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Trump, fra aspirazioni monarchiche e dittatoriali

19 Settembre 2025

Riusciamo a capire la differenza fra un re e un presidente?” Questa la domanda poco retorica della giudice liberal della Corte Suprema Sonia Sotomayor durante un incontro sull’educazione civica a New York organizzato dalla Facoltà di Giurisprudenza della New York University. La giudice ha continuato spiegando che una chiara comprensione della differenza permetterebbe agli americani di “essere più informati su ciò che è importante in una democrazia”.

La giudice Sotomayor non ha specificato a chi si riferisse ma ovviamente nel clima politico attuale il pensiero si rivolge immediatamente all’attuale presidente degli Stati Uniti che continua a pressare per conquistarsi poteri quasi assoluti che lo avvicinano a quelli di un monarca anche se il suo titolo sarebbe più di leader autoritario.

A differenza dei monarchi che ricevono il loro potere per il semplice fatto di essere nati figli in una certa famiglia, Trump si è conquistato i suoi poteri approfittando delle strutture democratiche. Sia nel primo che nel secondo mandato il tycoon è riuscito a convincere una lieve maggioranza di americani a consegnargli le chiavi della Casa Bianca. I suoi atteggiamenti autoritari erano già evidenti nei suoi primi quattro anni di presidenza ma sono divenuti chiarissimi nel suo secondo mandato. Trump ha ampliato i suoi poteri nel Paese prendendosi il controllo totale del suo partito che per adesso ha una lieve maggioranza nelle due Camere con le minacce di fare perdere i seggi a coloro che osano disobbedirgli. Mantiene il suo controllo sui parlamentari e senatori repubblicani con la sempre presente ombra di fare sfidare i “ribelli” alle primarie dove la sua influenza è sovrastante. Chiunque non gli sorride potrebbe in effetti commettere “suicidio” politico.

Il potere di Trump si avvicina anche a quello dei monarchi tradizionali perché il suo partito è riuscito a dominare anche la Corte Suprema degli Stati Uniti. Come si sa, il più alto organo della magistratura americana è composto da 6 giudici nominati da presidenti repubblicani, 3 dei quali proprio da Trump, mentre gli altri 3, nominati da presidenti democratici, che pendono a sinistra.

Il Re Carlo III ha concesso tutti gli onori a Trump degni di un monarca con banchetti e cerimonie senza precedenti. Adulazioni per il presidente statunitense per affari commerciali?

Trump non si vede come leader assoluto ma con frequenza ci dà chiare indicazioni di esserlo. In non poche occasioni ha detto che come presidente americano lui può fare quello che vuole e in un caso in particolare ha anche detto che non governa solo gli Usa ma anche il resto del mondo. Non è vero ovviamente ma quella sarebbe la sua aspirazione: governare come un monarca del passato con poteri assoluti o come uno dei dittatori odierni per i quali ha frequentemente espresso l’ammirazione. Va ricordato che il 47esimo presidente ha manifestato in non poche occasioni le qualità di Xi Jin Ping, Victor Orban, Kim Jong Un come “duri” che controllano interi Paesi, facendoci ricordare monarchi del passato.

I monarchi del presente però che hanno ereditato la loro corona, come il re Carlo che Trump vede di questi giorni nella sua visita alla Gran Bretagna, non hanno i poteri assoluti dei loro antenati poiché regnano in monarchie costituzionali. Se Trump anela al prestigio dei monarchi pensa ovviamente al passato e non ai nostri giorni perché i governanti delle monarchie attuali hanno una costituzione che delega il potere a individui eletti dal popolo.

Putin, Xi Jinping e Kim Jong Un, tre leader mondiali per cui Trump ha espresso grande ammirazione che ci suggeriscono la strada che vorrebbe seguire.

Se da una parte Trump gode degli onori che di questi giorni i reali della Gran Bretagna gli hanno conferito con cerimonie degne di un re, sa benissimo che gli mancherà il suo potere perché alla fine del secondo mandato dovrà uscire dalla Casa Bianca, mentre i monarchi possono mantenersi la corona fin quando vivono. Oppure no. Il 22esimo emendamento della costituzione statunitense, ratificato nel 1951, limita i presidenti a solo due mandati. Trump però ha già sfidato tante altre leggi e non sorprenderebbe se tentasse di escogitare qualche escamotage per mantenersi al potere dopo la scadenza del suo secondo mandato.

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Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.

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