putin in Ucraina che da parte del Governo Netanyahu avanzando a Gaza e in Cisgiordania. Nonostante questo quadro tragico è decollata una campagna d’odio da parte della destra inspiegabile avendo i tabloid cavalcato l’onda, ma che serve solo a spostare l’attenzione dai fallimenti economici e sociali del Governo verso una società più giusta con una manovra che vede uno scivolamento degli equilibri tra spese militari e spesa sociale, dunque tagliando investimenti per imprese e famiglie e finora in galleggiamento sul PNRR e che si spegnerà ne 2026 che già si prefigura con una crescita zero. Quella società più giusta che ci viene ricordata da Papa Leone XIV mettendo il dito sulla piaga inaccettabile delle diseguaglianze e additando la vergogna dei trillionari alla Elon Musk (e Peter Thiel) che hanno invece sposato le destre estreme in USA, come in Germania o in UK saltando sul treno del “Grande Vincitore” e offrendogli la potenza tecnologica. Mentre le urla di Giorgia Meloni contro gli “untori di odio” soffiano sugli incroci del consenso a mani basse con l’andamento delle regionali per incardinare gli equilibri di Governo in un mare in tempesta e senza una rotta. Un Governo che potrebbe essere messo in difficoltà intanto dalle spese militari e da repentini cambiamenti di scenario internazionale per esempio con uno scontro diretto tra Russia e Nato. Come dice ormai espressamente Putin nell’estrema provocazione per coprire con il rumore dei cannoni e il silenzio della “guerra ibrida” i propri storici fallimenti tra caduta del PIL e discesa del prezzo del petrolio per sostenere una economia di “guerra per la guerra” vendendo l’illusione di un ritorno dell’impero, anzi dell’Imperatore. Un sentiero paradossalmente “inseguito” anche da Netanyahu sul confine sempre più ibrido tra democrazie e autocrazie nel vuoto diplomatico e politico globale.

 

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