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Mondo

L’orso russo diventa un ircocervo e vuole stabilire il prezzo della pace

24 Agosto 2025

Voci da Mosca sussurrano: “Si tratta? Probabile, ma dipende. Si sospende il fuoco su Kiev? Forse, un giorno, vedremo, solo se si arrendono”. Dunque raffiche di no a tutto se non alle loro condizioni (di resa, neutralità e disarmo) perchè dopo quasi quattro anni l’Orso russo non si è “mangiato” il 20% del territorio dell’eroica Ucraina – “Grande Sorella” nei miti delle steppe imbiancate dai venti gelidi del Nord – ma ne ha perso l’80%. Questo rileviamo nei dispacci da est a ovest e che vorrebbero il contrario. L’ autocrate di Mosca non vuole la pace ora perché dovrebbe spiegare ai russi (e al mondo) questa contraddizione lacerante dopo oltre 500mila morti e 1 milione di feriti senza contare quelli ucraini e relativa distruzione a rullo di obiettivi civili. Perchè il “boccone ucraino” resiste e non si fa deglutire guardando a ovest, a quell’Europa democratica e costituzionale di cui è parte integrante ora più che mai.

La Guerra di Putin di “denazificazione” ha fallito  – comunque vadano i negoziati – avendo portato i confini europei sul Dnepr con la Nato pronta ad intervenire, ex art. 5 se verrà esteso nella “variante Meloni” o altra, come si son detti i Volenterosi alla Casa Bianca dopo il flop di Anchorage che ha rimesso in sella l’ex KGB in attesa di un “cessate il fuoco”, scomparso nello show del tappeto rosso e non pervenuto ma necessario prima di qualsiasi negoziato. Quell’autocrate che ora deve “decelerare” dopo lo show in Alaska per riuscire a perdere anche il treno di una pace necessaria oltre che giusta con una guerra insensata che batte cassa, con riserve petrolifere esangui (con prezzi del barile in calo) e taglieggiate dalle sanzioni con una moneta in caduta libera. Paradossalmente, dopo aver convinto anche il volubile occupante dello Studio Ovale, che una pace richiede un tavolo sia con l’Ucraina che con una Europa garante (comprese le armi vendute dagli USA agli ucraini con i soldi degli europei). Europei che oltre ai dazi al 15% si ritrovano con la quota Nato al 5% (in 5 anni) e quasi 100 miliardi di spesa militare per armare Kiev, sostenuti dall’Europa vista ormai come frontiera tra est e ovest. Da tutta l’UE o solo dai Volenterosi o anche da partner extra UE?

Il prezzo della pace per difendere il nuovo confine europeo sul Dnepr (o poco più in là nel Donetsk-Lugansk) come deterrenza nei confronti della Russia per completare le ” garanzie di sicurezza” che non sono solo dell’Ucraina ma ormai, anche dell’Europa e del mondo democratico e civile. Incassando la copertura da cieli e intelligence promessa da Trump nonostante il suo disimpegno evidente per traguardare esclusivamente ( e incomprensibilmente) agli affari, forse suoi  e non anche degli USA. Questo il quadro che speriamo possa portare presto almeno ad un triangolare (Ucraina, Russia, USA) o anche quadrangolare con l’aggiunta dell’Europa dei Volenterosi certo per conquistare un “cessate il fuoco”. Un cease-fire (sempre negato)che stenta ad accendersi per la feroce opposizione  della Russia che vorrebbe la resa senza condizioni dell’Ucraina e senza il quale non c’è possibilità di alcuna negoziazione.

Ma la trattativa – prima o poi – dovrà essere fatta proprio con quel Volodimyr Zelensky che Putin avrebbe voluto “cancellare e sostituire” con un fantoccio tre anni e mezzo fa, come ai “bei tempi andati” dell’Impero CCCP (e ritornato con la provocatoria e ridicola felpa di Lavrov) dimostrando ancora la totale inaffidabilità di questa leadership russa che ha incistato lo Stato russo provando a fermare la Storia, anzi regredendola. Dunque, oggi dopo un cessate il fuoco e verso un tavolo di trattative non più rinviabili abbiamo territori (da “cedere” o da “liberare” con autonomia “Altoatesina” e/o con più improbabili “soluzioni coreane”?) e le “garanzie di sicurezza” (esercito ucraino ben armato, fascia di interdizione garantita da truppe europee, entrata nell’UE, art. 5 Nato esteso “on demand” in 12 o 24 ore) avviando poi la ricostruzione. Mettendo in campo una “difesa comune europea” per la prima volta attiva e non solo di interposizione e passiva magari con la sponda ONU, ma chiaramente in forma integrata con la Nato.

Nella consapevolezza che la Storia oggi è fatta anche dai Popoli e non solo da autocrati e leader politici, nonostante l’illusione contemporanea di potere tornare alle aree di influenza, ossia tornando alla Yalta del 4 febbraio 1945 e che porterà al disastro della Guerra Fredda fino al crollo dell’Unione Sovietica con l’89 a Berlino. Proprio in quella Crimea ripresa con la forza di un colpo di mano nel 2014 nella distrazione occidentale ed Europea (colpevole) dove quell’illusione fu covata soprattutto dalla mente traslucida e calda di Stalin che impose all’Occidente di “onorare” i suoi 20 milioni di morti. Illusione ora trapassata in altra mente, quella fredda e vendicativa di Putin come se in 80 anni non fosse successo nulla e comunque di una storia ( dopo l’89) che non gli è piaciuta nonostante le purghe, le uccisioni degli oppositori e le guerre insensate nel suo tragico palmares per tornare ad un passato di morte e dolore, fame e sofferenza che fu il comunismo sovietico, illiberale allora quanto oggi ma ora pianificato e teorizzato cancellando la parentesi della speranza di Gorbaciov.

Putin allora bluffa perché non vuole alcun accordo ma, semplicemente il (quasi)congelamento del fronte attuale, senza trattare nulla, lasciando tutto “in bilico”, come se fosse una “faccenda interna” russa  con un “paese-fratello” (sic!) cancellato dalle mappe geo-politiche. Dunque una totale follia geo-politica-militare di logoramento dell’Ucraina (della quale si vuole sfinimento e consunzione, ormai al limite di risorse e uomini) tentando il tutto per tutto prima che l’ Europa organizzi i suoi supporti militari (compreso invio di truppe) e arrivino le armi americane (aerei compresi). Quindi no al ceasefire con territori (quasi) “congelati” e protetti dal grigio dell’assenza di Trattati, mentre la guerra non si ferma e “solo” da scambiare in corsa (“un giorno forse”)  con rimozione delle sanzioni (che strangolano l’economia russa e le sue aziende) e della condanna della Corte di Giustizia dell’Aia a Putin per un recupero di capitale reputazionale ormai perduto?

La Russia da orso vuole mutare in un ircocervo a tre teste piantato sulla riva est del Dnepr in attesa che il passato ritorni a salvare la banda del Cremlino dal “cul de sac” nella quale si è infilata avendo riunito il mondo civile e in primis l’Europa nel quasi silenzio cinese e arabo e con una economia dissanguata da tre anni e mezzo di guerra e dalle sanzioni. Una inazione cinese che potrebbe essere rotta dall’invio di truppe in un contingente ONU ri-affermando  tuttavia la necessità di un “cessate il fuoco”. Mentre gli Ucraini continuano a morire sapendo che tocca all’Europa (come Occidente 2 essendo l’Occidente 1 commutato in altro da definire) fermare il massacro con una forte presenza militare difensiva, una unitaria politica diplomatica e di forza economica su un confine che è ormai europeo e non più solo ucraino rinforzando la difesa di entrambi compresa la (necessaria) copertura aerea e di intelligence degli USA. Copertura che consentirebbe ai Volonterosi di portare su quel confine boots on the ground al cessate il fuoco anche “oltre” l’articolo 5 della Nato (nel quale l’Ucraina non potrà entrare per il veto USA) per superarne i vincoli di unanimità che potrebbero bloccarne l’azione necessaria (e come già l’Ungheria di Orban cerca di fare anche contro Trump). Ma allora una accelerazione di entrata dell’Ucraina nell’UE potrebbe essere una carta da spendere per unirne i destini ormai segnati e difenderne l’indipendenza e l’autonomia democratiche oltre che l’integrità territoriale come principio fondante del Diritto Internazionale  e della giustizia a difesa del confine di est e nord-est con tutte le sue regole di civiltà e convivenza pacifica.

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